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Autore: lispeth_    26/11/2011    2 recensioni
Guardava quegli occhi neri come la pece percorrere tutta la stanza. La stava cercando, sentiva il suo respiro ansioso di poterla toccare un'altra volta. Roxanne voleva urlare, ma facendo così avrebbe rivelato il suo nascondiglio all'assassino. La sua risata le fece gelare il sangue. "Ti troverò Roxanne Holmes, non puoi scappare" ringhiarono le sue labbra. Non era umano, era un mostro. E andava fermato, prima che fosse troppo tardi.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Keep in mind. We're under the same sky, and the night's as lonely for me, as for you.


Si svegliarono uno nelle braccia dell’altro. Roxanne non aveva mai avuto un risveglio così perfetto da quando sua madre era morta. Forse era di quello che aveva bisogno. Aveva bisogno di Sawyer nonostante continuassero ad allontanarsi e a ritrovarsi. Aveva paura di perderlo e lo avrebbe impedito.  Amava Sawyer più di se stessa anche se non aveva mai ammesso la sua dipendenza estrema per lui.
Aprì lentamente gli occhi per abituarsi alla luce di un nuovo giorno e si trovò il volto di Sawyer perfettamente incorniciato dai raggi solari. Avrebbe voluto vedere che effetto producevano i suoi occhi azzurri colpiti dalla luce diretta solare, ma in quel momento stava dormendo profondamente. Pareva un angelo, un bellissimo angelo caduto dal cielo solo per proteggerla.
Improvvisamente si trovò a sorridere senza un motivo principale, era solamente felice di essere insieme a lui dopo tutto quel tempo passato solamente a discutere. Problemi futili dei quali Roxanne avrebbe fatto benissimo a meno ma che continuavano a riaffiorare nella loro relazione.
Quella mattina però era troppo bella per sporcarsi con parole senza senso e dette in modo troppo brutale. Era una splendida mattinata di Novembre, i signori Lancaster si stavano preparando per l’arrivo di Dicembre con lucette e campanellini natalizi e Naja, il gatto, era attaccato al termosifone.
Roxanne si alzò lentamente dal letto per paura di svegliare il suo ragazzo e si avvicinò alla finestra per guardare il cielo. Grigio e con un sottile strato di nuvole, queste comunque non impedivano al sole di fare capolino nella deserta città di Gwenton, un minuscolo puntino in mezzo all’America settentrionale. Una volta aveva provato a cercare la sua città su Google maps rimanendo sbalordita dal “nessun risultato trovato” che le comparve a tutto schermo.
Era bello essere  una città sconosciuta. La non presenza dei turisti rendeva tutto tremendamente silenzioso e tranquillo, quella solitudine che Roxanne aveva sempre amato soprattutto per scrivere le sue poesie, un piccolo vizio che aveva iniziato da quando era molto piccola. Era stata colpa di sua nonna Adele, quando un Natale aveva deciso di regalarle un libro di poesie di Emily Dickinson. Rimasta meravigliata da quelle splendide parole aveva voluto immediatamente  imitarla, e così dopo due giorni aveva già scritto metà del suo quaderno di versi. Le uscivano senza freno. Un fiume in piena di emozioni che desideravano essere solamente trascritte su un foglio bianco solitario.
E poi si era innamorata del suo migliore amico. Sawyer era sempre stato il ragazzo perfetto per lei ma non l’aveva mai riconosciuto. Quando gli aveva aperto il cuore però era troppo tardi: lui si era messo insieme ad un’altra ragazza alla quale aveva giurato amore eterno. Quella notte se la ricordava perfettamente, aveva scritto poesie con le lacrime con la consapevolezza di avere il cuore spezzato e di aver perso per sempre il suo migliore amico. Si era trovata a credere di nuovo nelle favole, nella speranza che il vero amore avesse la meglio su tutto ma dopo un anno le speranze crollarono insieme ai pezzi del suo cuore ridotto  a cenere. Il motivo del ritorno di Sawyer sembrava essere ancora sconosciuto allo stesso, le aveva spiegato che aveva sentito solamente la necessità della sua presenza e il lieto fine si era creato senza nemmeno aver scritto l’inizio della favola.
“Sei sempre stata bellissima la mattina, come diavolo fai?” le chiese il suo ragazzo alle sue spalle. Si voltò per guardarlo ancora con il viso leggermente addormentato per poi sorridergli.
“Sei sempre stato terribilmente melenso, come diavolo fai?”
“Siamo di buon umore spero?”
“Si grazie a te”
“Allora propongo di fare colazione insieme da qualche parte prima” si alzò dal letto e si infilò le scarpe che la sera prima aveva riposto ordinatamente vicino alla porta della sua camera. Roxanne era ancora in pigiama e non aveva nessuna voglia di uscire di casa ma decise di accontentare per una volta il suo ragazzo e cercò qualcosa da mettersi. Mise sottosopra il suo armadio già in disordine per poi trovare qualcosa di carino ma che nello stesso momento la tenesse al caldo per poi uscire di casa.
