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Autore: lar185    11/12/2011    1 recensioni
- Mi scusi…?- disse, alzando il dito rivolta al cameriere.
- Mi dica signorina- rispose quello, sorridendole.
La giovane fu imbarazzata dal suo sorriso come una bambina alla quale viene fatto un complimento, abbassò lo sguardo per un frazione di secondo e poi riprese dicendo:
- E’ passato di qui per caso un principe?-
Il cameriere la guardò stralunato, Bianca evitò per un pelo di strozzarsi con l’acqua [...]
- Principe ha detto?-
- Già. Un principe. Non mi dica che non ne ha mai visto uno-
Il cameriere alzò le spalle.
- Beh, solo in televisione, e di solito non c’è mai tanto da dire su di loro. Principe William, principe Henry… non molto utili alla società-
La giovane sembrava sconcertata.
- Oh- sospirò, portandosi una mano alla bocca, - ma a parte la televisione, non ne ha visto uno qui dentro, vero?-
Il cameriere scosse la testa.
- Credo che lei si stia sbagliando, signorina. Non ci sono principi da queste parti-
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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calibri 12

Festa dell’Incoronazione, due anni prima

 

 

Sergio non aveva voglia di uscire di casa, ma l’avevano trascinato quasi con la forza. “Non ti sai divertire”, gli ripetevano gli amici, mentre lui chiudeva annoiato il libro sul quale preparava il prossimo esame. Non era stato mai un grande festaiolo, Sergio: gli piaceva studiare, leggere, raccontare. Aveva molti amici perché era un ragazzo socievole, disponibile e gentile, ma era da tutti loro estremamente diverso.

Quella sera però, pareva non esserci scampo.

Lo tirarono via dallo studio in una calda serata di luglio e lo trasportarono con loro in giro per la città. Le stelle si vedevano sempre di meno, il cielo pieni di luminarie, grandi fasci di luce bianca provenivano da ogni dove.

Distratto, con la testa poggiata pesantemente sul sedile posteriore dell’auto di uno dei suoi migliori amici, Gabriele, ascoltava i loro discorsi.

Fermarono la macchina al Corso Vittorio Emanuele, quella sera stranamente non c’era quasi nessuno. Certo, iniziano le vacanze, pensava Sergio. Le persone non sono mica qui, in giro per la città, sono tutte ai falò sulla spiaggia, a quelle noiosissime feste in discoteca. Non è nemmeno sabato! E io non dovrei essere qui.

Pensieri leciti, ma segreti. Camminavano guardando il mare dall’alto, discutevano, qualcuno aveva preso una birra. Poi, dall’altro lato della strada, ecco ergersi un’enorme villa, tutta illuminata, ed ecco il cancello appena aperto, e ragazzi e ragazze in abito da sera fare il loro ingresso.

I ragazzi si guardano tra loro, vogliosi di entrare. Sergio sghignazzò, non potranno mai essere invitati ad una festa del genere, pensava. E nemmeno io.

Poi, Corrado, il più coraggioso, con una strana luce negli occhi tirò via Gabriele e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, Gabriele all’inizio non voleva, si sentiva un po’ in colpa, ma alla fine tutti furono d’accordo.

Bisognava imbucarsi. Per una volta non sarebbe successo niente. E se c’era il buttafuori all’ingresso, poco male, se la sarebbero svignata nel giardino.

Sergio scosse la testa deciso. Non era il caso di fare una cosa del genere, ma non lo stettero a sentire. Attraversarono la strada in un lampo e si unirono al fluire di persone che entrava in quella villa.

 

 

 

 

Eva avrebbe preferito non essere in casa, ma suo padre l’aveva costretta. Adesso che anche lei conosceva il suo segreto, il suo nuovo “lavoro”, doveva essere partecipe della grande Festa dell’Incoronazione.

Eva non credeva al paranormale e non c’aveva mai creduto, ma aveva dovuto mettere in discussione tutte le sue certezze quando suo padre le aveva narrato la storia del Lago Incantato e di quello che c’era nascosto sotto di esso.

