Cap.8
- Usagi
In breve tempo tornai a casa. Ero davvero esausta.
Troppe cose erano successe in un solo pomeriggio, troppe emozioni avevano
sussultato dentro di me. Mi buttai sul letto con l’intento di riposare un
pochino prima di cenare, ma con la coda dell’occhio scorsi un vecchio album di
foto posto tra una pila di libri altrettanto vecchi. Attratta in maniera
inconsueta da quell’album, mi alzai, lo presi e iniziai a sfogliarlo. Dalla
nuvoletta di polvere che si sollevava a ogni cambio di pagina, dedussi che era da
molto tempo che restava chiuso. Ed eccomi lì, ripresa nelle
mie varie pose, nelle mie varie espressioni, nelle mie diverse età.
Sin da piccola mostravo un
certa tendenza alla rotondità, ma mia madre, sotto pressione dei medici, mi
portò subito da alcuni esperti di dietologia pediatrica con lo scopo di
correggermi e permettermi una crescita sana. Considerando la situazione
presente decisamente non ebbe successo. Sfogliando
quelle pagine ebbi alcuni flash: bambini che all’asilo mi prendevano in giro,
bambini che all’elementari mi prendevano in giro,
adolescenti che alle medie mi prendevano in giro. Non ho mai avuto pace. In
particolare alle medie incontravo sul bus un ragazzino che mi rivolgeva delle
frasi crudeli a dir poco e il solo ripensarci mi faceva star male.
Mi sviluppai presto, quindi mi sentii subito
diversa dalle altre bambine: ero sempre la più grande di tutte, la più alta, la
più matura, ma per questo ero anche la meno compresa e nessuno si era accorto che
ero anche la più bisognosa d’affetto.
Da più parti l’unico pensiero che mi veniva trasmesso era quello che dovevo dimagrire al più
presto, perché prima è meglio è, perché i bambini fanno meno fatica, perché più
tempo passa e più alto sarà il tasso di rischio di patologie legate al peso.
Così, all’età di dieci anni, intrapresi per la prima e ultima
volta una dieta seria. All’inizio la soddisfazione era tanta e il mio aspetto
era decisamente migliorato: gambe un po’ a x, ma
lunghe e snelle, viso definito e privo di doppio mento e sensazione di essere
davvero carina! Dopo tanto tempo potevo finalmente vestirmi come una bambina
della mia età! Gioii all’inverosimile quando riuscii trovare un abito di jeans
che mi calzava alla perfezione. In un anno avevo perso dieci chili. Mi sembrava
di sognare! Purtroppo quello stato di beatitudine durò ben poco. Con l’arrivo
dell’estate, delle vacanze e dei gelati gli sgarri si
fecero sempre più frequenti e i chili tornarono inesorabilmente a salire.
Dopo aver sofferto così tanto
per dimagrire, bastava così poco per recuperare peso? Purtroppo sì e così
recuperai i chili persi con gli interessi, decisamente
alti. Lo sconforto prese possesso di me e divenni una ragazza triste e a
disagio col suo essere.
Sin da piccola, inoltre, a scuola ero piuttosto
brava. All’elementari e alle medie un ottimo dopo
l’altro, alle superiori un dieci dopo l’altro. Era l’unica cosa che sentivo
rendesse orgogliosi i miei genitori e la mia famiglia. Mio nonno esponeva in
casa la mia pagella come un trofeo e la mostrava a chiunque varcasse la porta.
Ogni tanto arrivava qualche mancia e qualche regalo.
L’azienda di mia madre mi aveva premiato più volte con borse di studio per
merito e quindi anche lì ero piuttosto famosa. Eppure tutta questa “notorietà”
mi dava fastidio, mi soffocava, creava attorno a me delle aspettative
enormi che io non sapevo se volevo e potevo soddisfare. Mi dicevano diventerai
una donna manager…chissà se lo diventerò, chissà se lo vorrò diventare.
Presto avrò l’esame di maturità e prenderò l’ennesimo cento della mia vita; per
l’ennesima volta mi diranno brava e sbandiereranno il mio diploma ai quattro
venti. E poi dovrò fare l’università, quale non si sa, ma tanto ho ancora
qualche mese per pensarci.
La cosa non mi rendeva entusiasta perché io sono
sempre stata un’eterna indecisa…
le decisioni le avevano prese sempre gli altri per me
e quindi fare delle scelte che fossero mie al 100% mi era del tutto impossibile
e mi faceva entrare completamente in crisi. Giornate passate a piangere perché
non mi sentivo autonoma, non mi sentivo grande, non mi
sentivo pronta.
E mio padre era esattamente come quello di Minako, irascibile, routinario,
pignolo all’estremo; anche per lui qualsiasi cosa io facessi al di fuori del
suo ciclo giornaliero costituiva un problema. Alla visione di quelle crisi
esistenziali mi criticava pesantemente perché non capiva e non voleva una
figlia piagnucolona. Spesso provo il desiderio di scappare di
casa, di scappare da tutto e da tutti. Purtroppo, però, dal mio desiderio di
evasione ho ottenuto finora solo un rapporto distorto con il cibo. Il mio unico amico, l’unico sempre disposto ad ascoltarmi e a
consolarmi.
Tutte queste cose messe assieme mi rendono la
persona infelice che sono adesso. Mi sento triste, come se fossi stata privata
di qualsiasi forza per ribellarmi al mio destino, privata di qualsiasi energia
positiva che mi permetta di reagire e creare un futuro diverso. Il MIO futuro.
Vorrei essere accettata per quello che sono: una sognatrice a
cui piace un mondo rosa, fatto di coccole, tenerezza, dolcezza e di
gente gentile, dove io mi senta felice per ciò che faccio e ciò che sono. Sono
consapevole che tutto ciò nella realtà non esiste in senso così puro, certo
sono idealista ma anche desiderosa di provare a crearlo, il MIO mondo, o per lo
meno di creare il mio angolino rosa, dove poter star bene.
Ora dovevo solo dirlo a Mamoru,
speravo solo di trovarne il coraggio e di non mettermi a piangere come una
bambina, odio piangere davanti agli altri, odio
mostrare le mie debolezze. Magari si metterà a ridere e
io come un’idiota ci rimarrò male, però devo provarci, ho fatto una promessa a
me stessa.
Devo provare a volermi più bene.
Scusate l’attesa. Spero mi
perdoniate e che il capitolo vi piaccia anche se più corto dei precedenti.
Vista la mancanza di ispirazione ho deciso di far
finire la storia entro uno-due capitoli. Lo devo a
voi che mi seguite e a me che non piace lasciare qualcosa in sospeso. So che
rimarrete delusi e che probabilmente mi verrà detto
che ho concluso il tutto in maniera frettolosa e che la trama poteva essere
sviluppata in maniera migliore. Io spero comunque di poter degna fine alla
storia, per quando essa sia anticipata rispetto al previsto.
Forse aveva ragione chi mi criticava
nei primi capitoli…
Alla prossima
Robiz