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Autore: Emme_    26/11/2011    3 recensioni
« » Quella voce… Mi voltai di scatto verso il dottore. Stava leggendo dei fogli e non aveva ancora alzato lo sguardo. Impossibile che fosse Lui. Appena alzò la testa, incrociò il mio sguardo curioso e aggrottò la fronte. …quegli occhi… Non disse nulla. Mi scrutò soltanto. Mi aveva per caso riconosciuta? Erano passati tanti anni, ed eravamo cresciuti. Lui però non era cambiato per niente. Era bello come allora. « » provai a dire. Continuò a guardarmi senza dire nulla. Ma possibile che non mi riconoscesse? Il mio cognome gli avrebbe dovuto dire qualcosa. « » Sorrisi all’istante. Il mio cuore perse un battito al suono della sua voce. Gli feci un cenno di assenso e lui mi sorrise in risposta. …quelle labbra… Con uno slancio attraversò il piccolo ambulatorio e mi abbracciò stretta. Quanto mi erano mancati i suoi abbracci, sempre dolci e calorosi. ...il mio primo vero amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Help doctor, help


« Il dottore sarà subito da lei. Intanto vuole che la aiuti a sedersi? »
« No grazie, ce la faccio da sola »
L’infermiera mi sorrise e mi lasciò sola nell’ambulatorio.
Il perché mi trovavo nell’ambulatorio di un ospedale a Forks? Semplice. Quella mattina ero scivolata per colpa del ghiaccio, così ora mi ritrovavo al pronto soccorso con una caviglia dolorante. Avevo provato a convincere mio padre che non era necessario portarmi in ospedale, ma si era imposto di accompagnarmi lui stesso. Ho accettato a malincuore ma per il suo bene avevo deciso di farlo tornare a casa e di avvisarlo quando ero a posto, visto che lui, come me, non amava molto gli ospedali.
Mi portai, guidata della sedia a rotelle, fino al lettino e con una spinta mi ci sedetti sopra. Dopo qualche minuto di attesa, sentii la porta aprirsi.
« Signorina Swan? »
Quella voce…
Mi voltai di scatto verso il dottore. Stava leggendo dei fogli e non aveva ancora alzato lo sguardo. Impossibile che fosse Lui. Appena alzò la testa, incrociò il mio sguardo curioso e aggrottò la fronte.
quegli occhi…
Non disse nulla. Mi scrutò soltanto. Mi aveva per caso riconosciuta? Erano passati tanti anni, ed eravamo cresciuti. Lui però non era cambiato per niente. Era bello come allora.
« E-Edward? » provai a dire.
Continuò a guardarmi senza dire nulla. Ma possibile che non mi riconoscesse? Il mio cognome gli avrebbe dovuto dire qualcosa.
« Bella!? Sei tu!? »
Sorrisi all’istante. Il mio cuore perse un battito al suono della sua voce. Gli feci un cenno di assenso e lui mi sorrise in risposta.
quelle labbra…
Con uno slancio attraversò il piccolo ambulatorio e mi abbracciò stretta. Quanto mi erano mancati i suoi abbracci, sempre dolci e calorosi.
...il mio primo vero amore.
Dopo qualche minuto ci staccammo sorridenti. Fu lui a parlare per primo.
« Bella. Non riesco ancora a crederci che tu sia qui, con me. Non ti vedo da quando avevamo 13 anni. »
« E’ passato tanto tempo, ma tu non sei cambiato per niente. Avevo sentito che ti eri trasferito a New York per lavoro. »
