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Autore: Hysteria Hollow    27/11/2011    4 recensioni
[Soul/Maka♥; AU!]
-Insegnami a fotografare l'anima delle persone. Insegnami a catturare la vita nei loro occhi-
Soul si voltò verso di lei, sciogliendosi in un ghigno ferino, ironico. Intossicante.
-Lo farò senza tette. Ti insegnerò a racchiudere su un pezzo di carta l'anima di una persona-.
Soul, Maka. Sette anni di inimicizia, Dicembre e una macchina fotografica in grado di catturare i sogni e di fermarli su carta.
Buona lettura,
Hysteria.
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You're Always There, You're Everywhere.'
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Cristal Dreams ~ Behind This Crimsom Eyes


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III. Rapimenti e strane richieste. Perchè "Fottiti" vale più di mille parole.

Albarn emise un flebile sospiro, chinando il capo all'indietro in un chiaro ed esasperato segno di sconfitta.
Dannazione che le succedeva?

Quella notte non aveva chiuso occhio. Per l'ennesima volta.

Si era girata e rigirata fra le lenzuola morbide del suo letto a baldacchino un'infinità di volte, cambiando posizione ed arrivando persino ad inventarne di nuove pur di trovare quella che si adattasse meglio a lei e che fosse capace di farla appisolare ma a nulla erano valsi i suoi sforzi.

Aveva passato l'intera notte così, seduta sul letto, gli occhi fissi nel vuoto e la solitudine a tenerle compagnia mentre i respiri lenti e regolari della vicina le facevano desiderare di possedere dei tappi per le orecchie da ficcare dentro ai timpani tanto apparivano rumorosi nel sacro silenzio di Death City addormentata.

E mentre tamburellava la biro sul bordo macchiato del quaderno, lo sgradevole motivo della sua insonnia la colpì come un fulmine a ciel sereno, riempiendole gli occhi di lacrime antiche.

Il giorno seguente sarebbe stato il suo compleanno. Il suo diciassettesimo compleanno.

Il che significava, data la sua attuale situazione, che l'avrebbe passato da sola. Magari in compagnia di un libro, ranicchiata in una delle confortevoli poltrone della Shibusen o del suo piccolo locale con Blair sola a tenerle compagnia.

Senza Liz. Senza Tsubaki.
Senza le risate delle sue amiche.

Con la lettera dei suoi genitori fra le mani mentre calde lacrime affogavano nella carta costosa di quel caldo lillà che adorava, conscia del fatto che, fra la firma sottile della madre e quella più grossolana del padre, non spuntasse quella più minuta e striminzita di Violet.

La sua Violet.

"Bel programma" pensò Maka lasciando definitivamente perdere la relazione di Lettere che avrebbe dovuto consegnare la settimana seguente ed allargò le braccia all'indietro, stiracchiando soddisfatta la schiena.

Alzò gli occhi smeraldini sul panorama mozzafiato che la biblioteca della scuola le donava; il tavolo che si era scelta per lo studio infatti, presentava esattamente di fronte alla sedia un'enorme finestra che dava direttamente sul centro animato della città, nonostante il freddo pungente del mese, abbellito da decine di luci che annunciavano i consueti mercatini del Sabato.

Il sole ancora addormentato dietro alle nubi d'acciaio non accennava ad uscire, e donava un'atmosfera particolare ed inquietante.
Era uno spettacolo stupefacente e terrificante al tempo stesso, così lugubre e magico.

Sarebbe potuta rimanere lì per ore intere a fissare quel mondo del quale lei stessa faceva parte.
Ma si sà, i sogni son desideri... e infatti il suo incubo personale era nelle vicinanze a giudicare da come lo stomaco si era serrato in una morsa atroce.

Maka si alzò di scatto dalla sedia, affrettandosi a raccogliere quaderno, biro e zaino, mentre con il braccio sinistro improvvisava un numero d'abilità; così libri in precario equilibrio nell'incavo del braccio sinistro e borsa in quello destro, si diresse traballante verso l'uscita.

Troppo tardi.
- Albarn!- trillò una voce a lei, purtroppo, molto familiare.

