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Autore: Kitsune Blake    24/11/2011    3 recensioni
Questa storia può essere considerata uno spin-off de “La radura”. Rispetto a quest’ultima è cronologicamente collocata prima. Comunque non è necessario leggere l’altro racconto per comprendere questo, che si concentra su Sesshomaru e Minori, una kitsune creata nel giro di pochi secondi dalla mia mente contorta e inserita a partire dal decimo capitolo della storia fra Inu no Taisho e Izayoi. Spero che possiate gradire!
Dal capitolo 3:
La kitsune non poté fermare una lacrima che le percorse delicatamente la guancia, per poi cadere silenziosa sul pavimento di legno.
“Eccomi!” esclamò all’improvviso la voce di Taro, che era appena entrato portando fra le braccia una bacinella di legno colma d’acqua. “Ehi, stai piangendo?”
Minori si asciugò in fretta la guancia. “No, ma che dici?” ribatté, accennando un sorriso. Vide il demone lupo scrollare le spalle e sedersi accanto a lei, per poi posare a terra il recipiente.
“Se lo dici tu…ti ho portato un po’ d’acqua fredda, per alleviare il dolore. Posso?” chiese, tenendo già fra le mani un panno bagnato. Era lievemente rosso in viso.
[ Storia temporaneamente sospesa per revisione e riscrittura dei capitoli ]
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Racconti dalle terre dell'Ovest'
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Cambiamenti

 

Come previsto l’attesa fu piuttosto breve, ma davvero estenuante.

Minori stava seduta sotto l’albero da diversi minuti, in compagnia della sorella. Si imponeva di stare ferma, ma il suo cuore martellava incessantemente, inesorabilmente. Perciò la kitsune ogni tanto si alzava, faceva qualche passo e poi tornava a sedersi, sbuffando. Si torceva le mani, si guardava i piedi per poi volgere lo sguardo verso il cielo azzurro.

“Insomma Minori, vuoi smetterla? Sei irritante!” disse all’improvviso Miyuki, accanto a lei.

La sorellina si voltò a guardarla. “E se non mi scegliessero?”

L’altra rise, prendendola in giro. “Ma se fino a un paio d’ore fa non volevi neanche partecipare!”

“Sì, lo so” rispose Minori, divenendo malinconica, “ma ho capito solo ora quanto sia unica questa opportunità. Il Principe sceglie solo i migliori”.

Miyuki sorrise. “Ce la farai, sei stata bravissima”.

La sorella si limitò a sospirare, fissando l’erba ai suoi piedi.

All’improvviso si avvicinò un ragazzo alto e allampanato. Era un demone lupo giovanissimo, e sembrava estremamente agitato. Le due sorelle si alzarono da terra, non appena lui si fermò davanti a loro.

“S-siete voi Minori?” chiese. Non guardava la kitsune in viso, sembrava piuttosto essere bloccato sui suoi fianchi morbidi.

“Sì, sono io” rispose lei, seccamente. “Hai forse qualche notizia da darmi?”

Miyuki sorrise. Sapeva quanto Minori fosse infastidita da chi fissava troppo le sue forme. Era consapevole di essere una splendida donna, ma allo stesso tempo ne era piuttosto imbarazzata, anche se non lo dava mai a vedere agli estranei. Perciò aveva risposto tanto duramente al povero demone.

Il lupo intanto era arrossito fino alla punta delle orecchie. “Il G-Generale vi ha convocato al suo cospetto!”

Detto ciò si esibì in un goffo inchino e se ne andò. Minori era pietrificata. “Vuole me?”

“Cosa aspetti?” disse la sorella, “vai!”

“Sì!” rispose pronta la kitsune, che si lanciò subito in una corsa precipitosa attraverso il prato. In qualche secondo fu davanti a Inu no Taisho. Insieme a lui c’erano anche gli altri otto generali. Suo padre Hideo si trovava all’estrema destra, ed era visibilmente emozionato.

Il Grande Demone Cane posò gli occhi dorati sul viso di Minori. “La discussione è durata più del previsto, ma la decisione finale è unanime. Da oggi farai parte dell’esercito personale di Sesshomaru” disse, poi il suo sguardo cambiò, diventando tagliente come una lama. “Se ci deluderai, verrai severamente punita”.