Il Lago Incantato non si trovava in un luogo preciso, era qui e lì, a comodità delle persone. Non era d’acqua, ma sembrava che lo fosse. O meglio, era acqua se credevi che lo fosse, se non lo credevi, lei non lo era. Coperto da salici e muschio, Eva non sapeva come si facesse a vederlo, sapeva solo che quando lo si vedeva, al di sotto di esso, si potevano scorgere dei visi, come di persone che dormivano sotto il Lago, con i capelli fluttuanti in un mare di luce bianca, e gli occhi chiusi. Erano come dei morti, degli annegati di chissà quale epoca storica che chissà per quale motivo, nel Lago Incantato avevano la loro seconda possibilità, la possibilità di vivere di nuovo. Chiusi sotto il Lago, avevano una nuova vita.

Di tanto in tanto però, era loro concesso di venire sulla terra per dei periodi ben scanditi, non un giorno di più né un giorno di meno. Venivano fuori dal Lago asciutti, emergevano e risplendevano tutti di una rara bellezza. Cosa venissero a fare sulla terra? Ignoto. Si diceva che avessero un compito, che ognuno di loro avesse speciali facoltà e che sapessero più di quanto si potesse mai immaginare. Erano arguti, intelligenti, attivi.

Il compito di suo padre era quello di andare a pescare ogni anno dei novellini e di custodirli fino a quando non avessero fatto ritorto sotto il Lago. Qual’era il frutto di questo lavoro? Non c’era.

Suo padre non veniva in nessun modo pagato, ma continuava a gestire le aziende della loro famiglia, anche se lei credeva che ormai avesse delegato tutto agli zii. Era impossibile privarla del tenore di vita che aveva sempre condotto, dunque suo padre alternava il deprimente lavoro che gli spettava con questa brillante attività. Ad iniziarlo era stata la zia Clarissa, durante la sua permanenza.

Eva non sapeva come la zia Clarissa fosse venuta a conoscenza del Lago Incantato e qual’era il suo compito, ma sapeva che era lei la responsabile di tutto. All’inizio, Eva tentava di farsene una ragione: poteva benissimo dimenticare tutte quelle frottole, d’altronde suo padre non si sarebbe mai permesso di portarla a vedere questo fantomatico Lago, e lei non sarebbe mai venuta in contatto con questi essere fantastici. Doveva soltanto vivere la sua vita in maniera del tutto normale, come aveva sempre fatto, convivendo con quel segreto che per niente al mondo avrebbe dovuto rivelare. Il segreto del Lago Incantato era custodito da pochi, e nessuno doveva venire a conoscenza della sua esistenza e dell’esistenza del suo popolo, date le loro speciali capacità.

La vita di Eva continuava, nonostante gli incubi, fino a quando suo padre non le aveva felicemente comunicato che quell’anno la Festa dell’Incoronazione si sarebbe tenuta lì, a casa loro. Eva aveva tentato di opporsi, ma suo padre non aveva desistito. Ormai, Eva era a conoscenza del segreto e la loro casa era la più grande e la più adatta per ospitare un evento del genere.

La Festa Dell’Incoronazione avveniva pochi giorno dopo l’arrivo del popolo del Lago sulla terra. Era come una festa d’iniziazione o un che di simile, dove avveniva l’incoronazione della loro Regina, che si ripeteva ogni anno.

Ma non era questa, la cosa più grave. La cosa più grave era che suo padre aveva deciso di far alloggiare nella loro casa una delle novelline, con la quale aveva fatto particolare amicizia.

E quella sera, Eva avrebbe dovuto incontrarla per la prima volta.

 

 

 

Amanda non aveva mai visto niente di simile. Nascondeva gli occhi dietro una maschera argentea, i capelli raccolti in una strana acconciatura dietro la nuca, con delle piume grigie come ornamento, alle mani dei guanti bianchi e un lungo abito di colore simile alla maschera, che scendeva sinuoso lungo il suo corpo. Era la prima volta che Amanda veniva sulla Terra, la prima volta che vedeva così tante persone. La sua vita, sotto il Lago, non era niente di entusiasmante: bibliotecaria di corte, rinchiusa dalla mattina alla sera tra i libri. Certo, non le dispiaceva occuparsi di una così nobile arte come la scrittura, ma aveva così tanto sentito parlare delle meraviglie della Terra che non vedeva l’ora che venisse il suo turno, finalmente il suo momento. Sarebbe emersa dal Lago e avrebbe passato tre lunghi mesi sulla Terra, e non chiusa in biblioteca.