Strinse i denti, imponendosi mentalmente di non gridargli contro e raccomandandosi la calma.
- Evans zitto - sibilò gelida, cambiando immediatamente direzione e incamminandosi dalla parte opposta a quella dove aveva intravisto di sfuggita il lembo svolazzante del maglioncino blu appartenente all'albino in questione.

- Oh andiamo Albarn! Sei talmente contenta di vedermi che gambe e braccia non ti reggono più vero? - esclamò, parandosi davanti a lei con le braccia incrociate sul petto, i capelli bianchi più arruffati del solito che, inutile negarlo, gli donavano un'aria ancor più sbarazzina e affascinante.

La bionda sogghignò lasciandosi scivolare per l'ennesima volta sulla sedia in legno, puntellando i gomiti sul ripiano della scrivania.
I suoi occhi smeraldo scivolarono leggeri lungo il profilo di Soul, puntandosi poi fulminanti nei suoi.

Socchiuse appena le labbra rosate, sussurrando a voce così bassa che nemmeno se si fosse trovato a cinque centimetri di distanza da lei avrebbe potuto comprendere una singola sillaba.

" Non si parla in biblioteca " mimò per poi stendere con malcelata soddisfazione il foglio stropicciato, aprire il libro e cominciare a leggere ignorandolo bellamente.

Soul rimase a fissarla per qualche secondo, spiazzato dal comportamento dell'Albarn. Nessuna ragazza poteva ignorarlo in quel modo! La sua presenza era irresistibile nessuna poteva in nessun modo resistergli.

"D'accordo" decise alla fine, afferrando lo schienale di una sedia situata a pochi metri dalla postazione scelta dalla ragazza e la trascinò all'indietro, emettendo alcuni gemiti soffocati quando le gambe del seggio stesso abbandonarono la porzione di pavimento coperta da un soffice tappetto rosso per scivolare lungo le mattonelle fredde e grigie della sala, attirando così gli sguardi omicidi di alcuni studenti.

Maka lo fulminò letteralmente con lo sguardo ma Soul la ignorò bellamente, scivolando con nonchalanche sulla sedia, il braccio abbandonato sullo schienale dell'Albarn.

La bionda sospirò impugnando come fosse stata un'arma pericolosa la penna e tracciò un paio di scarabocchi sul foglio lindo per poi alzarla in direzione di Soul, soddisfatta.

Un "Vuoi smetterla di fissarmi?" stava scritto a caratteri cubitali.
Forse pensava che non ci vedesse. O che non sapesse leggere. Fatto sta che l'albino le acchiappò con un movimento agile la biro dalle mani e sfilatagli il quaderno da sotto il braccio prese a sbribacchiare sulla carta giallognola.

"Veramente...no". Maka chiuse gli occhi per pochi secondi, digrignando i denti.
Cos'aveva fatto di male per meritarsi una tortura simile?

- E molla - sibilò appena all'indirizzo di Soul quando, mentre tentava di riprendersi il pezzo di carta, lui tentò di opporre resistenza arrendendosi poi con un sorriso ironico.

"F-O-T-T-I-T-I". Sette lettere in grado di esprimere la vera essenza di Maka Albarn.
Stava cominciando ad abusare troppo di quel vocabolo, non così fine per una ragazza tra l'altro.
Avrebbe dovuto imparare a moderarsi e ad utilizzarlo un pò meno.

- Lo sai Albarnsecchiona non hai molta fantasia - mimò Evans con le labbra, passandosi una mano fra i capelli.

Una serie di sospiri da svenimento si levarono dal gruppetto che poco prima li aveva fulminati con lo sguardo e Maka fece appena in tempo a notare con la coda dell'occhio due ragazzine di seconda, a quanto riportava lo stemma sulla divisa, una bionda platino e dagli occhi cobalto a bocca spalancata e l'altra mora, piuttosto carina, impegnate entrambe nella contemplazione di Soul.

Arricciò il naso infastidita nemmeno lei sapeva da cosa e gli tirò un pugno sulla spalla, beccandosi un'occhiataccia sia dalle ragazzine che dal soggetto di quella lotta di sguardi.

