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Autore: jess_lovecat    24/11/2011    3 recensioni
Chi era quel giovane uomo così brillante e piacevole? Di sicuro non il Draco Malfoy che conosceva Hermione
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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From the Aura of Aurors

N.d.T.: dopo settimane di inattività torno con una one-shot che jess_lovecat mi ha gentilmente permesso di tradurre. La fiction, di cui potete travare l'originale a questo link, è stata scritta per la settima tornata del dmhgficexchange Divine the future with Draco and Hermione a cavallo tra il 2007 e il 2008 ed è stata nominata nella categoria Dipping the Quill in the Company Ink - Best Co-worker in occasione del terzo round del dramione_awards, svoltosi nel 2008 e di cui si può ammirare il bannerino qua di seguito.

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Se a qualcuno interessa leggere la recensione (in inglese ovviamente) della storia potrà comodamente raggiungerla  cliccando sull'immagine a fondo pagina. Un ultimo appunto: l'autrice ha deciso parecchi mesi fa di cancellare gran parte delle sue storie dal web, mantenendone on line solo una piccola parte, di cui potete trovare tutti i link nel profilo. Ha l'intenzione comunque di postare in un prossimo futuro sul suo profilo di Hawthorn&Vine, jess_lovecat.

Buona lettura,
Luxlucis

From the Auras of Aurors

Apollo, il barbagianni di Hermione, tubò sommessamente dal suo trespolo sulla finestra per avvertirla che l’automobile che stava aspettando era arrivata. La strega minuta riempì frettolosamente il suo thermos ed afferrò taccuino e chiavi prima di precipitarsi verso la porta.

La neve scricchiolava sotto i suoi piedi mentre il suo respiro si condensava nell’aria gelida e pungente della notte. Hermione si infilò i guanti e tastò le tasche del suo pesante cappotto per assicurarsi di avere con sé la bacchetta, poi scese i gradini dirigendosi in strada. L’automobile che la stava attendendo era un’anonima berlina a due porte – tipico modello fornito dal Ministero; Hermione, dopo averla raggiunta, aprì la portiera e si accomodò allegramente sul sedile del passeggero, ma quando diede la prima occhiata all’altro Auror di turno il suo umore venne violentemente abbattuto come un Asticello morto.

Gli occhi grigi di Draco Malfoy si socchiusero mentre il sorriso di benvenuto di Hermione si scioglieva come neve al sole.

“Malfoy” lo salutò, distogliendo poi lo sguardo dal mago rigidamente.

“Granger,” le rispose lui, immettendosi nel traffico dopo aver tolto il freno a mano.

Hermione immaginò che avrebbe strangolato Neville la prossima volta che l’avrebbe visto, era lui l’Auror che organizzava la scorta per Edward Appleton. Anche se ormai erano passati due anni dalla caduta di Voldemort, i Mangiamorte sopravvissuti costituivano ancora una minaccia concreta. Edward, il marito Babbano di Susan Bones, recentemente assassinata, era probabilmente in pericolo e, per qualche imperscrutabile ragione, Neville aveva scelto Draco Malfoy ed Hermione Granger per sorvegliare la casa degli Appleton durante la notte.

Un silenzio tombale si distribuì in tutto l’abitacolo mentre percorrevano lentamente le strade vuote e fangose. Hermione si innervosì, chiedendosi che cosa mai avesse posseduto Neville per assegnarle Malfoy come compagno di lavoro. A dirla tutta si era aspettata di trovare Ron.

“L’avevo detto a Paciock che era una pessima idea,” mugugnò Malfoy, usando la freccia per segnalare la svolta sinistra.

Hermione lo guardò con la coda dell’occhio; “Almeno su questo siamo d’accordo.”

Il resto del viaggio, comunque, si svolse in modo tranquillo. Fu solo quando Malfoy parcheggiò in uno spazio vuoto davanti alla residenza degli Appleton che la giovane giunse ad una sconcertante epifania.

Tu sei in grado di guidare?” chiese con gli occhi spalancati.

Malfoy sembrava crogiolarsi nell’autocompiacimento. “Mi chiedevo quando te ne saresti accorta.”

Come è potuto succedere?” disse sempre più sconvolta.

“Ore di allenamento.” le rispose lui strascicando ogni parola, poi fece un cenno indicando la casa degli Appelton; “Vuoi occuparti tu degli incantesimi di protezione oppure lo faccio io?”