Aveva la testa piena di idee, Amanda: fantasie, immaginazioni, una miriade di frottole bambinesche. Le aveva tutte prese dai libri, quelli che era destinata a custodire gelosamente. C’erano giornate, lì a corte, dove non succedeva un bel niente, e dunque lei si sedeva sugli scaffali più alti e leggeva storie su storie. La maggior parte erano storie d’amore: narravano quasi sempre di principesse in pericolo salvate da audaci principi, e qualche altra di tenere storie d’amore tra amanti sfortunati. Ma nessuna di quelle storie aveva il sapore della vera favola, della vera meraviglia. Nessuna di loro infatti parlava di Calibri.

Calibri era il suo principe, il principe del regno, delle emozioni, dei sogni.

Tra le persone che abitavano la corte, Calibri era quello che più spesso le faceva visita, accompagnato dal fratello minore Ariel.

Calibri ed Ariel avevano capacità diverse, entrambi meravigliosi, ma diversi. Calibri, tra i due, era di sicuro quello che si faceva notare di più: gagliardo, coraggioso, abile in ogni sport e in ogni arte, generoso, capace di vivere in simbiosi con gli altri, accarezzare i loro pensieri. Ariel, diversamente dal fratello maggiore, era più timido ed introverso, e anche le sue capacità erano decisamente più nascoste. Per niente esibizionista, Ariel riusciva a deviare l’attenzione delle persone, incantare con i suoi discorsi, incatenare le persone all’istante.

Ma adesso era distante da loro: né Calibri né Ariel erano venuti sulla Terra con lei, il primo per chissà quali impegni, il secondo perché non era ancora giunto per lui il momento. Quando li aveva salutati, entrambi non sembravano gelosi del suo viaggio. Calibri sorrideva con dolcezza, Ariel era impegnato con la sua dama di compagnia, Lara.

Lara era una fata diversa dalle altre, per questo Ariel l’aveva scelta come sua dama e consigliera. Dolce, ribelle, incredibilmente fantasiosa, Lara viveva in un mondo tutto suo, dal quale emergeva raramente. La sua presenza a corte era come un getto di acqua fresca, una ventata di gioia e di continua novità.

Con lei però era giunta la madre dei due ragazzi, Europa. Lei era la Regina, e come ogni anno, era tradizione che venisse incoronata davanti a tutti i partecipanti alla festa.

La casa nella quale era stata condotta da Francesco era quella nella quale avrebbe dovuto alloggiare. Francesco era il primo essere umano che Amanda aveva visto, e con il quale aveva avuto subito una grande intesa. Francesco le ricordava tanto suo padre, quando da piccola la portava in giro per i boschi e le sorrideva così dolcemente. Anche Francesco era padre, Amanda l’aveva capito subito dai suoi occhi. Il feeling che si era creato tra loro aveva spinto Francesco ad invitarla a stare a casa sua. Solitamente, erano messe a disposizione del popolo del Lago alcune case, ma Francesco aveva fatto per lei un’eccezione. Sapeva anche che Francesco aveva perso la moglie e che aveva una figlia, Eva. Era tanto curiosa di conoscerla.

 

 

 

Nessuno aveva chiesto loro chi fossero, nessuno si era preoccupato della loro identità. Così, Sergio ed i suoi amici stavano partecipando alla più strana festa in maschera di tutti i tempi. Si procurarono qualcosa da mettere sul volto scavando in uno strano recipiente che c’era all’entrata, colmo di mascherine, e avevano tentato di mischiarsi alla folla.

Sergio non si sentiva a suo agio. Aveva paura di essere scoperto, paura persino che qualcuno potesse parlare con lui. La grande sala era piena di eleganti signore in abito da sera e altrettanti eleganti signori in giacca e cravatta. Una di loro lo colpì particolarmente, era seduta dall’altra parte della sala, aveva una maschera argentea sul volto e pareva imbarazzata, proprio come lui.

 

 

Eva scese le scale di fretta, si strinse nell’abito nero, lungo e stretto ad accarezzare le curve del suo corpo. Una ragazza di diciannove anni avrebbe dovuto pensare all’Università imminente, non ad una stupida festa di esseri immondi.

C’erano mille persone, tutte mascherate. Quale di queste era Amanda? Non lo sapeva, quasi non voleva saperlo.

