Festa
dell’Incoronazione, due anni prima
Sergio
non aveva voglia di uscire di casa, ma l’avevano trascinato quasi con la forza.
“Non ti sai divertire”, gli ripetevano gli amici, mentre lui chiudeva annoiato
il libro sul quale preparava il prossimo esame. Non era stato mai un grande
festaiolo, Sergio: gli piaceva studiare, leggere, raccontare. Aveva molti amici
perché era un ragazzo socievole, disponibile e gentile, ma era da tutti loro
estremamente diverso.
Quella
sera però, pareva non esserci scampo.
Lo
tirarono via dallo studio in una calda serata di luglio e lo trasportarono con
loro in giro per la città. Le stelle si vedevano sempre di meno, il cielo pieni
di luminarie, grandi fasci di luce bianca provenivano da ogni
dove.
Distratto,
con la testa poggiata pesantemente sul sedile posteriore dell’auto di uno dei
suoi migliori amici, Gabriele, ascoltava i loro
discorsi.
Fermarono
la macchina al Corso Vittorio Emanuele, quella sera stranamente non c’era quasi
nessuno. Certo, iniziano le vacanze, pensava Sergio. Le persone non sono mica
qui, in giro per la città, sono tutte ai falò sulla spiaggia, a quelle
noiosissime feste in discoteca. Non è nemmeno sabato! E io non dovrei essere
qui.
Pensieri
leciti, ma segreti. Camminavano guardando il mare dall’alto, discutevano,
qualcuno aveva preso una birra. Poi, dall’altro lato della strada, ecco ergersi
un’enorme villa, tutta illuminata, ed ecco il cancello appena aperto, e ragazzi
e ragazze in abito da sera fare il loro ingresso.
I
ragazzi si guardano tra loro, vogliosi di entrare. Sergio sghignazzò, non
potranno mai essere invitati ad una festa del genere, pensava. E nemmeno
io.
Poi,
Corrado, il più coraggioso, con una strana luce negli occhi tirò via Gabriele e
gli sussurrò qualcosa all’orecchio, Gabriele all’inizio non voleva, si sentiva
un po’ in colpa, ma alla fine tutti furono d’accordo.
Bisognava
imbucarsi. Per una volta non sarebbe successo niente. E se c’era il buttafuori
all’ingresso, poco male, se la sarebbero svignata nel
giardino.
Sergio
scosse la testa deciso. Non era il caso di fare una cosa del genere, ma non lo
stettero a sentire. Attraversarono la strada in un lampo e si unirono al fluire
di persone che entrava in quella villa.
…
Eva
avrebbe preferito non essere in casa, ma suo padre l’aveva costretta. Adesso che
anche lei conosceva il suo segreto, il suo nuovo “lavoro”, doveva essere
partecipe della grande Festa dell’Incoronazione.
Eva
non credeva al paranormale e non c’aveva mai creduto, ma aveva dovuto mettere in
discussione tutte le sue certezze quando suo padre le aveva narrato la storia
del Lago Incantato e di quello che c’era nascosto sotto di
esso.
Il
Lago Incantato non si trovava in un luogo preciso, era qui e lì, a comodità
delle persone. Non era d’acqua, ma sembrava che lo fosse. O meglio, era acqua se
credevi che lo fosse, se non lo credevi, lei non lo era. Coperto da salici e
muschio, Eva non sapeva come si facesse a vederlo, sapeva solo che quando lo si
vedeva, al di sotto di esso, si potevano scorgere dei visi, come di persone che
dormivano sotto il Lago, con i capelli fluttuanti in un mare di luce bianca, e
gli occhi chiusi. Erano come dei morti, degli annegati di chissà quale epoca
storica che chissà per quale motivo, nel Lago Incantato avevano la loro seconda
possibilità, la possibilità di vivere di nuovo. Chiusi sotto il Lago, avevano
una nuova vita.
Di
tanto in tanto però, era loro concesso di venire sulla terra per dei periodi ben
scanditi, non un giorno di più né un giorno di meno. Venivano fuori dal Lago
asciutti, emergevano e risplendevano tutti di una rara bellezza. Cosa venissero
a fare sulla terra? Ignoto. Si diceva che avessero un compito, che ognuno di
loro avesse speciali facoltà e che sapessero più di quanto si potesse mai
immaginare. Erano arguti, intelligenti, attivi.