Hermione rimase attonita, cercando di concentrarsi sulla sua rabbia ma fallendo miseramente al cambio repentino di argomento.

“No, ci penso io.” disse, burbera, abbassando il suo finestrino. Aveva la bacchetta nascosta nella manica del vestito, così da passare inosservata anche mentre gesticolava e blaterava in pubblico.

“Credi che dovremmo rendere invisibile l’auto?” chiese Hermione, mordendosi il labbro e sistemando lo specchietto del passeggero in modo da avere una visione decente dietro di lei, nel luogo in cui si trovava la proprietà degli Appleton.

“Dipende da qual è il nostro obiettivo. Vogliamo stanare i possibili aggressori oppure renderci visibili per spaventarli?”

Hermione era colpita: non l’avrebbe mai ammesso, tantomeno a lui, ma era molto più in gamba e capace di quanto gli avesse dato credito precedentemente.

“Abbiamo l’ordine di proteggere, ma catturare i Mangiamorte dovrebbe avere la priorità.”

Non rispose ed Hermione gli rivolse un’occhiata inquisitoria: si accorse che la stava fissando con quella che sembrava un’aria speculativa e di sufficienza.

“Non sono una vigliacca, se è quello che pensi,” ribatté seccamente.

Malfoy scosse il capo; “In effetti non lo stavo pensando.”

‘E allora cosa?’ avrebbe voluto urlargli Hermione, ma si trattenne, mordendosi la lingua, ed effettuò un incantesimo di Disillusione sull’abitacolo.

La neve cominciava a cadere, portando con sé un silenzio quasi straniante: all’interno del bozzolo della loro automobile, celata alla vista, ogni suono, ogni movimento erano enormemente amplificati. Hermione si stiracchiò la schiena e trasalì all’orrendo scricchiolio del vinile di cui erano fatti i sedili. Poteva giurare, tra l’altro, che, prima di voltarsi di scatto, Malfoy stava cercando di nascondere malamente un sorriso.

La ragazza fece in modo di sciogliere la neve accumulatasi sul suo vetro e si concentrò sulla casa che stavano sorvegliando. Una luce scintillava da una delle finestre del secondo piano. Fece per aprire la portiera, ma Malfoy la fermò posandole una mano sulla spalla.

“Aspetta, potrebbe essere Appleton.” la avvertì, scrutando con attenzione lo specchietto alla sua destra. Estrasse la bacchetta e si voltò con un po’ di fatica per dirigere un incantesimo verso la casa. Hermione seguì la traiettoria, ma non riuscì a vedere nulla.

Dopo qualche istante Malfoy si corresse; “È  Appleton.”

“…”

“Va bene, mi arrendo. Che incantesimo hai usato?”

Malfoy le sorrise malizioso, “Uno che chi ha abbandonato Divinazione a metà non potrebbe mai conoscere…”

Hermione lo stava squadrando in attesa quando finalmente le rivelò; “Ho controllato solo la sua aura. È un Babbano, indifeso e spaventato.”

“E comunque ero molto stressata.” sbottò la giovane, molto contrariata, dopo alcuni attimi.

L’occhiate snervante che le rivolse il mago sembrava volesse suggerirle ‘stai tirando fuori ancora quella storia?’. “Mi ricordo…e questo succede quando i professori mostrano troppo le loro preferenze.”

La ragazza non riuscì a nascondere la confusione che stava provando.

“Non pensi che sia stato come minimo ridicolo che i professori abbiano permesso ad una ragazzina quattordicenne di stremarsi fino all’esaurimento fisico per farle seguire più lezioni…?”

Hermione era allibita. Malfoy era davvero riuscito a infilare tanta intelligenza in una sola frase? E come faceva ad essere così ben informato?

“Non è andata proprio così,” farfugliò indignata. “Il Ministero – che cos’hai ora?” chiese, accorgendosi della smorfia improvvisa di Malfoy.

“Se è stato coinvolto il Ministero allora non mi stupisce che la sicurezza di un mago – o di una strega – sia andata a farsi benedire.”

Hermione lo scrutò come se fosse stato un nuovo ed affascinante libro di incantesimi. Chi era quel giovane uomo così brillante e piacevole? Di sicuro non il Draco Malfoy che conosceva Hermione.

“Era per motivi di ricerca, per il bene comune.”