 

 

Un ragazzo le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla. Chissà chi era, Amanda non l’aveva visto. Non era uno appartenente al suo mondo, se n’era accorta dal semplice tocco della sua mano. Le sorrideva, aveva un sorriso smagliante e coraggioso. Pareva Calibri, ma non era lui. Aveva occhi verdi e brillanti che brillavano dalla maschera, e capelli ricci e neri, luminosi. Le aveva chiesto di ballare! Oh, ballare! Era così tanto tempo che non ballava! Come? Oh già, tra poco c’è l’Incoronazione, questo è l’ultimo ballo. Allora sarà meglio accettare, prima che il ragazzo vada via. Amanda afferrò la mano di Sergio, si fece condurre in pista e ballarono in silenzio, guardandosi negli occhi come se in quegli occhi ci fosse già scritto tutto.

Era una situazione incredibile, da favola. Amanda non riusciva a credere a quanto le stava succedendo, lei, la bibliotecaria dimenticata, lei, la fantasiosa!, stava ballando con un ragazzo, un essere umano, un bellissimo essere umano.

La musica sfumò, tutti applaudirono, poi le luci divennero soffuse e al centro della sala apparve Europa. Il suo lungo vestito dorato brillava nella sala, il suo sorriso era serio e autoritario. Si fece avanti un giovane ragazzo che faceva parte del suo mondo, portando su un cuscino ricamato d’oro una grande corona. Il ragazzo che le era accanto le strinse leggermente la mano e le chiese sussurrando delle spiegazioni. Oh, lui non sapeva cosa stava succedendo. Come mai non lo sapeva? Eppure in quella festa tutti avrebbero dovuto sapere. Amanda si limitò a dire che quella era l’Incoronazione, e lui assentì. Poi le chiese se era una festa a tema, e Amanda, senza sapere cosa significasse, gli rispose di si.

Europa fu incoronata, e senza dire una parola, sorrise dolcemente prima di battere le mani e dare inizio così nuovamente alle danze.

Amanda ballò con Sergio fino alla fine della serata.

 

 

 

 

Eva non era contenta.

Erano passate due settimane dalla festa, e lei si stava rovinando l’estate e la vita. Amanda aveva occupato la stanza infondo al corridoio, era ordinata, pulita, simpatica, dolce, accomodante. Sapeva cucinare, curare la piante, cantare. Ogni sera a cena non la smetteva di ringraziare per l’ospitalità e cercava in ogni modo di creare un rapporto con lei. Eva non lo voleva, quel rapporto con lei. La reputava un’infiltrata, una specie di aliena che aveva ridotto in poltiglia la mente di suo padre e che voleva prendere il controllo sulla sua famiglia!

Suo padre la trattava come una seconda figlia: quando tornava a casa la sera le chiamava “bambine”, e le portava spesso fuori a fare gite o a cena. Eva non sopportava tutto quel trambusto e spesso era scortese con Amanda. Lei non pareva curarsene, Eva aveva iniziato a sospettare che potesse leggere nel pensiero o che di simile, perché sorrideva sempre come per compartirla.

E poi, stava violando le regole: si era messa in testa di diventare amica di quel Sergio, uno che si era infiltrato alla Festa dell’Incoronazione. Per fortuna non aveva capito niente, se no sarebbero stati in un mare di guai. Eva aveva evitato di dire a suo padre delle tresca tra Sergio ed Amanda, sia perché non era suo costume fare la spia nonostante odiasse la fatina, e sia perché si augurava che Amanda la smettesse. Infatti le fatine non potevano avere nessun tipo di rapporto sentimentale con gli esseri umani, e a lei pareva proprio che le cose si stessero dirigendo verso quell’inevitabile buco nero della vita, l’amore.

Lo capì subito, dagli sguardi trasognati di Amanda quando rientrava, dai regali che ogni tanto portava con se e dai fiori che arrivavano, con bigliettini romantici. Le cose si stavano mettendo male, Amanda e Sergio si stavano innamorando.

 

 

 

Già, si stava innamorando: viveva in una casa che non era la sua, con una sottospecie di sorellastra che l’odiava, ma si stava innamorando. Non credeva possibile una cosa del genere, ma si stava innamorando, e per giunta di Sergio, un essere umano.

