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Autore: valentinamiky    26/11/2011    5 recensioni
4^Classificata al "Cluedocontest" indetto da Tifa Lockheart90
Dal cap.1 "Arthur alzò gli occhi al cielo: possibile che il padre non avesse il minimo senso dell’umorismo?
-Stavo scherzando, ovviamente. Merlin è il figlio di Hunith-[...]
Uther lo guardò torvo.
-E tu come fai a conoscerlo?-
Arthur chiuse gli occhi, sperando pur sapendo di illudersi, che il padre non scatenasse un uragano dopo la sua semplice e schietta risposta.
-Viviamo insieme-"
Dal Cap.4 "-Arthur! No...no, vi prego! Sono innocente! Arthur, diglielo, ti prego! Non ho fatto niente, sono innocente!- Merlin continuò a urlare in preda alla frustrazione, disperato, voltandosi per quanto gli fosse consentito dalla morsa dei due agenti che lo stavano trascinando lontano, verso un loculo freddo e buio.
Aveva paura. [...]
Paura che, alla fine, anche l’ispettore lo abbandonasse al suo triste destino.
Fu proprio Arthur a riportarlo alla realtà: lo aveva afferrato per una spalla, rallentando così il percorso degli agenti. Lo aveva abbracciato, stringendolo a sé, protettivo.
-Giuro che ti tirerò fuori di qui, fosse l’ultima cosa che faccio...- aveva sussurrato, affondando il palmo nei suoi capelli scuri."
Genere: Commedia, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guilford Saga'
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 Oggi mi sento particolarmente buona e dato che domani non ci sono, invece di rimandare il post a lunedì, ho deciso di postarlo ora ^_^
Spero che la cosa vi renda felici. Il prossimo, sarà l'ultimo capitolo della serie, ma chissà...pensavo di farvi anche un regalino *_* 


41 di sangue


Capitolo 7:
Dov'è Merlin?

 

Arthur imprecò, prendendo a pugni la scrivania.
-Non è possibile che sia sparito nel nulla!- era oltremodo frustrato. La ricerca non aveva dato frutti ed ora stavano tutti aspettando che Lancelot rintracciasse il segnale del cellulare, da cui era partito l’ultimo messaggio di Merlin. –Ti ci vuole ancora molto?-
Lancelot, esaurito da quelle pressioni, esplose.
-Sto facendo del mio meglio, ispettore! Ma ci sono migliaia di persone, di cellulari e di celle qui nel Surrey! Quindi, se volesse fare un po’ di silenzio, mi faciliterebbe in parte il compito!-
Il biondo emise un ringhio strozzato, quindi voltò le spalle agli agenti e uscì come una furia. Non poteva stare con le mani in mano. Non era affatto tranquillo.
Merlin gli aveva detto che stavano succedendo cose strane a Wildwoods e, conoscendolo, era certo che il moro avesse tentato di ficcare il naso. Quel suo silenzio era qualcosa di eccessivamente snervante.
-Arthur!- Gwaine lo rincorse, forse per farlo ragionare.
-Lasciami in pace! Tu non puoi capire, io lo devo trovare!-
-Invece ti capisco benissimo! Voglio ritrovarlo sano e salvo quanto te, ma comportandoti così sei d’intralcio!- il viceispettore alzò la voce, ma almeno riuscì a placare l’agitazione dell’ispettore, che si accasciò su una sedia.
Le spalle chine in avanti e una mano a coprire gli occhi sconvolti.
-Mi dispiace. È solo che...non riesco a stare fermo, sapendo che potrebbe essere in pericolo- ammise. –So che non è colpa di Lance, che sta facendo del suo meglio. Ma io non posso fare nulla.-
Alzò lo sguardo, alla ricerca di quello del castano.
-Se dovesse succedergli qualcosa, io...-
Gwaine prese posto accanto al biondo.
Anche lui aveva un pessimo presentimento, a riguardo. Ma disperarsi non sarebbe servito a nulla. Dovevano mantenere la calma e tutta la loro razionalità, per risolvere il più in fretta possibile quel problema e riportare a casa Merlin.
-Ovunque sia andato a cacciarsi, lo troveremo. Però tormentarsi nei dubbi non farà che peggiorare la situazione. Quindi pensiamo alla prossima mossa, così da essere pronti ad agire-
-Allora...andiamo a Wildwoods- Arthur ritrovò, chissà dove, la forza per programmare un piano d’azione.
-Hai detto che Freya...-
Il biondo alzò un braccio, bloccando sul nascere le proteste del suo vice.
-So quello che ho detto. Ma è lì che Freya l’ha visto, l’ultima volta. Forse, troveremo qualcosa. Qualunque cosa andrà bene, pur di non stare qui fermo ad aspettare, Gwaine-
Il castano annuì.
-Vado a prendere la giacca e avvertire gli altri.- Arthur si alzò di scatto, iperattivo. Ormai era al limite della sopportazione, era evidente.
-Ti aspetto in macchina-
 