Il ragazzo le rivolse un’occhiata severa; “Già, perché una strega Natababbana di quattordici anni è molto più sacrificabile di un Indicibile adulto.”

Dopo qualche istante Hermione si ricordò che in teoria si trovavano in servizio ed usò quindi la bacchetta per dirigere il riflesso dello specchietto direttamente verso la casa.

Non aveva mai pensato in quei termini al fallimento del suo terzo anno. Malfoy in fin dei conti aveva ragione: era stata sfruttata.

Il silenzio li avvolse di nuovo, ma questa volta più che generare imbarazzo era diventato rassicurante e confortevole. Hermione ne approfittò per versarsi una tazza di caffè fumante dal thermos mentre fissava sovrappensiero la casa degli Appleton nel suo specchietto. I suoi pensieri, risvegliati dalle memorie del terzo anno di scuola, andarono a Remus

“E se dormissimo a turno? Che ne pensi?” chiese Malfoy facendole l’occhiolino.

“Me lo sarei dovuto aspettare,” fece Hermione. Sorseggiò lentamente il suo caffè, aspettando che l’altro Auror si addormentasse per poi tirar fuori la sua borsa incantata. All’interno c’era l’intero contenuto della sua libreria; Harry e Ron la deridevano, ma solo fino ad un certo punto: sapevano benissimo quanto poteva essere utile avere la libreria di Hermione a portata di mano.

Cercò di ricordare l’esatta collocazione di ‘Rischiara il futuro’, l’unico libro sull’argomento della sua intera raccolta. La disturbava il fatto che Malfoy avesse usato con tanto successo un incantesimo che affondava le sue radici in una materia così assurda come Divinazione.

Il capitolo sull’esame dell’aura era breve ed interamente infarcito di assurdità, Hermione si ricordava chiaramente di averlo deriso quando lo aveva fatto scorrere anni prima. Trovò quasi subito quello che stava cercando.

“Candeo animus!” bisbigliò, puntando la bacchetta verso il centro della fronte di Malfoy, come da istruzioni.

Mentre un baluginio di colori cominciò ad accendersi attorno alla figura addormentata del giovane, Hermione sperò ardentemente che tutto quel movimento non lo svegliasse e solo quando si fu assicurata che non gli causava alcun effetto osò tornare al suo libro.

Turchese, giallo, verde, blu…la ragazza si mordicchiò il labbro, chiedendosi il motivo per cui i colori cambiavano così velocemente: il capitolo dava l’interpretazione a seconda della tonalità predominante, ma Malfoy non sembrava averne una.

All’improvviso il giovane si mosse, appoggiando il capo sulla spalla, e si passò una (sbrilluccicante!) mano sugli occhi, rimettendosi a dormire e provocando in Hermione un sospiro di sollievo. Il mago mormorò poi qualcosa e a quel punto la sua aura virò decisamente verso l’arancione con sprazzi di rosa tutto intorno.

Arancio significava potere e segnalava un leader deciso e capace. Hm. Inaspettato. E rosa invece voleva dire amore. Hermione ghignò mentre lesse di nuovo. Amore…? Malfoy…?

Si voltò a guardare con curiosità la forma addormentata di fianco a lei. Di chi poteva essere innamorato?

Che strano pensiero! Draco Malfoy innamorato…quel ragazzo era pieno di sorprese. Persino lui era caduto nel tranello di un’emozione così umana. Hermione arrivava quasi a provare pietà per lui: Pansy era felicemente sposata…ed ogni ragazza o donna a cui riusciva a pensare sembrava accoppiata con qualcuno. Tutto sembrava suggerirle che fosse innamorato di una persona per lui irraggiungibile e questo le faceva compatire la sua situazione ancora di più.

Il bagliore cangiante cominciò a svanire, lasciando Hermione alle sue riflessioni sul nuovo lato – terribilmente umano – di Draco Malfoy che aveva appena scoperto. Si chiese come potesse essere la sua vita. Perché era diventato Auror? Era il solo erede delle enormi fortune di una famiglia ricca sfondata e il figlio di un Mangiamorte pentito. Lo aveva fatto solo per ricostruirsi una reputazione? E soprattutto quale tipo di strega Draco Malfoy poteva trovare interessante?

La neve continuava a cadere e si accumulava velocemente. Hermione fu costretta a riscaldare con il fiato alcune parti del finestrino per riuscire a scorgere la casa.

