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Autore: lar185    24/11/2011    1 recensioni
- Mi scusi…?- disse, alzando il dito rivolta al cameriere.
- Mi dica signorina- rispose quello, sorridendole.
La giovane fu imbarazzata dal suo sorriso come una bambina alla quale viene fatto un complimento, abbassò lo sguardo per un frazione di secondo e poi riprese dicendo:
- E’ passato di qui per caso un principe?-
Il cameriere la guardò stralunato, Bianca evitò per un pelo di strozzarsi con l’acqua [...]
- Principe ha detto?-
- Già. Un principe. Non mi dica che non ne ha mai visto uno-
Il cameriere alzò le spalle.
- Beh, solo in televisione, e di solito non c’è mai tanto da dire su di loro. Principe William, principe Henry… non molto utili alla società-
La giovane sembrava sconcertata.
- Oh- sospirò, portandosi una mano alla bocca, - ma a parte la televisione, non ne ha visto uno qui dentro, vero?-
Il cameriere scosse la testa.
- Credo che lei si stia sbagliando, signorina. Non ci sono principi da queste parti-
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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calibri11

Ore 19.15

 

 

Le storie che narravano di Calibri erano di quanto più assurdo Bianca avesse mai ascoltato. Gli occhi di Sergio si illuminavano quando parlava di questo essere leggendario, principe di un paese lontano, che faceva del bene a tutti e riusciva a guarire con il solo pensiero, con il solo sorriso. Calibri non era come tutti gli altri, e Sergio pareva saperlo bene. Mentre Sergio parlava, ebbe l’impressione che il Calibri di cui stesse parlando non era lo stesso che le spediva quelle strane lettere. Dai racconti di Sergio Calibri era audace, coraggioso, deciso. Quelle lettere invece mostravano solamente un ragazzo debole, malato d’amore. Cosa stava succedendo? Qual’era la verità?

- Chi ti ha raccontato tutte queste storie?-chiese d’un tratto Bianca, con un cipiglio quasi nervoso. Sergio alzò le spalle sorridendo, lasciandosi andare con la schiena sull’erba del parco.

- Una persona. Una persona che amavo- disse, con l’aria sognante. Eppure non era la stessa espressione che aveva avuto quando avevano parlato della persona di cui era innamorato attualmente, ora aveva detto “persona che amavo” e quasi pareva pensarci con una relativa serenità.

Bianca non parlò, quasi aspettasse che lui aggiungesse qualcosa, ma per un minuto scarso Sergio rimase muto. Poi, guardando le nuvole diradarsi nel cielo cristallino, aggiunse quasi in un sussurro proibito:

- Era una persona molto strana, ed io l’amavo con la tenerezza di un ragazzino. Come il primo amore, quello che ti distrugge tutte le membra. Non respiravo quando lei era con me, il cuore mi batteva talmente forte che un giorno o l’altro sarebbe scoppiato!, - rise, sembrava che i ricordi affiorassero, Bianca abbassò d’istinto gli occhi, - non sapevo molto di lei, né da dove venisse né cosa facesse. Sapevo solo che mi aveva rapito il cuore. Passavo con lei ogni momento disponibile, per me era come una droga. Lei si sedeva accanto a me e iniziava a raccontare queste storie assurde su  Calibri. A volte era come se io non avessi aspettato altro che lei dalla vita, e alcune volte penso che se non se ne fosse andata...-

Si fermò, era come se stesse confessando troppo.

- Dove se n’è andata?- chiese Bianca.

- Non l’ho mai saputo. Un bel giorno mi ha detto che sarebbe partita e che non dovevo più cercarla-

Bianca abbassò lo sguardo tristemente.

- Mi dispiace- farfugliò. Sergio si voltò verso di lei con un sorriso dolce.