Durante il tragitto, Arthur pensò per tutto il tempo agli elementi in loro possesso: Kilgarrah, il cavallo di Merlin, nervoso da mesi. La caduta di Morgana. Will: il messaggio in segreteria e le lettere incomplete da lui lasciate, prima di morire. La storia che Hunith gli aveva raccontato. Il fatto che avesse citato Aridian, il loro veterinario non gli piaceva per niente.
Sentì Gwaine premere dei tasti, sul cellulare.
-Avverto Morgause, le avevo promesso che saremmo usciti, ma vista l’emergenza, dovrà perdonarmi- il castano parlò più che altro con sé stesso.
Ma questo contribuì a ricordare un altro dettaglio all’ispettore: le chiavi dell’ambulatorio veterinario erano state rubate, verso l’ora di pranzo. Prima che Merlin sparisse.
E se...
-Gwaine, chiama il signor Witcher e chiedigli se esistono delle sostanze in grado di far innervosire i cavalli, facilmente reperibili. E già che ci sei, chiedigli se nel suo studio manca qualcosa!-
Il viceispettore restò basito, per quell’improvvisa richiesta, ma non obiettò. Cercò il numero del veterinario, nella sua agenda e avviò la chiamata.
Pose all’uomo le domande che gli aveva suggerito l’ispettore ed attese le risposte.
Quando riattaccò, aveva un viso ancora più interrogativo.
-Che ti ha detto?- Arthur era impaziente. Una nuova teoria si era fatta strada nella sua mente e doveva assolutamente verificarla.
-Ci sono alcuni alimenti che agiscono sul sistema nervoso, come cioccolato, caffeina e tè. Ha effettuato un rapido controllo, dice che è sparita una fiala di apomorfina. Mi sembrava sorpreso-
Arthur annuì.
-Immagino che controlli i medicinali periodicamente, se ne sarebbe accorto solamente allora. Gwaine. Credo di aver intuito come sono andate le cose. Anche se mi manca ancora il tassello delle lettere lasciate da Will- il biondo afferrò il cellulare, cercando un’ultima volta di contattare Merlin. Niente da fare, il cellulare era spento.
Una goccia di pioggia s’infranse sul parabrezza, seguita da un’infinità di altre minuscole sorelle.
La paura crebbe.
Ormai erano arrivati a destinazione.
Il suo cellulare squillò e sul display comparve il nome della sorellastra, seguita dall’icona di un messaggio, che aprì trepidante. Falso allarme: “L’abbiamo cercato in università, ma qui non c’è. L’ultima persona ad averlo visto, è stata l’addetta alla biblioteca, verso l’ 1.00 pm”.
Arthur sbuffò, scendendo velocemente dalla macchina. Non tentò nemmeno di aprire l’ombrello, lo avrebbe certamente rotto per il nervoso. Lanciò delle rapide occhiate tutt’intorno, alla ricerca di qualcosa e finalmente, la individuò. Si precipitò al fianco della bici di Merlin, seguito da Gwaine.
-Qui non c’è niente- sospirò il castano.
Ma l’ispettore non lo ascoltava.
-È strano- concluse, lasciando spiazzato l’altro poliziotto.
-Cosa?-
-Guarda, non noti nulla?-
Gwaine aguzzò la vista, ma quello che vedevano i suoi occhi, non cambiò.
-Ha una gomma bucata, e allora?-
-Beh, il modello, no?- suggerì allora il biondo.
Il castano lo osservò. Era una comunissima mountain bike, non c’era niente di strano in questo. Anche se, in effetti...
-Immagino che la ruota fosse piuttosto spessa. Deve aver preso un sasso bello grosso, per ridurla così- soppesò, mentre il collega si affaccendava attorno a quella maledetta ruota, scrutandone minuziosamente ogni millimetro.
-Gwaine, passami un guanto. E una busta- ordinò, serio, mentre si appiattiva contro il terreno, cercando qualcosa nelle vicinanze.
Orkney tornò alla macchina, aprì il cruscotto e trafficò alla ricerca di ciò che gli era stato richiesto.
Quando tornò indietro, Arthur infilò velocemente la protezione e si affrettò a raccogliere un oggetto caduto a pochi centimetri di distanza dal cerchio di gomma. Dopo averlo riposto nella busta, lo mostrò al collega, che rimase a bocca aperta.
-Un ago?-
Arthur restò in ginocchio, di fronte al trabiccolo di Merlin. Posò lo sguardo a terra. E notò un nuovo elemento.
-Queste sembrano le ruote di una moto. La pioggia le ha quasi cancellate, ma si allontanano da Wildwoods!- quella cosa non lo rincuorò affatto.
-Ma se la ruota di Merlin non si è bucata da sola...-
Gwaine e Arthur si lanciarono uno sguardo di atterrita intesa: ormai era lampante. Qualcuno aveva deliberatamente bucato la ruota del ragazzo. Probabilmente, quella persona gli aveva offerto un passaggio, per tendergli una trappola.
Ed entrambi, non potevano accettare una simile eventualità. Dovevano assolutamente trovarlo e in fretta!
 