- Che diavolo ho fatto ora? - borbottò Soul, lanciando una fugace ma preoccupata occhiata all'arto; ne era sicuro a forza di stare con quella ragazza una volta o l'altra l'avrebbe visto cadere a terra a causa dei pugni dell'altra che infondo non era poi così fragile e delicata come appariva all'inizio.

Maka scosse il capo, i ciuffi dorati che andarono a nascondere per pochi secondi la strana smorfia dipinta sul volto per poi tornare obbedienti al loro posto, scivolando lungo il profilo della spalla.

- La tua sola aura mi da fastidio, Evans - sibilò gelida.
Soul sogghignò, estremamente soddisfatto. Capire quel ragazzo era la sfida più grande che avesse mai affrontato.

- Contento della cosa Albarn- rispose lui, osservandola vacuo trascrivere parole su parole, rimpiendo mano a mano quel ruvido pezzo di foglio color nebbia quasi pieno.

Maka imprecò leggermente in direzione della penna che aveva optato per il suicidio e mormorando mentalmente a sè stessa che sì, l'altezza della biblioteca era sufficente per uccidere Soul ma che passare dieci anni in prigione per omicidio non era poi così una bella prospettiva.

- Oh andiamo Maka vuoi chiudere quel dannato libro? - sbottò all'improvvisamente l'albino con un tono di voce che non assomigliava per niente ad una domanda.

Non attese nemmeno la risposta; afferrò al volo lo schienale della sedia dov'era seduta la ragazza e la fece scivolare all'indietro, provocando abbastanza rumore da far desiderare a Maka di scomparire trenta metri sotto all'edificio per non risalire più ed attirare l'attenzione di quasi mezza scuola.

L'azione e il fautore di tutto quel casino vennero immediatamente intercettati dalla temutissima Gwen, la bibliotecaria- terrore di ogni studente, severissima sulle regole da tenere, in particolare su quella del silenzio e sostenitrice del gruppo "Neghiamo l'accesso a Evans" - la quale, dopo i primi secondi di smarrimento nel vedere Maka letteralmente stravaccata sulle spalle di quest'ultimo, impugnò il registro con atteggiamento guerrigliero e lo puntò contro il ragazzo, tenendo la punta ben lontana dal corpo della bionda.

Si sistemò gli occhiali dalla spessa montatura d'oro sul naso con un gesto veloce della mano, mantenendo sempre la mira ed abbaiò con la sua vocina sottile che tanto contrastava con il fisico massiccio ed i robusti capelli brizzolati; - Mettila giù Soul! -.

Maka, dalla sua scomoda postazione ranicchiata sulla spalla del ragazzo, le fece eco con un filo di voce.
- Evans seriamente mettimi giù dannato cretino! -. Evitò furbamente di urlare l'aggettivo e si tese per quanto potesse verso l'orecchio di Soul, sibilandogli dentro con tutto il disprezzo di cui era capace.

Il ragazzo sbuffò allontanando il capo da quello di Maka e fulminandola con gli occhi cremisi, l'interno dell'orecchio che prudeva e fischiava in modo alquanto fastidioso eppure quel ghigno strafottente non vacillò nemmeno per un secondo.

Quasi quasi Maka si sarebbe messa a ridere per quanto quella scenetta stava diventando comica; Gwen grazie anche alla sua stazza compatibile con quella di un mezzo gigante appariva come il cavaliere giunto per salvarla dalle grinfie del cattivo di turno - ruolo che Soul calzava alla perfezione -.

Dannazione aveva addirittura l'arma!
- Sai Albarn non sei una bella vista messa così - sbottò il ragazzo mantenendo lo sguardo fisso sulla donna di fronte a loro, proprio davanti all'uscita.
Maka gli scoccò un'occhiataccia carica di stizza, arricciando le labbra infuriata.

- Lascia perdere Evans - rispose volgendo la testa dalla parte opposta, ormai arresa all'idea di dover per forza affrontare una figuraccia davanti agli altri studenti presenti che li fissavano chi con cipiglio incuriosito, chi ridacchiando o chi semplicemente divertito da quell'assurda situazione che stava diventando tutt'altro che divertente per lei.

