Cambiamenti
Come previsto
l’attesa fu piuttosto breve, ma davvero
estenuante.
Minori stava
seduta sotto l’albero da diversi minuti, in
compagnia della sorella. Si imponeva di stare ferma, ma il suo cuore
martellava
incessantemente, inesorabilmente. Perciò la kitsune ogni
tanto si alzava,
faceva qualche passo e poi tornava a sedersi, sbuffando. Si torceva le
mani, si
guardava i piedi per poi volgere lo sguardo verso il cielo azzurro.
“Insomma
Minori, vuoi smetterla? Sei irritante!” disse
all’improvviso Miyuki, accanto a lei.
La sorellina si
voltò a guardarla. “E se non mi
scegliessero?”
L’altra
rise, prendendola in giro. “Ma se fino a un paio
d’ore fa non volevi neanche partecipare!”
“Sì,
lo so” rispose Minori, divenendo malinconica, “ma
ho
capito solo ora quanto sia unica questa opportunità. Il
Principe sceglie solo i
migliori”.
Miyuki sorrise.
“Ce la farai, sei stata bravissima”.
La sorella si
limitò a sospirare, fissando l’erba ai suoi
piedi.
All’improvviso
si avvicinò un ragazzo alto e allampanato. Era
un demone lupo giovanissimo, e sembrava estremamente agitato. Le due
sorelle si
alzarono da terra, non appena lui si fermò davanti a loro.
“S-siete
voi Minori?” chiese. Non guardava la kitsune in
viso, sembrava piuttosto essere bloccato sui suoi fianchi morbidi.
“Sì,
sono io” rispose lei, seccamente. “Hai forse
qualche
notizia da darmi?”
Miyuki sorrise.
Sapeva quanto Minori fosse infastidita da chi
fissava troppo le sue forme. Era consapevole di essere una splendida
donna, ma
allo stesso tempo ne era piuttosto imbarazzata, anche se non lo dava
mai a
vedere agli estranei. Perciò aveva risposto tanto duramente
al povero demone.
Il lupo intanto
era arrossito fino alla punta delle orecchie.
“Il G-Generale vi ha convocato al suo cospetto!”
Detto
ciò si esibì in un goffo inchino e se ne
andò. Minori
era pietrificata. “Vuole me?”
“Cosa
aspetti?” disse la sorella, “vai!”
“Sì!”
rispose pronta la kitsune, che si lanciò subito in una
corsa precipitosa attraverso il prato. In qualche secondo fu davanti a
Inu no
Taisho. Insieme a lui c’erano anche gli altri otto generali.
Suo padre Hideo si
trovava all’estrema destra, ed era visibilmente emozionato.
Il Grande Demone
Cane posò gli occhi dorati sul viso di
Minori. “La discussione è durata più
del previsto, ma la decisione finale è
unanime. Da oggi farai parte dell’esercito personale di
Sesshomaru” disse, poi
il suo sguardo cambiò, diventando tagliente come una lama.
“Se ci deluderai,
verrai severamente punita”.
“Sì,
signore”. Furono le uniche parole che Minori seppe dire.
L’emozione per avercela fatta le aveva mozzato il respiro e
ora, guardando
meglio il padre, era evidente che fino a quel momento lui aveva a
stento
trattenuto la felicità.
Non appena Inu
no Taisho congedò i generali, infatti, il
demone volpe corse incontro alla figlia e la abbracciò.
“Sono così orgoglioso
di te, tesoro mio…”
Minori
arrossì. Era raro che suo padre le mostrasse tanto
affetto davanti ad altri demoni. “Grazie,
padre…”
“Miyuki
sta per tornare a casa, vai a salutarla. Poi fila
subito a riposare, domani dovrai essere carica”.
***
Miyuki se
n’era andata da diversi minuti. Minori l’aveva
salutata, poi era rimasta in compagnia del padre.
“Sbaglio,
o ti avevo detto di riposare questo pomeriggio?”
disse Hideo ad un certo punto.
La kitsune
incrociò le braccia, imbronciata. “Non ho per
niente voglia di dormire. Piuttosto, perché non ce ne
andiamo?”