« Ed io ero venuto a sapere che tu vivevi in Canada » Ridemmo insieme
« Beh, io mi sono presa una pausa da quell’uragano di mia madre. E tu invece che ci fai qui? »
« Dopo essermi laureato in medicina, sono tornato qui a Forks per lavorare al posto di mio padre. Ora vivo nella loro vecchia casa. »
« “Vecchia casa”? Si sono trasferiti? Quante cose che non so di te e della tua famiglia. Mi sei mancato tantissimo. »
« Anche tu Bella, anche tu. » E ci abbracciammo di nuovo.
Mi era mancato tantissimo dopo la mia partenza da Forks. Ero dovuta partire perché i miei genitori dopo aver divorziato, avevano deciso che per il mio bene sarei dovuta rimanere con mia madre. Dopo esserci staccati tornammo alla realtà.
« Cosa ti porta qui? Vedo che hai mantenuto le tue abitudini »
« Hai ragione, la mia goffaggine peggiora sempre di più. Sono caduta e questo è il risultato. »
E gli mostrai la caviglia. Era ancora parecchio gonfia e dolorante.
« Fammi dare un’occhiata.. »
Mi alzò un po’ i pantaloni per vedere meglio. Le sue mani erano come piume sulla mia pelle. Quel leggero contatto mi mandò in fibrillazione e le mie guance si imporporarono. Dopo un attento esame alzò lo sguardo.
« Fortunatamente non hai nulla di grave. Devi solo tenerla a riposo. Ora te la fascio. » Si allontanò e prese da un cassetto tutto l'occorrente per la fasciatura.
« Ecco fatto. Devi stare al riposo almeno per una settimana, e poi sarai a posto »
« Sì, Dr. Cullen » Sorrisi « Suona bene » Sorrise.
« Hai bisogno di un passaggio? C’è tuo padre che ti aspetta? »
« Veramente adesso è a casa, ma ora lo chiamo così mi passa a prendere. » Cercai nella borsa il cellulare, ma la sua mano mi blocco il polso.
« Neanche per scherzo. Ti do un passaggio io. »
« Edward, non ti preoccupare. Tu adesso stai lavorando »
« Il mio turno è appena finito e poi non posso lasciarti andare ora che ti ho ritrovato. » Sorrise. Quanto mi erano mancati i suoi sorrisi sghembi.
« Ok, credo di non avere alternativa. »
Mi aiutò ad alzarmi e mi diede due stampelle per camminare meglio. Mi accompagnò in sala d’attesa e mi disse:
« Aspettami due minuti. Vado a togliermi il camice e sono subito da te » E mi diede un bacio sulla guancia.
Rabbrividii dalla testa ai piedi. Non avevo mai provato una sensazione così prima d’ora. Come può un solo bacio sulla guancia uccidere quasi tutti i miei neuroni?
« Ehi, ti sei imbambolata? » La sua voce mi risvegliò. Era già tornato? Ma quanto tempo ero rimasta ferma in quella posizione? Cercai di ricompormi.
« No no, tutto a posto. Possiamo andare »
Insieme ci avviammo fuori dall’ospedale. Dovevo ammettere che faceva davvero freddo. Salimmo nella sua macchina, una Volvo.
« Dimmi un po’, che fai adesso? Lavori? » Mi chiese
« No, ma sto cercando qui a Forks. »
« Ma è da tanto che sei tornata? »
« In realtà no, sarà una settimana circa. Sono tornata anche perché è ora che lasci mia madre alla sua vita, soprattutto ora che si è risposata… »
« Parli come se fossi tu la mamma e lei la figlia »
« In un certo senso è così. » Ridemmo entrambi

