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Autore: Ella_Sella_Lella    26/11/2011    1 recensioni
Percy viene "incastrato" in una "misteriosa" (Anche per lui) missione dalla Divina Artemide.
Aiutato da una profezia, come sempre poco chiara.
Una fidanzata "troppo" sveglia, un cugino con un "Pass" per l'oltretomba.
Quattro abigue divinità minori.
Una sala da tè, nel cui retro c'è il Servizio Cliente dell'Ermes Express.
Sogni che riguardano un gigante ed un cane splendente.
Ed una costellazione che ha la forma di una macchina per il caffè. Che nasconde in realtà un "tragico(mico fore un po')" amore.
Ma perchè?
*
Buona lettura
Baci baci
EsL
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di tutto chiedo venia per aver abbandonato questa storia. Vorrei ringraziare LailaOsquin, Jishiku e piccolalettrice.
Quelle persone che leggono.
Quelle 4 dolcissime persone che preferiscono e quelle 10 fantastiche persone che seguono, ho continuato solo per voi, praticamente.
Premessa: Questo capitolo prende il titolo da un romanzo di cui la trasposizione cinematografica sarà interpretato da Logan Lerman (ma non c’entra niente). Seconda cosa quella cosa (Jishiku sa cosa) è stato scritto per puro masochismo, perché volevo fare qualcosa di poco ortodosse e sentire l’ebbrezza di sentirmi Afrodite (e come avevo detto non sarà Ope, ma qualcun’altra xD)
Informazione di servizio :
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=2106592837539&set=a.2106592557532.116109.1627105285&type=3&theater
Questa è Poly (potete trovare la stessa immagine qui su http://lunetta95.deviantart.com/#/d4ae3ib su Devianart) - A mano


http://www.facebook.com/photo.php?fbid=2201310045410&set=a.1934048524039.110214.1627105285&type=3&theater Questa è Eris(in forma divina) – Paint


http://www.facebook.com/photo.php?fbid=2205662194211&set=a.1934048524039.110214.1627105285&type=3&theater
Sam in forma divina/umana[lui è uguale, se non che è un po’ più pallido e con il volto scavato] (accessoriato di sigaretta, se ricordate nel primo capitolo che compare viene detto che fuma] – Paint

http://www.facebook.com/photo.php?fbid=2205662234212&set=a.1934048524039.110214.1627105285&type=3&theater

Cheryl in forma divina – Paint

http://www.youtube.com/watch?v=BpsPpCLi12k

Orione/Artemide ambientata nel capitolo 8 (Cioè nel passato)

Buona Lettura

Ps- Perdonate la prima infelice battuta -.-“







PJ e La costellazione della macchinetta del caffè.




Ragazzi da parete


Le due moto d’ombra volante, si erano parcheggiate in un vicolo non troppo visibile, abbastanza vicino ad Eastern Market, le strade dello shopping. “Fine della corsa!” trillò divertita Lea, aiutando bruscamente Annabeth a scendere dalla sua moto dall’eccesivo colore sgargiante, “Sorella, gli accompagniamo fino davanti la porta” rispose imparziale Poly, assottigliando gli occhi, regalando alla sorella uno sguardo gelido, “Ok” disse abbastanza irritata la Hippy scendendo con un salto dalla sedia, “A volte sai essere irritante come … come …” stava cercando Lea, una giusta offesa, mentre si riaggiustava gli occhiali tondi e piccoli, sul naso. “Vuoi un offesa genere Lily o Tally?” chiese Poly, notando il disaggio nel volto delle sorella, Percy ed Annabeth scrutavano le amazzoni abbastanza confusi, mentre il figlio di Poseidone aveva ancora le sue braccia allacciate alla vita della figlia di Ares, “Qualcosa più alla Cle” rispose Lea, posando il pugno sotto il mento, leggermente spigoloso, cercando di trovare quel genere di offesa, “Un Silk-épile rotto?” propose Poly, alzando l’arcuato sopraciglio destro, “Si direi che potrebbe andare” bisbigliò Lea, prima di offendere sua sorella paragonandola ad un silk-épile rotto.


