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Autore: redcokehobos    24/11/2011    13 recensioni
Il pianto di mia figlia giunse alla mie orecchie in contemporanea con i suoi pensieri.
Renesmee continuava a dimenarsi tra le braccia di Rosalie, nonostante Jacob e tutto il resto della mia famiglia cercassero di calmarla.
Erano riusciti a distrarla per tutto il pomeriggio, ma in quel momento vi era solo una cosa di cui aveva bisogno.
«Vuole sua madre» mormorai, prendendo tra le mie mani quella bianca e fredda di Bella.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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L’ho scritta circa un anno fa.
E dopo aver visto Breaking Dawn ho voluto tirarla fuori.
Non ne sono completamente soddisfatta ma… Here we go.
Nel libro avremmo voluto molti più momenti così.
Speriamo nella seconda parte del film.
Buona lettura. 
 

 

 

she needs her mother.

 

 

“Era preoccupata che mi fossi persa certe cose: […]
la canzone che Edward le aveva canticchiato per cullarla, così incantevole che
Renesmee me la ripeté due volte; fui sorpresa di ritrovarmi sempre
sullo sfondo dei suoi ricordi, perfettamente immobile e piuttosto malconcia.”
 

Breaking Dawn, capitolo 23

 

Il pianto di mia figlia giunse alla mie orecchie in contemporanea con i suoi pensieri.
Renesmee continuava a dimenarsi tra le braccia di Rosalie, nonostante Jacob e tutto il resto della mia famiglia cercassero di calmarla. 
Erano riusciti a distrarla per tutto il pomeriggio, ma in quel momento vi era solo una cosa di cui aveva bisogno.
«Vuole sua madre» mormorai, prendendo tra le mie mani quella bianca e fredda di Bella, che era distesa e immobile su quel lettino da quasi due giorni. La sfiorai con le labbra. «Non vuole altro che te» continuai, sperando che potesse realmente sentirmi. «Ti prego, svegliati. Dimmi che non ho sbagliato niente, ti prego» sospirai, chiudendo gli occhi.
Non volevo perderla. Doveva rimanere con me o non me lo sarei mai perdonato.
Nostra figlia continuava a piangere, disperata. 
Nonostante l’avesse vista una sola volta, nel momento in cui le aveva dato la vita, sentiva il bisogno di averla accanto. 
Voleva fosse lei a tenerla tra le braccia, non Rosalie, Esme o chiunque altro. 
Voleva Bella. Voleva sua madre. 
Perché tra loro vi era un legame che nessuno avrebbe potuto capire o sostituire, mai e poi mai.
Era amore innato
Un legame che neanche io ero riuscito a comprendere, commettendo un grave errore.
«Vuoi fare qualcosa, non vedi che continua a piangere?»
«Oh guarda, non l’avevo notato! Sei un genio!»
«Dalla a me!»
«Non provare neanche ad avvicinarti! Ha bisogno di sua madre, non di un cane!»
«Forse ha fame, o le fa male qualcosa…»
«Idiota»
Decisi di scendere al piano di sotto per provare a consolare mia figlia – mia figlia, mi faceva ancora strano dirlo -, ignorando quei continui battibecchi. 
«Torno subito, amore mio» sussurrai, posando un bacio leggero sulla fronte di Bella. 
Erano tutti intorno al divano, dove Rosalie teneva in braccio la mia piccola. Jacob, notando la mia presenza, sia allontanò impercettibilmente da Renesmee, quasi avesse paura di farsi vedere da me così vicino a lei ma lo ignorai completamente. A lui e a tutta quell’assurda situazione ci avremmo pensato più in là io e Bella, insieme. In quel momento il mio unico pensiero era mia figlia.
«Oh, ecco papà!» esclamò Alice, allegra. Finalmente, questi due non li sopporto più, aggiunse mentalmente. 
Renesmee, così piccola ma già incredibilmente intelligente, si voltò versò di me, guardandomi con gli occhi lucidi. «Vieni qui, piccolina» le sussurrai, mentre la prendevo in braccio «Ssssh, calmati» dissi, cullandola un po’ e accarezzandole la schiena. 
Era incredibile come certi gesti venissero spontaneamente. Mi ricordai di quando mi innamorai di Bella e alcuni gesti, così umani, con lei erano ricominciati a riaffiorare con naturalezza. Renesmee si calmò, mi guardò - gli occhietti dello stesso colore di quelli di Bella - e poggiò una manina sulla mia guancia per trasmettermi un suo pensiero che avevo le avevo letto nella mente: voleva la sua mamma.
«Anch’io, amore. Anch’io» sospirai. 
Sotto lo sguardo della mia famiglia, cominciai a salire le scale, con mia figlia in braccio. Sentii i pensieri di Jacob allarmarsi immediatamente, ma fu mia madre a dargli voce. «Edward» esordì, la voce carica di preoccupazione «e se Bella si svegliasse? Non è pericoloso?»
«Non ti preoccupare, Esme» la tranquillizzò subito Alice «Non si sveglierà prima di domani» Dopo quella conferma, salii le scale ed entrai nella biblioteca, dove Bella giaceva nel letto al centro della stanza, in via di trasformazione.
«Eccoci dalla mamma» Non appena la vide, Renesmee drizzò la schiena, come di certo una bambina così piccola non avrebbe potuto mai fare. Mi posò di nuovo una mano sulla guancia, mostrandomi il suo unico ricordo con sua madre. Mi avvicinai al lettino, continuando a tenerla tra le braccia. «Visto com’è bella?» le chiesi, mentre lei continuava a fissarla incantata. Fece per posarmi di nuovo la manina sulla guancia, ma risposi subito alla sua domanda, bloccandola. «Tranquilla, si sveglierà presto» le sussurrai, le labbra poggiate sui boccoli che continuavano a crescere dello stesso colore dei miei capelli. 
Renesmee sbadigliò. Aveva sonno e di certo piangere così tanto l’aveva sfiancata. 
Cominciai a cullarla lentamente, cantandole una canzoncina che mi venne in mente al momento, su due piedi. Un po’ di note a caso. Le piaceva, la tranquillizzava. Pian piano chiuse quei magnifici occhietti color cioccolato e si addormentò, posando il capo sul mio braccio. 
Con una guancia poggiata sulla testolina riccioluta, presi la mano di Bella, sfiorandole piano il palmo. 
«L’abbiamo messa al mondo noi» mormorai «E aspettiamo solo te».

  
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