L’aveva perdonato per essersi infiltrato alla loro festa, come lui stesso aveva confessato, e si era scusato fino all’inverosimile. Amanda aveva dovuto ovviamente inventare molte cose su di se: aveva detto di essere venuta a trovare sua cugina e suo zio, e che avrebbe alloggiato da loro per un po’. Sergio c’aveva creduto, e all’inizio tutto era magnifico. Lui la portava a visitare la città, a mangiare la pizza ed il gelato, in giro con il suo scooter, al mare. Amanda amava stare con lui, sedersi sull’erba fresca sotto gli alberi del bosco di Capodimonte a raccontare ciò che sapeva meglio: la vita di Calibri. Sulla Terra non era come nel suo mondo: lì nessuno sapeva di Calibri e avrebbe potuto narrare di lui come di un eroico personaggio delle fiabe.

Sergio ascoltava estasiato, pendente dalle sue labbra. Si rendeva conto che il sentimento che stava crescendo tra loro era pericoloso, ma non le importava. Adesso, le importava solo di stare con lui, godersi la vacanza, godersi finalmente l’amore, la vita che aveva sempre desiderato.

 

 

 

Poi Sergio si innamorò perdutamente di lei e le chiese di rimanere a Napoli con lui, di venire in vacanza con lui, di non partire più. Ma Amanda si rendeva conto di non poter fare niente del genere. Era innamorata di lui fino al midollo, ma sapeva, in cuor suo, di aver mentito a Sergio sulle cose più importanti, le sue origini e la sua identità. Su cosa si basa un rapporto d’amore se non sulla fiducia? Amanda aveva soltanto ingannato Sergio, facendogli credere di essere quella che non era. Solo in una cosa non aveva mentito, e cioè il suo amore.

In preda alla disperazione, non le restava altro che chiedere aiuto ad Eva. Era la sola persona che potesse realmente aiutarla ad uscire da quel guaio.

Quando Eva seppe che Amanda non aveva ancora interrotto i rapporti con Sergio e che anzi, aveva continuato a vederlo e che ormai erano arrivati al punto di non ritorno, andò su tutte le furie. Iniziò a sbraitare cose sconnesse sulle regole, i segreti e la vita ormai rovinata per sempre.

C’era una sola cosa da fare, ed in fretta: Amanda doveva andare via.

Era difficile, ma Amanda si caricò del coraggio necessario e disse a Sergio che non l’amava più. Non sapeva da dove avesse preso quel coraggio, né se l’avesse realmente avuto o era l’amore per lui, la vergogna per avergli mentito a fare le sue veci. Sergio scoppiò in lacrime, supplicò Amanda si spiegarsi, di dargli delle risposte, di dirgli di più. Ma non ci fu niente da fare, Amanda aveva ormai fissato la data della partenza una settimana dopo, con il cuore ormai morto.

 

 

 

Il controllo della situazione era tutto nelle mani di Eva. Suo padre stava preparando l’occorrente per la partenza anticipata di Amanda mentre quest’ultima era chiusa nella sua camera, in lacrime di dolore.

Sergio non si arrendeva.

Ogni giorno bussava alle loro porte, gridava, si disperava, cercava di entrare in casa chiedendo di Amanda. Eva non lo sopportava. Gli gridava dalla finestra di andarsene, dicendo che Amanda ormai se n’era andata. Ma lui non ci credeva, e stava giorno e notte appostato là, dietro il muretto, e aspettava che lei uscisse.

Ma lei non usciva, e quando lo sentiva gridare piangeva ancora di più, nascondendo la testa sotto il cuscino.

Poi iniziò a scrivere delle lettere.

Le infilava ogni sera nella cassetta della posta e poi aspettava che qualcuno venisse a prenderle. Quel qualcuno era sempre Eva.

Sapeva che non avrebbe dovuto leggerle, ma la tentazione era troppo forte. Amanda aveva ancora alcuni giorni da passare in casa sua, avrebbe potuto bussare alla sua porta e consegnarle quelle lettere. Le avrebbe conservate in ricordo di Sergio, là dove sarebbe andata.

E invece Eva non lo fece.

Lesse la prima lettera, la seconda, la terza. Erano appassionate lettere d’amore che imploravano Amanda di tornare, dove raccontava il suo dolore e il suo tormento.

Eva sapeva di fare una cosa sbagliata non consegnando le lettere alla destinataria, ma si nascondeva dietro un brutto alibi, quello della protezione. Doveva proteggere Amanda da quel malsano amore, dunque era meglio se quelle lettere lei non le avesse mai lette.