- No, non dispiacerti. È stato molto tempo fa, e anche se avrei voluto soltanto sapere che fine aveva fatto... non fa niente, è tutto finito ormai-

Sergio tornò a guardare il cielo, Bianca fu scossa da un fremito. Di chi erano quelle lettere? Sergio avrebbe potuto aiutarla? Era contesa, non sapeva se rivelargli tutto sarebbe stata la cosa giusta, ma forse ne valeva la pena tentare. Cosa aveva da perdere, dopotutto?

- Sergio...- balbettò, imbarazzata.

- Si?-

- Ascolta, devo dirti una cosa, cioè, voglio chiederti aiuto per una questione-

- Cosa è successo?-

Sergio era preoccupato dal tono di Bianca, si mise a sedere di fronte a lei, piantandole gli occhi verdi sul viso.

Bianca ingoiò saliva a vuoto mentre per il nervosismo non riusciva a stare ferma.

- Da un po’ di tempo mi arrivano a casa delle lettere. Cioè, non è che vengono spedite, c’è qualcuno che le mette nella mia cassetta della posta e va via. Non c’è una frequenza precisa, a volte anche una dopo l’altra. Sono tutte firmate col nome di Calibri-

Sergio impallidì, l’espressione del suo volto mutò.

- E’ impossibile... – mormorò, mentre non riusciva a muoversi.

- Lo so, sembra una cosa assurda ma è vero, non so cosa fare, non so a chi appartengono e soprattutto, non so chi è la persona che le porta da me!-

Sergio si alzò di scatto come invasato.

- Dove sono queste lettere?-

Sembrava allarmato, Bianca si alzò subito con un’aria spaventata. Lo fissava con tanto d’occhi aperti.

- A casa mia- mormorò,- le ho conservate-

Sergio non parlava, sembrava stesse riflettendo su qualcosa di fondamentale importanza, era al contempo sconvolto e stranamente lucido, come se gli si fosse aperto uno squarcio nella mente.

Bianca iniziava ad avere paura di quella reazione, forse non avrebbe dovuto dirglielo! Dopotutto, che ne sapeva lei di quello che Sergio aveva passato? Iniziò a pentirsi, il suo volto divenne l’espressione della paura.

Strattonò Sergio per un braccio.

- Sergio! Stai bene? Che succede, Sergio?-

Lui finalmente parve riaversi, si accorse che Bianca era impaurita e si impose di calmarsi. Sospirò, addolcì la sua espressione ed accarezzò un braccio di Bianca.

- Potrei vederle?-

 

 

...

 

ore 19.47

 

-          Eva? Eva, è pronta la cena! Non scendi?-

Amanda bussava con insistenza, ma Eva non rispondeva.

-          Tesoro, stai bene? Sicura che è tutto apposto?-

Continuava a battere le nocche della mano sul legno bianco della porta, tendendo l’orecchio. Eva fissò la porta, aveva un grosso groppo in gola ma si sforzò di rispondere.

-          Cenate pure senza di me. Non mi sento tanto bene- riuscì a dire.

La sua voce sembrava convincente, infatti Amanda le lasciò qualche sdolcineria e poi scese di sotto, Eva riusciva a sentire i suoi passi per le scale. I passi di Amanda, la voce di Amanda, persino il sentirla nominare la mandava in paranoia. Era assalita da qualcosa come i sensi di colpa senza esserne perfettamente consapevole, si teneva la testa tra le mani cercando di dimenticare il suo incontro con Sergio, cercando di perdonarsi.

Non doveva succedere, non sarebbe dovuto succedere niente del genere.

Come diavolo glie era venuto in mente di recarsi lì? Cosa sperava di ottenere?

Sospirò rumorosamente sentendosi ipocrita e vigliacca. Anche se Sergio non l’aveva dimenticata, le cose non erano semplici. Si alzò, camminò per la stanza come per calmarsi, poi fu assalita nuovamente dai sensi di colpa. Alzò il materasso, tirò fuori dall’incavo la busta che aveva nascosto. La tenne tra le mani respirandoci sopra, gli occhi le si riempirono di lacrime. L’aprì con foga e velocità, poi una paura strisciante l’avvolse.