“Per
stanotte dobbiamo rimanere qui. Poi, domani mattina, tu
partirai per raggiungere la tua nuova
casa”. Il sorriso del padre non era affatto rassicurante.
“Cosa?!”
“Esatto”
disse lui, sedendosi sotto l’albero che fino a poco
prima aveva fatto ombra alle due sorelle. “Devi partire
insieme a Sesshomaru e
raggiungere la residenza del Generale a nord”.
Minori
arrossì all’improvviso. “Io, da sola?
Con Sesshomaru?”
“Sì”
rispose Hideo, che pareva non essersi accorto del
rossore che aveva invaso le guance della figlia, “il Generale
Inu no Taisho vi
raggiungerà fra qualche giorno, ma nel frattempo voi dovrete
partire per
cominciare l’addestramento”.
“A-addestramento?”
Suo padre
sorrise dolcemente. “Ti aspettavi forse che fosse
tutto facile come oggi?”
Minori si
abbandonò contro l’albero, fino a sedersi accanto
a
lui. “Certo che no. Ho solo paura di non farcela. Gli altri
guerrieri saranno
tutti molto più forti di me”.
“Ehi”
la ammonì Hideo, guardando la figlia dritto negli occhi
smeraldini, “smettila di sentirti inferiore agli altri,
perché non lo sei.
Almeno, non a tutti”.
Lei sorrise e
abbassò lo sguardo. “Sì,
d’accordo. Ci proverò,
padre”.
“Brava
la mia bambina” disse il demone con orgoglio. “Ti
do
il permesso di gironzolare qui intorno, ma promettimi che stasera
riposerai”.
Minori
tornò affettuosamente a guardarlo. “Ve lo
prometto”.
Il resto del
pomeriggio trascorse senza particolari eventi. I
generali andavano e venivano dalla radura, forse avevano affari da
sbrigare in
quella zona. Inu no Taisho non si vide mai.
La pace regnava
nel grande spiazzo d’erba e nel bosco. Mentre
il sole scendeva, i canti degli uccelli si fecero sempre più
rari, mentre
piccoli pipistrelli uscivano dalla foresta per la loro caccia notturna.
L’umidità stava man mano prendendo possesso di
ogni cosa. Il profumo dell’erba
umida arrivava a ondate alle narici della giovane volpe.
Nel sottobosco,
qualche animale su muoveva, attento a non far
troppo rumore. Non era saggio attirare l’interesse di qualche
demone affamato.
Minori intanto
continuava ad osservare il padre e gli altri
generali. E come un fantasma infesta una dimora, così anche
quella radura
pareva immersa in una sorta di sinistra presenza, da una tensione che
la
kitsune non si sapeva spiegare, ma che tuttavia era chiaramente
visibile nei
volti tesi dei generali. Anche di suo padre.
Poi Minori si
trovò a pensare all’imminente viaggio in
compagnia del Principe Sesshomaru. L’idea di viaggiare da
sola con lui non era
affatto allettante, anzi era piuttosto imbarazzante.
La ragazza
già si immaginava come sarebbe stato: un viaggio
breve ma estremamente pesante, che si sarebbe svolto in un silenzio
teso e
impenetrabile. Certo, Sesshomaru era la personificazione del silenzio,
e se
apriva bocca lo faceva solo per dire qualcosa di beffardo e pungente.
Era un
individuo freddo e davvero noioso.
Isterico,
pensò
Minori, e rise fra sé e sé.
E proprio fra
questi pensieri, la kitsune si addormentò,
sotto quell’albero a cui ormai si era affezionata. Il buio
era ormai totale,
mentre il profumo dell’amata sorella aleggiava ancora lieve,
nell’aria.
***
Minori si
svegliò presto, all’alba, accoccolata ai piedi
dell’albero. Le sembrava di aver dormito solo pochi minuti,
tanto si sentiva
frastornata. Almeno non aveva i vestiti bagnati, cosa strana,
poiché quella
notte era stata piuttosto umida. Le gocce di rugiada appesantivano i
teneri
fili d’erba, testimonianza che quella notte doveva essere
stata anche piuttosto
fresca.
Tuttavia la
kitsune non aveva freddo. Le ci volle qualche
secondo, ma infine si accorse che qualcuno, quella notte, le aveva
messo
addosso una coperta.