Perceval fissava apprensivo Lancelot, mentre componeva il numero del loro superiore. Il commissario entrò in ufficio, proprio in quel momento.
-Si può sapere dov’è l’ispettore Pendragon?- domandò, imperioso, restando sconcertato quando si rese conto di essere stato ignorato dai due agenti.
-Voi due!-
Perceval lo guardò torvo, mettendo un dito davanti alla bocca per zittirlo. Poco importava la gerarchia! C’era di mezzo la vita di un loro amico!
Uther spalancò la bocca, incredulo.
Finalmente, Arthur rispose alla chiamata.
-Ispettore, ho individuato la zona approssimativa. Dovrebbe essere ancora nei dintorni di Wildwoods!- lo informò, senza troppe perifrasi.
La risposta spiccia, fu un semplice “ok”, dopodiché, il biondo riagganciò.
-Qualcuno mi spiega che sta succedendo?- s’indignò il commissario, lanciando fulmini con gli occhi e disseminandoli per tutta la stanza.
-Ecco...è scomparsa una persona, se ne stanno occupando l’ispettore e il vice Orkney.- Lancelot sperò ardentemente che l’uomo non iniziasse a dare i numeri. Aveva appositamente omesso il fatto che si trattasse di Merlin, ma fu tutto inutile.
-Per quale motivo non sono stato informato? Si tratta del caso Priscilla, vero?-
-Ecco...veramente, ora si chiama “Bloody Cinderella”. Per via delle scarpe insanguinate.- gli fece stancamente notare Perceval, appollaiato sulla sedia.
-I due casi sono collegati? Ma insomma! Perché nessuno mi dice mai nulla? Chi è il responsabile?- Uther era una furia.
Lancelot cercò di tranquillizzarlo: nessuno l’aveva aggiornato, perché erano troppo affaccendati a cercare il colpevole. Era un buon segno, indice del loro impegno!
-Non importa se eravate impegnati! Quel caso riguarda anche mia figlia, avreste dovuto dirmi che aveva a che fare con l’assassino di William Grant! Cos’altro state omettendo? Chi è la persona scomparsa?-
Perceval sospirò.
Anche Lancelot si arrese all’evidenza: ormai, non potevano più nasconderlo al commissario.
-Ecco...è scomparso Merlin...-
Uther divenne rosso come un pomodoro, pronto ad esplodere. Una vena pulsava furiosa sulla tempia.
-Avrà preso un volo per chissà dove! Lo sapevo, quel ragazzo nascondeva qualcosa, si vedeva lontano un miglio che era il colpevole! Voglio che lo rintracciate, non m’importa dove sia! E che lo portiate qui, sono stato chiaro?- non attese nemmeno la risposta dei due agenti: inforcò la porta e la richiuse con forza alle proprie spalle, tanto che i due si stupirono della sua resistenza. Erano pronti a giurare che il commissario l’avesse scardinata!
-Idiota!- si lasciò sfuggire Lancelot, in un impeto di rabbia.
Quell’ottuso del loro capo era ancora fermamente persuaso della colpevolezza di Merlin, anche dopo tutte le prove che dimostravano l’opposto!
Perceval si lasciò sfuggire un sorriso tirato: condivideva pienamente l’opinione del collega. Ma era troppo preoccupato per l’amico, per rallegrarsi sinceramente di quell’uscita spontanea.
 
