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Autore: Ziggie    25/11/2011    1 recensioni
It's never too late to mend, perchè non è mai troppo tardi per redimersi. Un'avventura per i fratelli Blues lunga una vita, ma al loro fianco non vi era solo la Banda, ma anche Ziggie. Recensite se vi va :) Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Holà compagni di blues! Sono stata molto combattuta sul titolo di questo capitolo, alla fine sono ricordi che Ziggie racconta, ma sono convinta che quello che ho scelto sia abbastanza azzeccato. Questo è una sorta di sipario sull'infanzia del trio, ma non vi fate spaventare dalle ultime battute scritte, non è finita la storia, c'è ancora così tanto da raccontare!!! Vi prometto che i prossimi capitoli sarano più copiosi :D Buona lettura, dunque ;)         

         4. Solo amici o qualcosa di più?


Nonostante l’impulsività e il carattere da leader di Jake, Elwood Blues era una persona a sé stante. Dipendeva molto dal fratello, erano inseparabili, ma, per alcuni concetti, preferiva agire in solitaria; spesso era soggetto alle prese in giro del fratello e degli altri ragazzini, soprattutto quando si parlava dell’argomento “donne” oppure quando preferiva leggersi una buona rivista di motori, piuttosto che divertirsi con gli altri, ma sembrava dare al tutto non troppo peso.

Avevamo due anni di differenza, io gli dovevo molto perché mi aveva introdotto in quel mondo, che ora chiamavo casa e, non nego che avevo una cotta spropositata per lui, ma Elwood non lo sapeva e, forse, era anche meglio così, eravamo bambini, dove volevo andare a parare?!

Un dopocena, ricordo che in tv davano la partita dei Cubs e la Pinguina aveva concesso a Curtis di trasmetterla. Sono sempre stata una fanatica del baseball e, quella sera, schizzai in dormitorio a prendere il mio cappello da tifosa: blu con la C bianca in rilievo, ma quando arrivai, trovai Elwood spaparanzato sul suo letto a sfogliare una rivista e alzai un sopracciglio, sapevo che non gli piaceva molto lo sport, ma isolarsi così!!

- Ehy, El! Che ci fai qui tutto solo? – chiesi, mentre mettevo a soqquadro le mie cose per recuperare il copricapo.

- Mi documento – mi rispose con un sorriso, facendomi segno di raggiungerlo lì, sul suo letto.

Annuì ed una volta trovato il cappello e messo in testa, lo raggiunsi – ti documenti, mmm – arricciai appena il naso, osservando la rivista, ovviamente si trattava di motori – sogni ad occhi aperti quale potrà essere la tua bimba? – chiesi ridacchiando appena. Conoscevo bene la sua passione per le auto e, forse, la temevo un po’, così come la musica, ma erano semplici paure di una ragazzina di dodici anni, che si approcciava per la prima volta al grande sentimento.

- E chi ti dice che io non l’abbia già trovata? – mi chiese in un lieve sussurro all’orecchio, dandomi poi un bacio sulla guancia.
Rimasi un po’ interdetta a quel gesto e, soprattutto, a quelle parole, così preferii buttarla sullo scherzoso. – Certo che l’hai già trovata. E’ la Caddy di Curtis! – gli diedi una piccola pacca sulla spalla – occhio a non fissarla troppo, che poi il vecchio Curt è geloso – gli sussurrai.

- Mi ritengo fortunato ad osservare un’altra bimba, allora – esclamò mantenendo quel tono allegro, ma piuttosto serio, continuando a guardarmi negli occhi e, senza occhiali da sole, faceva tutto un altro effetto!

Deglutii a vuoto, che cos’erano tutte quelle frecciatine, che colpivano dritto al cuore?!?! Che avesse la febbre?!?! Avesse preso qualche botta in testa?!?! Avesse litigato con Jake?!?! Le pensai tutte perché di certo, dopo un anno che ero là dentro, non potevo aver attirato la sua attenzione nel campo “fiamme femminili” come, ogni tanto, definiva Jake.

Sentii nell’altra sala l’inno nazionale e un Jake gasato, che mi chiamava con i suoi classici toni – Ziggie, sbrigati o ti perderai l’inizio! –
- Arrivo! – gli risposi, quasi incapace di distogliere lo sguardo da quello di Elwood, che mi sorrise, come se nulla fosse.

- Vai tifosa, gustati la partita -.

- Tu non vieni? –

- Arrivo, finisco la pagina -.

Ci sono certi casi in cui, la domanda: - chi ha creato l’amore? – viene spontanea, ma alla fine ti rendi conto che, il sentimento, è bello se  cresce con te. Questo è accaduto tra me e Elwood. Vivevamo la nostra amicizia al meglio, eravamo legati come fratello e sorella, come qualcosa di più. Ad ogni brutto sogno mi rifugiavo nel suo letto per trovare conforto; in ogni corale, pasquale o natalizia, dovevamo formare un trio con Jake, altrimenti eravamo capaci di tenere il broncio: lui mi insegnava a suonare l’armonica, io gli davo qualche dritta per scrivere qualche testo delle canzoni. Così crescemmo e giunse il momento per lui di prendere la patente, di essere già a metà liceo, i suoi sedici anni; mentre io, con i miei quattordici, lo avevo appena iniziato.

Ovviamente la scuola era quella presieduta dalle sorelle di Suor Mary, a pochi passi dall’orfanotrofio, ma, nella sua semplicità, era cento volte meglio delle comuni scuole per figli di papà metropolitani, che iniziavano a saltar fuori in quel periodo.

Nonostante, però, abitassimo sotto lo stesso tetto e andassimo a scuola insieme, Elwood e Jake, ormai, li vedevo di rado. Loro avevano messo su una Band musicale e iniziato a fare qualche serata, mentre io mi limitavo a cantare, con Curtis, nello scantinato della cucina.

Più volte il vecchio custode cercò di spingermi ad unirmi alla banda, ma io continuavo a ribadirgli che era un’idea folle, che ero troppo piccola, convinzione che rimase fino al compimento dei diciassette anni.

Quello fu un compleanno fantastico. Ricordo che Jake mi aveva cantato un happy birthday in piedi sul tavolo, ed Elwood si  era avvicinato a me con un pacchetto piuttosto grande, per una ragazzina che non era solita ricevere regali.

- Sicuro che è per me? – chiesi un po’ incerta.

- Tutto per te, bimba – mi assicurò, sorridendo.

Lo scartai e gli occhi si illuminarono alla vista di un cappello nero e di un paio di occhiali scuri, identici ai loro.

- Guarda bene – mi invitò, Jake, con un ghigno furbo.

Rigirai il cappello tra le mani e scorsi un foglietto:
“Ormai sei grande, sister, che ne diresti di entrare a far parte della banda? Firmato: Jake e Elwood”

Non ci potevo credere, era il regalo più bello che avessi mai ricevuto in tutta la mia vita. Li abbracciai forte, con le lacrime agli occhi per la gioia, dando ad ognuno un bacio sulla guancia, prima di inforcare cappello e occhiali ed indossarli.

- Quando si comincia? – chiesi vogliosa di iniziare quella nuova avventura, un vero peccato che ebbe vita breve, ma questa è un’altra storia e merita di essere raccontata successivamente. 
  
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