“Tutto questo per l’incantesimo di Disillusione,” sbadigliò Malfoy, svegliandosi.

Quando il giovane allargò le braccia per stiracchiarsi, Hermione si infastidì nel notare quanto spazio sembrava occupare. 

“Cos’hai?” le chiese.

“Nulla” rispose in fretta.

“Ti sei seccata perché mi sono addormentato – è così?”

Hermione scosse la testa in un cenno di diniego, “No, no.” Perché si sentiva a disagio così all’improvviso? Era consapevole del fatto che lui la stava osservando e scelse deliberatamente di ignorarlo, fissando con ostinazione la casa degli Appleton attraverso il vetro.

“Ho fame,” annunciò Malfoy. “Tu no?”

Hermione annuì con cautela. Era sempre un rischio ammettere una debolezza con uno Slytherin. E comunque, tanto per rimanere in argomento, uno Slytherin avrebbe considerato una debolezza l’essere innamorato?

“Ho portato solo il caffè.”

“Se me ne dai un sorso ti dirò un segreto…”

La stava per caso…provocando…? Inarcò un sopracciglio, perplessa. “Ne deduco che hai superato la convinzione che i Natibabbani trasmettano le malattie,” disse infine. Cercò di mantenere un tono scherzoso, ma gli stava senza dubbio lanciando un’esca.

Quando gli allungò il thermos Malfoy lo strappò dalle sue dita senza dire una parola. Hermione attese fino a che si fu versato una tazza di bevanda fumante prima di indagare sul suo ‘segreto’.

“Ricevuto un gufo?” le chiese.

“No di certo.”

Malfoy si voltò a guardarla incuriosita; “Stai pensando a qualcosa?”

"Non riesco a capire come mai tu ti stia comportando in questo modo, come se non mi avessi odiata per più di sette anni delle nostre vite."

"Vuoi delle scuse?" sbraitò Malfoy.

"Veramente preferirei una spiegazione."

Malfoy scrollò le spalle, "Non è molto interessante."

"Beh, fa' lo stesso. Sorprendimi," azzardò Hermione, sorridendo con nervosismo. Non aveva intenzione di metterlo in imbarazzo, voleva solo cercare di comprendere le sue ragioni.

Il mago diresse la bacchetta verso il finestrino del guidatore, sciogliendo la neve che si era accumulata.

"Sono cresciuto, Granger. Sono maturato per così dire. Mi sono reso conto che le opinioni che avevo non era propriamente le mie." Le guardò poi di sottecchi. "Te l'avevo detto che non era molto interessante."

"È…notevole," gli rispose piano Hermione. Non lo avrebbe mai immaginato. "Com'è successo?"

"Suppongo sia una cosa molto personale, Granger. Non mi ero accorto che fossimo diventati così buoni amici."

"Hai ragione, mi dispiace. Sono gravemente affetta da una continua sete di conoscenza," si scusò, voltandosi poi verso il suo finestrino. La casa che stavano sorvegliando era silenziosa mentre la neve continuava a cadere.

"Chiama il tuo gufo, ti va?" le chiese Malfoy sorridendo.

Hermione gli sorrise a sua volta e fece un cenno ad Apollo, che nel giro di pochi minuti giunse sbattendo sonoramente le ali di fianco all'abitacolo, incerto su dove posarsi. Dopo aver abbassato il vetro la sua padrona allungò il braccio e non appena il finestrino si chiuse nuovamente Malfoy accese il riscaldamento.

“Posso?” chiese il ragazzo biondo tendendo la mano e appoggiando il suo caffè sul cruscotto.

“Certo,” rispose Hermione, spingendo gentilmente Apollo, che saltò pesantemente sul braccio dell’altro mago.

“Sai dov’è Malfoy Manor?”

Apollo tubò solennemente per comunicare il suo assenso.

“Vola nelle cucine e becca due volte l’elfo domestico che troverai lì. Lei saprà cosa fare – ti consegnerà un pacco che dovrai portare indietro.

Il gufo arruffò le penne in risposta, poi Malfoy rese magicamente permeabile il suo finestrino e lasciò uscire Apollo nella gelida e silenziosa notte invernale.

"Non è molto originale chiedere aiuto a casa per un pasto caldo," lo sfidò Hermione.

"No, certo. Ma è molto efficace," le rispose l'altro, con un sorriso candido sul volto.

