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Autore: Ciajka    26/11/2011    5 recensioni
Dal diario di John Watson,Grifondoro.
Le sue giornate alla scuola di magia risulteranno essere più avventurose e interessanti dopo la conoscenza di Sherlock Holmes, Serpeverde.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Posso confermare che la mia vita è completamente cambiata dopo la conoscenza di Sherlock Holmes. Le nostre strade si sono  incrociate appena ieri e, incredibilmente, oggi sono stato coinvolto nell’avventura più pericolosa della mia vita.
Fin ora, almeno.

Essendo domenica, mi sono svegliato piuttosto tardi e, dopo aver fatto una buona colazione, andai in biblioteca con alcuni miei amici di Grifondoro per studiare storia della magia.
Più volte la mia mente volava sui fatti del giorno precedente, ma cercai di ignorare i miei pensieri, buttandomi a capofitto sui libri scolastici.
Stavo leggendo i fatti delle streghe del Cornovaglia durante l’anno 1630, quando una mano si posò sulla mia spalla, facendomi sussultare.
Il resto della mia compagnia alzò lo sguardo dai libri e sgranò gli occhi.
“Posso parlarti un momento?”
Riconobbi subito quella voce: era Sherlock.
Tentennando, mi alzai e lo seguii, mentre i miei amici incominciavano a bisbigliare tra di loro, sicuramente chiedendosi chi era quel tipo e perché cercava proprio me. Non bisogna dimenticarsi poi che è dell’odiata casa dei Serpeverde!
“Ho un caso interessante tra le mani e vorrei che tu mi aiutassi a mettere luce su esso.”
“Cosa?”
“Vorrei che tu diventassi il mio assistente.”
“Aspetta, aspetta.. Un caso interessante? Cosa intendi con caso interessante?”
“Intendo quel che ho detto.” il suo tono era visibilmente seccato.
“Potresti darmi delle informazioni più dettagliate?” sospirai, alzando gli occhi al cielo.
“Certamente. Tutto è successo ieri sera, prima di cena.

Mi stavo avviando verso la Sala Grande, quando sentii delle voci provenire dall’ufficio della vicepreside; la porta era socchiusa, quindi mi accostai con nonchalance  al muro, in modo da poter ascoltare e, contemporaneamente, sbirciare la situazione all’interno.
Nella stanza c’era un ragazzo, che mi dava le spalle, e la vicepreside, scura in volto.
Constatai in pochi secondi che il ragazzo era il prefetto di Corvonero, Lestrade, sesto anno.
Parlava in modo postato, anche se si sentiva, nel suo tono di voce, una profonda agitazione.
“Bisogna aumentare la sicurezza del castello, non si può ignorare quello che è successo.”
“E’ stato solo un incidente, Lestrade. Non bisogna allarmare la scuola intera per un fatto che potrebbe non accadere più.”
“Non accadere più!” Il ragazzo si era vistosamente innervosito. “Quello studente è quasi morto!”
“Non è in pericolo di vita.”
“In questo momento Trevor è in stato incosciente in infermeria, con una ferita che non accenna a guarire da due giorni!”
“Lestrade, ti consiglio di calmarti. Madama Chips troverà il modo di guarirlo. E’ una persona estremamente competente.”
“Se quella cosa dovesse attaccare di nuovo un altro studente..” iniziò il prefetto.
“Non accadrà. Il guardiacaccia è già stato informato.”
Lestrade si zittì per un istante, poi ribatté :”Bisognerebbe informare tutti. E’ già passato troppo tempo. Se non fosse stato per me, in questo momento avremmo uno studente in meno.”
Mi allontanai dalla mia postazione: tanto la conversazione non sarebbe durata ancora per molto e avevo già sentito tutto quello che mi interessava. La mia prossima meta sarebbe stata l’infermeria.

Appena aprii la porta, Madama Chips mi accolse con un enorme sorriso.
“Salve, caro! Di cosa hai bisogno? Hai qualcosa di rotto?”
“Oh, non sono venuto per me, ma per il mio amico Trevor..” risposi con una vocina titubante.
“Povero ragazzo! Proprio una brutta faccenda!”
“Esatto! Se non fosse stato per Lestrade..”
“Probabilmente non ce l’avrebbe fatta..” sospirò lei lugubremente.
“Sono completamente d’accordo. In un orario del genere è stata una vera fortuna che il prefetto si trovasse li.” buttai, sperando che la donna mi raccontasse l’accaduto in modo più dettagliato.
“Oh, questo è certo! Era sera, ormai! A ridosso della foresta proibita, per giunta! Non ho idea del perché fosse li, povero Trevor.. Lestrade mi ha raccontato che una grossa ombra nera sbucò all’improvviso e attaccò il ragazzo. Lui corse fino a raggiungerli e grazie a qualche fattura è riuscito a far scappare quel orribile essere.”
“Ma intanto quella cosa è riuscita a ferire Trevor..” sospirai, fingendo un’ immensa tristezza.
“Si.. Uno spaventoso morso alla coscia destra e vari graffi sparsi su tutto il corpo… Ora è a letto, sotto incantesimi guaritivi.. Stanno incominciando ad aver effetto, per fortuna!”
“Posso salutarlo?” chiesi timidamente.
“Certamente! Anche se è ancora incosciente, povero caro..”
Mi portò al suo letto, dove era disteso un ragazzino del secondo o del terzo anno, completamente addormentato. La gamba destra era interamente ricoperta da bende incantate, per cicatrizzare magicamente la ferita sottostante.
“Siccome devo andare a cena...” iniziò lei.
“Oh,non si preoccupi! Starò qui solo per pochi minuti!”
“Va bene,caro. Normalmente non lascio gli studenti soli durante le visite, ma con te farò un’eccezione. Sembri un ragazzo affidabile.”
Non potei fare a meno di sorridere.