“Annabeth …” bisbigliò Percy, quando i suoi piedi si ritrovarono ben piantati a terra e a distanza di sicurezza dall’Harley della centaura con gli anfibi, la gonna ed il chiodo scuro, “Si, Percy?” domandò la bionda, mentre seguivano le due amazzoni che frettolose e irritate sgomitavano e scintillavano tra la folla di gente che occupava la strada popolosa di Eastern Market, portandosi sacchetti con gli acquisti appena fatti. “Sai cos’è un Silk-èpile?” chiese, guardandola intensamente con i suoi occhi verde acqua, la figlia di Atena abbassò lo sguardo sconsolato, già si sentiva che sarebbero finiti in un discorso imbarazzante come la sua nascita, ma alla fine guardo il ragazzo e sorrise, in un modo un po’ perverso pensò Percy, “Quando questa avventura sarà finita, ti prometto che te lo passerò!” disse Annabeth, “Me lo passerai?”, chiese confuso il ragazzo, la bionda sorrise dicendo che lo strumento si passava, “Ok” disse Percy, infilando le mani in tasca, “Siamo d’accordo?” chiese Annabeth, allungando la mano al ragazzo, che la strinse con sicurezza, suggellando il loro patto.


Le amazzoni si erano fermate davanti alle porte di un negozio griffato, di cui ne Percy ne Annabeth si sarebbero mai potuti permettere neanche un bottone. Esattamente lì, sul nel cielo la stella di Nyx brillava intensamente. “Jane-Pula Guatleri, cos’è?” chiese Percy, Lea e Poly guardarono le vetrine, “Se non sbaglio dovrebbe esserci scritto Jean-Paul Gaultier” constatò la Hippy, Poly era già entrata nel negozio, senza badare alle occhiatacce delle dipendenti e senza dar retta a nessuno, aveva raggiunto l’ascensore solitamente utilizzato dai dipendenti. Poi si era appoggiata alle ante aperte ed aveva cominciato a battere la pianta del piede sul pavimento, spazientita. “Ma tua sorella è sempre così fredda?” chiese Percy guardando Lea, che si limitò a ringhiare al ragazzo, “come non detto” aveva esclamato il ragazzo, prima di ritrovare Annabeth con i capelli da spaventapassero chiusi sotto il cappello, sorridergli bonariamente, prima di stendere una mano verso di lui, Percy la strinse e le sorrise. Lea ci tenne presente a ricordare ai due che dovevano proprio entrare mentre Poly continuava a battere il tacco della scarpa, “Dobbiamo andare” sussurrò la bionda.


L’amazzone bionda gli accolse con un sorriso sprezzante ed un commento dello stesso carattere, con le mani infilate nelle tasche. L’Hippy aveva aperto le porte dell’ascensore di vetro ed aveva lasciato che entrassero tutti, quando furono tutti dentro, chiuse la porta, e premette tutti i tasti dell’ascensore almeno tre volte utilizzando un codice strano, “Rilassatevi Eos non ha mai mangiato nessuno” aveva esclamato Poly, toccandosi appena i capelli biondi. Poi l’ascensore prese a salire, nessuno contò i piani ma erano parecchi. Quando l’ascensore si fermò, dopo aver emesso un trillo, Lea aprì le porte dell’ascensore, Percy fu il primo a sporgersi dall’ascensore per vedere la casa di Eos, ma davanti a lui si era ritrovato un lungo corridoio. “Che posto è?” chiese Annabeth, riferendosi all’ungo corridoio tinteggiato di colori scuri, il tappeto rosso persiano con i ghirigori d’oro, con i drappeggi cadenti dalle pareti, che lasciavano scoperti quadri, tantissimi quadri, il tutto illuminato dalla sola luce di infinite candele bianche come le ossa, tenute da candelabri dalle fattezze di bracci, “Il corridoio dei caduti” rispose serafica Poly, prima di scivolare via dall’ascensore e cominciare a percorrere la direzione che avevano a disposizione, “Vedo che hanno riappeso i quadri” constatò Lea, come unico commento.