Era vuota.

Le lettere erano sparite.

Guardò meglio nell’incavo per vedere se fossero cadute, ma non c’era niente. In panico, buttò per l’aria il materasso, le lacrime iniziavano a scorrerle sul volto veloci, erano grandi lacrime che le appannavano la vista rendendo tutto ancora più difficile. Non c’era niente, nessuna traccia delle lettere.

Si alzò con uno scatto deciso, aprì tutti i cassetti della scrivania e gettò per terra quanto c’era dentro, incurante. I suoi occhi erano fissi sulle sue mani che scavavano, senza risultato. Passò alle mensole dei libri dell’università, li gettò a terra uno dopo l’altro, producendo un tonfo sordo. Si portò disperata le mani ai capelli quando realizzò che non erano neanche lì. Piangeva come una fontana, cercava di liberarsi il viso ma non ci riusciva. Si accasciò a terra, tra fogli e libri, e diede sfogo a quanto aveva nell’anima.

La disperazione saliva attraverso quelle lacrime.

Le lettere non c’erano più.

 

 

 

 

 

Ore 20.05

 

 

Bianca infilò la chiave nella toppa, sapendo che a quell’ora casa sua era vuota. Con un gesto fulmineo fece entrare Sergio, che era rimasto in silenzio durante tutto il tragitto. Bianca sentiva che stava per cacciarsi in un mare di guai, ma evitò di parlare per peggiorare la situazione. Guidò Sergio in camera sua, aprì il cassetto della scrivania dove aveva conservato le lettere e le porse a Sergio, che le guardò con aria sconvolta. Una dopo l’altra Sergio le sfogliava, sembrava leggere di sfuggita qualche rigo e poi passare a quella successiva, continuava a fissarle mentre le mani gli tremavano. Bianca non capiva. Cosa avevano a che fare quelle lettere con Sergio?

Poi gli occhi del giovane di riempirono di lacrime, lacrime che lui abilmente represse. Si accasciò senza forze sul letto di Bianca tenendo ancora in grembo le lettere, le sue mani le stringevano come un tesoro.

-          Sergio? Sergio, devi dirmi cosa sta succedendo e devi dirmelo adesso-

La risolutezza in quel momento le pareva la cosa migliore. Sergio alzò gli occhi verso di lei, la vedeva, impaurita e decisa dinanzi a lui.

-          Chi ti ha dato queste lettere?- sibilò, con tono serio e freddo.

Bianca sentì un fremito nel petto.

-          Nessuno. Mi sono state recapitate, te l’ho già detto-

-          Bianca, per favore, devi dirmi la verità!-

-          Questa è la verità-

Sergio si alzò, sembrava in preda ad uno spasmo.

-          Te le ha date Eva?- gridò, fuori di se.

Bianca lo guardava allibita, istintivamente fece un passo indietro come per allontanarsi. Non rispondeva, non riusciva più a muoversi né a parlare. Non aveva mai visto questa versione di Sergio. Il ragazzo sventolò le lettere in aria mentre il suo petto si gonfiava per i respiri pesanti.

-          No, non me le ha date nessuno! E tu come sai che conosco Eva?-

Sergio rimase interdetto. Ecco, questo non doveva dirlo. I suoi occhi parevano cercare una risposta, ma invano.

Fece per uscire dalla stanza di Bianca, ma lei lo fermò chiudendo la porta con un movimento fulmineo e parandosi davanti a lui.

-          Tu non esci di qui fino a quando non mi dici tutto quello che sai di questa storia!- sputò fuori, con tono velenoso.

Sergio aveva gli occhi lucidi, la mano con la quale teneva le lettere tremava.

-          Devo andare da Eva – disse, in un sussurro poco chiaro.

-          Cosa?-

-          Devo andare da lei. Bianca, tu non capisci-

-          Già, non capisco, ma adesso tu mi spiegherai ogni cosa-

-          Non posso. Non c’è tempo-

-          Tempo? Per cosa? Basta adesso, Sergio. Tu sai qualcosa che io non so, è evidente-

Sergio sospirò spazientito.

