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Autore: ilpunto    25/11/2011    1 recensioni
credo che un'auto prefazione sia una violenza al testo, alla speranza dell'autore. tuttavia quanto ho scritto è frutto di deduzione e dedizione: ho immaginato L molto prima del caso kira, L nella vita privata, i suoi legami, la sua emotività, l'ho fatto muovere a New York alle prese con l'attraente sensibilità di una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“La natura lì, aveva fatto un guizzo, saltando a piè pari ogni legge di precedenza fra capacità e talento; come sempre nella genialità, c’era qualcosa di mistico e inspiegabile.”

     La mia Africa, Blixen. 

 

 

 

Di nuovo Ryuzaki davanti la sua immensa finestra.

Di nuovo ramingo fra i suoi pensieri.

La sua mente scandagliava ripetutamente l'accaduto; veniva sommerso dall'immagine delle dita di Alice che tamburellavano sopra il tavolino, giocavano con l'accendino; gli occhi, ora concentrati sulle mani, ora sulle labbra, ora sullo sguardo.

Il ragazzo era dubbioso riguardo quanto detto di mattina, ma si accorgeva di quanto profonda fosse l'attenzione per le frasi che susseguendosi le avevano arricchivano la memoria. Si dilettava nell'immaginarla in una situazione i quali dettagli gli rimanevano ancora poco chiari. 

Contrariamente a quanto gli accadeva di solito, la sua infallibile ragione non lo portava in alcun dove, la freddezza imparziale con cui spingeva avanti teorie e motivazioni era disturbata, intiepidita dall'occhio sognate di Alice. 

Il tormento di Julien Sorel. 

Il gran pensare fu interrotto da Quillsh che entrando nella sua stanza disse: " Ryuzaki, sei tornato?"

"Si" ribatté ancora girato di schiena.

"Si" ripetè.

"che vuoi dire?"

"credo che tu abbia ragione."

"su che cosa?"

"l'altro da vivere." e aggiunse "ho solo incontrato una persona."

"incontrato?"

"Non si possono incontrare delle persone?" fece Ryuzaki quasi canzonandolo.

"ho incontrato una conoscente e ci ho fatto colazione." vuotò il sacco.

"ne sono entusiasta Ryuzaki."

"era saggio il tuo consiglio."

con l'elegante e senile lungimiranza, quillsh sorrise. "credo però ci sia qualcosa che tu debba venire a vedere."

"certamente, arrivo subito."

 

 

 

 

 

 

 

 

le cinque del pomeriggio, inglesissima ora del thè; L’anziano, riempì una panciuta teiera d'acqua bollente,selezionò i biscotti addormentati su un piattino. 

"gli inglesi mi piacciono a quest'ora." asserì Ryuzaki entusiasta.

"a te piacciono tutti, purchè si tratti di bon-bon e cioccolatini" Quillsh osservò sull'altro l'espressione timida di chi non ha risposte; progredì nel suo parlare: "Sono molto fiero di te, non pensavo che ce l'avresti fatta tanto presto." il ragazzo riprese con un tono di leggero imbarazzo. 

I baffi bianchi si mossero da destra a sinistra due volte: era un cipiglio d'orgoglio verso se stesso. Ryuzaki conoscendo perfettamente la mimica annuì, soddisfatto. Un attimo dopo chiese: " Ci sono altri biscotti?"

"Vado a prenderli"

ecco gli occhi attenti sulle minute leccornie mentre Quillsh di nuovo s'adagiava sulla massiccia poltrona; Il gentleman tentò di sapere del randez-vous mattutino. 

"ti vedo un po’ pensieroso. che hai intenzione di fare?"

"il caso è chiuso. se per te va bene, prenderei una pausa, vorrei capire."

"cosa?"

"fino a che punto arriva la mia logica. dove fallisce e perché."

"questa scelta ha qualcosa a che fare con stamattina?"

"al 77%." Rispose truffaldino.

Quillsh rimase in silenzio, "immagino che tu adesso voglia rimaner solo, per qualsiasi cosa io sono nella mia stanza"

il pupillo ripiombò nello stadio di coma cosciente che lo accompagnava spesso. 

 

 

 

Scese la sera, Ryuzaki  aveva affiancato una grossa poltrona blu alla finestra; con aria impassibile osservava la realtà concreta avvinghiarsi ai marciapiedi, alle strade. Decine di sconosciuti si affollavano fra i lampioni, alcuni raggruppati vicino le panchine, altre nei bar, decine scendevano dai taxi. immaginando di vedere Alice i lineamenti nel suo viso si mossero, quindi  avvicinò la fronte al vetro come se fosse proprio quella, la barriera a scinderlo dal mondo; scandagliò il fondo, consapevole di non poterla riconoscere da tanta altezza.

perchè aveva voluto immaginarla? era questa la domanda cui non riusciva a rispondersi; quindi richiamò tutta la sua lucidità, cercò di contenere, in una diga di logica, quella piacevole curiosità.  cos'era che gli faceva tanto effetto? si alienò tentando di scovare da dove nascesse quella curiosa distrazione. 

"Eppure,  c'è qualcosa che non va." concluse dopo poco sussurrando. 

riuscì stupirsi di quando aveva appena deciso, era la sua curiosità o un'altra cortesia all'inconsapevole Alice?

l'insieme delle sue idiosincrasie lo portarono ad aver il dubbio di voler relazionarsi con qualcuno: 

 senza schermi, nomi o ruoli, un grande spauracchio portato a fatica sulle spalle, veniva ora allontanato.

Quillsh bussò alla porta, aveva appena concluso un sonno ristoratore, portò una tazza di caffè. 

"buon mattino Ryuzaki."

"hai riposato bene?"

"squisitamente." e avvicinando la tazzina alle labbra sussurò: "i lumi della notte si sono spenti a poco a poco, e il dì giocondo si affaccia in punta di piedi sulle nebbiose cime delle montagne"  

  

"ma ce l'avete tutti con Shakespeare?"

"come?"

"niente." disse Ryuzaki svogliato, e cambiando tono: "perchè lo hai citato?"

"per la stessa ragione di Bogart, perchè sono inglese" un cipiglio d'orgoglio sincero faceva capolino sulla fronte.  "amando la mia cultura la cerco nella realtà e, in momenti come questi la trovo: quindi penso al mio compatriota, secoli fa, davanti un alba bella come questa, e del suo tempo e del suo talento, egli ha sintetizzato una forma bella come questa. lo trovo splendido."

"capisco." Ryuzaki mosse gli occhi al basso. 

"ancora rapito dal muoversi di laggiù? 

Lontanissimo dalle sue intenzioni Quillsh aveva però colpito il bersaglio.

"mi deconcentra."

"che cosa?"

"il rapporto fra le persone, il loro comunicare, lo stare assieme."

"l'uomo è un animale sociale. Lo dovresti sapere..."

Gli occhi di Ryuzaki si diressero obliqui e timorosi sulla figura di Quillsh,  mentre in lui si radicava la consapevolezza che, un dubbio s'apprestava a diventar certezza.

  
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