La strega guardò il suo orologio, scoprendo che erano trascorse solo due ore e che ne mancavano altre sei prima che quello strazio avesse fine. Dopo aver tirato fuori il suo taccuino cominciò a scrivere il rapporto per Neville.

"Penso che Susan Bones sia stata l'unico obiettivo," affermò Malfoy.

"Già credo anch'io," si pronunciò distrattamente lei. "Se avessero voluto morto anche Edward sarebbe già stato aggredito. E' un Babbano indifeso."

Lo scricchiolio della penna di Hermione tenne loro compagnia fino al ritorno di Apollo, che volò energicamente fino al finestrino della ragazza trasportando un voluminoso cestino; poi, come se volesse tener d'occhio la sua padrona, si appollaiò sul sedile posteriore.

Malfoy allargò il cestino e cominciò ad estrarre una serie di piatti che ficcò in mano ad Hermione, allontanando il taccuino e cominciando a caricarli di cibo. Nel giro di qualche minuto i due Auror stavano entrambi banchettando.

La ragazza  durante il pasto cercò di osservare furtivamente il suo collega, incuriosita e sorpresa dalla sua gentilezza inaspettata.

"Non sono un dannato libro, Granger," le annunciò Malfoy improvvisamente. "Smettila di cercare di leggermi." concluse con un occhiolino che aveva tutta l'intenzione di deriderla per la sua fissazione.

"Grazie della cena," tagliò corto lei. Dopo aver pulito con la magia i suoi piatti, bicchieri e posate, li rimpicciolì e li rimise nel cestino. Per suo sommo imbarazzo si accorse anche di aver lasciato sul cruscotto il libro di divinazione, fece quindi in modo di recuperalo e di nasconderlo tra il suo sedile e la portiera, cercando di mantenere i suoi movimenti più naturali e pacati possibili.

“Che cosa stai combinando con quella robaccia ammuffita?”, le chiese Malfoy.

“Oh! Io, ehm, volevo solo controllare quell’incantesimo che hai usato con Appleton,” confessò. Si fermò cercando di nascondere quello che stava facendo e ripose il libro al suo posto originario nella borsa

Malfoy scosse la testa, “Solo tu…”

Durante il silenzio in cui erano ancora una volta piombati Hermione rifiutò cortesemente un biscottino, poi passato ad Apollo, e rinunciò ad indagare oltre i motivi misteriosi della gentilezza di Malfoy. Le stava venendo il mal di testa e dovevano passare ore intere prima che potessero tornare a casa.

“Hai degli amici Babbani?” le chiese.

“Li avevo, ma ho perso i contatti.”

“Qualcuno di loro sapeva che sei una strega?”

Dopo un momento di riflessione, Hermione scosse la testa.

“Perché no?”

“Avrebbe causato troppi problemi. Avrebbero voluto che facessi vedere qualche trucco o che risolvessi tutte le loro  questioni con la magia,” gli rispose lentamente. “Non avrebbero mai capito.”

“Avevo un amico Babbano un volta,” disse Malfoy, fissando con sguardo vacuo il paesaggio fuori dal finestrino.

“Tu – davvero?” chiese Hermione senza riuscire a nascondere l’incredulità.

Malfoy le rivolse uno sguardo sofferente, sorridendo con amarezza, “Già, lo so. Non ho mai visto mio padre così arrabbiato…” concluse scrollando le spalle. “Fece in modo che Tiger, Goyle e MacMillan passassero da casa nostra molto più spesso dopo quell’episodio.”

“Come hai fatto ad incontrare un Babbano…?” indagò Hermione con cautela.

A quel punto il sorriso di Malfoy cominciò a scaldarsi, “Mi sono allontanato da mia madre una volta che eravamo a Salisbury – l’ultima uscita per compere in una città Babbana, pensa un po’ – e mi sono perso. Un ragazzino poco più grande di me mi ha portato al distretto di polizia del Wiltshire più vicino. Mi fatto compagnia fino a quando non è venuto mio padre a recuperarmi…non mi ricordo come si chiamava…è venuto al Manor quando mio papà non c’era, ma è stata l’unica volta…”

Hermione rimase in silenzio, cercando di immaginare quanto potesse essersi infuriato Lucius Malfoy trovando suo figlio in compagnia di un ragazzino Babbano.