Il
compito di suo padre era quello di andare a pescare ogni anno dei novellini e di
custodirli fino a quando non avessero fatto ritorto sotto il Lago. Qual’era il
frutto di questo lavoro? Non c’era.
Suo
padre non veniva in nessun modo pagato, ma continuava a gestire le aziende della
loro famiglia, anche se lei credeva che ormai avesse delegato tutto agli zii.
Era impossibile privarla del tenore di vita che aveva sempre condotto, dunque
suo padre alternava il deprimente lavoro che gli spettava con questa brillante
attività. Ad iniziarlo era stata la zia Clarissa, durante la sua
permanenza.
Eva
non sapeva come la zia Clarissa fosse venuta a conoscenza del Lago Incantato e
qual’era il suo compito, ma sapeva che era lei la responsabile di tutto.
All’inizio, Eva tentava di farsene una ragione: poteva benissimo dimenticare
tutte quelle frottole, d’altronde suo padre non si sarebbe mai permesso di
portarla a vedere questo fantomatico Lago, e lei non sarebbe mai venuta in
contatto con questi essere fantastici. Doveva soltanto vivere la sua vita in
maniera del tutto normale, come aveva sempre fatto, convivendo con quel segreto
che per niente al mondo avrebbe dovuto rivelare. Il segreto del Lago Incantato
era custodito da pochi, e nessuno doveva venire a conoscenza della sua esistenza
e dell’esistenza del suo popolo, date le loro speciali
capacità.
La
vita di Eva continuava, nonostante gli incubi, fino a quando suo padre non le
aveva felicemente comunicato che quell’anno
Ma
non era questa, la cosa più grave. La cosa più grave era che suo padre aveva
deciso di far alloggiare nella loro casa una delle novelline, con la quale aveva
fatto particolare amicizia.
E
quella sera, Eva avrebbe dovuto incontrarla per la prima
volta.
…
Amanda
non aveva mai visto niente di simile. Nascondeva gli occhi dietro una maschera
argentea, i capelli raccolti in una strana acconciatura dietro la nuca, con
delle piume grigie come ornamento, alle mani dei guanti bianchi e un lungo abito
di colore simile alla maschera, che scendeva sinuoso lungo il suo corpo. Era la
prima volta che Amanda veniva sulla Terra, la prima volta che vedeva così tante
persone. La sua vita, sotto il Lago, non era niente di entusiasmante:
bibliotecaria di corte, rinchiusa dalla mattina alla sera tra i libri. Certo,
non le dispiaceva occuparsi di una così nobile arte come la scrittura, ma aveva
così tanto sentito parlare delle meraviglie della Terra che non vedeva l’ora che
venisse il suo turno, finalmente il suo momento. Sarebbe emersa dal Lago e
avrebbe passato tre lunghi mesi sulla Terra, e non chiusa in
biblioteca.
Aveva
la testa piena di idee, Amanda: fantasie, immaginazioni, una miriade di frottole
bambinesche. Le aveva tutte prese dai libri, quelli che era destinata a
custodire gelosamente. C’erano giornate, lì a corte, dove non succedeva un bel
niente, e dunque lei si sedeva sugli scaffali più alti e leggeva storie su
storie. La maggior parte erano storie d’amore: narravano quasi sempre di
principesse in pericolo salvate da audaci principi, e qualche altra di tenere
storie d’amore tra amanti sfortunati. Ma nessuna di quelle storie aveva il
sapore della vera favola, della vera meraviglia. Nessuna di loro infatti parlava
di Calibri.
Calibri
era il suo principe, il principe del regno, delle emozioni, dei
sogni.
Tra
le persone che abitavano la corte, Calibri era quello che più spesso le faceva
visita, accompagnato dal fratello minore Ariel.