Arthur era sfinito e scoraggiato: avevano cercato ovunque. Ovunque. La sola cosa che non avevano ancora tentato, era cercare sotto i sassi, cosa che sperava caldamente di non dover fare. Sarebbe stato davvero avvilente.
Gwaine uscì dai box, deluso.
-Sembra che sia passato da qui, il gancio superiore del cancello di Kilgarrah è stato aperto. Come se avesse provato a entrare. Ma qualcosa o qualcuno gliel’ha impedito- Comunque, ho già controllato lì attorno, non c’è nient’altro.
-Dannazione!- l’ispettore era sull’orlo di una crisi di nervi.
Doveva pensare. Ci doveva essere qualche pista che non avevano considerato.
Freya, che li stava aiutando nelle ricerche, scoppiò a piangere.
-Fratellino...il mio fratellino! Perché ci sta succedendo tutto questo? Non ha fatto niente di male, perché hanno preso mio fratello? Ti prego, Arthur, devi ritrovarlo, non voglio che...che faccia la stessa fine di Will!- la ragazza si aggrappò alla giacca di pelle dell’ispettore, spiazzandolo totalmente.
-Cos’hai appena detto, Freya?-
La castana sollevò gli occhi, incredula per quella stravagante domanda.
-Io ti ho...chiesto di trovarlo...per favore...-
Anche Gwaine fissò stralunato il poliziotto, mentre questi scuoteva energicamente il capo, concitato.
-No, hai detto Will! Esiste un’altra strada che porta al vecchio granaio, Freya?-
-Beh...mi pare di sì. Dovrebbe essere una stradina secondaria, che passa attraverso i boschi.-
-Quindi, ci si può arrivare, dalla strada!-
La ragazza annuì, incerta. Non capiva dove il biondo volesse arrivare.
-Seguimi, Gwaine, Dobbiamo prendere la macchina! Freya, chiama un’ambulanza! Se ho ragione, potrebbero essere al granaio!-
Un terribile dubbio s’insinuò nella mente dell’ispettore, mentre il castano sfrecciava con la volante, diretto alla nuova meta.
-Se fosse troppo tardi?- farfugliò, tremando leggermente. Per la rabbia, per la frustrazione, per l’incredulità. Per la paura. Perché sì, dannazione, anche se detestava ammetterlo, non sapeva cos’avrebbe fatto, senza quell’imbranato di Merlin!
-Non pensarlo nemmeno!- lo rimproverò Gwaine. Ma al biondo non sfuggirono né l’espressione contratta, né i muscoli, che si tendevano per l’incertezza, mentre cambiava marcia.
 
Quando arrivarono al granaio, trovarono l’area completamente vuota. Si guardarono attorno, alla ricerca di Merlin, ma evidentemente il ragazzo non c’era.
Un tuono squarciò l’aria e il vento tagliente iniziò a soffiare con più vigore.
-Io vado da quella parte! Se trovi qualcosa, chiamami!- Gwaine si separò dal’ispettore: di certo, dividendosi, avrebbero avuto maggiori possibilità di trovarlo.
Iniziò a correre, percorrendo la strada sterrata che conduceva al maneggio degli Emrys, chiamando a gran voce l’amico.
Percorse parecchi metri, correndo tra l’erba, i ciottoli. Improvvisamente, il castano inciampò e rovinò a terra, imbrattandosi di fango vischioso. Lanciò uno sguardo alle proprie spalle, cercando una pietra: era assolutamente certo di aver picchiato il piede contro una superficie dura e che questa gli avesse fatto perdere l’equilibrio. Invece, trovò uno spuntone d’acciaio, che sbucava dal terreno scivoloso.
Spalancò gli occhi, incredulo. Si sarebbe messo a scavare con le unghie, se il suo cellulare non avesse preso a suonare.
-Gwaine, sono io!-
-Arthur- riconobbe immediatamente la voce concitata del collega. –Hai trovato...-
-Il suo cellulare! È qui a terra!-
Il viceispettore valutò la situazione: la priorità era trovare Merlin. Ma quella che aveva davanti, poteva essere l’arma del delitto!
-Ti raggiungo tra un attimo, credo di aver trovato qualcosa di utile. Chiamo la scientifica e sono da te!-
 