Come se le avesse letto nel pensiero, il giovane al suo fianco sogghignò e aggiunse, “Mio padre mi disse la stessa cosa che hai detto tu prima: ‘I Babbani non capirebbero’.” Poi ripensandoci, Malfoy storse il naso, “In realtà disse un sacco di altre cose, ma preferirei sorvolare.”

Un sorriso sbilenco si fece strada sul volto di Hermione prima che avesse il tempo di fermarsi. Poteva solo immaginare cos’altro avesse detto Lucius Malfoy a proposito dei Babbani. Incoraggiata dalla cordialità del ragazzo, osò fare la domanda che l’aveva tormentata per i sei mesi passati.

“Perché sei diventato un Auror…?”

“Tsk, tsk, Granger. Sei peggio di Rita Skeeter,” la rimproverò.

“Non sono per niente come quella vacca,” annunciò Hermione incrociando le braccia davanti al petto, mentre gli occhi di Malfoy la osservavano divertiti. “Stai cercando di evitare la domanda?” ridacchiò, dimenticando per un momento che quella era la sua nemesi dei tempi della scuola e che lo stava provocando senza ritegno.

Malfoy aveva una strana espressione che la fece tornare immediatamente seria. Lo fissò a lungo, cercando di capire a cosa stesse pensando: sembrava sofferente e in contemplazione nello stesso momento…che cosa gli stava succedendo?

“Stai bene?” gli chiese senza pensare che stava parlando con qualcuno che non meritava il suo interesse. Anche se non era sicura che fosse più il caso, comunque.

Malfoy arrossì all’improvviso e spostò risolutamente lo sguardo verso la casa. “Bene,” rispose a denti stretti.

Le sopracciglia di Hermione schizzarono fino all’attaccatura dei capelli per la sorpresa ma si scrollò di dosso la sensazione che le aveva lasciato lo strano comportamento del mago e recuperò il suo taccuino.  Ben presto si addormentò, chiedendosi che cosa mai potesse governare i repentini cambi d’umore di Malfoy.

Dopo un lungo sbadiglio, Hermione realizzò che non si trovava nel suo letto. Sbatté più volte le palpebre, cercando di capire cosa stesse guardando e perché ci fosse una spalla sotto la sua guancia, poi all’improvviso le ritornò tutto alla mente e si mise a sedere con velocità.

“Scusa,” disse. “Per quanto ho dormito?”

“Più o meno due ore,” le rispose Malfoy. “Ho finito il tuo caffè.”

“Dannazione,” bofonchiò Hermione.

“Il tuo gufo è fuori a caccia – se vuoi rimandarlo al Manor farò rabboccare il thermos.”

Hermione si strofinò il volto. “Se torna fa’ pure.”

Dopo qualche minuto di silenzio Malfoy cominciò a parlare “Sono diventato un Auror per vedere se riuscivo a farcela.”

“Capisco,” gli rispose Hermione, non sapendo cos’altro dire. Non era possibile che fosse una menzogna – era troppo noiosa per esserlo. “Ti piace fare questo lavoro?”

“Non mi dispiace,” disse Malfoy scrollando le spalle. “E comunque non è che abbia molto altro da fare.”

“Amministrare il tuo patrimonio non è un lavoro a tempo pieno…?”

“Non finché c’è mio padre a farlo.”

Hermione esitò per qualche istante prima di fare la domanda successiva; era personale quanto quelle che Malfoy aveva dribblato in precedenza. “Il fatto che tu sia diventato un Auror…come l’ha presa tuo padre?” per un momento la ragazza pensò che non avrebbe risposto, poi lo vide sogghignare.

“Mi ha quasi sbattuto fuori dal maniero, maledizione. Le cose sono un po’ più tranquille da quando mi sono trasferito in un’altra ala della casa.”

“Non avresti potuto andare a vivere per conto tuo?” cercò di obiettare Hermione.

Malfoy ridacchiò, “Un passo alla volta Granger.”

Hermione si sorprese di trovarsi a ridere così naturalmente con lui, la conversazione che stavano avendo le stava risultando davvero piacevole.

“Dato che per ora sei così amichevole, dovresti sapere che ho letto la tua aura mentre stavi dormendo prima,” azzardò lei.

Malfoy le scoccò un’occhiata di ghiaccio. “Tu sei peggio della Skeeter.”

“Per favore non paragonarmi a quella donna orrenda!” proclamò Hermione esasperata.