Così rimasi solo con Trevor.
Osservai per prima le ferite superficiali, ormai quasi del tutto guarite. Erano sparse nel busto e nel braccio destro, segno che il ragazzo aveva cercato di difendersi, forse dopo il morso, e la creatura aveva cominciato a graffiarlo.
Passai poi in esame la ferita principale sulla coscia.
Scoprii le bende e osservai.
Al centro del morso si vedeva ancora la carne viva: aveva avuto un accenno di infezione, ma grazie alle garze incantate si stava avviando alla guarigione. Osservai i margini del morso e trovai estremamente interessante il fatto che la pelle era come sciolta, creando una schiuma verdastra, come se fosse stata a contatto con una sostanza chimica corrosiva.  Rimisi a posto le bende e me ne andai dritto in biblioteca.
 Ci rimasi per tutta la notte, cercando di scoprire quale creatura magica potesse provocare ferite del genere.”


“Sbalorditivo!”  pronunciai, dopo il racconto di Sherlock.
Lui fece una faccia sorpresa, forse perché non si aspettava un’esclamazione simile.
“Ecco perché ieri sera non eri a cena!” aggiunsi.
“Si, mi ero completamente dimenticato di mangiare. Allora, vuoi svolgere le indagini insieme a me?”
“Certamente!” Ormai la faccenda mi aveva incuriosito. “Per caso hai scoperto di cosa si tratta?” domandai, alludendo all’assalitore.
“Ho delle congetture, ma non sono del tutto sicuro. Ora andiamo verso la foresta proibita, il fatto dovrebbe essersi svolto da quelle parti.”

Durante il percorso Sherlock mi raccontò che la nostra creatura doveva per forza essere alta un metro e dieci centimetri, piuttosto robusta, ma non troppo, con artigli e denti affilati, gli ultimi capaci di liberare una sostanza tale da sciogliere la materia organica.
Non avevo idea cosa potesse combaciare con questa descrizione.
Sherlock pensava che fosse una forma spettrificata di un qualche animale, siccome solo gli spettri erano in grado di sciogliere i tessuti in quel modo.
Gli diedi ragione, anche se non riuscivo a spiegarmi perché quel non-morto fosse apparso in territorio scolastico.

Quando giungemmo nel luogo dove probabilmente si era svolta la faccenda, il viso di Sherlock si contrasse in una smorfia.
“Accidenti, John! L’acquazzone di ieri ha eliminato tutte le impronte sul terreno! Dovevo immaginarlo… L’unica cosa da fare è cercare a ridosso della foresta. È molto fitta, quindi le tracce non dovrebbero essere state modificate troppo dall‘acqua.”
Cercammo per ore qualche indizio che ci riportasse alla tragedia, ma inutilmente.
“Ci rinuncio, Sherlock. Ormai l’ora di pranzo è saltata e sto morendo di fame! Inoltre ho lasciato tutti i libri in biblioteca!”
“Ok, John, vai pure. Io rimango qui ancora un po’. “
“Stai attento, se c’è veramente un essere del genere in circolazione..”
“Non ti preoccupare” disse interrompendomi. “Sono totalmente certo che comparirà solo dopo il tramonto del sole. Se trovo qualcosa di interessante ti informerò.”

Erano le cinque del pomeriggio e mi trovavo nel salotto di Grifondoro, con il libro di storia della magia tra le mani, quando la Signora Grassa mi chiamò.
“Un ragazzo di Serpeverde vuole parlarti.”
“Oddio, Sherlock!” pensai “Forse ha trovato qualcosa!”
Lo raggiunsi dall’altra parte del ritratto.
“Stasera alle dieci e mezza sotto le scale principali.” mi mormorò all’orecchio, facendomi rabbrividire.
“Sii puntuale.” aggiunse, scostandosi da me.
“Aspetta un att…” provai a dire, ma ormai se n’era già andato.

