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Autore: MrBadCath    25/11/2011    2 recensioni
Autori: MrB feat. C (vale a dire MrBadGuy and la Cath)
Desclaimers: Niente di tutto questo è mai successo nella realtà. I Queen e le canzoni citate non ci appartengono. David è un personaggio di MrBadGuy. No infringement of copyright intended.
Note: per le note vedere Nda e Varie :D grazie.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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David


Appena passati tutti i controlli della sicurezza arrivai nella saletta d'attesa: tutti i miei colleghi chiacchieravano allegramente, come se andassimo a cogliere i fiori su una collinetta. Un tempo, forse, anche io ero dei loro, ma adesso avevo solo voglia di riposarmi un pochino, di concedermi per un attimo ai ricordi.
Li salutai con un "Salve" più composto possibile, loro mi accolsero quasi emozionati (ormai, nel panorama militare, godevo di una certa fama, spero mi intendiate).
Qualcuno, alle nostre spalle urlò:
«Hey, checca!»
Non sentendosi chiamato in causa, nessuno di noi si girò, e continuammo a parlare indisturbati.
«Generale Bowie, dico proprio a lei. Il Mr. Bowie di prima mano» mi prese in giro il Generale Finnegan.
All'improvviso collegai tutto: aveva visto me e Freddie salutarci, baciarci... Il mio cervello subì una scossa di rabbia, mi scosse tutto il corpo, tremai fino alla punta delle mani.
«Lo vedete quello con cui state parlando? È uno sporco invertito. Come li chiamate voi, quelli che si truccano e si fottono a vicenda?» chiese lui, cercando di coinvolgere gli altri, che guardavano prima lui e poi me, attoniti.
Sorrisi, ignorandolo con una certa naturalezza, e mi girai verso gli altri:
«Dicevamo?»
-Tanto più prima che poi ti ammazzo, figlio di puttana- pensai, schioccando meccanicamente le dita, una a una.
Il mio avversario non demordeva. I nervi saltarono, gli andai talmente vicino da sentirlo emanare calore. Era consapevole: sapeva contro chi si era messo.
«Ringrazia Dio che qui sia troppo affollato» gli suggerii, a denti stretti.
Non rispose, ma cominciò a camminare verso il bagno. Voleva indubbiamente che lo seguissi, e, nonostante non volessi abbassarmi al suo livello, glielo concessi.
Gli avrei cambiato i connotati una volta per tutte.
«Allora, qui non c'è nessuno» proclamò lui, allargando le braccia, con tono da spaccone
Mi avvicinai lentamente, cercava di mantenere la sua espressione da stronzo salda, ma la sua spavalderia scemava, a ogni mio passo.
Codardo.
Lo spinsi verso l'angolo, guardandolo negli occhi. A un certo punto si fermò e mi diede una spinta.
«Non mi incastri, frocio» di tutta risposta gli tirai un pugno sulla mascella, talmente forte da farlo cadere a terra.
Entrambi non ci muovemmo per cinque secondi, per quanto potesse essere una merda, non l'avrei sicuramente colpito mentre era a terra.
Si alzò e lo colpii di nuovo, ma questa volta non lo lasciai cadere, lo presi per le spalle e lo sbattei al muro.
Gli chiusi la mano attorno al collo, lo guardai negli occhi.
Non si lasciò sopraffare, mi infilò le unghie nel collo e con tutta la forza possibile tirò via la pelle.
Mi rifilò una ginocchiata proprio fra le gambe, mi piegai istintivamente, poggiando una mano sul muro.
Sgattaiolò dalle mie grinfie, all'improvviso il dolore si focalizzò sulla schiena, dove mi aveva tirato un pugno, mi girò verso di sé e mi colpì proprio sul petto.
Mi mancò il respiro.
Un secondo.
Due secondi.
Tre secondi.
Mi bastarono per atterrarlo e fargli sputare sangue, a ogni pugno il viso gli diventava sempre più tumefatto e sanguinante, a un certo punto pensai che non stesse neanche più respirando.
Mi fermai e mi appoggiai alla parete, lo guardai: il petto continuava ad alzarsi e ad abbassarsi, era vivo, buon per lui.
Pochi secondi prima di perdere completamente conoscenza prese la pistola e me la puntò contro, prima che potessi sbattere le palpebre un odore pungente di polvere da sparo si diffuse, impregnò le quattro mura che avevamo usato come ring.
Caddi a terra, sulla schiena:
-Furbo Bowie, ti sei fatto sparare da un tizio quasi morto- ironizzò la mia mente.
Inspirai profondamente, prima di cadere nell'inquieto buio, l'odore di bruciato mi trapanò le narici, per poi accompagnarmi in uno strano torpore.
   
 
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