“…Be’ allora? Che cos’hai scoperto?” le chiese Malfoy guardingo.

“Che sei innamorato – chi è lei?” si lasciò scappare la ragazza, su di giri per l’eccitazione. La sua curiosità ridicola era probabilmente dovuta al fatto che era mortalmente annoiata e la loro discussione costituiva un valido diversivo.

Malfoy si accigliò, “Io con te di questo non parlo.”

“Perché no? Sono un terzo parere oggettivo ed una ragazza – considerami un consigliere.”

Il giovane sbuffò ed incrociò le braccia sopra al petto; “Non posso credere che tu stia ficcando il naso nella mia vita sentimentale.”

“Lei sa che…?” Hermione indagò ulteriormente.

Malfoy la guardò con la coda dell’occhio. “No.”

“Glielo dirai quindi?”

“No.”

“È sposata?”

“No.”

“Fidanzata allora?”

“No – falla finita, va bene?”

“Non essere sciocco. È troppo divertente!” ridacchiò Hermione. “Se non è occupata allora dev’essere inappropriata…questo vuol dire che la tua famiglia non approverebbe?” rifletté poi, rabbrividendo al pensiero.

“Con il tempo credo lo farebbero.”

“Malfoy, devi dirle cosa provi,” pronunciò Hermione in un sospiro.

“E perché dovrei?” replicò secco Malfoy, chiaramente irritato.

In qualsiasi caso non doveva essere troppo contrariato, dopotutto stava ancora rispondendo alle sue domande.

“Potrebbe provare le stesse cose per te.”

“È poco probabile – c’è il tuo gufo,” Malfoy fece cenno con il capo verso il finestrino della ragazza.

Apollo si appollaiò sul sedile posteriore con il suo bottino ed Hermione ne approfittò per dire al suo collega che avrebbe dovuto come minimo invitare la sua donna del mistero ad un appuntamento.

“Vedremo,” fu la replica dell’altro, che aveva tutte le intenzioni di chiudere definitivamente la conversazione.

“Bene, voglio il caffè che mi hai promesso.” disse Hermione, tendendo la mano ad Apollo. Il gigantesco uccello passò poi  tra le braccia dell’altro mago e presto fu di nuovo in volo verso le cucine di Malfoy Manor.

Un sonoro schiocco anticipò l’arrivo di Neville Paciock sul sedile posteriore della berlina. “’Giorno,” incominciò, dando una breve occhiata ai due Auror prima di sporgersi a guardare la casa degli Appleton.

“Ciao Neville”, disse Hermione, accogliendo il suo superiore.

“Tutto tranquillo vedo – e siete entrambi ancora vivi?”

Malfoy sbuffò ed Hermione colse subito l’opportunità di raccontare nel dettaglio che Edward Appleton stava dormendo e che non era successo niente di importante.

“Malfoy ed io stavamo giusto discutendo sul fatto che Susan è stata probabilmente l’unico bersaglio,” aggiunse in fretta.

Neville annuì e si girò per appoggiarsi sul sedile, “Abbiamo ricevuto varie soffiate che confermano la stessa teoria. Tanto vale che torniate a casa ora, ma vorrei comunque un rapporto scritto per domani.”

A quel punto, senza dire altro, Neville si smaterializzò. Hermione, accigliandosi, pensò che la vita era stata molto dura con i suoi amici: Neville l’Auror assomigliava solo vagamente al bambino che aveva conosciuto a scuola.

“Dunque…a casa?” si intromise Malfoy, mettendo poi in moto l’automobile.

Hermione annuì: Apollo avrebbe comunque saputo dove trovarla.

Il viaggio verso casa fu molto tranquilla; l’arrivo improvviso del suo amico l’aveva sommersa di malinconia, così quando il loro veicolo si fermò, Hermione raccolse meccanicamente le sue cose e fece per scendere.

“Granger?”

“Sì?” chiese distrattamente.

“Sembri turbata,” le disse lui.

“Un po’ sì – e sono anche molto stanca”

“Vuoi pranzare insieme a me domani e fare una chiacchierata?”

“Va bene,” gli rispose Hermione, annuendo assonnata mentre scendeva dall’auto.

Fu solo dopo aver depositato tutta la sua roba sul tavolo della cucina che si rese conto del fatto che Draco Malfoy le aveva appena chiesto un appuntamento.


accioDHR!

   
 
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