- Mi spieghi che diavolo vuoi fare? -. Più che altro sai che diavolo stai facendo?
Li avrebbe cacciati entrambi nei guai così. E se a lui non importava niente bè...a lei importava eccome!

In sette anni non aveva mai avuto atteggiamenti o comportamenti che avessero dovuto comportare un qualche tipo di punizione, non vedeva perchè cominciare in quel momento.

E a causa sua. Assolutamente no.
In più era anche un prefetto!

- Non vuoi venire con me Albarn? Bene, sarò costretto a rapirti - rispose Soul con tutta la calma del mondo.
Scattò ad impressionante velocità sulla bibliotecaria che attendeva in allerta, sommergendola da capo a piedi di libri.

-Via! - gridò Soul, scattando in avanti con un balzo incredibilmente agile nonostante il peso di Maka sulla schiena e rafforzò maggiormente la presa sulle gambe di lei, velate appena dalla leggera calzamaglia scura che aveva deciso di indossare, completamente ignara di quel fuori programma del quale avrebbe fatto volentieri a meno.

- Evans! - urlò, avvinghiandosi con entrambe la braccia al collo del ragazzo e nascondendo disperata il viso nell'incavo della sua spalla, i capelli biondi che scendevano come un'onda dorata lungo il braccio di quest'ultimo a creare un contrasto perfetto con il maglione pece stropicciato come i suoi capelli.
Non voleva assolutamente vedere le faccie sconvolte dei suoi compagni al loro passaggio, le bastava già sentire i sussurri increduli - per lo più femminili - e le pareva di avvertire come lampi infuocati le varie occhiataccie di gelosia a suo indirizzo.

Senza contare il fatto che non sapeva dove quello sciagurato avesse deciso di portarla.
Maka chiuse gli occhi, mordendosi con forza il labbro inferiore fino a quando il sapore metallico del sangue non fu così forte nella bocca da avvolgerle gli altri sensi.

Poco dopo ogni rumore si attutì fino ad opacizzarsi ed annullarsi del tutto; solo allora la ragazza ebbe il coraggio di rialzare il volto, dopo essersi accertata che l'unico rumore che alleggiava nel corridoio fosse il respirare affannoso di Soul e le sue imprecazioni urlate a vanvera.

- Sei...prepotente, viziato, maleducato, irresponsabile, immaturo, cretino, infantile...- cominciò, le mani fra i capelli e la disperazione dipinta sul volto.
Sembrava un'anima in pena in quel modo si ritrovò a pensare ironicamente il ragazzo mentre la osservava con un espressione divertita camminare avanti e indietro davanti a lui, gesticolando in maniera esagerata, tutta scompigliata ed il distintivo di prefetto cadente su un lato.

- Hai finito? - la interruppe scostandosi con un gesto della mano un ciuffo argenteo dalla fronte imperlata di sudore e porgendole galante il braccio, quasi aspettandosi che lei accettasse.

Maka lo divorò letteralmente con lo sguardo, un lampo rossastro nelle iridi smeraldine e si avvicinò pericolosamente a lui con il pugno levato verso l'alto; Soul scivolò di lato, bloccandola contro al suo petto e accostò le labbra all'orecchio di lei sussurrandole appena "Non ci proverei se fossi in te, senza tette".

Maka sbuffò voltandosi verso il giovane e alzando lo sguardo sul suo viso, sfidandolo. - Dovrei fidarmi? - sbottò, il tono di chi non sa se cedere o meno. Soul scosse la testa, liberandosi nel suo tipico sorriso da strafottente.

- Hey baby, sei nelle mani giuste lo sai...-. Si zittì infastidito quando per la quarantesima volta il pugno della ragazza incontrò il suo avambraccio, sbuffando.
-D'accordo Albarn è ora di darci un taglio però...-

- Dove diavolo stiamo andando??! E poi dannazione, sono il tuo prefetto io, come puoi pretendere di...-
- Albarn dovresti imparare a tacere qualche volta- la interruppe nuovamente entre Maka lasciava scivolare di controvoglia il polso sottile lungo il braccio offertole dal ragazzo, lasciandosi guidare con qualche passo ancora d'incertezza.

