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Autore: Kgm92    26/11/2011    2 recensioni
Ed sobbalzò:- Envy, Lust, ma cos…- il giovane alchimista non fece nemmeno
in tempo ad alzarsi in piedi per cercare di difendersi che l’Invidia lo
aveva già immobilizzato.
Ed cercò di divincolarsi, ma non riuscì ad evitare che gli artigli di Lust
gli trapassassero la spalla. [...] L’ultima cosa che vide prima di perdere
completamente conoscenza furono le unghie della Lussuria impregnate del
suo sangue.
Capitolo 3 corretto!
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Envy, Pride, Roy Mustang, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E come ogni week end.. ecco un nuovo capitolo! Ormai ci stiamo avviando verso la fine..
Come sempre, ringrazia tutti quelli che leggono, recensiscono e seguono la mia storia!
Buona lettura,
Kgm92

Era ormai passata da un pezzo la mezzanotte e Pride non era ancora tornato dalla sua "passeggiata notturna": anche Ed cominciava a preoccuparsi e non riusciva più a trovare giustificazioni per il colonnello.
-Basta adesso! Andiamo a cercarlo! E non provare a fermarmi con un’altra delle tue scuse!-
-Tranquillo colonnello.. a questo punto anch’io credo che gli sia successo qualcosa..- rispose Ed con tono preoccupato.
I due militari si incamminarono seguendo le tracce dell’homunculus finché non arrivarono in un campo di grano appena fuori città:- Guardi colonnello! Qua le tracce si interrompono.. sembra che sia caduto a terra e poi ci sono altre impronte dietro di lei.-
Il colonnello annui grave:-Credo che l’abbiano preso, Acciaio.-
 
Pride si svegliò in una cantina buia e umida, con le braccia incatenate dietro la schiena appena sopra la sua testa. Tutti i lividi e i tagli che Envy gli aveva procurato erano guariti e con essi era sparito quel senso di spossatezza che si era impadronito di lui alla vista di quello strano liquido rosso.
Sapeva che se avesse tentato di scappare sarebbe stato riacciuffato immediatamente, ma a questo punto tanto valeva tentare!
Con un unico strattone le catene caddero ai suoi piedi, distrutte. Si avvicinò lentamente ad una vecchia porta arrugginita e ragionò sul da farsi: sapeva perfettamente che dall’altra parte della porta c’erano gli altri homunculus ad aspettarlo, ma non aveva altra scelta.
Con un unico calcio sfondò la porta e in un attimo si trovò in un corridoio altrettanto oscuro; corse per qualche metro e poi davanti a lui comparve Lust. Era ancora lontana, ma Pride già cominciava a perdere le forze.
-Da bravo Pride, tornatene nella tua cella.. sai perfettamente anche tu che non hai alcuna possibilità-
Il biondo non l’ascoltò e tentò ugualmente di superarla, ma Lust fu più veloce e con una semplice gomitata lo fece piegare in due e crollare ai suoi piedi. Poi, senza il minimo sforzo, lo scaraventò nuovamente nella cella.

Lentamente riprese i sensi, non sapeva quanto tempo fosse passato dal suo tentativo difuga, ma non pensava più di qualche ora: sotto di sé il pavimento freddo e bagnato della cella. Quella sensazione di impotenza non se ne era andata, il che significava che doveva esserci qualcuno assieme a lui.
Decise di continuare a fingersi svenuto, quando la voce di Lust ruppe il silenzio: -Padre, ha tentato di scappare, come avevamo previsto.-
-Che sciocco! Pur sapendo che sarebbe stato tutto inutile! Nessun homunculus può resistere alla vicinanza con la materia da cui è stato creato.. nemmeno uno speciale come Pride.-
Il biondo sussultò, ma riuscì a mascherare la sua sorpresa; in un attimo aveva compreso tutto!
Era il sangue del piccoletto d’acciaio, ecco cos’era quel liquido rosso di cui tutti gli homunculus erano muniti!
Voleva alzarsi e spaccargli la faccia, ma sapeva perfettamente che non ne avrebbe tratto alcun vantaggio: riuscì quindi a reprimere la sua rabbia e ad accettare di rimanere lì:abbandonato in un angolo della stanza, impotente.
 
Quella fu una notte terribile per tutti: sapevano che gli homunculus avrebbero attaccato, ma non avevano idea di come quando e, soprattutto, dove.
Mustang avvisò immediatamente il suo gruppo di fidati collaboratori: Fallman, Hughes, Fury, Breda, Sheska e il tenente Hawkeye chiedendo loro di tenere gli occhi ben aperti su qualsiasi movimento sospetto nei dintorni del Quartier Generale.
Ormai era notte fonda e sia Mustang che Ed erano esausti:-Acciaio, dove vuoi dormire? In camera mia c’è un bel letto matrimoniale..- propose Mustang sogghignando.
-Non ci penso nemmeno, colonnello pervertito! Un divano andrà benissimo!-
-Ok, ok, non ti scaldare! Stavo scherzando..buona notte.- concluse Mustang ritirandosi nella sua stanza.
Ed aspettò che se ne fosse andato e poi si tolse i vestiti; si accoccolò sul divano e cadde immediatamente in un sonno profondo.
 
-.. no, non lo farò mai!- Pride venne scaraventato con violenza contro la parete.
-Pride, Pride.. vedo che non hai ancora imparata la lezione! Non si disobbedisce ai genitori..-
L’Orgoglio urlò, le spade di Wrath gli avevano inchiodato le bracca alla parete.
-Figliolo, tu sei molto importante per noi.. e per questo non ti uccideremo, ma se ti ostini ad opporre resistenza soffrirai inutilmente.- disse il Padre –Allora, mia piccola e ribelle creazione, farai ciò che ti è stato ordinato?-
Per tutta risposta Pride gli sputò in faccia:-Non chiamarmi così! Ho un nome, bastardo! Ah!!!-
Un singulto uscì dalla bocca del biondo: Envy gli aveva appena frantumato entrambe le ginocchia.
-Forza, lasciamolo solo, avrà tempo di ricredersi. Ah, comunque, Pride, quel bel nome a cui sei tanto affezionato.. anche quella è una mia creazione!- Wrath sfilò le sue spade e Pride rovinò a terra senza possibilità di sorreggersi.
Gli homunculus uscirono dalla stanza, ma lasciarono una di quelle famose boccettine davanti all’ingresso della porta, così che Pride avrebbe impiegato molto più tempo, forse tutta la notte, per guarire.
L'homunculus gemette mentre si tirava sui gomiti e si trascinò il più lontano possibile da quel liquido maledetto. Una volta raggiunto un angolo della stanza si lasciò scivolare a terra senza più forza accartocciandosi su sé stesso, più sconvolto per la verità sulla sua nascita, che gli era stata ributtata in faccia poco attimi prima, che per il dolore fisico.

  
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