Percy ed Annabeth presero a guardare i quadri, erano raffigurati con sotto didascalie d’oro, personaggi che erano stati famosi nella storia e nella mitologia, senza però mantenersi su un filo logico di tempo, potevi incontrare Ulisse, Kennedy e poi Leonardo Da Vinci, in ordine del tutto casuale, ma c’erano tutti, con targhetta, con un nome ed un epiteto. “Hei Testa d’alghe, guarda chi c’è!” esclamò Annabeth tirando una gomitata appena al fidanzato amicando ad un quadro che mostrava Dedalo, con l’epiteto dell’Ingegnere, “Perché non architetto?” domandò Annabeth ad una delle due amazzoni, “Per Te” rispose di malavoglia l’hippy figlia di Ares, indicando proprio un quadro che ritraeva una ragazza bionda, con un ciuffo bianco, gli occhi grigi come il cielo tempestoso ed un bel sorriso, Annabeth, con la targhetta con il suo nome e l’epiteto dell’Architetto. “Wow” emise la bionda restando senza fiato. Percy continuò a vedere quadri fino a che ne notò uno, che rappresentava una guerriera con i capelli scarmigliati, corti e raggrumati, coperti da un appiccicosa sostanza rossastra, di cui era anche coperto il volto fiero, era piena di graffi lei e l’armatura di bronzo celeste ed oro divino, gli occhi erano azzurri come zaffiri freddi e lucenti, quella era Lea, solo che le labbra erano dipinte di rosso, come quelle di Eris, Percy pensò che forse avevano lo stesso rossetto, cosa che non lo rincuorò. “Questa sei tu!” esclamò Annabeth, leggendo la didascalia Pentesilea, la guerriera con un sorriso dolce, “In un’altra vita” tagliò corto l’amazzone, crucciando le labbra, Percy guardò ancora il quadro, Lea era diversa da quella ragazza che era davanti a loro, era più delicata e gracile adesso, allora era semplicemente forte, l’avevano capito che gli anni sugli immortali pesavano, anche la fierezza di Lea si era assopita. “Il naso che hai fatto?” domandò invece Annabeth non lasciandosi sfuggire il naso più pronunciato presente nel quadro, rispetto a quello perfetto che aveva ora, “Un difetto di raffigurazione” tagliò corto l’Hippy, “Non è vero, Efesto ed Eris si sono impegnati a rifarglielo, dopo il litigio con Phoe” rivelò malandrina Poly.


Continuarono a camminare, quando davanti a loro avevano visto la figura dei Due Cacciatori, l’uno sotto l’altro. Il primo che si vedeva, aveva i capelli castani, il sorriso soddisfatto e ricordò ai due mezzosangue il volto trionfale di Clarisse quando prendeva la Bandiera a discapito di tutte le ossa rotte sue e degli altri; gli occhi però rapirono Percy, erano grandi e splendenti di un meraviglioso verde-acqua come Poseidone e quasi tutti i suoi figli, assomigliava al fantasma di Teseo, quel ragazzo poco più grande di lui che Percy aveva visto una volta, prima del labirinto ed un po’ a Poly, con la curva del mento duro ed il sorriso malandrino; “Non era meraviglioso?” chiese una voce di fianco loro. Annabeth, come neanche Percy, che la bionda Amazzone era al loro fianco, con gli occhi scuri lucidi di pianto, la bionda guardò il quadro, “Si, molto. Era tuo figlio vero?” domandò Annabeth, Poly sorrise malinconica, “Era mio figlio, ma era anche tuo nipote” rispose la bionda toccando la testa scura di Percy, che la guardò confuso, “Era suo figlio e di Teseo” gli bisbigliò all’orecchio Annabeth. Percy annui, prima che Poly con freddezza ricominciasse a camminare per il corridoio fianco a fianco con la sorella, rigettando indietro le lacrime, per solidarietà Lea gli aveva afferrato una mano.


