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Autore: Roev_Chan    26/11/2011    3 recensioni
"La musica è l'armonia dell'anima."
Roev è una studentessa del corso speciale per esorcisti. Pessimo carattere, fredda, asociale e silenziosa, quando non studia, lavora in un negozio di strumenti musicali nella città della Vera Croce, nascondendo a tutti la sua incontenibile passione: ama suonare il pianoforte. Ed è proprio questo che la farà cacciare nei guai, entrando (senza accorgersene) a far parte del sadico gioco del preside dell'Accademia, Mephisto Pheles...
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-Facciamo un patto, Roev-Chan? ♥- 
-Un patto?-
-Si, un patto! A te piace suonare il piano, no? Bhe, io ti darò la possibilità di suonarlo ogni volta che vuoi, ma in cambio dovrai sottostrami e obbedire a ogni mio ordine! Ci stai?- [...]
-D’accordo, ci sto.-
-Sapevo che potevo contrattare con te, Roev-Chan! Ma ti avverto: se smetterai di suonare, io mi prenderò la tua anima! ♥-

[cap. 4 - "Il patto"]
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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La mattina dopo era une calda domenica, e Roev avrebbe dovuto spendere la giornata in studi. Si svegliò tardi e si fece una doccia, per poi studiare fino all’ora di pranzo. Si saziò con del junk food e uscì, prendendo con sé il telefono e il portafoglio con alcuni risparmi. Aveva pensato tutta la notte a una qualche maniera per scoprire qualcosa sul conto di Mephisto, e si era ingegnata: entrò un negozio e si avvicinò subito alla teca delle action figure. Se Mephisto conosceva i Vocaloid, e li conosceva, sicuramente avrebbe apprezzato. Vide una Miku Hatsune con una gonna un po’ troppo corta, ma Mephisto odiava il blu. Lo aveva intuito dal fatto che nulla di ciò che teneva nello studio era tendente al blu, o all’azzurro. Roev spostò la sua attenzione su Luka Megurine, la Vocaloid dai capelli rosa. Rabbrividì, osservando il colore predominante dell’action figure, ricordandosi anche del marchio sul palmo. Aprì la mano e lo osservò con ribrezzo, ma doveva sopportare per attuare il suo piano, così alla fine decise di acquistarla. Uscì dal negozietto dirigendosi verso una chiesa a due passi da dove si trovava. Proprio prima di aprire il portone ed entrare, notò il cagnetto bianco. Quel goffo, ridicolo cagnetto bianco che ogni volta la seguiva.
-Ehi, ciao.- Si chinò a salutarlo –Sempre a zonzo, eh?- Il cane la guardò, parve sorriderle, scrutandola da quei due occhietti verdi. Roev lo accarezzò, e lui parve gradire il gesto –Sai che all’inizio ti consideravo proprio bruttino?- Gli parlò -Ora però più ti guardo e più sei carino. Poi il tuo pelo è così morbido…- Lo accarezzò a lungo, per poi alzarsi –Adesso devo fare una cosa, ci vediamo!- Il cagnetto rimase imbambolato a guardare la ragazza entrare in chiesa. Roev si guardò attorno, nemmeno fece il segno della croce in segno di saluto. A lei non importava niente della chiesa, per lei il Vaticano e l’Ordine dei Grigori poteva anche bruciare, il suo scopo all’accademia era chiaro e ben predisposto. Si avvicinò al contenitore dell’acqua santa e immerse la statuetta di Luka, bagnandola per bene. La avvolse in un panno per poi incartarla in un pacco, rosa pure quello. Uscì dalla chiesetta e notò il cagnetto svoltare l’angolo. Temendo che la seguisse, Roev decise di prendere una strada differente. Le era bastato farsi trascinare una volta da Amaimon per imparare il percorso per raggiungere la casa di Mephisto. Casualmente Amaimon si trovava proprio in giardino, così la aprì.
-Ciao.- Lo salutò Roev. Lui nemmeno la considerò. La ragazza rimase immobile a guardarlo curiosa. Non faceva assolutamente niente, stava immobile a mangiarsi le unghie esageratamente lunghe; poi si voltò brusco verso di lei e la prese per il braccio.
-Non mi fissare. Odio quando mi fissano.- Sibilò Amaimon. Aveva cambiato completamente espressione, da assente che era, si era fatto cattivo d’improvviso. Le stava torcendo un braccio, e la ragazza sentiva le ossa scricchiolare dal dolore. Non disse niente, non urlò, gli mollò solo un forte pugno in piena faccia. Un rivolo di sangue scese dal naso di Amaimon. Il ragazzo la lasciò andare, ma era pronto per sferrarle una specie di sberlone, quando una mano lo bloccò.
-Amaimon, contieniti! Non con gli ospiti.- Lo ammonì Mephisto. Si fissarono in cagnesco per un po’, poi il verde si passò una mano sul naso, e, vedendo sangue, si irrigidì –Andiamo?- Mephisto passò di fianco a Roev e la invitò a seguirlo; lei non disse niente e lo seguì. Vide Amaimon con la coda dell’occhio che la stava fissando, non riusciva a leggerne lo sguardo, ma la stava fissando. Camminò al fianco di Mephisto fino allo studio –Sono proprio sorpreso, mi complimento con te.- Disse a un certo punto l’uomo. Roev aggrottò la fronte.
-Cioè?- Chiese interrogativa.
-Nessun umano ha mai ferito Amaimon fino a farlo sanguinare.- Si piegò leggermente in avanti e la fissò a lungo negli occhi -Nessun comune umano.-
-Umano? Ma di che parli?- Gli chiese Roev ancora più confusa. Mephisto ridacchiò, facendola accomodare in una delle poltrone dello studio.