-          Devo andare-

Con un gesto veloce riuscì ad aprire la porta e a sgattaiolare fuori prima che Bianca potesse fare altro.

-          Ehi! Sergio, Sergio!-

Ma lui non l’ascoltava, aveva aperto la porta e stava correndo per le scale, Bianca poteva sentire dei singhiozzi, forse erano lacrime.

Sconvolta ed impaurita, ma ad un passo dalla verità, afferrò le chiavi della macchina di Stefano e si gettò all’inseguimento di Sergio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 20. 32

 

 

 

 

 

Christian sorrideva ad una contrariata Lara, che lo seguiva poco distante mentre camminavano lungo il Corso Vittorio Emanuele.

-          M’hanno detto che è un po’ psicopatica- azzardò, con voce abbastanza alta da far voltare Christian e ridere Ariel.

-          Oh, avanti. Vedrai che non sarà così male. E poi non facciamo mica paura-

Christian sorrise, Ariel alzò le spalle imitandolo, mentre Lara continuava tenere in broncio.

-          Potevate anche andarci voi due da soli, visto che vi divertite così tanto- continuò, con tono pungente. Ariel le poggiò una mano sulla spalla.

-          Lara, non sentirti discriminata- disse, con quel suo strano tono che sorprendeva Bianca, - lo sai come sono fatti questi signorini ricchi. Sono un po’ schizzinosi-

Lara si scrollò la mano di Ariel di dosso, arrossendo dall’ira.

-          Non provare ad usare i tuoi giochetti con me. E lo sai che non sopporto di essere trattata in quel modo-

Christian rise di Lara sotto i baffi, la tirò per un braccio facendola avvicinare a se.

-          Avanti, non la vedrai neppure. Dobbiamo solo riprenderci il mio amuleto e andare via!-

-          Non potevi stare un po’ più attento? E tra l’altro sai che la smorfiosa ci aveva impedito di avvicinarci a casa sua fino alla fine dell’estate!-

Christian rise di nuovo, sembrava estremamente tranquillo.

-          Avevo solo voglia di divertirmi un po’!-

-          Certo, certo. Poi hai incontrato Bianca e…-

Ariel lasciò la frase a metà, provocando in Christian una reazione inaspettata. Si rabbuiò, abbassò lo sguardo. Anche Lara cambiò espressione, adesso divenne seria e quasi fredda. Alzò le spalle con fare nervoso.

-          Non fare quella faccia, adesso. Te l’avevo detto di non metterti nei guai con Bianca. È una brava ragazza- lo ammonì, quasi sottovoce.

-          Lo so-  rispose Christian con tono duro, - non credere che non sappia a cosa sto andando incontro-

-          Sei un’irresponsabile, ecco cosa sei-

-          Lara, ti prego, - intervenne Ariel, con un’occhiata eloquente, - non mi sembra il caso di inveire contro di lui-

-          Ah no? Ci sono state date indicazioni precise quando siamo venuti qui. E tu non sei certo diverso dagli altri, nonostante ti piaccia crederlo!-

Christian non rispose alla provocazione di Lara, sapeva che lei teneva molto a Bianca. Non riusciva a sentirsi in colpa sebbene sapeva che non avrebbe dovuto iniziare quella relazione con lei. Avrebbe portato soltanto sofferenza, per entrambi.

-          Hai ragione, Lara. Non avrei dovuto- mormorò infine.

-          Beh, almeno lo capisci. Ma ormai è troppo tardi-

Lara aveva un tono rassegnato ma nervoso, incrociò le braccia al petto.

Ormai erano arrivati dinanzi alla villa, Lara alzò la testa riconoscendo l’edificio.

-          Allora, bussiamo?- chiese Ariel, con tono abbastanza allegro da smontare quell’atmosfera tesa.