I due mezzosangue erano rimasti ancora un po’ a guardare il secondo quadro, che raffigurava un mezzogigante, con i capelli scuri e riccissimi, gli occhi di quel colore veramente meraviglioso dell’azzurro dell’orizzonte, con un espressione così serena, ero lo stesso ragazzo che Rachel aveva dipinto e che gli aveva mostrato, Orione. “Lui era l’unico amore che abbia mai toccato l’animo di Artemide” bisbigliò Annabeth, con un tono di voce dolciastro, vedendo in quel quadro una poesia che il suo ragazzo non riusciva a cogliere, “Si amavano tanto …” bisbigliò Percy , “L’ho visto” aggiunse, toccandole i capelli dispari. Le due amazzoni avendoli visti ancora feri lì si erano riavvicinati. “Fu colpa di Zoe la sua morte” bisbigliò Lea, “Pace all’anima sua” rispose Poly, facendo roteare gli occhi, su un immaginario cielo, “contribuirono anche Phoebe ed Apollo” aggiunse l’Hippy, toccandosi gli orecchini a forma di simbolo della pace, “Volevano solo evitare alla loro signora di rompere il voto. Avevano cominciato a dubitare della lealtà di Artemide” disse con eccessiva durezza Poly, prima di afferrare per un braccio Percy e costringerli a proseguire lungo il corridoio. “E secondo voi? L’avrebbe fatto? Avrebbe rotto il vicolo?” chiese Annabeth, Percy si irrigidì, ricordava Artemide cosa gli aveva detto, che il voto l’avrebbe rotto, di fatti non aspettò che le due figlie di Ares rispondessero per chiedere alle due altro, “Cos’è successo? In che modo Zoe e Phoebe furono responsabili?” domandò Percy, ma le due amazzoni fecero una smorfia, “Troppo lungo” tagliò corto Poly.


Lungo il corridoio c’erano ancora altri personaggi storici, tra cui George Washington, Cesare Borgia e Martin Luthero ed altri più mitologici come Turno ed Enea. “Era un figlio d’Afrodite niente male” bisbigliò Poly, guardando l’eroe Romano per eccellenza, con i capelli castani e gli occhi verdi, ad Annabeth ricordò decisamente Silena, Lea gelò con lo sguardo sua sorella, i nervi erano a fior di pelle. Continuarono la camminata, “Ma perché Lea è così fredda?” bisbigliò Percy all’orecchio della sua ragazza, la cacciatrice lo sentì, si voltò con uno sguardo trucido, che i piccoli occhiali neri da John Lennon non riuscirono a coprire, “Attento alle tue parole, Sogliola” ringhiò irritata. Annabeth pizzicò il braccio del ragazzo, “Et voilà. Achille!” esclamò Poly, indicando l’Eroe iliaco per eccellenza, Percy lo ricordava bene l’aveva visto quando si era immerso nel fiume stinge, Lea aveva ringhiato, guardando l’eroe, ricordava ancora lo scempio che Achille per amore, così diceva lui, aveva fatto del suo corpo. Poly rise sarcastica, la figlia di Atena si morse il labro, Percy rimase beatamente ignorante. “È per colpa della maledizione che Afrodite gli ha scagliato” disse la figlia di Atena, “Per questo è così” aveva aggiunto, Percy aveva guardato la schiena della Hippy dove le treccine continuavano a fluttuare, mosse dall’ondulata camminata, non chiese ne perché ne quale fosse la maledizione, appellatosi al suo sesto senso, ebbe il tatto di non chiedere niente.


Videro altri quadri, Teseo (su cui Poly dovette faticare parecchio per non sputarci sopra), Lutero, Dante, chi più ne ha più ne metta, riconobbero anche il profilo austero di Zoe, accanto ad una fiera fanciulla dai capelli neri e la pelle tutta abbronzata, Camilla. Le amazzoni chinarono il capo davanti entrambe. “Sorella, sorella, lo ricordi?” domandò Lea, con una certa curiosità indicando un ragazzo totalmente anonimo sulla parete, “O si, certo, baciava bene” constatò Poly, ma non c’era alcun ilarità. Il ragazzo che guardavano, aveva i capelli castani, non era troppo grande ed un sorriso malefico, come quello di Eris, “Peccato tentò di uccidermi” ironizzò la bionda, prima di continuare a camminare, “Però fu uno spettacolo quando Zoe gli rese pampa e focaccia” constatò elettrizzata Lea, “Si, fu interessante quando lo squartò” ridacchiò Poly. Percy ed Annabeth deglutirono, ricordavano la loro amica, sapevano quanto avesse odiato i maschi, ma figurarla mentre squartava qualcuno; guardarono per qualche attimo il ragazzo, era vestito da inglesino degli anni passati, l’epitaffio aveva una scritta, Annabeth la lesse: “Jacob Lancaster. Per non essersi mai fatto trovare” non disse altro, nessuno dei due disse niente, ma Percy pensò che Jack sarebbe stato un diminutivo adatto a Jacob.