Erano tutte firmate “Calibri”, come il nome del principe del regno di Amanda, sul quale lei raccontava molte storie. Eva era commossa da tutto quell’amore, ma più si commuoveva e più si convinceva che quelle lettere dovevano essere conservate lontano da Amanda.

Le chiuse così nel cassetto della sua scrivania e disse a Sergio che Amanda le aveva strappate tutte senza neanche leggerle, indignata.

Il tono di Eva era così serio che lui ci credette.

Qualche giorno dopo, Amanda partì.

 

 

 

 

Anche dopo la partenza di Amanda, Sergio continuava a gironzolare per quei posti, chiedendosi dove fosse, con il cuore spezzato dopo aver saputo la fine che quelle lettere avevano fatto, ma chissà perché, non riusciva ad allontanarsi da quella casa.

Tutto cominciò un giorno che Eva era sola in casa e lui entrò di nascosto, si arrampicò sul muro e balzò in camera sua. Lei era lì, che dormiva.

Gli prese una stretta al cuore per quanto le pareva dolce, ma bastò che spostasse la sedia per sedersi che lei si svegliò, urlò, lo minacciò di chiamare la polizia, ma alla fine non fece niente del genere. Si misero a parlare di Amanda, Eva gli diceva di dimenticarla, perché ormai se n’era andata via per sempre.

Sergio le chiese se poteva tornare, ma lei gli disse di no.

Lui non l’ascoltò, e tornò lo stesso, tornava la sera, quando Eva era sola nella sua camera e suo padre chissà dove, nella grande casa.

All’inizio era tutto difficile perché loro erano diversi, lei era ricca e viziata, frequentava persone altolocate e snob, mentre lui era povero, lavorava per pagarsi gli studi e non aveva mai un soldo.

Era difficile perché finivano quasi sempre a parlare di Amanda, era difficile perché inspiegabilmente si capivano, perché Sergio pensava che Eva fosse bellissima, difficile perché stava dimenticando il passato, stava guarendo dalla follia d’amore che l’aveva preso durante l’estate.

Se con Amanda si sentiva come trasportato in un mondo favoloso ed impossibile, con Eva si sentiva fin troppo reale, i suoi occhi erano reali e lo tenevano inchiodato alla realtà, il suo tono duro che lo colpiva, le sue mani che lo indagavano, i suoi baci che lo mandavano fuori di testa.

Era successo che s’erano innamorati, così, come la mattina il sole sorge, come l’acqua che scorre nei fiumi, con la naturalità dell’universo. Come la promessa di Sergio fatta in un momento di rabbia e dolore, la promessa di innamorarsi di nuovo, la promessa di un amore vero.

 

 

 

 

Eva non si era mai innamorata prima d’allora, né credeva che avrebbe mai potuto innamorarsi proprio di lui. Cosa fare adesso? Lasciare che le cose andassero avanti, provare ad essere felice, dimenticare quello che aveva fatto, fingendo che lei potesse essere per Sergio tutto quanto Amanda non era mai stata e non avrebbe mai potuto essere? Forse avrebbe dovuto farlo, provare ad essere felice con Sergio dicendogli tutta la verità, sperando che lui la perdonasse? No, era impossibile. Non poteva mentire al ragazzo che amava, ma non poteva dirgli la verità. Così, nonostante la loro storia clandestina andasse avanti già da alcuni mesi, tra lunghe chiacchierate notturne, lettere e messaggi nascosti, Eva decise di darci un taglio. Non avrebbe mai voluto dire addio all’unica persona con quale si sentiva se stessa, l’unica alla quale aveva raccontato del dolore dopo la morte di sua madre, l’unica che la faceva sentire viva, ma doveva farlo. Era necessario che lo facesse. Così si riappropriò della freddezza e della scontrosità e chiuse la finestra a Sergio, che ci mise molto poco a recepire il messaggio.

Non le chiese spiegazioni e non si fece più vedere.