-          Okay. Ma se ci apre quella io non parlo, sia chiaro. Se esce Amanda è un altro paio di maniche. O il signor Francesco, s’intende. Che brav’uomo. Come può avere una figlia del genere? In cosa gli somiglia? Che facciamo, noi? Paura? Facciamo paura? E io sono molto più carina di lei. Ma come fa Amanda a sopportarla? Io l’avrei disintegrata. Ehi ehi, scherzavo. Non guardatemi così-

 

 

 

 

 

Ore 20. 43

 

 

Sergio aveva parcheggiato il suo scooter appena fuori dalla villa, Bianca fermò l’auto poco distante e scese, seguendolo. Si aspettava che bussasse, ma non lo fece. Lo vide  correre lungo il muro ricoperto dai rampicanti, tastare con le mani come se cercasse qualcosa, poi all'improvviso sparire tra le foglie, arrampicarsi sul muretto, arrivare in cima  e confondersi tra gli alberi.

Sergio si stava introducendo furtivamente a casa di Eva.

Sempre più sconvolta ma decisa più che mai ad andare infondo a quella faccenda, si tolse le scarpe con il basso tacco che non le avrebbero concesso l’arrampicata, e facendosi coraggio infilò le mani nelle crepe del muro, come aveva visto fare a Sergio poco prima. Con i piedi nudi era difficile arrampicarsi, ma la sua determinatezza vinceva l’inesperienza.

Sto violando una proprietà privata, si ripeteva in preda ad uno strano senso di colpa. Ma non poteva trovare il cancello aperto, come la volta precedente? Eh no, sarebbe stato tutto troppo facile. E Sergio, perché non aveva bussato?

Troppe domande le affollavano la testa, ma a breve avrebbero trovato risposta.

 

 

 

**

 

Sentirono il citofono suonare, Francesco si pulì le labbra con un tovagliolo e osservò l’orologio.

-          Ma chi sarà a quest’ora?- chiese, rivolgendosi ad una interrogativa Amanda.

La cena, preparata solo per loro due, pareva un po’ triste senza Eva, che quella sera non aveva voluto partecipare. Era da un po’ che Francesco la vedeva assente e poco partecipe, e aveva provato a spiegarselo con la presenza di Amanda, che sapeva disordinare la vita della figlia, ma Eva non si era mai chiusa in una così strana solitudine.

-          Vuoi che vada io?- chiese Amanda, alzandosi già dalla tavola. Francesco stava per rispondere, ma Amanda era già al citofono.

-          Chi è?- domandò.

Christian, dall’altra parte, si annunciò. Gli occhi di Amanda si illuminarono, sorrise, allontanò un po’ il ricevitore dalla bocca e disse rivolta a Francesco:

-          Sono loro! Ti dispiace se entrano, Francesco?-

Francesco si alzò sorridente.

-          Ma no, sei impazzita! È un piacere per me. Potrebbero fermarsi a cena, hai cucinato così tanto!-

Amanda sorrise raggiante, invitò i ragazzi ad entrare ed aprì loro il cancello, poi corse alla porta. Francesco la affiancava, e quando i tre furono arrivati sull’uscio, si abbracciarono contenti.

-          Che bello vederti! Oh Dio, sembra un secolo! Ariel! Sei così diverso, santo Cielo! Lara, tesoro!-

Amanda era al settimo cielo, Lara sorrideva intimidita, così diversa da come Bianca l’aveva sempre conosciuta. Christian era il più spigliato, aveva salutato Francesco e dato due schioccanti baci sulle guance di Amanda.

-          Mi dispiace essere piombati qui così, all’improvviso, ma sai, mi sono accorto di una cosa, - disse Christian, senza far troppi giri di parole, - credo di aver dimenticato qui il mio amuleto-

Amanda sorrise mentre Lara si stringeva nelle spalle. Si guardava intorno chiedendosi dove fosse la pazza isterica, ma la casa era immersa nella pace e nel silenzio.