Calibri
ed Ariel avevano capacità diverse, entrambi meravigliosi, ma diversi. Calibri,
tra i due, era di sicuro quello che si faceva notare di più: gagliardo,
coraggioso, abile in ogni sport e in ogni arte, generoso, capace di vivere in
simbiosi con gli altri, accarezzare i loro pensieri. Ariel, diversamente dal
fratello maggiore, era più timido ed introverso, e anche le sue capacità erano
decisamente più nascoste. Per niente esibizionista, Ariel riusciva a deviare
l’attenzione delle persone, incantare con i suoi discorsi, incatenare le persone
all’istante.
Ma
adesso era distante da loro: né Calibri né Ariel erano venuti sulla Terra con
lei, il primo per chissà quali impegni, il secondo perché non era ancora giunto
per lui il momento. Quando li aveva salutati, entrambi non sembravano gelosi del
suo viaggio. Calibri sorrideva con dolcezza, Ariel era impegnato con la sua dama
di compagnia, Lara.
Lara
era una fata diversa dalle altre, per questo Ariel l’aveva scelta come sua dama
e consigliera. Dolce, ribelle, incredibilmente fantasiosa, Lara viveva in un
mondo tutto suo, dal quale emergeva raramente. La sua presenza a corte era come
un getto di acqua fresca, una ventata di gioia e di continua
novità.
Con
lei però era giunta la madre dei due ragazzi, Europa. Lei era
La
casa nella quale era stata condotta da Francesco era quella nella quale avrebbe
dovuto alloggiare. Francesco era il primo essere umano che Amanda aveva visto, e
con il quale aveva avuto subito una grande intesa. Francesco le ricordava tanto
suo padre, quando da piccola la portava in giro per i boschi e le sorrideva così
dolcemente. Anche Francesco era padre, Amanda l’aveva capito subito dai suoi
occhi. Il feeling che si era creato tra loro aveva spinto Francesco ad invitarla
a stare a casa sua. Solitamente, erano messe a disposizione del popolo del Lago
alcune case, ma Francesco aveva fatto per lei un’eccezione. Sapeva anche che
Francesco aveva perso la moglie e che aveva una figlia, Eva. Era tanto curiosa
di conoscerla.
…
Nessuno
aveva chiesto loro chi fossero, nessuno si era preoccupato della loro identità.
Così, Sergio ed i suoi amici stavano partecipando alla più strana festa in
maschera di tutti i tempi. Si procurarono qualcosa da mettere sul volto scavando
in uno strano recipiente che c’era all’entrata, colmo di mascherine, e avevano
tentato di mischiarsi alla folla.
Sergio
non si sentiva a suo agio. Aveva paura di essere scoperto, paura persino che
qualcuno potesse parlare con lui. La grande sala era piena di eleganti signore
in abito da sera e altrettanti eleganti signori in giacca e cravatta. Una di
loro lo colpì particolarmente, era seduta dall’altra parte della sala, aveva una
maschera argentea sul volto e pareva imbarazzata, proprio come
lui.
…
Eva
scese le scale di fretta, si strinse nell’abito nero, lungo e stretto ad
accarezzare le curve del suo corpo. Una ragazza di diciannove anni avrebbe
dovuto pensare all’Università imminente, non ad una stupida festa di esseri
immondi.
C’erano
mille persone, tutte mascherate. Quale di queste era Amanda? Non lo sapeva,
quasi non voleva saperlo.
…
Un
ragazzo le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla. Chissà chi era,
Amanda non l’aveva visto. Non era uno appartenente al suo mondo, se n’era
accorta dal semplice tocco della sua mano. Le sorrideva, aveva un sorriso
smagliante e coraggioso. Pareva Calibri, ma non era lui. Aveva occhi verdi e
brillanti che brillavano dalla maschera, e capelli ricci e neri, luminosi. Le
aveva chiesto di ballare! Oh, ballare! Era così tanto tempo che non ballava!
Come? Oh già, tra poco c’è l’Incoronazione, questo è l’ultimo ballo. Allora sarà
meglio accettare, prima che il ragazzo vada via. Amanda afferrò la mano di
Sergio, si fece condurre in pista e ballarono in silenzio, guardandosi negli
occhi come se in quegli occhi ci fosse già scritto
tutto.
Era
una situazione incredibile, da favola. Amanda non riusciva a credere a quanto le
stava succedendo, lei, la bibliotecaria dimenticata, lei, la fantasiosa!, stava
ballando con un ragazzo, un essere umano, un bellissimo essere
umano.