“Cos…quanto
ho dormito?” chiese la volpe, più a se stessa che
a qualche interlocutore.
“Parecchio”
rispose invece una voce, “vista la tua pigrizia,
direi che il tuo addestramento non è cominciato molto
bene”.
“Ma
come ti permetti?!” sbottò Minori, volgendosi
verso la
fonte della voce. Era Sesshomaru.
“P-perdonatemi,
Sesshomaru-sama, non volevo mancarvi di
rispetto!” disse automaticamente la ragazza. Ci mancava solo
che perdesse
l’incarico il giorno dopo che l’aveva ottenuto.
Il Principe non
la guardava. Stava in piedi poco lontano da
lei. “Non capisco come abbia potuto mio padre provare pena
per una sciocca
kitsune come te. Doveva lasciarti congelare” disse beffardo,
dirigendosi verso
il centro della radura.
Per Minori fu
come ricevere uno schiaffo. Quel dannato
damerino…come aveva osato rivolgersi a lei in quel modo?!
Adesso sarebbe andata
da lui e gliene avrebbe dette quattro. Poi mise in moto il cervello. Il
principe aveva davvero detto mio padre?
Inu no Taisho le aveva messo addosso quella coperta, impietosito?
E
così, la kitsune rinunciò subito ad insultare il
suo
comandante. A pensarci meglio, non ne avrebbe ricavato nulla. Si
alzò,
sconfortata al pensiero della tremenda figuraccia che aveva fatto, e
seguì
mestamente Sesshomaru.
Al centro dello
spiazzo si trovavano Inu no Taisho e Hideo,
che parlavano fra loro a voce bassa. Erano ancora tesi, come la sera
prima.
Appena Minori si avvicinò insieme a Sesshomaru si zittirono,
e il demone volpe rivolse
alla ragazza.
“Sei
pronta?” chiese, sorridendo. Poi la scrutò meglio.
“Ehi,
sei sicura di stare bene? Sembra quasi che ti sia appena
svegliata”.
La kitsune
arrossì e distolse lo sguardo. “Non preoccupatevi
padre, sto benissimo”.
Inu no Taisho
guardò Sesshomaru con fare molto autoritario.
“La situazione sembra essersi equilibrata, ma devi tenerti
pronto. Raggiungi
velocemente la mia dimora e comincia subito l’addestramento
de Minori. Conto
molto sulla forza della tua scorta”. Detto questo
spostò lo sguardo dorato e
profondo sulla giovane volpe, che si ricompose all’istante.
“State
pur certo che non fallirò, padre” disse
Sesshomaru, la
cui voce era diventata seria e profonda. In effetti somigliava
parecchio al
genitore.
“Allora
buon viaggio” aggiunse Hideo, e abbracciò la
figlia.
“Fatti valere”.
“Certo,
padre” rispose la kitsune in un sospiro.
Nel giro di
qualche minuto, Sesshomaru e Minori si
inoltrarono nel bosco, dirigendosi verso nord.
Correvano,
filando agili fra gli alberi. Il principe era
estremamente veloce e la kitsune faticava a tenere il passo, ma lei non
si
arrese e lo seguì senza fiatare.
Attraversarono
in un lampo la foresta e presto furono in un
enorme prateria. La temperatura cominciava già a cambiare, e
nonostante il sole
si stesse alzando nel cielo limpido, una brezza fresca sferzava le
guance di
Minori. La giovane volpe non era abituata a temperature troppo rigide,
ma non
aveva intenzione di mollare. Seguiva Sesshomaru quasi come un segugio.
Il daiyokai
intanto proseguiva imperterrito. Se doveva
sbrigarsi a cominciare l’addestramento della kitsune, tanto
valeva che
cominciasse subito. Per questo la stava mettendo alla prova, correndo
ad
un’andatura che per un comune yokai sarebbe stata
impossibile, in genere.
Minori rispondeva bene a questo esercizio, e teneva il passo senza
lamentarsi,
tuttavia Sesshomaru era convinto che presto avrebbe ceduto.
Invece non fu
così.