Alle dieci e mezza ero nel posto prefissato e non passò molto tempo che arrivò anche il Serpeverde.
“A quest’ora ci dovevamo incontrare!” lo assalii subito, mantenendo però un tono di voce simile ad un sussurro. Dev’essere stato un contrasto molto divertente perché Sherlock si mise subito a sghignazzare.
“Non ridere! Ho dovuto nascondermi più volte dietro le armature dei corridoi per non farmi scoprire dagli insegnanti di sorveglianza! Stavo per mollare tutto e tornare indietro!”
“Vedo però che sei qui.” sussurrò compiaciuto.
Rimasi in silenzio, sentendomi rodere il fegato. Se non fosse stato così tardi, e quindi non dovevo assolutamente fare rumore, gli avrei certamente sferrato un pugno sulla sua faccia soddisfatta.
“Su, andiamo!” disse sottovoce, prendendomi per un braccio.
Ci avviammo verso il luogo di questa mattina, facendo attenzione a non farci scoprire.
Quando fummo arrivati nei pressi della foresta proibita, gli chiesi: “Cosa hai intenzione di fare, Sherlock? Scovare il mostro e ucciderlo?” l’ultima frase la pronunciai con un’evidente nota di sarcasmo.
“Esattamente.” rispose egli, asciutto.
“Co-cosa?! Sei pazzo?! Non ti rendi conto che potrebbe essere pericoloso?”
“Se stiamo concentrati possiamo farcela.”
“Concentrati! Tu vuoi ucciderci!”
“Uff.. Senti, era ovvio che..”
Non finì la frase: un’ombra oscura si scagliò contro di lui e lo gettò a terra.
Era un’enorme ratto nero, con piccoli occhi color rosso sangue, denti appuntiti e grandi zampe nodose. Fili verdastri di bava colavano dalle sue fauci spalancate e finirono nel mantello di Sherlock, il quale si dimenava per liberarsi dall’assalitore.
Non aspettai un secondo di più e lanciai uno schiantesimo, colpendo in piena faccia il gigantesco ratto.
Ci fu un bagliore rossastro, un grido disumano e un tonfo. Quando riguardai, mi si presentò uno spettacolo disgustoso.
A causa della mia vicinanza con l’obbiettivo, la fattura era stata mortale: parte del naso e l’intera mandibola erano stati scaraventati a qualche metro più avanti, lasciando al loro posto un disastroso foro dal quale fuoriusciva un liquido verde scuro.
Sherlock si rimise in piedi e gridò:” Ottimo lavoro, John, ma non basta spaccargli il muso per ucciderlo!”
Infatti l’essere si rimise subito in piedi, emettendo sinistri rumori gutturali, che mi fecero rabbrividire.
Si scagliò nuovamente verso il Serpeverde, ma questi, sfoderando la bacchetta, pronunciò: “Ardemonio!
L’incantesimo bloccò la creatura, che cadde a terra rovinosamente, emettendo suoni raccapriccianti.
“Non è abbastanza potente, cazzo!” imprecò il Serpeverde.
“Ma se pronunciamo insieme l’incantesimo, lo sarà sicuramente!” proposi io, con slancio.
I nostri sguardi si incrociarono per qualche istante, poi lui acconsentì con un cenno di capo.
La bestia, ormai di nuovo in piedi, stava per attaccarci, ma noi l’anticipammo urlando con tutto il fiato che avevamo gola: “Ardemonio!
Il corpo sgraziato del ratto fu circondato da un alone verdastro, la sua carne cominciò a sciogliersi, creando un fumo dall’odore ripugnante, mentre si contorceva dal dolore.
Ben presto del corpo non rimase più nulla: solo una melma simile a vomito indicava il luogo dove si trovava la creatura, ormai completamente morta.
Restammo immobili  per un’eternità, o almeno così mi sembrava, a guardare quella cosa disgustosa.
“Non ce l’avrei fatta senza di te.” mi disse, rompendo il profondo silenzio che si era creato.
Lo guardai: aveva schizzi di bava e di sangue del mostro ovunque, i capelli e il viso erano impastati con il fango del terreno e il mantello era squarciato in più punti.
“Sei assolutamente patetico!” esclamai, incominciando a ridere “Guardati!”
“Hai ragione!” disse, osservandosi e iniziando a ridere di cuore pure lui “Ma anche tu non sei messo molto meglio!”
Aveva ragione, anche se il mostro non mi aveva toccato fisicamente, gli schizzi del suo sangue avevano investito anche me.
“Sarà dura lavare tutto senza che nessuno faccia domande!”
Non riuscivo quasi a respirare da quanto stavo ridendo!
“Basta dire che hai combattuto contro un grosso ratto zombi!”
“Nessuno crederebbe mai ad una storia tanto assurda!”

Assurdo: questa si che è la parola giusta.

Ci siamo salutati come se fossimo usciti a fare una passeggiata amichevole, in un modo così leggero e spensierato che per poco non ci siamo fatti scoprire dal guardiano.
Come definire questa giornata? Assurda. Impossibile. Incredibile.
Da quanto è che conosco Sherlock? Da ieri?  Bene, e guarda in che avventura sono capitato!
Se voglio rimanere amico di Sherlock, anche se non so ancora se considerarlo completamente mio amico, mi sa che dovrò rinchiudere la mia tranquilla vita da studente  in un cassetto.
E buttare via la chiave.

  
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