La
musica sfumò, tutti applaudirono, poi le luci divennero soffuse e al centro
della sala apparve Europa. Il suo lungo vestito dorato brillava nella sala, il
suo sorriso era serio e autoritario. Si fece avanti un giovane ragazzo che
faceva parte del suo mondo, portando su un cuscino ricamato d’oro una grande
corona. Il ragazzo che le era accanto le strinse leggermente la mano e le chiese
sussurrando delle spiegazioni. Oh, lui non sapeva cosa stava succedendo. Come
mai non lo sapeva? Eppure in quella festa tutti avrebbero dovuto sapere. Amanda
si limitò a dire che quella era l’Incoronazione, e lui assentì. Poi le chiese se
era una festa a tema, e Amanda, senza sapere cosa significasse, gli rispose di
si.
Europa
fu incoronata, e senza dire una parola, sorrise dolcemente prima di battere le
mani e dare inizio così nuovamente alle danze.
Amanda
ballò con Sergio fino alla fine della serata.
…
Eva
non era contenta.
Erano
passate due settimane dalla festa, e lei si stava rovinando l’estate e la vita.
Amanda aveva occupato la stanza infondo al corridoio, era ordinata, pulita,
simpatica, dolce, accomodante. Sapeva cucinare, curare la piante, cantare. Ogni
sera a cena non la smetteva di ringraziare per l’ospitalità e cercava in ogni
modo di creare un rapporto con lei. Eva non lo voleva, quel rapporto con lei. La
reputava un’infiltrata, una specie di aliena che aveva ridotto in poltiglia la
mente di suo padre e che voleva prendere il controllo sulla sua
famiglia!
Suo
padre la trattava come una seconda figlia: quando tornava a casa la sera le
chiamava “bambine”, e le portava spesso fuori a fare gite o a cena. Eva non
sopportava tutto quel trambusto e spesso era scortese con Amanda. Lei non pareva
curarsene, Eva aveva iniziato a sospettare che potesse leggere nel pensiero o
che di simile, perché sorrideva sempre come per
compartirla.
E
poi, stava violando le regole: si era messa in testa di diventare amica di quel
Sergio, uno che si era infiltrato alla Festa dell’Incoronazione. Per fortuna non
aveva capito niente, se no sarebbero stati in un mare di guai. Eva aveva evitato
di dire a suo padre delle tresca tra Sergio ed Amanda, sia perché non era suo
costume fare la spia nonostante odiasse la fatina, e sia perché si augurava che
Amanda la smettesse. Infatti le fatine non potevano avere nessun tipo di
rapporto sentimentale con gli esseri umani, e a lei pareva proprio che le cose
si stessero dirigendo verso quell’inevitabile buco nero della vita,
l’amore.
Lo
capì subito, dagli sguardi trasognati di Amanda quando rientrava, dai regali che
ogni tanto portava con se e dai fiori che arrivavano, con bigliettini romantici.
Le cose si stavano mettendo male, Amanda e Sergio si stavano
innamorando.
…
Già,
si stava innamorando: viveva in una casa che non era la sua, con una sottospecie
di sorellastra che l’odiava, ma si stava innamorando. Non credeva possibile una
cosa del genere, ma si stava innamorando, e per giunta di Sergio, un essere
umano.
L’aveva
perdonato per essersi infiltrato alla loro festa, come lui stesso aveva
confessato, e si era scusato fino all’inverosimile. Amanda aveva dovuto
ovviamente inventare molte cose su di se: aveva detto di essere venuta a trovare
sua cugina e suo zio, e che avrebbe alloggiato da loro per un po’. Sergio
c’aveva creduto, e all’inizio tutto era magnifico. Lui la portava a visitare la
città, a mangiare la pizza ed il gelato, in giro con il suo scooter, al mare.
Amanda amava stare con lui, sedersi sull’erba fresca sotto gli alberi del bosco
di Capodimonte a raccontare ciò che sapeva meglio: la vita di Calibri. Sulla
Terra non era come nel suo mondo: lì nessuno sapeva di Calibri e avrebbe potuto
narrare di lui come di un eroico personaggio delle
fiabe.