“Sì, signore”. Furono le uniche parole che Minori seppe dire. L’emozione per avercela fatta le aveva mozzato il respiro e ora, guardando meglio il padre, era evidente che fino a quel momento lui aveva a stento trattenuto la felicità.

Non appena Inu no Taisho congedò i generali, infatti, il demone volpe corse incontro alla figlia e la abbracciò. “Sono così orgoglioso di te, tesoro mio…”

Minori arrossì. Era raro che suo padre le mostrasse tanto affetto davanti ad altri demoni. “Grazie, padre…”

“Miyuki sta per tornare a casa, vai a salutarla. Poi fila subito a riposare, domani dovrai essere carica”.

***

Miyuki se n’era andata da diversi minuti. Minori l’aveva salutata, poi era rimasta in compagnia del padre.

“Sbaglio, o ti avevo detto di riposare questo pomeriggio?” disse Hideo ad un certo punto.

La kitsune incrociò le braccia, imbronciata. “Non ho per niente voglia di dormire. Piuttosto, perché non ce ne andiamo?”

“Per stanotte dobbiamo rimanere qui. Poi, domani mattina, tu partirai per raggiungere la tua nuova casa”. Il sorriso del padre non era affatto rassicurante.

“Cosa?!”

“Esatto” disse lui, sedendosi sotto l’albero che fino a poco prima aveva fatto ombra alle due sorelle. “Devi partire insieme a Sesshomaru e raggiungere la residenza del Generale a nord”.

Minori arrossì all’improvviso. “Io, da sola? Con Sesshomaru?”

“Sì” rispose Hideo, che pareva non essersi accorto del rossore che aveva invaso le guance della figlia, “il Generale Inu no Taisho vi raggiungerà fra qualche giorno, ma nel frattempo voi dovrete partire per cominciare l’addestramento”.

“A-addestramento?”

Suo padre sorrise dolcemente. “Ti aspettavi forse che fosse tutto facile come oggi?”

Minori si abbandonò contro l’albero, fino a sedersi accanto a lui. “Certo che no. Ho solo paura di non farcela. Gli altri guerrieri saranno tutti molto più forti di me”.

“Ehi” la ammonì Hideo, guardando la figlia dritto negli occhi smeraldini, “smettila di sentirti inferiore agli altri, perché non lo sei. Almeno, non a tutti”.

Lei sorrise e abbassò lo sguardo. “Sì, d’accordo. Ci proverò, padre”.

“Brava la mia bambina” disse il demone con orgoglio. “Ti do il permesso di gironzolare qui intorno, ma promettimi che stasera riposerai”.

Minori tornò affettuosamente a guardarlo. “Ve lo prometto”.

Il resto del pomeriggio trascorse senza particolari eventi. I generali andavano e venivano dalla radura, forse avevano affari da sbrigare in quella zona. Inu no Taisho non si vide mai.

La pace regnava nel grande spiazzo d’erba e nel bosco. Mentre il sole scendeva, i canti degli uccelli si fecero sempre più rari, mentre piccoli pipistrelli uscivano dalla foresta per la loro caccia notturna. L’umidità stava man mano prendendo possesso di ogni cosa. Il profumo dell’erba umida arrivava a ondate alle narici della giovane volpe.

Nel sottobosco, qualche animale su muoveva, attento a non far troppo rumore. Non era saggio attirare l’interesse di qualche demone affamato.

Minori intanto continuava ad osservare il padre e gli altri generali. E come un fantasma infesta una dimora, così anche quella radura pareva immersa in una sorta di sinistra presenza, da una tensione che la kitsune non si sapeva spiegare, ma che tuttavia era chiaramente visibile nei volti tesi dei generali. Anche di suo padre.

Poi Minori si trovò a pensare all’imminente viaggio in compagnia del Principe Sesshomaru. L’idea di viaggiare da sola con lui non era affatto allettante, anzi era piuttosto imbarazzante.

La ragazza già si immaginava come sarebbe stato: un viaggio breve ma estremamente pesante, che si sarebbe svolto in un silenzio teso e impenetrabile. Certo, Sesshomaru era la personificazione del silenzio, e se apriva bocca lo faceva solo per dire qualcosa di beffardo e pungente. Era un individuo freddo e davvero noioso.

Isterico, pensò Minori, e rise fra sé e sé.