Soul le lanciò una breve occhiatina sorridendo alla vista della ragazza che si lisciava più volte una ciocca, strofinandola delicatamente fra le dita in modo nervoso, le labbra arricciate.

Ormai la conosceva così bene da riconoscerne ogni singolo stato d'animo anche attraverso i gesti più semplici.
E non perchè quella ragazza lo affascinasse così tanto da sentire il bisogno ossessivo di conoscere ogni dettaglio della sua vita, assolutamente mai.

Maka Albarn era semplicemente una tipa particolare, che - ironicamente - all'inizio non aveva fatto altro che suscitare in lui un certo senso di fastidio.
Sentimento che era andato alternandosi nel tempo ad una forte indifferenza, sostituita infine da una leggera cuirosità.

E gli pareva il minimo dopo sette anni in cui Daniel l'aveva tormentato giorno e notte su quanto quegli occhi brillassero come smeraldi, o su quanto quel sorriso irradiasse un calore così particolare da scaldarlo dentro.

Soul Evans era sempre stato un ragazzo piuttosto terra terra e gli dispiaceva pensare una cosa del genere sul suo migliore amico ma sì, Daniel Heert era l'idiota più fottuto del mondo.

Perchè quell'apparente infatuazione per la bionda era sfociata in un'adorazione totale.
Sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per quella ragazza anche uccidersi se lei gliel'avesse chiesto.

E la consapevolezza del rifiuto lo distruggeva dentro come una cannonata ogni volta, nonostante non lo desse assolutamente a vedere.
Nonostante ci provasse ogni volta.

E che diavolo ci fosse in Maka di così meraviglioso e speciale che nessun'altra ragazza aveva era una domanda che incorreva spesso nei momenti di noia di Soul tanto da convincerlo a provare a cercarle da se, quelle cose.

Fisicamente non era niente di speciale anzi; noiosi capelli color biondo platino, gretti e opachi che ricadevano sulle spalle esageratamente magre e sottili, occhi di un banale verde speranza, piatta quanto un foglio di carta.

E alla domanda che sorgeva spontanea alla sua coscenza rispondeva che no, non si sentiva affatto in colpa con Daniel.
Non stava facendo niente di male.

Si riscosse appena dal filo dei suoi pensieri riportando lo sguardo sul bel viso della ragazza, lievemente illuminato dagli opachi lembi di sole che filtravano attarverso le grandi finestre del corridoio.

Dannazione come brillavano quegli occhi.

Soul si tese appena verso di lei e le afferrò improvvisamente i capelli prigionieri, sfilandoglieli delicato dalle dita e sistemandoglieli dietro all'orecchio che sbucava dalla cascata dorata, schiaffeggiandole la mano.

- Albarn fino ad ora non ho mangiato nessuno sai? Mettiti l'anima in pace e stai tranquilla per favore - la riprese, trascinandola lungo il corridoio verso la statua di Lord Shinigami, il preside della loro scuola.

Maka borbottò qualcosa fra i denti stando ben attenta a non farsi sentire dall'accompagnatore e lo scannerizzò con lo sguardo, cercando di eclissare la curiosità sotto ad una patina d'indifferenza non abbastanza spessa da coprire tutto.

"Ecco come diavolo facevano a saltare le lezioni senza farsi beccare" pensò Maka sgranando gli occhi di fronte all'apertura del passaggio segreto, piuttosto soddisfatta di aver scovato sennon tutti, almeno uno dei trucchi dei Malandrini di Death City.

S'intrufolò con leggero ribrezzo dentro allo stretto passaggio, sbuffando divertita davanti a un Soul che le cedeva con un galante inchino il passaggio da perfetto gentiluomo quale non era.

Storse il naso quando una zaffata di aria viziata - umidità mista a muffa e ad altri sgradevoli odori dei quali preferiva ignorare la causa - e attese pazientemente che il ragazzo entrasse per poi richiudere il pesante portone in pietra e sorpassarla a passi veloci, facendole strada.