Sergio
ascoltava estasiato, pendente dalle sue labbra. Si rendeva conto che il
sentimento che stava crescendo tra loro era pericoloso, ma non le importava.
Adesso, le importava solo di stare con lui, godersi la vacanza, godersi
finalmente l’amore, la vita che aveva sempre desiderato.
…
Poi
Sergio si innamorò perdutamente di lei e le chiese di rimanere a Napoli con lui,
di venire in vacanza con lui, di non partire più. Ma Amanda si rendeva conto di
non poter fare niente del genere. Era innamorata di lui fino al midollo, ma
sapeva, in cuor suo, di aver mentito a Sergio sulle cose più importanti, le sue
origini e la sua identità. Su cosa si basa un rapporto d’amore se non sulla
fiducia? Amanda aveva soltanto ingannato Sergio, facendogli credere di essere
quella che non era. Solo in una cosa non aveva mentito, e cioè il suo
amore.
In
preda alla disperazione, non le restava altro che chiedere aiuto ad Eva. Era la
sola persona che potesse realmente aiutarla ad uscire da quel
guaio.
Quando
Eva seppe che Amanda non aveva ancora interrotto i rapporti con Sergio e che
anzi, aveva continuato a vederlo e che ormai erano arrivati al punto di non
ritorno, andò su tutte le furie. Iniziò a sbraitare cose sconnesse sulle regole,
i segreti e la vita ormai rovinata per sempre.
C’era
una sola cosa da fare, ed in fretta: Amanda doveva andare
via.
Era
difficile, ma Amanda si caricò del coraggio necessario e disse a Sergio che non
l’amava più. Non sapeva da dove avesse preso quel coraggio, né se l’avesse
realmente avuto o era l’amore per lui, la vergogna per avergli mentito a fare le
sue veci. Sergio scoppiò in lacrime, supplicò Amanda si spiegarsi, di dargli
delle risposte, di dirgli di più. Ma non ci fu niente da fare, Amanda aveva
ormai fissato la data della partenza una settimana dopo, con il cuore ormai
morto.
…
Il
controllo della situazione era tutto nelle mani di Eva. Suo padre stava
preparando l’occorrente per la partenza anticipata di Amanda mentre quest’ultima
era chiusa nella sua camera, in lacrime di dolore.
Sergio
non si arrendeva.
Ogni
giorno bussava alle loro porte, gridava, si disperava, cercava di entrare in
casa chiedendo di Amanda. Eva non lo sopportava. Gli gridava dalla finestra di
andarsene, dicendo che Amanda ormai se n’era andata. Ma lui non ci credeva, e
stava giorno e notte appostato là, dietro il muretto, e aspettava che lei
uscisse.
Ma
lei non usciva, e quando lo sentiva gridare piangeva ancora di più, nascondendo
la testa sotto il cuscino.
Poi
iniziò a scrivere delle lettere.
Le
infilava ogni sera nella cassetta della posta e poi aspettava che qualcuno
venisse a prenderle. Quel qualcuno era sempre Eva.
Sapeva
che non avrebbe dovuto leggerle, ma la tentazione era troppo forte. Amanda aveva
ancora alcuni giorni da passare in casa sua, avrebbe potuto bussare alla sua
porta e consegnarle quelle lettere. Le avrebbe conservate in ricordo di Sergio,
là dove sarebbe andata.
E
invece Eva non lo fece.
Lesse
la prima lettera, la seconda, la terza. Erano appassionate lettere d’amore che
imploravano Amanda di tornare, dove raccontava il suo dolore e il suo
tormento.
Eva
sapeva di fare una cosa sbagliata non consegnando le lettere alla destinataria,
ma si nascondeva dietro un brutto alibi, quello della protezione. Doveva
proteggere Amanda da quel malsano amore, dunque era meglio se quelle lettere lei
non le avesse mai lette.
Erano
tutte firmate “Calibri”, come il nome del principe del regno di Amanda, sul
quale lei raccontava molte storie. Eva era commossa da tutto quell’amore, ma più
si commuoveva e più si convinceva che quelle lettere dovevano essere conservate
lontano da Amanda.