Arthur riagganciò, posando le iridi azzurre sui resti del cellulare che aveva ritrovato. Ma come ci era finito lì, a terra, vicino all’entrata di quell’edificio abbandonato?
Entrò titubante, spalancando la porta che si aprì cigolando. Il legno era quasi completamente marcito e l’odore, reso ancora più pregnante dall’umidità, era insopportabile. Avanzò nella penombra, lanciando sguardi tutt’attorno. Ma dov’era Merlin?
Ormai era lampante che fosse stato aggredito nelle vicinanze e la possibilità che fosse già troppo tardi era insopportabile ma, purtroppo, incombente.
-Merlin...- Arthur provò una morsa insopportabile all’altezza dello stomaco. Non c’erano altre tracce che potesse seguire. Nessun altro segno di lui. Anche se ci fosse stata una pista, lasciata dall’assassino, la pioggia torrenziale che si agitava all’esterno, doveva averla già cancellata, completamente.
-Ho immaginato che qui dentro fosse buio, ho portato una torcia!- Gwaine, come promesso, lo raggiunse trafelato.
L’ispettore annuì, assente. Non riusciva a pensare. La sua mente ed i suoi occhi erano annebbiati dalla tremenda minaccia di perdere per sempre il ragazzo che, così rapidamente, aveva mutato la sua vita.
Ingoiò a vuoto, cercando di riprendersi: no, lui avrebbe trovato Merlin. Lo avrebbe salvato, a qualunque costo. Doveva crederci, se voleva salvarlo!
-Non ero qui, il giorno del sopralluogo. Forse tu noterai qualcosa di diverso. Potrebbe essere importante-
Il viceispettore studiò con minuzia ogni più piccolo anfratto del granaio fatiscente. Era tutto sporco e polveroso, lì attorno, eppure...
-Sembra che laggiù sia stato rimosso qualcosa. Ci sono meno ragnatele, e delle impronte scure, sulla polvere. Con la luce della torcia, si vedono chiaramente-
L’ispettore osservò l’angolo indicato dal castano, costretto ad ammettere che non aveva tutti i torti.
Annuì, avvicinandosi, stando ben attento a non calpestare le orme lasciate in precedenza dal misterioso aggressore.
-Ma è solo un vecchio granaio, cosa può aver rubato?-
Gwain scrollò le spalle: non ne aveva la più pallida idea.
Arthur si chinò a terra.
-Qui è pulito, come se ci fosse stato un oggetto. È una macchia più o meno circolare, probabilmente un barile di plastica, come quelli qui attorno. Sembra che l’abbia trascinato, prima di portarlo via.- concluse, indicando dei contenitori simili, proprio accanto alla zona senza polvere.
Gwaine uscì all’esterno. Aveva la sensazione che gli fosse sfuggito un dettaglio importante. Ma cosa poteva essere?
Ripensò attentamente al giorno del ritrovamento di Will: il ragazzo riverso a terra, in una pozza di sangue piuttosto estesa. Le orme misteriose lasciate dal colpevole. Le aveva seguite, insieme a Perceval, fino al granaio, dove avevano individuato i resti del falò con cui l’assassino aveva bruciato le prove. Cosa mancava?
Lo sguardo cadde casualmente accanto al telaio della porta, nella parte in basso a sinistra: lo ricordava diverso e non perché i residui di sangue erano stati completamente cancellati dal temporale.
Improvvisamente, venne colto da un flash. Chiamò a gran voce l’ispettore, che si precipitò da lui.
-Che succede, Gwaine?-
Il castano indicò il lato basso della parete, che aveva scrutato con tanto interesse.
-Laggiù manca qualcosa. L’assassino aveva lavato le scarpe, ricordo bene la macchia di sangue misto al fango. L’aveva notata Perceval-
-E allora?- Arthur non capiva. Era ovvio che la pioggia avesse spazzato via quelle tracce.
-Per lavarle aveva usato una canna, attaccata al rubinetto laggiù e...- Gwaine si bloccò. I suoi occhi, insieme a quelli dell’ispettore, si erano rapidamente spostati dal punto indicato al lavabo esterno. L’attrezzo incriminato, era attaccato al rubinetto aperto.
I due si scambiarono uno sguardo incerto, quindi Arthur prese l’iniziativa, nonostante sentisse il cuore battere come impazzito e il sangue affluire veloce alle tempie.
Girarono attorno alle pareti dell’edificio, seguendo la canna color giallo canarino. La trovarono immersa in un barile di plastica.
Gwaine la afferrò, estraendola dal buco presente sulla sommità del grosso contenitore.
-Eccoti qui, bellezza! Si può sapere perché non sei al tuo posto?-
-Perché lasciare il rubinetto aperto con la pioggia?- Potevano semplicemente lasciarla esposta al...- Arthur sbiancò. Un terribile presentimento lo aveva appena folgorato. –Gwaine! Aiutami a togliere il coperchio, veloce!-
I due ci misero il minor tempo possibile, ma l’impresa risultò davvero ardua: il barile di plastica era reso scivoloso dall’acqua. Non avevano usato precauzioni, come guanti o altro, infischiandosene altamente del protocollo.
Finalmente, udirono un sonoro “clack”  e un getto d’acqua, sollevato dall’interno del barile, li investì in pieno, inzuppandoli più di quanto già non fossero per colpa del temporale.
Appena i suoi occhi si posarono sul contenuto, il viceispettore sentì il terreno mancargli sotto ai piedi, mentre il biondo smise per alcuni, interminabili secondi, di respirare.
Il gelo s’impossessò di lui, penetrandogli fin nelle ossa. Fu come morire...   
 