« E dimmi.. a te non piace il suo nuovo marito? »
« Già, non mi va molto a genio. Però non sono io che devo scegliere per mia madre. Per questo ho deciso di lasciarla libera di crearsi una vita con lui e io ne ho approfittato venendo a vivere da mio padre. Tu invece? Come mai sei tornato a Forks? »
« Beh… dopo la laurea ho lavorato in cliniche importanti come quella di Seattle e Port Angeles, ma non mi sono mai sentito a casa. Così ho deciso di tornare qui. Adesso vivo nella mia vecchia casa, ma ora sembra un posto diverso da come la conoscevo. Non essendoci più quella pazza di mia sorella e quel burlone di Emmett in giro ci si annoia parecchio. »
« Ma quindi vivi solo? In una casa così grande? »
« Sì, i miei genitori sono tornati in Alaska e ora i miei fratelli hanno le loro vite. Alice è diventata una designer e Emmett sta emergendo nel basket. »
« Come sono felice per loro »

« Eccoci arrivati. Era da tempo che non mi fermavo più davanti a questa casa. » Disse quando parcheggiò nel vialetto di casa mia.
« Già. Senti, ti andrebbe di entrare? Charlie sarebbe felice di rivederti e poi il tempo sta peggiorando, non vorrei che si mettesse a nevicare mentre tu sei per strada. » mi giustificai. Non volevo fargli credere che ormai dipendevo dalla sua presenza.
« Certamente. Così potremo chiacchierare ancora un po’. »
Mi aiutò a scendere dall’auto e neanche il tempo di raggiungere il portico che mio padre uscì di fretta da casa.
« Ehi Bells. Che ci fai a casa? Ti stavo per chiamare io. Ci sono novità sul ragazzino scomparso. Volevo assicurarmi che riuscissi a tornare a casa da sola, ma vedo che mi hai anticipato. »
« Lui è Edward, papà, ti ricordi? Edward Cullen »
« Davvero? Oh, per l’amor del cielo, come sei cresciuto. Bene ragazzi, mi piacerebbe rimanere a chiacchierare ancora un po’ ma il dovere chiama. »
« Certo papà, ciao e stai attento. » Lo salutai
« Lo sono sempre. Ciao Edward. »
« Arrivederci capo Swan. »
Mio padre corse in auto e ci lasciò soli. Arrivai alla porta con l’aiuto di Edward ed insieme entrammo in casa. Raggiungemmo il salotto e mi aiutò a sedermi sul divano
« Siediti pure. Vuoi qualcosa da bene? » Dissi come perfetta padrona di casa
« No grazie, sono a posto. E poi tu dovresti stare a riposo. » Mi rimproverò.
« Sì sì » Scherzai « Comunque, dove eravamo rimasti? Ah sì, mi stavi raccontando dei tuoi fratelli »
« Sì giusto. Alice si è sposata l’anno scorso e sta aspettando un JJ »
« Un JJ? » chiesi io perplessa
« Un Jasper Junior » Mi sorrise.
« No. Non ci credo. Sta ancora con Jasper? Quel Jasper? Jasper Hale?» Chiesi io sconvolta « Si sono fidanzati quando avevano 5 anni. »
« Già. Beh, che devo dirti. Si amano da sempre. » Sorrise tristemente.
« Perché quella faccia? C’è qualcosa che non va? » Gli accarezzai una mano. Ma il mio cuore sperava di sapere già la risposta.
« No, nulla. Non ti preoccupare. » Si affrettò a rispondere stringendo la mia mano tra le sue. « Emmett invece, come ti dicevo prima, gioca a basket e si è sposato anche lui. Ti ricordi la gemella di Jasper? Rosalie? »
« Sì, certo che mi ricordo di lei. Anche loro stavano insieme già da piccoli. »
« Hai ragione. Solo noi non abbiamo seguito il loro esempio. » Abbassò il capo imbarazzato.
« E’ vero. Ti ricordi noi due da piccoli? » gli chiesi per alleggerire la situazione.
« Sì, ti tiravo sempre i capelli. E tu ti mettevi sempre a piangere. »
« Poi però facevamo sempre la pace. » Sorrisi ai ricordi. Quanto mi era mancata la sua compagnia.
Calò il silenzio. Sapevo che quello era il momento più imbarazzante del discorso. Così per rompere il ghiaccio iniziai io.
« Stai con qualcuno ora? » Chiesi con non chalance.
« No, ho avuto solo alcune storielle, ma niente di serio. C’è stata però una ragazza che mi ha rapito il cuore qualche tempo fa e lo ha tutt’ora. » Mi sorrise. Stava forse parlando di me? Ma no, che egocentrica che sono, anche se ci speravo. « E in questo momento è qui davanti a me che si sta chiedendo se sia lei oppure no. »
Arrossii di botto. Si era ricordato in tutti questi anni di quella promessa?
« Ti ricordi ancora? » Chiesi incredula.
« Certamente. Ho ancora il tuo braccialetto al polso da quel giorno. Non me lo sono mai tolto. » E me lo mostrò.
Non ci potevo credere. Il mio braccialetto era sempre stato lì con lui in tutto questo tempo. Era un semplicissimo cordone nero con un ciondolo. In quello che portava lui c’era una “B” e in quello che portavo io una “E”.
Mi alzai la manica della camicia e gli mostrai il suo braccialetto. Mi guardò sorpreso.
« Anche tu te ne sei ricordata? »
« Certamente. Sbaglio o era stata una mia idea? » Scherzai.
« Giusto. Ma pensavo che essendo così lontana da me ti saresti dimenticata di una promessa fatta a 13 anni. »
« Impossibile. » Lo rassicurai subito. Lui mi sorrise raggiante e mi abbraccio forte. In quel momento così intimo mi emozionai parecchio, infatti mi ritrovai a singhiozzare. Quando Edward se ne accorse subito si preoccupò, poi notando la felicità che i miei occhi sprigionavano nonostante le lacrime, mi abbracciò ancora più forte e mi accarezzò dolcemente i capelli.
« Shh Bella. Dai non fare così che mi emoziono anche io a momenti » Scherzò.
« Scusami. Non sono riuscita a trattenermi. » mi giustificai
« Non ti devi scusare. Sono io che non mi ricordavo quanto fossi emotiva »

« Tu invece? Non mi hai detto niente.. Stai con qualcuno? » Chiese ad un tratto. La sua espressione era indescrivibile, faceva quasi paura. Mi affrettai a rispondere.
« No no, come te ho avuto qualche storiella, ma niente di serio. » Abbassai lo sguardo. Quella conversazione stava diventando parecchio imbarazzante.
« Ne sono felice » disse ad un tratto. Alzai di scatto la testa. I suoi occhi erano fissi nei miei. Aveva davvero detto che era felice che fossi “libera”? Riabbassai lo sguardo immediatamente.