Quando giunsero
alla dimora del Generale Inu no Taisho, il
sole era appena arrivato al suo culmine. Sesshomaru notò con
lieve sorpresa che
Minori aveva corso accanto a lui tutto il tempo, ma non diede a vedere
il suo
stato d’animo. Era stata solo fortuna, e lui era convinto che
entro un paio di
giorni la kitsune avrebbe ceduto.
Dal canto suo,
Minori era esausta, ma estremamente
soddisfatta. Voleva fare un bagno e soprattutto voleva mangiare
qualcosa, ma la
stanchezza non riusciva a spegnere la scintilla di orgoglio che si era
accesa
dentro di lei. Era certa di aver rimediato alla brutta figura che aveva
fatto all’alba.
I suoi pensieri
vennero interrotti da Sesshomaru, che si
rivolse a lei ma come sempre non la guardava. “La tua stanza
è già pronta. Un
altro membro della scorta ti mostrerà dove si
trova”. Detto questo, si ritirò
nelle sue stanze.
Minori rimase
lì, impalata. Un altro membro? Quindi erano
tutti lì, e lei era l’ultima arrivata.
Chissà perché, ma la kitsune pensò che
non sarebbe stato affatto facile l’addestramento. Si sedette
sui gradini della
veranda e osservò il paesaggio.
Tutto era verde
e rigoglioso, ma la temperatura era piuttosto
rigida, molto diversa da quella che si trovava nei suoi territori,
più a sud.
Anche il bosco intorno al palazzo sembrava più silenzioso.
Solo il ritmo
regolare dei colpi di un picchio rompeva quel silenzio surreale. Il
profumo dei
pini era intenso e inebriante, il rumore del vento lieve e carezzevole.
Era un
luogo incantevole.
Minori volse
l’attenzione verso un rumore diverso, che faceva
da sfondo a tutto il paesaggio. Si alzò e guardò
verso nord, e si accorse che
di lì ad alcuni metri si trovava un precipizio. Nemmeno si
era accorta di
essere salita tanto. La kitsune si avvicinò al dirupo,
attenta a non sporgersi
troppo. In fondo, a valle, si scorgeva un piccolo villaggio: piccole
volute di
fumo uscivano dai comignoli e si disperdevano nell’aria.
Dall’altra parte, ancora
montagne, altissime e impervie, dalle cime innevate.
La ragazza era
ammaliata da quel posto, tanto splendido e
maestoso nel suo silenzio assoluto. Simile a Inu no
Taisho…tanto simile a
Sesshomaru.
Scosse la testa
all’improvviso. Ma che andava a pensare? Sesshomaru
non era maestoso. Era viziato e molto sgarbato.
“Anche
tu sei incantata da questo posto? Tutti reagiscono
così la prima volta”.
Minori fece un
piccolo sobbalzo e si allontanò dal dirupo. “Ti
pare il caso di sorprendere qualcuno che si trova sull’orlo
di un precipizio?”
Il demone che
aveva parlato rise. “Scusa. Hai ragione”.
La kitsune,
passato lo spavento, lo guardò meglio. Il ragazzo
aveva occhi azzurri, capelli neri raccolti in una coda e
un’armatura molto
leggera. Della pelliccia ricopriva spalle, fianchi e stinchi. Un demone
lupo.
“Oh
no, un altro?” disse Minori, esprimendo ad alta voce i
suoi pensieri.
“Un
altro cosa?” chiese il lupo, confuso.
La kitsune
arrossì. Quella era proprio la giornata delle
figuracce. “N-no, non farci caso! Stavo aspettando qualcuno
che mi portasse
nella mia stanza”.
Il demone
sorrise. “Sono io. Il mio nome è Taro, giovane
capo
della tribù Yoro. Piacere di conoscerti!”
***
L’angolo
dell’autrice:
Salve a tutti! Chiedo
scusa per il ritardo dell’aggiornamento, sto lavorando molto
e tra l’altro partecipo
ad un paio di contestXD…comunque eccomi qui! Spero che
abbiate gradito il
capitolo, dal prossimo comincerò a introdurre la storia
principale, che sta
prendendo forma nella mia testolina. Credetemi, sto facendo dei
collegamenti
assurdi, quasi non ci sto più dietro! Che dire? Mi auguro
ancora che abbiate gradito…in
ogni caso sono nelle vostre mani, ditemi che ne pensate! ^^ Kitsune