Aridian sfrecciava a gran velocità sull’asfalto. La maglietta nera svolazzava leggermente, aderendo al busto snello, lasciando penetrare l’aria gelida. Per fortuna,aveva smesso di piovere. Detestava i temporali improvvisi, soprattutto quando viaggiava in moto. Svoltò alla sua destra, percorrendo il viale alberato che conduceva a Wildwoods, rallentando per evitare di incappare in qualche sasso e rovinare a terra.
Restò ammutolito quando vide un’ambulanza percorrere la strada a ritroso, con le sirene in azione. Arrivato davanti all’abitazione degli Emrys, trovò un gran subbuglio: Freya che piangeva, il viceispettore Orkney, che aveva sentito poco prima per telefono, attaccato come un folle al cellulare, gridando qualcosa che non riuscì a capire, il cortile pieno di poliziotti...
-Ma che è successo?- domandò, togliendosi il casco e avvicinandosi alla ragazza dai lunghi capelli castani.
Freya lo guardò come se non lo vedesse realmente, gli occhi rossi e gonfi per le troppe lacrime.
-Aridian...- lo abbracciò di slancio, rischiando di farlo cadere a terra. –Una cosa terribile...oh, Aridian...-
-Freya!- tuonò Gwaine, aprendo lo sportello della volante.
La giovane si staccò immediatamente dal veterinario, correndo appresso al poliziotto e salendo in macchina con lui, lasciando il signor Witcher interdetto.
 