« Com’è il tempo fuori? » Dissi dopo qualche minuto per alleggerire la situazione. Speravo ardentemente che il tempo fosse peggiorato per farlo rimanere il più possibile qui con me. Ma che cosa mi stava succedendo? Sono forse impazzita? O sono ancora innamorata di Edward?
« Sta peggiorando. Mi sa che mi toccherà restare qui ancora per molto. » Disse con tono neutro. Alzai lo sguardo verso di lui e notai la gioia che i suoi occhi esprimevano. Mi ritrovai a sorridere.
« Si sta facendo tardi.. forse è il caso che tu resti qui a dormire. Ho paura che continuerà per parecchio tempo. » Dissi. Ero felicissima al solo pensiero di restare tutta la notte con lui.
« Se non è un problema accetto volentieri, mi metterò qui sul divano. » Mi sarebbe piaciuto più del lecito farlo dormire con me come facevamo da piccoli. Ma forse non era il caso.
« Vado a prenderti delle coperte » Mi alzai e mi diressi verso le scale. All’improvviso mi sentii afferrare un braccio e mi sentii mancare il pavimento da terra. In un attimo mi ritrovai stesa sul divano con il viso di Edward a pochi centimetri dal mio. Arrossii di botto dalla vicinanza dei nostri volti
« Forse non ti è chiaro il concetto “Devi stare al riposo”. Dimmi dove sono le coperte e ci vado io » Soffiò a pochi centimetri dalla mia bocca. Come erano tentatrici le sue labbra. I miei ultimi neuroni stavano collassando e le mie guance andavano a fuoco. Cercai di ricordare la sua domanda ma ero troppo impegnata a perdermi nella profondità dei suoi occhi. Il suono del telefono ci risvegliò e con uno scatto Edward prese il telefono al posto mio.
« Devi stare al riposo » mi ripeté prima di rispondere. Sbuffai sonoramente e gli feci la linguaccia. Rise di gusto e mi fece l’occhiolino.
« Pronto? Casa Swan. »
« … »
« Sì sono io, mi dica »
« … »
« Ok nessun problema. Glielo dirò io. Arrivederci » Riattaccò e mi sorrise.
« Chi era? » Chiesi curiosa
« Tuo padre. Dice che stanotte non rientrerà. Ha detto di stare tranquilla e mi ha proposto di farti compagnia stanotte. » Sorrise
« Mi crede ancora una bambina che ha bisogno della tata » Sbuffai
« Io non credo. Ti ricordo che ci ha lasciati da soli a casa tua tutta notte. Se ti reputasse una bambina a quest’ora sarei là fuori sotto la neve » Rise e io con lui.
« Ma forse è perché si fida di te » Lo provocai.
« Ah sì? E, secondo te, fa bene a fidarsi? » Mi rispose malizioso avvicinandosi al divano. Presa da non so quale coraggio risposi a tono
« Mmh.. non saprei Dottor Cullen, mi posso fidare di lei? » Si posizionò davanti a me e mi fissò intensamente.
« Io dico di no » Mi sussurrò all’orecchio ed iniziò a farmi il solletico.
« Ahahah.. Baasta ti prego! » Non ce la facevo più a respirare. Smise all’improvviso e ci ritrovammo stesi per terra con le gambe aggrovigliate. Quella posizione era molto imbarazzante, ma a me piaceva averlo così vicino.
« Che dici, ci alziamo o vogliamo rimanere così tutta notte? » Mi chiese guardandomi con quegl’ occhi ardenti.

« Rimarrei con te per sempre se potessi » Confessai persa in quegli smeraldi. Sorrise alla mia dichiarazione.
« Beh… Allora direi di darci da fare con il
per sempre »
E così quella notte ci ritrovammo su quel pavimento scomodo, e da allora restammo uniti per l’eternità.

~ FINE ~


Ciao a tutti! Anche questa storia era già stata pubblicata qui su EFP, ma ho deciso di riproporla.
Se vi è piaciuta qui trovate un'altra storia River flow in you
Un bacio :) alla prossima!

   
 
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