- Hai presente Evans che mi hai appena fornito uno dei vostri più grandi segreti su un piatto d'argento? - fece presente Maka, disgustata da tutta quella sporcizia e dall'acqua stagnate depositata lungo i bordi dello stretto passaggio.

Davanti a lei le spalle del ragazzo fremettero leggermente per poi tornare dritte e fiere come sempre; si sarebbe aspettata una reazione più drammatica, ma era già qualcosa.

- Ma sono sicuro che tu manterrai il segreto vero Maka? - rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo, tendendole una mano per aiutarla a scavalcare un masso che era franato dalla parete opposta rispetto a quella dove stavano camminando e che intralciava fastidiosamente il corridoio già abbastanza impraticabile.

Maka spalancò le labbra, Soul poteva sentire chiaramente il cervellino della ragazza lavorare a velocità elevata per trovare una qualsiasi risposta sarcastica da appioppargli.

Alla fine la giovane dovette arrendersi, scuotendo ripetutamente il capo, le ciocche dorate che rifulgevano come nastri di sole nell'oscurità del passaggio e si accostò appena all'altro quel tanto da localizzare la sua postazione senza toccarlo.

Lo sentì rallentare il ritmo fino a fermarsi del tutto; allungò il braccio verso di lei all'altezza del petto come a volerla proteggere e mosse una mano verso quello che appariva com un vicolo ceco.

La ragazza trattenne il fiato mentre con un sonoro tonfo una piccola fessurina lasciava penetrare all'interno di quella voluminosa oscurità un filo di luce dopo l'altro e l'aria ritornava respirabile anzi...si colorava di sfumature dolci e leggere, così familiari, esattamente come quelle di...

- Il Chupa-Cabras!- sbottò improvvisamente Maka, finalmente coscente del luogo dove Soul l'aveva portata.
Erano esattamente al Chupa Cabras ne era certa! Nessun altro locale possedeva quel particolare aroma, lascivo e opacizzato dagli altri profumi, eppure indelebile.

Il Chupa Cabras era senza dubbio il posto più In e costoso di Death City; i proprietari, una coppia di ricchi signori che avevano fatto fortuna con un ristorante a Londra, per ritirarsi dalla vita mondana e chiassosa avevano deciso di aprire una piccola azienda a gestione familiare nella loro città e, grazie all'allestimento moderno e giovanile e all'atmosfera cordiale con la quale graziose signorine in uniformi piuttosto provocanti accoglievano i clienti, non aveva impiegato tanto tempo per diventare piuttosto famosi.

- E voilà milady, benvenuta nel mio piccolo regno! - esclamò Soul uscendo dal passaggio segreto e stiracchiandosi la schiena, inspirando soddisfatto il dolce odore presente nei magazzini del locale.

"Non dovremmo essere quì se ci beccassero..." fu il primo pensiero della giovane una volta superata la fase della meraviglia; eppure non riuscì nemmeno a dare voce al più piccolo pensiero accovacciato nella sua mente.

Il ragazzo le aveva appena afferrato il braccio e ora la stava conducendo come se fosse la cosa più normale del mondo attraverso i magazzini del bar, guidandola poi verso la porta di servizio.

Una gelida corrente invernale investì entrambi i ragazzi, facendoli rabbrividire vistosamente.
Maka sussultò, avvinghiandosi quasi immediatamente con le braccia il petto in un inutile tentativo di difendersi dalla corrente gelida, i denti che battevano gli uni contro agli altri creando un dolce tintinnio fra la neve danzante.

Soul si lasciò andare in un piccolo gridolino, provocando una serie di teneri sbuffi d'aria che svanirono nel nulla qualche secondo dopo sopra di loro. - Sì, decisamente sarebbe stato meglio passare prima a prendere il giubotto - esclamò più per farla arrabbiare che altro, donandole un sorrisino obbliquo.

La bionda gli conficcò una gomitata fra le costole, continuando frettolosamente ad arrancare fra la neve fangosa.
-Te l'ho già detto di fotterti Evans?-

*

L'albino mugulò contrariato, notando l'impassibilità in cui si era rinchiusa Maka; con uno scatto veloce le afferrò la mano, costringendola a girare su se stessa per compiere una piroetta perfetta e prese a canticchiare a mezza voce.