Arthur teneva saldamente la mano di Merlin, come se volesse impedirgli di perdere consistenza, temendo che diventasse un fantasma. Per un lungo, terribile momento, lo aveva davvero creduto.
Lo avevano trovato bianco come un lenzuolo, le labbra bluastre, il corpo gelato. Stentava a credere che fosse ancora nel mondo dei vivi, dopo aver bevuto tutta quell’acqua. Pensava di averlo perso per sempre.
Gwaine era stato sicuramente più svelto di lui a ritrovare la lucidità e prendere in mano la situazione: lo aveva allontanato dal barile e afferrato il moro, trascinandolo rapidamente fuori, adagiandolo a terra.
Si era chinato sul ragazzo, effettuando tutta una serie di manovre per verificare che nulla ostruisse le vie respiratorie, che respirasse, che il cuore battesse ancora.
Aveva scosso la testa, sconvolto e per l’ispettore si era aperta una voragine nell’anima. Non ricordava di aver mai provato una sensazione simile, in tutta la sua vita. Era stato orrendo.
Orkney l’aveva riportato alla realtà, schiaffeggiandolo: aveva bisogno della sua collaborazione.
Dovevano almeno provare a rianimarlo. Dovevano.
Era così iniziato l’estenuante massaggio cardiaco, che aveva gettato il giovane Pendragon nello sconforto e nel terrore. Avevano fatto di tutto e Merlin non si era svegliato. Non aveva aperto gli occhi. Non aveva tossito, né dato cenni di vita. Il cuore ancora fermo.
Ed era stato allora che era finalmente arrivata l’ambulanza, che era accaduto il miracolo.
Arthur vide i volontari del pronto soccorso senza esserne davvero consapevole, come se fosse caduto in un limbo ovattato. Un limbo da cui era stato strappato, appena Merlin aveva ripreso coscienza.
Vedeva i suoi occhi blu aperti, confusi e terrorizzati, udiva le sue parole prive di senso, deliranti e sentiva la presa attorno al suo palmo debole, come quella di un moribondo.
Ma Merlin era vivo.
Era vivo, per chissà quale grazia concessagli dal cielo.
Per fortuna, avevano chiamato i soccorsi ancor prima di raggiungere il vecchio granaio, altrimenti...
Non voleva immaginare cosa sarebbe potuto accadere, se non fossero intervenuti tempestivamente. Aveva ingerito molta acqua, stando a quel poco che aveva compreso, con la scarsa lucidità rimastagli e le vie respiratorie erano occluse dal liquido. Aveva seriamente rischiato di affogare, in un modo terribile.
Chiunque gli avesse fatto una cosa simile, l’avrebbe pagata. Ma ora, la sola cosa a cui voleva pensare, era il fagotto bagnato e impaurito davanti a lui.
-Va tutto bene...sei al sicuro- continuava a ripetere, come una cantilena, con il cuore che risaliva in gola ogni volta che vedeva il suo esile corpo scosso dai brividi. Di freddo? Di paura? Non lo sapeva con esattezza, ma era come se provasse esattamente le stesse cose.
Lo avevano caricato con una rapidità inaudita sulla barella, per portarlo in ospedale, d’urgenza, così da effettuare tutti gli accertamenti del caso.
-...thur... Ar...- Merlin farfugliava, sbattendo i denti per il freddo che lo attanagliava.
Il biondo passò una mano sui suoi capelli, in una carezza rassicurante.
Erano entrambi sotto shock.
 
-Arthur!- Hunith si era precipitata nel reparto di rianimazione, insieme a Belinor. Freya era già sul posto: lei e Gwaine erano arrivati per primi ed erano rimasti tutto il tempo con Arthur.
La ragazza corse incontro alla madre, stringendola con disperazione, tra le lacrime.
-Che cos’è successo? Dov’è Merlin?-
-Lo stanno visitando- rispose il viceispettore, piatto. Sentiva la bocca impastata, ma si sforzò di proseguire. –Il dottore non ci ha ancora detto nulla-
Hunith si voltò verso l’ispettore, agitata e confusa. Non riusciva a capire. Come poteva essere accaduto? Perché l’assassino di Will se l’era presa anche con suo figlio? Ma sembrava che anche il poliziotto non fosse in grado di risponderle, in quel momento.
Improvvisamente, la porta si aprì, permettendo agli ansiosi presenti di fissare l’uomo in camice bianco. Arthur non aspettò nemmeno che quest’ultimo prendesse parola: lo superò fulmineo, allontanando in malo modo la sua presa quando il medico tentò di fermare la sua avanzata.
-Non può entrare, deve...-
-So perfettamente che deve riposare, grazie- sbuffò, sottolineando quell’ultima parola con un tono particolarmente aspro. –Quello che non so, è chi l’ha ridotto così! Quindi, se non le spiace, faccia il suo lavoro e parli con i genitori, mentre io faccio il mio, sbattendo in galera quel pezzo di...-
-Ohi, ohi...piano, ispettore!- lo ammonì il collega.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e chiuse la porta alle proprie spalle, sotto lo sguardo attonito del povero medico, che però sembrò riprendersi quando Hunith prese le difese dell’ispettore. Sapeva quanto Arthur fosse importante per il suo bambino. Vederlo lo avrebbe certamente fatto sentire al sicuro, più di qualunque altra cosa. Comunque, gli domandò quali fossero le condizioni di Merlin, per distrarlo.
-Il ragazzo è sotto shock, probabilmente gli ci vorrà un po’ di tempo, prima di ristabilirsi completamente. È ancora molto indebolito dall’arresto cardiaco e le vie respiratorie non sono ancora completamente libere. Dovremo tenerlo sotto controllo per un po’, i polmoni si sono indeboliti e...-
Il medico si rese conto solo in quel momento che la signora e il suo consorte, così come la figlia e il viceispettore, lo guardavano ammutoliti e sconvolti, come se avesse appena detto che il paziente sarebbe morto da un momento all’altro. Si schiarì la voce, rassicurandoli velocemente.
-Ma credo di poter affermare che il peggio è passato-
Un sospiro di sollievo collettivo si levò nell’aria.
 