Continuarono a camminare, altri nomi, altri volti. C’era anche Silena e Charlie, e tanti altri. Non si erano più fermati finchè Percy non aveva trovato il suo quadro, con un sorriso sbarazzino e sorrise orgoglioso, accanto a lui, c’era Luke con un sorriso malizioso, Annabeth sorrise eccessivamente malinconica. Gli mancava da impazzire e non importava davvero niente se l’avesse amato sempre e solo come un fratello, l’aveva amato è questo bastava. “Signorina Chase, signor Jackson” gli richiamò Lea, cercando di riprendere il suo aspetto glaciale, i due annuirono e continuarono la traversata, senza neanche aver letto le targhe. Tra i mille quadri, Poly ne adocchiò uno ma decise di passare oltre, però l’hippy si fermò, “Penso che qui tu sia venuta bene” constatò, riferendosi alla sorella. Nel dipinto c’era una fanciulla, dalla pelle quasi di cuoio per quanto era abbronzata, i capelli biondo scuro, quasi totalmente ricci, gli occhi castani profondi ed un sorriso orgoglioso, indossava un chitone macchiato di sangue e la parte destra del seno era scoperto, lasciando in mostra le cicatrice e la pelle totalmente mutilata. Indossava una cintura, fatta da fili d’argento intrecciati ed un diadema brillante nel centro. Polissena. “Limone per i capelli” disse solamente Poly indicando i capelli molto più orati, “E meno tempo al sole” aggiunse riferendosi alla pelle Poly era in qualche modo imbarazzata e nessuno dei due se lo sarebbe mai aspettato. Percy guardò ancora il quadro Polissena, la Regina, ecco cosa diceva l’epitaffo. Guardò quella Poly e quella che era di fronte a lui, la fierezza dello sguardo non era cambiata, non era mutata e non gli sembrò così strano che nel suo modo contorto Teseo l’avesse amata.