-          Oh, allora eri tu! Eva per poco non sveniva. Le avevo detto che potevi esser stato tu, ma lei non ha voluto sentire neanche una parola su di te. Sai com’è fatta, ma infondo è una brava ragazza-

Amanda parlava gesticolando molto, mentre le gote erano arrossate dall’emozione.

-          Mi dispiace molto di averla spaventata, non era mia intenzione. Porgile le mie scuse- disse Christian, misurando le parole ed il tono della voce.

-          Ragazzi, non restate sull’uscio, venite pure dentro! Amanda ha appena preparato una bella cenetta, e mia figlia non è dei nostri stasera. Vi va di fermarvi con noi?-

Il tono di Francesco era simpatico e galante, Ariel piegò la testa da un lato con un sorriso sincero.

-          Non vorremmo disturbare…- mormorò.

-          Disturbare? Ma no, cosa dite! Avanti, Amanda, fai strada ai tuoi amici-

Amanda si diresse verso la cucina, Francesco chiuse la porta di casa e poi seguì i ragazzi.

 

 

**

 

 

Sergio correva per il giardino con i capelli al vento, il viso rigato di lacrime e il respiro corto. Non si era accorto che Bianca l’aveva seguito, non aveva fatto abbastanza attenzione. Non c’era molto tempo da perdere, non c’era nemmeno tempo per pensare. Arrivò sotto la finestra di Eva, vide che c’era la luce accesa.

Era fortunato, Eva era in camera sua.

Infilò le lettere nella tasca dal pantalone e con grande agilità prese ad arrampicarsi, come ormai sapeva fare bene.

Arrivò fino al vetro, si poggiò con i gomiti sul davanzale, la finestra era aperta.

Eva, in lacrime, sedeva al centro di un’enorme confusione.

Come risvegliato da una luce che mette in mostra il giusto ordine dei pezzi di un puzzle, Sergio comprese il motivo della disperazione di Eva.

-          Cerchi queste?-

Le lacrime avevano fatto spazio ad una roca voce spezzata, con un balzo Sergio era dentro la stanza, stringendo tra le mani le lettere.

Eva si alzò colpevole, allarmata, ansimante, con gli occhi arrossati e la paura disegnata abilmente sul suo bellissimo e vitreo viso.

Con una strana luce negli occhi, Eva smise di singhiozzare e si lanciò verso Sergio, tendendo le mani verso le lettere, che lui prontamente tirò via prima che potesse afferrarle.

Sergio ricominciò silenziosamente a piangere, lasciando che le lacrime scendessero lungo le guance ed il collo. Con gli occhi, si parlavano.

Eva si coprì il volto con le mani, incapace di proferire parola.

-          Cosa hai fatto, Eva? Cosa hai fatto?- domandava Sergio a bassa voce, mentre si avvicinava a lei, poggiando le mani sui suoi capelli, - cosa hai fatto, eh? Eh, amore? Cosa hai fatto? Come hai potuto?-

 

 

**

 

 

Bianca aveva visto la luce accesa in quella che sospettava essere la camera di Eva, aveva visto Sergio arrampicarsi, ma sapeva che non sarebbe riuscita a salire anche lungo il palazzo fino alla finestra. Aveva il fiatone, graffi sulle gambe e sui piedi.

Era ora di mettere fine a quella storia.

Corse per il giardino fino a quando non giunse davanti alla porta di casa. Aveva paura, ma non importava. Bussò il campanello, come già aveva fatto una volta, non molti giorni prima. Attese, prima che Amanda aprisse la porta.

La guardò interrogativa, sconvolta, la osservò da capo a piedi mentre le si facevano strada pensieri oscuri nella mente.

Nessuna delle due parlava, si guardavano fisse negli occhi, Bianca era stremata.

-          Amanda? Amanda, chi è?-

La voce di Francesco risuonava nel grande atrio, ma non compariva nessuno.

-          Che ci fai qui? Come hai fatto ad entrare? Cosa è successo?-

Le domande di Amanda erano veloci e fredde, aveva una mano ancora sul pomello della porta mentre tentava di dare un senso a quella scena.