Andarono al solito bar della città, l’unico dove servivano ciambelle fritte e caffè possibilmente separate. Roxanne ne prese una alla fragola con stelline di cioccolato sopra e se la gustò tutta intera senza aver paura di quante calorie stesse ingerendo in quel momento. Sawyer si limitò a un semplice caffè e a un cornetto senza niente dentro. Restò a guardare per tutto il tempo senza dire niente per poi sospirare leggermente.
“Allora è tutto a posto tra di noi?” chiese improvvisamente poggiando la sua mano su quella ancora sporca di cioccolato di Roxanne. Lei rimase leggermente interdetta da quella domanda, non sapeva che cosa rispondere. Sapeva solo che dalla sera precedente qualcosa era ancora cambiato tra loro due, come se la magia fosse ritornata.
“Si per il momento si” disse con un sorriso sincero ricevendone uno di conseguenza dal suo ragazzo prima che le sue labbra toccassero le sue in un bacio di sfuggita ma che le migliorò completamente la giornata.  Le sue labbra sapevano ancora da caffè zuccherato con il dolcificante.
“Non pensi che dovrei andare a scuola?”
“Magari oggi potresti saltare le lezioni siccome sei con me”
Roxanne non aveva voglia di andare a scuola quel giorno anche se la professoressa di storia aveva deciso di fare un compito in classe tanto per valutare il grado di imbecillità dei suoi compagni corso. Poteva benissimo saltarlo siccome era la più brava della classe. E poi c’era Sawyer quel giorno che era appena tornato dal suo viaggio a Parigi e aveva messo fine a quell’assurda relazione a distanza fatta di telefonate su skype e email frettolose.
“Ok dai mi hai convinta ma domani vado a scuola sia chiaro” le disse  minacciandolo con il dito indice e uno lo sguardo più maligno che potesse fare. Ricevette solamente un sorriso e una carezza alla mano che tolse immediatamente la sua rigidità.
Poteva amare così tanto una persona? Probabilmente quello non era vero amore, ma un affetto profondo verso una persona che ricambia i suoi stessi sentimenti e a Roxanne bastava quello. Non le serviva altro in quel campo sapendo che non avrebbe potuto permettersi di più.
Finirono la loro colazione con tutta la calma del mondo per poi lasciare una lauta mancia al cameriere che ringraziò con un largo sorriso.
Passeggiarono lungo il viale mano nella mano guardando le foglie ingiallite cadere dagli alberi, ancora non erano del tutto spogli.
“Hai visto il ragazzo nuovo?” chiese improvvisamente Sawyer continuando a guardare minaccioso il cielo leggermente inscurito rispetto al loro risveglio. Roxanne sapeva che si riferiva ad Adrian, il ragazzo che cercava a tutti costi di dimenticare anche se non riusciva a capire perché il suo ragazzo fosse così curioso riguardo al suo arrivo.
“Si è nel mio stesso corso di storia, ieri si è diciamo presentato alla classe con tre parole, niente di più” disse cercando di evitare tutta quella parte riguardante i suoi occhi neri che l’avevano talmente spaventata da tormentarla perfino nei sogni.
“Mi è parso solamente sospetto, ieri l’ho visto uscire dalla tua scuola che nascondeva qualcosa sotto la giacca con fare curioso”
“Devi sempre metterti a guardare ogni singola persona che esce dalla mia scuola?”
“E’ il mio passatempo preferito siccome sei sempre l’ultima ad uscire”
“Ma scusa ieri non mi sei venuto a prendere a scuola”
“Io intendevo l’altro ieri infatti prima ancora che lo incontrassi”
“Come facevi a sapere che era lui?”
“Capelli biondi platino, occhi neri, orecchino sul sopracciglio destro …penso che non passi così inosservato”
“In effetti su questo hai pienamente ragione” disse ridacchiando pensando che il look di quel ragazzo sicuramente non poteva passare inosservato a nessuno. Si chiese se tutte le persone provenienti dal Texas avessero quell’aspetto così stravagante.

“E’ inconcepibile che quella racchia progetti di rovinarmi la vita, insomma io non le ho fatto assolutamente niente”  annunciò Renee al suo specchio mentre si dava una controllata alle sopracciglia.
“Andiamo è solamente un compito di storia. Quanto può essere andato male?” chiese Roxanne ormai esasperata nel sentire tutti quegli insulti rivolti verso la sua unica insegnante preferita della scuola.
“Un disastro, ho risposto solamente a una domanda su quindi…su quindici? E’ un completo disastro. Ho chiesto perfino a quello nuovo di farmi copiare e si è limitato solamente a ridere di me.” Incrociò le braccia al petto ancora però insoddisfatta del suo lavoro.
“Hai chiesto ad Adrian di copiare da lui?”
“Era l’unico presente nei paraggi e poi dopo un’ora aveva già risposto a tutte le domande”
“Ma a quanto pare non è poi così gentile con il prossimo”
“Io pensavo che rimanesse abbagliato dal mio fascino, come succede ad ogni uomo sulla terra con un po’ di cervello”.