E proprio fra questi pensieri, la kitsune si addormentò, sotto quell’albero a cui ormai si era affezionata. Il buio era ormai totale, mentre il profumo dell’amata sorella aleggiava ancora lieve, nell’aria.

***

Minori si svegliò presto, all’alba, accoccolata ai piedi dell’albero. Le sembrava di aver dormito solo pochi minuti, tanto si sentiva frastornata. Almeno non aveva i vestiti bagnati, cosa strana, poiché quella notte era stata piuttosto umida. Le gocce di rugiada appesantivano i teneri fili d’erba, testimonianza che quella notte doveva essere stata anche piuttosto fresca.

Tuttavia la kitsune non aveva freddo. Le ci volle qualche secondo, ma infine si accorse che qualcuno, quella notte, le aveva messo addosso una coperta.

“Cos…quanto ho dormito?” chiese la volpe, più a se stessa che a qualche interlocutore.

“Parecchio” rispose invece una voce, “vista la tua pigrizia, direi che il tuo addestramento non è cominciato molto bene”.

“Ma come ti permetti?!” sbottò Minori, volgendosi verso la fonte della voce. Era Sesshomaru.

“P-perdonatemi, Sesshomaru-sama, non volevo mancarvi di rispetto!” disse automaticamente la ragazza. Ci mancava solo che perdesse l’incarico il giorno dopo che l’aveva ottenuto.

Il Principe non la guardava. Stava in piedi poco lontano da lei. “Non capisco come abbia potuto mio padre provare pena per una sciocca kitsune come te. Doveva lasciarti congelare” disse beffardo, dirigendosi verso il centro della radura.

Per Minori fu come ricevere uno schiaffo. Quel dannato damerino…come aveva osato rivolgersi a lei in quel modo?! Adesso sarebbe andata da lui e gliene avrebbe dette quattro. Poi mise in moto il cervello. Il principe aveva davvero detto mio padre? Inu no Taisho le aveva messo addosso quella coperta, impietosito?

E così, la kitsune rinunciò subito ad insultare il suo comandante. A pensarci meglio, non ne avrebbe ricavato nulla. Si alzò, sconfortata al pensiero della tremenda figuraccia che aveva fatto, e seguì mestamente Sesshomaru.

Al centro dello spiazzo si trovavano Inu no Taisho e Hideo, che parlavano fra loro a voce bassa. Erano ancora tesi, come la sera prima. Appena Minori si avvicinò insieme a Sesshomaru si zittirono, e il demone volpe rivolse alla ragazza.

“Sei pronta?” chiese, sorridendo. Poi la scrutò meglio. “Ehi, sei sicura di stare bene? Sembra quasi che ti sia appena svegliata”.

La kitsune arrossì e distolse lo sguardo. “Non preoccupatevi padre, sto benissimo”.

Inu no Taisho guardò Sesshomaru con fare molto autoritario. “La situazione sembra essersi equilibrata, ma devi tenerti pronto. Raggiungi velocemente la mia dimora e comincia subito l’addestramento de Minori. Conto molto sulla forza della tua scorta”. Detto questo spostò lo sguardo dorato e profondo sulla giovane volpe, che si ricompose all’istante.

“State pur certo che non fallirò, padre” disse Sesshomaru, la cui voce era diventata seria e profonda. In effetti somigliava parecchio al genitore.

“Allora buon viaggio” aggiunse Hideo, e abbracciò la figlia. “Fatti valere”.

“Certo, padre” rispose la kitsune in un sospiro.

Nel giro di qualche minuto, Sesshomaru e Minori si inoltrarono nel bosco, dirigendosi verso nord.

Correvano, filando agili fra gli alberi. Il principe era estremamente veloce e la kitsune faticava a tenere il passo, ma lei non si arrese e lo seguì senza fiatare.

Attraversarono in un lampo la foresta e presto furono in un enorme prateria. La temperatura cominciava già a cambiare, e nonostante il sole si stesse alzando nel cielo limpido, una brezza fresca sferzava le guance di Minori. La giovane volpe non era abituata a temperature troppo rigide, ma non aveva intenzione di mollare. Seguiva Sesshomaru quasi come un segugio.

Il daiyokai intanto proseguiva imperterrito. Se doveva sbrigarsi a cominciare l’addestramento della kitsune, tanto valeva che cominciasse subito. Per questo la stava mettendo alla prova, correndo ad un’andatura che per un comune yokai sarebbe stata impossibile, in genere. Minori rispondeva bene a questo esercizio, e teneva il passo senza lamentarsi, tuttavia Sesshomaru era convinto che presto avrebbe ceduto.