L’ispettore uscì dalla camera di Merlin alcuni minuti dopo. Lo sguardo stravolto, ma vagamente più tranquillo, sapendo che il moro era fuori pericolo e, soprattutto, lontano dalle grinfie di quell’essere.
Cercò gli occhi di Gwaine, il suo sguardo non ammetteva repliche o tentennamenti.
-Orkney. Voglio che convochi in commissariato mia sorella Morgana e Aridian Witcher. Pregherei anche voi di seguirmi, signori Emrys.-
Hunith sembrò perplessa, ma acconsentì.
-Freya, tu rimani pure qui con tuo fratello- Arthur si sforzò di sorriderle e la giovane annuì, in una muta risposta.
 
-Tutto bene?-
L’ispettore guardò il castano, esausto per quella lunga, orribile giornata.
Erano soli, in macchina, davanti al distretto di Guilford e stavano aspettando i signori Emrys; Gwaine aveva appena salutato Morgana, la prima della lista ad essere stata contattata per quella improvvisa riunione voluta da Arthur. Non riusciva a capire le intenzioni del suo superiore.
Il biondo si limitò ad annuire.
-So chi è il colpevole e per ricostruire i fatti, vorrei che fossero tutti presenti. Ma ho bisogno di chiederti un altro favore... Vorrei che convocassi anche il signor Hunter e che chiedessi alla signorina Lot di fare alcune analisi per me. Deve portarle in commissariato il prima possibile.-
Il poliziotto lo scrutò curioso, attendendo indicazioni con impazienza: chissà cosa aveva in mente Arthur. Forse, Merlin gli aveva rivelato qualche importante dettaglio?
 
Ormai erano arrivati tutti: Belinor e Hunith Emrys, Morgana le Fay (accompagnata da Elyan), Morgause Lot, Aridian Witcher e Halig Hunter, l’ultima persona contattata dal viceispettore.
Qualcuno bussò alla porta e Arthur invitò Lancelot e Perceval a entrare: anche il loro contributo si sarebbe rivelato fondamentale.
-Si può sapere per quale motivo ci hai radunati qui?- Morgana era a dir poco stizzita: non riusciva a comprendere per quale ragione dovesse presenziare anche lei. Nemmeno il dover rivedere la rivale, le andava molto a genio.
-Ti chiedo solo un po’ di pazienza, sorellina. Perché vedi, tra le altre cose, sono riuscito a risolvere anche il mistero del caso “Priscilla”- sorrise Arthur, sicuro di sé.
La giovane restò ammutolita per quell’improvvisa rivelazione e il suo stupore raggiunse l’apice quando anche il commissario Uther Pendragon entrò nella stanza, euforico.
-Allora è vero! Hai trovato il colpevole!- esultò, pregustando il momento in cui l’autore di quei crimini sarebbe finito in cella.
-Ora vi dirò come sono andate le cose...- Arthur annuì, solenne.
Il silenzio calò prepotente nella stanza. Nessuno osava fiatare e tutti attendevano con impazienza che ogni mistero venisse svelato.

  
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