-          Sta… sta succedendo qualcosa…- balbettò Bianca a mezza voce, mentre sentiva le lacrime farsi strada nei suoi occhi.

Ci mancava solo che si mettesse a piangere.

Si sentì un rumore di sedie che si strisciavano sul pavimento, poi Francesco comparve dietro Amanda.

-          Amanda, che succede? Chi è questa giovane? Posso esserti utile?-

Dopo un attimo, Christian spuntò dalla porta a vetri dietro la quale lui e Bianca avevano avuto il loro fatidico primo incontro.

Bianca sgranò tanto d’occhi.

-          Christian!-

-          Bianca!-

-          Bianca?- risuonò la voce di Lara, che si catapultò sull’uscio, affiancando Amanda e coprendo quasi completamente Francesco.

Bianca non l’aveva mai vista così, con quell’aria finalmente da adulta, con gli occhi accesi e con quel tono di voce così serioso, che non le si addiceva.

Calde lacrime scesero sulle sue guance, mentre il respiro le si era bloccato in gola.

Christian si fece largo tra le ragazze mentre anche Ariel finalmente compariva, a completare quell’assurdo quadretto.

Bianca sentì un fremito allo stomaco quando Christian la afferrò per le spalle e la strattonò come per risvegliarla. Sembrava preoccupato, Bianca tentava di leggere i suoi occhi.

-          Bianca, Bianca, che succede? Che ti succede?-

Bianca non rispondeva, Christian la strinse al petto, poi Lara si avvicinò e tirando via Christian, guardando Bianca tra le lacrime che coprivano i giovani occhi dell’amica.

-          Bianca… cosa sta succedendo? Come sai che eravamo qui?-

-          Non… non lo sapevo- biascicò lei, tra i singhiozzi.

Amanda si morse le labbra, Lara le lanciò un’occhiata significativa.

-          Sergio è qui. È di sopra, da Eva. È salito dalla finestra- mormorò poi, vincendo la confusione.

Tutti si voltarono verso Amanda, che non riusciva a credere alle sue orecchie. In un secondo gli occhi le si riempirono di lacrime, si allontanò fulmineamente dalla porta, Francesco tentò di fermarla.

-          Amanda, aspetta, ragiona, noi adesso non…-

-          Lasciami, lasciami!- gridava, in preda ad una strana e spasmodica disperazione. Bianca guardava allibita la scena, Ariel e Lara tentavano di aiutare Francesco, Christian si rivolse a lei con un tenue sorriso, che appariva come un raggio di sole durante una tempesta.

-          Bianca, io non…-

-          Voglio sapere la verità, Christian, adesso non voglio più le bugie di nessuno di voi-

Amanda riuscì a liberarsi dalla stretta dei tre, corse per le scale.

 

 

**

 

 

Amanda aprì la porta con un tonfo, le lacrime rigavano le sue guance e la rendevano diversa. Amanda non era così, Amanda non piangeva.

Adesso Amanda era senza paura, senza domande, solo con un’enorme dolore dipinto sul suo volto.

Sergio era sconvolto.

Lasciò cadere le lettere a terra, spalancò la bocca per la sorpresa.

Eva era statuaria, pareva che si fosse congelata nel momento in cui Amanda aveva aperto la porta. Eppure se qualcuno avesse potuto guardare nella sua anima, avrebbe visto ardere un fuoco difficile, un fuoco che le stava consumando le membra. Si sentì sprofondare in quei pensieri proibiti, si sentì scoperta, come una ladra. Si accasciò a terra chiudendosi il viso tra le gambe.

-          Amanda…-

Sergio era come tornato indietro nel tempo.

Indietro di due anni.

Amanda non parlava, lo fissava e desiderava correre ad abbracciarlo, fingere che il tempo non fosse mai passato e che quelle braccia fossero sempre le stesse, che il suo sorriso fosse sempre lo stesso e soprattutto, che il suo cuore fosse sempre lo stesso.

 

 

 

  
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