Trovarono anche Clarisse con l’epiteto di sterminatrice di Drakon, le due figlie di Ares avevano sorriso orgogliose e si erano ripromesse che sarebbe andate a trovarla, sembravano così orgogliose della “loro piccola Sorellina”. Annabeth aveva sorriso, certa che senza alcun dubbio Clarisse sarebbe stata più che contenta di avere come sorellastre quelle due amazzoni, “Si ma non perdiamoci nel melodramma” ordinò Poly, riaggiustandosi con un colpo netto il chiodo scuro e riprendendo la traversata. Trovarono Ipazia, era davvero simile ad Annabeth, con la pelle più bronzea e l’aspetto più maturo, ma con i capelli biondissimi e gli occhi grigi. Il corridoio non sembrava davvero arrivare ad avere una fine, tanto che i due semidei avevano cominciato a provare male ai piedi e si chiedevano come Lea così tranquilla camminasse senza batter ciglio sulle zeppe di sughero, poi all’orizzonte era comparsa una porta bianchissima, “Finalmente” si lasciò sfuggire il figlio di Poseidone. Accellerarono l’ultimo tratto e quando furono a pochi metri dalla porta, Lea esclamò : “Eccoci. È stato un piacere. Quando andrai all’aldilà di ad Achille che siamo tornati in vita una volta per uno e che le nostre rispettive prime morti sono state causate l’uno dall’altro, ma se io sono viva e lui non c’è una ragione” era stata sbrigativa e poi si era girata con l’intenzione di andarsene, finalmente libera dal ferdello di quei due. “Ma come torniamo?” gridò Annabeth non sapendo a quale delle due amazzoni, “Arrangiatevi!” urlò Lea, continuando a camminare nella direzione da cui era venuto, “Sono più che convinta che Morso vi aiuterà” esclamò Poly, non che ci credesse solitamente Moros non aiutava nessuno, “Non dimenticare il cappello e la collana” esclamò la bionda con il fare di andarsene. “Poly tutte mi hanno dato un messaggio da riferire, tu no?” chiese Percy, la bionda lo guardò, “Ho imparato che i morti sono meno importanti dei vivi” rispose solamente lei, poi posò una mano sulla spalla del figlio di Poseidone, abbastanza nervosa, “Ma se proprio vuoi di a mio figlio che l’adoro” bisbigliò dolcemente e a Percy ricordò tanto Sally, “Uh, be, e di a Teseo che alla fine non mi importa di tutto quel disastro con Antiope, Melanippa e Fedra. Mi ha comunque donato la cosa più bella del mondo, Ippolito” sussurrò con dolcezza. Lei Teseo l’odiava, questo era vero, ma non riusciva davvero ad odiarlo fino in fondo, lui era sempre il padre di suo figlio. Posò un’altra mano sulla spalla di Percy e si chinò verso di lui e unì le loro labbra. Percy in quel momento realizzò di piacere davvero troppo alle bionde, perché quella era la terza in meno di una settimana che lo baciava, mentre, be, la sua dolce metà, Annabeth, aveva decisamente constato che Afrodite doveva aver davvero cosparso il suo fidanzato di ormoni, “Buona fortuna” sussurrò Poly dopo essersi stacca da Percy, con la bocca ancora a pochi centimetri, si voltò poi ed andò via, senza batter ciglio. “Inizia a capitarti troppo spesso” ringhiò Annabeth, il figlio di Poseidone alzò le braccia, giustificando alla sua ragazza che lui non aveva risposto al bacio, la figlia di Atena lo guardò irritata, lo stesso; poteva anche starci che Afrodite gli amasse tanto da volergli rendere l’amore complicato, e poteva starci se ci infilava Luke, Rachel e Calypso, ma ora stava davvero, ma davvero, esagerando.

“Seriamente Annabeth, non mi aspettavo che mi baciasse” si difese Percy, non colto questa volta dal buon senso di tacere, “Come vuoi Testa D’Alghe” disse tagliente la sua ragazza, incrociando le braccia al petto ed alzò gli occhi, decisamente irritante. Inutili valsero le parole del ragazzo. “Lei ha baciato me” si difese per l’ultima volta il figlio di Poseidone, allora Annabeth cominciò a guardarlo dritto negli occhi, mettendolo anche in una certa soggezione, “Ma tu non ti sei spostato” puntualizzò lei, dopo aver imprecato mentalmente contro la Dea dell’Amore, “Annabeth” sospirò Percy, “Indossa la collana e facciamola finita” tagliò corto lei, valutando che ormai era una buona mezz’oretta che discutevano e che le amazzoni erano andate via.


Il morso si era infilato una mano nella tasca e ne aveva estratto la collana regalo di Harmony, ricordando che anche lei l’aveva baciato, due volto. Decisamente meglio che Annabeth non lo sapesse. Indossò la collana la bionda lo guardò ed arrossì appena, l’arrabiatura le stava lentamente passando ed il suo ragazzo non gli era parso mai più bello, questo significava che la collana funzionava. “Allora come sono?” chiese Percy, senza malizia, “Vai bene” si limitò a rispondere lei, “Piacerò ad Eos?” chiese incerto lui, Annabeth non fece intempo a rispondere, perché la porta bianca a due ante alle loro spalle si era aperta con una spinta secca, “Ma ch …” stava dicendo – o meglio imprecando – il figlio di Poseidone, ma era stato interrotto . “È da mezzora che vi ascoltiamo” aveva detto un ragazzo, con la voce in falsetto, i capelli erano neri e lucidi tirati all’indietro con il gel, ricordavano un incubo, gli occhi erano carini e confortevoli come un sogno, il sorriso era sghembo, indossava una camicetta bianca stretta ed aderente, sbottonata sul petto e dei pantaloni aderentissimi neri e degli scarponi da trekking, che stonavano, aveva movenze femmine e che fosse gay non sembrava affatto un dubbio, “Tu non sei Eos” disse Annabeth, “Cento e lode per l’intuitività. Figlia di Atena, eh?” chiese ironico il ragazzo. Era uscito dalla porta e molto velocemente era rientrato, “Dovreste seguirmi” consigliò con una certa ironia ed un sorriso di scherno; “Chi sei?” chiese Annabeth, il ragazzo mise su un sorriso troppo soddisfatto, ma si limitò a rispondere: “Qualcuno che non vi ama esattamente” eccessivamente enigmatico, prima di scomparire dietro la porta. La figlia di Atena guardò il suo ragazzo, Percy annui, si afferrarono per la mano ed attraversarono la porta.