Roxanne roteò gli occhi pensando a quanto egocentrismo ci potesse stare nel corpicino esile di Renee. Non era capace di fare altro: parlava sempre e solamente di se stessa. Ogni tanto mostrava una certa attenzione verso gli altri ed era la parte alla quale Roxanne si aggrappava ogni volta che stava male. Contare su Renee però non era sempre una giocata sicura, siccome passava la maggior parte del tempo fuori di casa per alcune sue faccende sconosciute a chiunque.
“Pensi che non gli possa piacere?” chiese shoccata la bionda voltandosi verso l’amica. Non era mai successo nel giro di cinque anni di scuola superiore che a qualcuno non piacesse Renee, era geneticamente dimostrato che le ragazze come lei potessero avere qualsiasi cosa volessero con un semplice battito di ciglio.
“Penso solo che abbia gusti diversi, diciamo alternativi” disse Roxanne pensando a quale ragazza potesse essere il tipo di Adrian Kain. Scosse la testa in preda al ricordo dei suoi occhi e si sforzò a ricordare gli occhi azzurri del suo ragazzo, quelli che erano in grado di farla completamente  rilassare dopo una tempesta mentale.
“Tu e Sawyer siete ritornati insieme?”
“Non ci eravamo lasciati”
“Oh andiamo continuate a mollarvi e a rimettervi insieme alla velocità della luce, non mi stupirei se fra cinque minuti vi lasciaste di nuovo”
Roxanne non fece nemmeno in tempo a guardare male l’amica quando un boato interruppe la loro conversazione. Veniva da fuori dalla finestra della camera alla quale le due ragazze accorsero immediatamente. Un ragazzo dal passo svelto lasciò immediatamente la via correndo. Indossava una felpa nera con il cappuccio alzato fino a coprire quasi tutto il suo volto.  Nella sua fuga si era lasciato sfuggire due bidoni della spazzatura completamente rivoltati.
Chi poteva mai essere? E perché era appostato davanti a casa sua?
“Sembra che i guardoni siano proprio di tutte le età” disse Renee ritornando alla sua routine davanti allo specchio. Per Roxanne invece quello non era semplice guardone, sospettava che fosse qualcosa di altamente losco ma non voleva esagerare come sempre e si limitò a dimenticare quello che era successo lasciandosi travolgere dalla parlantina senza freno della sua amica.
“Come è andata a scuola?” chiese suo padre senza nemmeno guardala in faccia. Il suo sguardo ceruleo come quello di Noah era sempre perennemente puntato su quello stupido Blackberry. A volte Roxanne si chiedeva se davvero a suo padre importasse quello che faceva nella vita. Testò la sua attenzione facendogli un gestaccio esplicitò che suscitò la ridarella del fratellino più piccolo. Suo padre non si smosse dal suo lavoro di scorrimenti e pigiamenti dei tasti del suo telefonino.
“Ah niente di particolare, oggi ho saltato quattro lezioni su cinque ho scopato in bagno con Sawyer e…oh sono incinta” disse Roxanne tentando ancora una volta di catturare l’attenzione del padre che non sentii alcuna parola che aveva proferito sua figlia.
“Sono contento” disse solamente tanto per far vedere che nonostante non avesse ascoltato era ancora vivo. Roxanne si alzò direttamente dal tavolo con uno scatto lasciando il piatto della cena mezzo vuoto e andò direttamente in camera sua. Non aveva voglia di discutere anche quella sera con suo padre. Non c’era verso. Lui aveva sempre ragione mentre lei rimaneva sempre nella parte del torto qualsiasi fosse l’argomento della discussione.
Digitò il numero di Sawyer per parlare con qualcuno prima che iniziasse a piangere per la rabbia. Ma lui non rispose, il telefono squillò a vuoto per dieci volte per poi interrompersi ed ecco che le sue lacrime cominciarono a bagnare il lenzuolo viola del suo letto. Si sentiva incredibilemente sola in quel momento. Le mancava sua madre. Le mancava come le accarezzava i capelli mentre ascoltava i suoi problemi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterle parlare anche solamente per cinque minuti.
Improvvisamente decise di uscire. Prese la giacca nera e se la infilò mentre scendeva le scale.
“Esco” disse senza aspettarsi una vera e propria risposta e in un attimo si ritrovò nel freddo buio di Novembre. Camminò a lungo senza avere una meta precisa. Sentiva i piedi bruciare sull’afalto. Fumavano in contrasto con il freddo dell’aria. Si avvicinò al giardino di una casa attirata dal suo profumo. Era il suo preferito. Profumo di gelsomino che viaggiava nell’aria. Di chi era quel giardino? Sarebbe stata lì per sempre in mezzo a quel profumo così familiare. Lo usava spesso sua madre ed ogni volta che Roxanne lo sentiva la faceva sentire un po’ a casa, come se sua madre non se ne fosse mai andata. Le luci del giardino si accesero. Qualcuno l’aveva vista. Iniziò a correre diretta verso la strada principale uscendo dalla visuale del proprietario della casa.
Due occhi neri fissarono la corsa della ragazza dai capelli castani.
  
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