Le
chiuse così nel cassetto della sua scrivania e disse a Sergio che Amanda le
aveva strappate tutte senza neanche leggerle, indignata.
Il
tono di Eva era così serio che lui ci credette.
Qualche
giorno dopo, Amanda partì.
…
Anche
dopo la partenza di Amanda, Sergio continuava a gironzolare per quei posti,
chiedendosi dove fosse, con il cuore spezzato dopo aver saputo la fine che
quelle lettere avevano fatto, ma chissà perché, non riusciva ad allontanarsi da
quella casa.
Tutto
cominciò un giorno che Eva era sola in casa e lui entrò di nascosto, si
arrampicò sul muro e balzò in camera sua. Lei era lì, che
dormiva.
Gli
prese una stretta al cuore per quanto le pareva dolce, ma bastò che spostasse la
sedia per sedersi che lei si svegliò, urlò, lo minacciò di chiamare la polizia,
ma alla fine non fece niente del genere. Si misero a parlare di Amanda, Eva gli
diceva di dimenticarla, perché ormai se n’era andata via per
sempre.
Sergio
le chiese se poteva tornare, ma lei gli disse di no.
Lui
non l’ascoltò, e tornò lo stesso, tornava la sera, quando Eva era sola nella sua
camera e suo padre chissà dove, nella grande casa.
All’inizio
era tutto difficile perché loro erano diversi, lei era ricca e viziata,
frequentava persone altolocate e snob, mentre lui era povero, lavorava per
pagarsi gli studi e non aveva mai un soldo.
Era
difficile perché finivano quasi sempre a parlare di Amanda, era difficile perché
inspiegabilmente si capivano, perché Sergio pensava che Eva fosse bellissima,
difficile perché stava dimenticando il passato, stava guarendo dalla follia
d’amore che l’aveva preso durante l’estate.
Se
con Amanda si sentiva come trasportato in un mondo favoloso ed impossibile, con
Eva si sentiva fin troppo reale, i suoi occhi erano reali e lo tenevano
inchiodato alla realtà, il suo tono duro che lo colpiva, le sue mani che lo
indagavano, i suoi baci che lo mandavano fuori di
testa.
Era
successo che s’erano innamorati, così, come la mattina il sole sorge, come
l’acqua che scorre nei fiumi, con la naturalità dell’universo. Come la promessa
di Sergio fatta in un momento di rabbia e dolore, la promessa di innamorarsi di
nuovo, la promessa di un amore vero.
…
Eva
non si era mai innamorata prima d’allora, né credeva che avrebbe mai potuto
innamorarsi proprio di lui. Cosa fare adesso? Lasciare che le cose andassero
avanti, provare ad essere felice, dimenticare quello che aveva fatto, fingendo
che lei potesse essere per Sergio tutto quanto Amanda non era mai stata e non
avrebbe mai potuto essere? Forse avrebbe dovuto farlo, provare ad essere felice
con Sergio dicendogli tutta la verità, sperando che lui la perdonasse? No, era
impossibile. Non poteva mentire al ragazzo che amava, ma non poteva dirgli la
verità. Così, nonostante la loro storia clandestina andasse avanti già da alcuni
mesi, tra lunghe chiacchierate notturne, lettere e messaggi nascosti, Eva decise
di darci un taglio. Non avrebbe mai voluto dire addio all’unica persona con
quale si sentiva se stessa, l’unica alla quale aveva raccontato del dolore dopo
la morte di sua madre, l’unica che la faceva sentire viva, ma doveva farlo. Era
necessario che lo facesse. Così si riappropriò della freddezza e della
scontrosità e chiuse la finestra a Sergio, che ci mise molto poco a recepire il
messaggio.
Non
le chiese spiegazioni e non si fece più vedere.
…
Due
anni dopo
Erano
passati ormai due anni e Amanda li aveva passati nella sua biblioteca, mentre il
cuore e la mente erano fissi ad un lontano momento del passato, quando aveva
incontrato quello che era stato il breve amore della sua vita. Non le importava
più di leggere storie, di sedersi sugli alti scaffali, nemmeno di parlare con
Calibri gl’importava. Aveva passato tutto quel tempo in solitudine, fingendo di
essere tornata ad essere la stessa di sempre, con le solite occupazioni e i
soliti pensieri, ma non era così. Quando era notte, ripensava a Sergio e a tutto
quello che avevano passato insieme, a quanto era stato intenso e breve il loro
amore.