Invece non fu così.

Quando giunsero alla dimora del Generale Inu no Taisho, il sole era appena arrivato al suo culmine. Sesshomaru notò con lieve sorpresa che Minori aveva corso accanto a lui tutto il tempo, ma non diede a vedere il suo stato d’animo. Era stata solo fortuna, e lui era convinto che entro un paio di giorni la kitsune avrebbe ceduto.

Dal canto suo, Minori era esausta, ma estremamente soddisfatta. Voleva fare un bagno e soprattutto voleva mangiare qualcosa, ma la stanchezza non riusciva a spegnere la scintilla di orgoglio che si era accesa dentro di lei. Era certa di aver rimediato alla brutta figura che aveva fatto all’alba.

I suoi pensieri vennero interrotti da Sesshomaru, che si rivolse a lei ma come sempre non la guardava. “La tua stanza è già pronta. Un altro membro della scorta ti mostrerà dove si trova”. Detto questo, si ritirò nelle sue stanze.

Minori rimase lì, impalata. Un altro membro? Quindi erano tutti lì, e lei era l’ultima arrivata. Chissà perché, ma la kitsune pensò che non sarebbe stato affatto facile l’addestramento. Si sedette sui gradini della veranda e osservò il paesaggio.

Tutto era verde e rigoglioso, ma la temperatura era piuttosto rigida, molto diversa da quella che si trovava nei suoi territori, più a sud. Anche il bosco intorno al palazzo sembrava più silenzioso. Solo il ritmo regolare dei colpi di un picchio rompeva quel silenzio surreale. Il profumo dei pini era intenso e inebriante, il rumore del vento lieve e carezzevole. Era un luogo incantevole.

Minori volse l’attenzione verso un rumore diverso, che faceva da sfondo a tutto il paesaggio. Si alzò e guardò verso nord, e si accorse che di lì ad alcuni metri si trovava un precipizio. Nemmeno si era accorta di essere salita tanto. La kitsune si avvicinò al dirupo, attenta a non sporgersi troppo. In fondo, a valle, si scorgeva un piccolo villaggio: piccole volute di fumo uscivano dai comignoli e si disperdevano nell’aria. Dall’altra parte, ancora montagne, altissime e impervie, dalle cime innevate.

La ragazza era ammaliata da quel posto, tanto splendido e maestoso nel suo silenzio assoluto. Simile a Inu no Taisho…tanto simile a Sesshomaru.

Scosse la testa all’improvviso. Ma che andava a pensare? Sesshomaru non era maestoso. Era viziato e molto sgarbato.

“Anche tu sei incantata da questo posto? Tutti reagiscono così la prima volta”.

Minori fece un piccolo sobbalzo e si allontanò dal dirupo. “Ti pare il caso di sorprendere qualcuno che si trova sull’orlo di un precipizio?”

Il demone che aveva parlato rise. “Scusa. Hai ragione”.

La kitsune, passato lo spavento, lo guardò meglio. Il ragazzo aveva occhi azzurri, capelli neri raccolti in una coda e un’armatura molto leggera. Della pelliccia ricopriva spalle, fianchi e stinchi. Un demone lupo.

“Oh no, un altro?” disse Minori, esprimendo ad alta voce i suoi pensieri.

“Un altro cosa?” chiese il lupo, confuso.

La kitsune arrossì. Quella era proprio la giornata delle figuracce. “N-no, non farci caso! Stavo aspettando qualcuno che mi portasse nella mia stanza”.

Il demone sorrise. “Sono io. Il mio nome è Taro, giovane capo della tribù Yoro. Piacere di conoscerti!”

 

***

L’angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Chiedo scusa per il ritardo dell’aggiornamento, sto lavorando molto e tra l’altro partecipo ad un paio di contestXD…comunque eccomi qui! Spero che abbiate gradito il capitolo, dal prossimo comincerò a introdurre la storia principale, che sta prendendo forma nella mia testolina. Credetemi, sto facendo dei collegamenti assurdi, quasi non ci sto più dietro! Che dire? Mi auguro ancora che abbiate gradito…in ogni caso sono nelle vostre mani, ditemi che ne pensate! ^^ Kitsune

   
 
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