-I want dance madame, with you-. Il tono di voce era ben modulato ed impostato, basso e carezzevole, decisamente gradevole da udire. Maka suo malgrado si ritrovò a pensare che Evans aveva davvero una bella voce.

-Oh andiamo non ci provare- scattò subito la ragazza, osservando Soul che accennava alcuni eleganti e graziosi passi di danza davanti a lei, sempre reggendole con la punta delle dita la mano in una stretta dolce ma decisa.

La trascinò verso di sè con una spinta leggera per stringerle la vita con una mano e sempre con quel ghigno vittorioso stampato sulle labbra, la condusse a ritmo lungo tutta la via canticchiando a mezza voce.

Maka tentò più volte di ribellarsi ma alla fine l'allegria contagiosa del ragazzo ebbe la meglio e si ritrovò a ridere e ad intonare la canzone insieme a lui, assecondandolo in quel tango improvvisato nelle vie di Death City.

Alcuni passanti si fermavano increduli al loro passaggio, osservandoli chi con un sorriso di dolcezza chi con uno sguardo interrogativo.
-Dio mio Albarn sei proprio negata!- esclamò Soul tendendo le braccia verso Maka, la quale dopo averlo mandato gentilmente a farsi curare corse verso il piccolo barettino che avevano raggiunto quasi senza accorgersene, modesto ma alquanto grazioso all'interno.

Sospirò di piacere quando una brezza tiepida corse ad avvolgerla scaladandole le membra infreddolite dal gelo.
-Aaah sì, decisamente meglio- le fece eco Soul, richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle, il chiacchericcio all'interno del locale a sovvrastare le sue parole.

Maka si guardò intorno addocchiando il tavolo più isolato del locale e ci si diresse con passo sostenuto, lanciandosi di tanto in tanto occhiatine di sbieco per sorprendere qualche volto a lei familiare.

Quasi immediatamente un ragazzo che doveva avere solo qualche anno in più di loro si precipitò al loro tavolo, lanciandole un'occhiatina languida di sottecchi, un block-notes fra le mani.

-Hey Soul il solito?- domandò rivolto al ragazzo, il quale dopo avergli allungato un' affettuosa pacca sulla spalla scosse la testa, lanciandogli un sorriso d'avvertimento e si passò una mano fra i capelli candidi.

-No Jared...questa non è tutte le altre- rispose sardonico Soul e nonostante il velo d'ironia Maka non potè fare a meno di arrossire come una bimbetta di due anni davanti a quell'affermazione.

Il ragazzo che corrispondeva al nome di Jared la fissò stupefatto, scostandosi distratto un ciuffo biondo cenere dinnanzi gli occhi castani e le tese galante la mano balbettando; -Uhao devi essere davvero la fine del mondo se Soul ti considera in questo modo!-.
Maka se possibile arrossì ancora di più.

Cercò di non fare caso ai risolini del suo ironico accompagnatore dalla parte opposta del tavolo, il quale molto probabilmente doveva essersi accorto del notevole cambiamento di colore e ricambiò titubante la stretta di mano del ragazzo.

-Veramente non ci sopportiamo- chiarì immediatamente lei, passandosi una mano lungo la piega stropicciata della gonna scozzese.
-Anzi non so nemmeno cosa voglia questo individuo da me-.

Jared sorrise, squadrandola con un'occhiata indagatoria; di sicuro non si sarebbe mai aspettato un'uscita del genere da una ragazzina come lei.
-Direi che una cioccolata calda vada bene per entrambi- s'intromise Soul, porgendo gentilmente all'amico i due menù e sorridendo beffardo, invitandolo a procedere con l'ordinazione e a liberare il tavolo.

Il ragazzo si tese verso di loro, afferrando con grazia e velocità le tazze vuote e sporche consumate poco prima dai precedenti clienti per poi fare ritorno verso il tavolo del bar, dove si accinse a dare ordini per la loro ordinazione.