 

 

 

 

 

Due anni dopo

 

Erano passati ormai due anni e Amanda li aveva passati nella sua biblioteca, mentre il cuore e la mente erano fissi ad un lontano momento del passato, quando aveva incontrato quello che era stato il breve amore della sua vita. Non le importava più di leggere storie, di sedersi sugli alti scaffali, nemmeno di parlare con Calibri gl’importava. Aveva passato tutto quel tempo in solitudine, fingendo di essere tornata ad essere la stessa di sempre, con le solite occupazioni e i soliti pensieri, ma non era così. Quando era notte, ripensava a Sergio e a tutto quello che avevano passato insieme, a quanto era stato intenso e breve il loro amore.

Si odiava per averlo lasciato senza una motivazione, senza nemmeno convincere se stessa, ma sapeva che era quello il suo bene, adesso. Chissà, forse si era rifatto una vita, aveva incontrato nuove persone, aveva dei nuovi amori. Molto probabilmente l’aveva dimenticata, e con lei tutte le loro passeggiate, i loro baci, i racconti su Calibri.

Tutto.

E adesso che si avvicinava il momento per Calibri, Ariel e Lara di andare sulla Terra, i pensieri su Sergio erano sempre più frequenti, così come la sua gelosia. Lara non faceva altro che blaterare su quanto si sarebbe divertita, mentre Ariel le lanciava sguardi significativi, come se le chiedesse di smetterla, di non parlare davanti a lei. Ariel si accorgeva che Amanda soffriva a sentire quei discorsi. Amanda aveva tentato di stroncare l’entusiasmo di Lara sulle bellezze della Terra, ricordandole la regola più importante, ovvero non innamorarsi di nessuno. Per spingere Lara a pensarci su, le raccontò la storia di una fata che fu costretta ad abbandonare il suo amore per aver infranto le regole.

Ma ad ogni modo, si era già arresa all’evidenza, i suoi amici sarebbero partiti mentre lei sarebbe rimasta lì, nella biblioteca, a vegetare.

Solo all’ultimo momento, Calibri le disse che avrebbe intercesso per lei permettendole di fare un secondo viaggio. Non era una cosa concessa a tutti, per questo Amanda si sentì molto fortunata quando la risposta fu affermativa.

Sarebbe tornata.

Avrebbe rivisto Napoli, Francesco, Eva… ma non Sergio. Oh no, lui non poteva rivederlo, non poteva nemmeno sapere che era tornata. Se gli fosse venuto in mente di parlarle, di cercarla, cosa sarebbe successo? Avrebbe nuovamente messo a repentaglio la vita di Eva, che l’aveva protetta quando Sergio assaliva la sua casa, chiedendo di lei. Già, se non fosse stato per Eva Sergio avrebbe scoperto il suo segreto e nessun abitante del Lago avrebbe potuto più andare sulla Terra. Infondo, anche se Eva si era sempre comportata in modo scontroso, sapeva che aveva un grande cuore e che forse le voleva anche un po’ di bene.

Con il cuore colmo di speranza, Amanda si apprestava a ritornare sulla Terra.

 

 

 

--

 

Calibri non poteva mantenere il suo vero nome, in quanto sulla Terra era inesistente. Per questo, prese il nome di Christian.

 

--

 

La sera della festa del diploma di Bianca, Lara si stava recando alla Festa dell’Incoronazione.

 

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La storia che Amanda ha raccontato a Lara è quella che Lara ha raccontato a Bianca dinanzi al Conservatorio.

 

--

 

E’ stato Ariel a far si che Bianca ricevesse le lettere di Sergio, nel momento in cui capì che suo fratello si era innamorato di lei. Memore della brutta avventura che Amanda aveva vissuto anni prima e convinto che l’amore, quello vero, esige rispetto, Ariel aveva studiato un piano infallibile per cui Bianca, senza volerlo, si sarebbe messa alla ricerca del mittente di quelle lettere fino a quando non avrebbe scoperto tutta la verità. Quando Calibri lo venne a sapere, non si arrabbiò, ma lo ringraziò perché sapeva che non sarebbe stato giusto abbandonare Bianca allo stesso modo in cui Amanda aveva abbandonato Sergio due anni prima.

 

--

 

Amanda ha perdonato Eva.

 

--

 

Eva è ancora innamorata di Sergio, e Sergio lo è ancora di Eva.

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo dunque giunti quasi alla fine, il prossimo capitolo sarà l'epilogo di questa storia. Ringrazio le 11 persone che la seguono e le invito a commentare per esprimere le loro opinioni, per me importantissime.

A presto,

Lara

 

 

 

  
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