Si
odiava per averlo lasciato senza una motivazione, senza nemmeno convincere se
stessa, ma sapeva che era quello il suo bene, adesso. Chissà, forse si era
rifatto una vita, aveva incontrato nuove persone, aveva dei nuovi amori. Molto
probabilmente l’aveva dimenticata, e con lei tutte le loro passeggiate, i loro
baci, i racconti su Calibri.
Tutto.
E
adesso che si avvicinava il momento per Calibri, Ariel e Lara di andare sulla
Terra, i pensieri su Sergio erano sempre più frequenti, così come la sua
gelosia. Lara non faceva altro che blaterare su quanto si sarebbe divertita,
mentre Ariel le lanciava sguardi significativi, come se le chiedesse di
smetterla, di non parlare davanti a lei. Ariel si accorgeva che Amanda soffriva
a sentire quei discorsi. Amanda aveva tentato di stroncare l’entusiasmo di Lara
sulle bellezze della Terra, ricordandole la regola più importante, ovvero non
innamorarsi di nessuno. Per spingere Lara a pensarci su, le raccontò la storia
di una fata che fu costretta ad abbandonare il suo amore per aver infranto le
regole.
Ma
ad ogni modo, si era già arresa all’evidenza, i suoi amici sarebbero partiti
mentre lei sarebbe rimasta lì, nella biblioteca, a
vegetare.
Solo
all’ultimo momento, Calibri le disse che avrebbe intercesso per lei
permettendole di fare un secondo viaggio. Non era una cosa concessa a tutti, per
questo Amanda si sentì molto fortunata quando la risposta fu
affermativa.
Sarebbe
tornata.
Avrebbe
rivisto Napoli, Francesco, Eva… ma non Sergio. Oh no, lui non poteva rivederlo,
non poteva nemmeno sapere che era tornata. Se gli fosse venuto in mente di
parlarle, di cercarla, cosa sarebbe successo? Avrebbe nuovamente messo a
repentaglio la vita di Eva, che l’aveva protetta quando Sergio assaliva la sua
casa, chiedendo di lei. Già, se non fosse stato per Eva Sergio avrebbe scoperto
il suo segreto e nessun abitante del Lago avrebbe potuto più andare sulla Terra.
Infondo, anche se Eva si era sempre comportata in modo scontroso, sapeva che
aveva un grande cuore e che forse le voleva anche un po’ di
bene.
Con
il cuore colmo di speranza, Amanda si apprestava a ritornare sulla
Terra.
--
Calibri
non poteva mantenere il suo vero nome, in quanto sulla Terra era inesistente.
Per questo, prese il nome di Christian.
--
La
sera della festa del diploma di Bianca, Lara si stava recando alla Festa
dell’Incoronazione.
--
La
storia che Amanda ha raccontato a Lara è quella che Lara ha raccontato a Bianca
dinanzi al Conservatorio.
--
E’
stato Ariel a far si che Bianca ricevesse le lettere di Sergio, nel momento in
cui capì che suo fratello si era innamorato di lei. Memore della brutta
avventura che Amanda aveva vissuto anni prima e convinto che l’amore, quello
vero, esige rispetto, Ariel aveva studiato un piano infallibile
per cui Bianca, senza volerlo, si sarebbe messa alla ricerca del mittente di
quelle lettere fino a quando non avrebbe scoperto tutta la verità. Quando
Calibri lo venne a sapere, non si arrabbiò, ma lo ringraziò perché sapeva che
non sarebbe stato giusto abbandonare Bianca allo stesso modo in cui Amanda aveva
abbandonato Sergio due anni prima.
--
Amanda
ha perdonato Eva.
--
Eva
è ancora innamorata di Sergio, e Sergio lo è ancora di
Eva.
Siamo dunque giunti quasi alla fine, il prossimo capitolo sarà l'epilogo di questa storia. Ringrazio le 11 persone che la seguono e le invito a commentare per esprimere le loro opinioni, per me importantissime.
A presto,
Lara