Dall’altra parte dell’uscio c’era un enorme salone con tanti vasi con moltissime piante di ogni genere, dai cactus alle palme ed al centro c’era un tavolo tondo imbandito con una doppia tovaglia, una rossa ed un bianco, attorno ad esso c’erano sette sedie, quattro erano occupate, tre (due vicine ed una tra due posti occupati) libere. Il ragazzo si andò a sedere sull’unica sedia libera di cui entrambi i fianchi erano occupati, accanto a lui, alla sua sinistra c’era una dea o qualche mostruosa creatura che si spacciava per tale, con indosso un abito rosso fuoco, la pelle di porcellana, poi dal incavo del collo, emergevano tre colli con tre teste, che erano uguale, solo che quella di sinistra era giovanissima, quella centrale più matura, e la destra più vecchia, tutte e tre le teste avevano le labbra dipinte di scuro, gli occhi verdissime, colorati con il trucco rosso ed i capelli neri ordinati sulla nuca, era Ecate e non ci voleva l’arte a capirlo. Accanto alla dea con il triplice capo c’era una sedia vuota, accanto a quella sedia un’altra ed accanto a quell’altra, c’era una fanciulla, indossava un abito morbido, sorrideva licenziosa, i capelli erano castani e mossi, gli occhi erano gialli come ambra lucente e a Percy ricordava vagamente qualcuno ed anche se non capiva chi, era dannatamente certo non fosse una bella persona da rimembrare. Al fianco di lei, c’era un ragazzo, dal viso assonnato, gli occhi nocciola ed i capelli biondi, indossava un chitone strappato e continuava a sbadigliare ed Annabeth era dannatamente certa di averlo già visto, Percy pensava più quanto tempo sarebbe mancato prima che svenisse, tuffando il viso sul tè. Poi alla figlia di Annabeth venne in mente chi era, il giorno prima l’avevano visto, sulla macchina su cui Heather, insieme ad Ophelia ed Anselma, si chiamava Hype. Accanto al biondo c’era la persona che sedeva alla destra del ragazzo che non gli amava troppo ed entrambi i mezzosangue furono certi fosse lei la padrona di casa. La donna era giovane, aveva i capelli rossicci, lo stesso colore dell’alba riflessa sul mare, la pelle rosea come la porcellana, se non per le guance delicatamente più rosse e le dita affusolate decisamente più rosee del normale, aveva un aspetto elfico, anzi come quelle fatine che si vedevano ai mercatini, gli occhi meravigliosi, calorosi ed amorevoli, ma il colore indefinito. Lei indossava un abito di seta bianca leggero e morbidissimo, semi trasparente ed anche se loro non potevano vederla, non indossava scarpe; con la piccola bocca rosea sorseggiava la tazza di te, quando l’ebbe finita con grazia la posò sul piattino, “Bevenuti nella mia umile dimora. Era tanto che vi attendevo” la sua voce era pura dolcezza, arricciò le labbra in un sorriso e a Percy ricordò una versione più ludica e divina di Rachel, “Divina Eos” disse Annabeth chinando il capo e dopo qualche istante il fidanzato la imitò.
“Prego accomodatevi” lì inviò lei, ammiccando alle sedie.



*
Anticipazioni? (E perché no)
Abbandoniamo le chiacchiere del tè con la dea dalle rosee dita.
Per andare a prender un altro tè.
Darsi un bacio d’amore sincero.
E qualcuno potrebbe scoprir la verità su un amore andato a male.
Qualcuno potrebbe confessare una colpa.
Ma un fratello non sarà mai pentito d’aver salvato una sorella.
   
 
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