-Devi sapere che Amaimon in realtà è un demone.- Roev ebbe un tuffo nel cuore. Aveva parlato, conversato con un demone, le creature che più odiava al mondo. Si morse le labbra.
-Che significa?-
-Nulla, assolutamente nulla.- Rispose lui aggiustando un plico di documenti. A dir la verità, nemmeno Mephisto sapeva perché glielo aveva detto –Solo ti chiedo di non farne parola con nessuno.- Concluse appoggiando i documenti a fianco del computer.
-Va bene…- Cosa ci avrebbe guadagnato Roev ad andare in giro a dire che il preside di un’accademia di esorcisti ospitava un demone? Proprio niente. Decise quindi di starsene buona, non amava spettegolare, tantomeno farsi gli affari degli altri, quindi decise di non andare a toccare certi tasti, come Amaimon. Meglio evitarlo. La ragazza aprì la borsa ed estrasse il pacchetto con all’interno Luka Megurine bagnata di acqua santa –Tieni, un pensiero per ringraziarti per quello che hai fatto per me…- Fece sicura di sé, appoggiando il pacchetto sulla scrivania di Mephisto. L’uomo sorrise.
-Che carina, non dovevi.-
-Insisto.- Roev tornò a sedersi. Si fissarono per brevi istanti, poi Mephisto, sempre guardandola negli occhi, afferrò il pacco e lo aprì.
-Ah! Questa non me l’aspettavo proprio!- Afferrò l’action figure per il piedistallo dove stava appoggiata –Come sapevi che era una delle mie preferite?-
-Intuizione.- E bravo furbo, Roev aveva fatto la boiata di immergerla tutta tranne che per il piedistallo, che era il punto in cui l’aveva tenuta in mano. “Che stupida che sono.” Si disse, ma Mephisto era stato ancora più furbo nel prenderla in mano nel punto in cui non era stata bagnata con l’acqua santa. L’attenzione di Roev si riconcentrò nel momento in cui l’uomo stava per appoggiarla alla scrivania, perché la prese per la testa. Fece uno scatto, appoggiandola in fretta di fianco al pc, per poi guardarsi la punta delle dita: forse il tentativo di Roev non era del tutto fallito –Posso andare a suonare?- Chiese d’un tratto. L’uomo fece un cenno e la fece accomodare nella stanza di fianco allo studio.
-Io ho del lavoro da fare, quando ti stufi dimmelo.- E chiuse la porta. Roev si guardò un attimo attorno, poi si avvicinò al piano, aprendolo con la solita delicatezza maniacale ed estrasse gli spartiti di Trick and Treat  per poi appoggiarli al leggio. Lesse le note, provò a suonare per un paio di righe, poi cambiò e si concentrò su altri brani che conosceva. Il tempo volò in fretta, e quando la ragazza alzò la testa dallo strumento musicale, era passata più di un’ora. Si alzò chiudendo lo strumento, e appena voltatasi notò immediatamente la faccia soddisfatta di Mephisto, che la osservava dal divano poco lontano dal pianoforte.
-Brava, davvero brava.- La lodò alzandosi. Si avvicinò a passo deciso e costante a lei. Roev notò la straordinaria differenza d’altezza che c’era tra loro due, non era mai stata così vicino a Mephisto. Lui le prese la mano e le consegnò una chiave.
-A che serve?- Chiese la ragazza.
-E’ una chiave speciale, un po’ come quella che vi ho consegnato per frequentare il corso per esorcisti, solo che quando la infili nella serratura ti ritroverai in questa stanza. Al contrario, se la usi qui potrai tornare nella tua stanza al dormitorio.- Le spiegò. Roev se la mise al collo, nascondendola sotto la sciarpa bianca –Così potrai venire a suonare ogni volta che vorrai senza fare tutta quella strada.-
-Ti ringrazio.- Fece un breve sorriso per poi tornare subito seria. Ripensò alla statuetta di prima e alla reazione di Mephisto, e d’istinto gli guardò le mani, che l’uomo mise dietro la schiena.
-Qualcosa ti turba?- Le chiese con naturalezza.
-No, nulla… Torno al dormitorio, sono un po’ stanca.- Mentì. Infilò la chiave nella serratura e quando aprì la porta, era nella sua stanza –Ciao.- Lo salutò. Mephisto alzò la mano in segno di saluto, sorridendole, e quando la porta si chiuse, Amaimon saltò fuori dal nulla.
-Fratello, la voglio ammazzare.- Disse diretto.
-No, se solo provi a toccarla con un dito sarò io a uccidere te.- Gli rispose Mephisto.
-Ma, fratello… mi ha dato un pugno.-
-Ora come ora anche io potrei mollarti un cazzotto, Amaimon.- Lo minacciò alzando la mano chiusa.
-E va bene…- Si infilò in bocca un lecca-lecca per poi andarsene con le mani in tasca. Mephisto si guardò la mano, leggermente ustionata dal contatto con l’acqua santa che c’era nella statuetta.
-Si, direi che ci sarà molto da divertirsi.- Ridacchiò.




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Questo capitolo è... giusto un po' lungo, abbiate pazienza >.< 
Questo periodo è molto pesante, ho sempre un sacco di roba da studiare e
non ho quasi il tempo per scrivere, mi ritrovo spesso a continuare il racconto la sera tardi a notte fonda...
Per esempio, adesso sono le 02 e 23, sto per schiattare dal sonno ma non voglio dormire,
altrimenti la mia ispirazione se ne va in letargo... ._. 
Non ho molto da dire, ringrazio tutti quelli che seguono questa fic fatta completamente alla
cazzus ma che mi fa sentire vicino ad Ao No Exorcist e ai suoi personaggi!
Un saluto a tuttI!

Verox_XVIII
   
 
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