-Allora Evans, si può sapere cosa succede? Non ci siamo mai parlati in sette anni e così, tutto ad un tratto diventi gentile e carino con me- riprese la ragazza, puntando gli occhi smeraldini sul viso dell'altro seduto scompostamente di fronte a lei, scrutandolo con meticolosa attenzione, come a voler scoprire fra i tratti della bocca sottile o della pelle perfetta un qualcosa in grado di tradirlo.

Soul si limitò a spostare il gomito dal davanzale della finestra per puntellarlo sul tavolo color panna del locale, lasciando scivolare gli occhi carminei ora da una parte ora dall'altro lato del bar, seguendo vacuamente i movimenti delle altre persone senza dar segno di volerle rispondere o rivolgerle la parola.
Cosa che la irritò profondamente.

-Evans rispondi!- sbottò nuovamente, afferrandogli con forza e decisione la mano abbandonata sul ripiano del tavolo ed esercitando una lieve pressione, quel tanto che bastava per attirare la sua attenzione.

L'albino sbuffò facendo scivolare l'arto dalla sua presa e, senza alcun riguardo, le allungò un calcio da sotto alla sedia che la colpì in pieno ginocchio.
Maka mugulò leggermente, trattenendo l'imprecazione che ora sporgeva fra i denti, in attesa di essere sputata fuori proprio in faccia al soggetto di quell'aggettivo non propriamente fine.

Fece per riaprire la bocca quando Soul la interruppe bruscamente, alzando il palmo della mano verso di lei in un chiaro segno di tacere; -D'accordo, ti risponderò se questo servirà a farti stare zitta. Sei la cosa più fastidiosa che io abbia mai portato in questo bar. E quì sono entrati cani e gatti delle razze più disparati-.

La bionda gonfiò le guance in una smorfia piuttosto graziosa, incrociando le braccia sul petto ma decise di non protestare all'offesa appena ricevuta; se non altro le aveva promesso che avrebbe risposto alle sue domande.

-Perchè questo cambiamento Evans?-

-Perchè momentaneamente io e te ci troviamo nella stessa situazione. Perchè non ho nessun altro che io possa definire "conoscente occasionale" a parte te. Perchè è così e basta- rispose con tono calmo e pacato, chiudendo le palpebre e reclinando il capo all'indietro in un chiaro atteggiamento di rilassatezza fisica e mentale.

Maka mugulò qualcosa di poco carino a suo indirizzo -masticandolo lentamente fra i denti in modo che il bastardo arrogante e presuntuoso potesse essere udito chiaramente solo da lui- per poi continuare con decisione.

-E cosa vorresti da me?-. Le labbra di Soul s'inclinarono notevolmente verso l'alto, in un sorriso che riportava dentro di sè malizia, sottintesi ed ironia allo stato puro; dopo una rapida occhiata al suo petto non tanto fiorente ridacchiò sommessamente e concluse con un'alzata di spalle;

-Niente che nessuna potrebbe offrirmi ad una qualità migliore. Solo una cosa; questo pomeriggio verso le cinque dovresti venire a casa mia. I miei genitori arriveranno tra due giorni e l'appartamento è un disastro. Mi servi come seconda mano d'opera-.

Non sapeva come rispondere; Maka-chop in testa o un dolce vaffanculo urlato per l'intero locale?
Albarn spalancò gli occhi, le labbra socchiuse nel tentativo di formulare una frase di senso compiuto. Aveva capito bene?

-Cioè, tu mi offri la colazione per farmi sentire in debito con te giusto?- esclamò, scostandosi lievemente di lato quando, con un morbido tonfo, Jared arrivò con le due tazze in fine porcellana bianca di cioccolata calda e le appoggiò morbidamente davanti a loro, augurando ad entrambi un buon appetito.

La ragazza sospirò soddisfatta portandosi il bicchiere alle labbra, aspirando a pieni polmoni la dolce fragranza della bevanda fumante; decisamente non c'era niente di meglio di una bella bevuta tonificante in quei giorni gelidi.

Ripose con un gentile clangore la tazzina sul ripiano scuro della tavola, per poi portarsi il tovagliolo immacolato alle labbra e respirare profondamente; certo, un piano così diabolico e geniale era in puro stile Evans.

-Quindi io ora devo venire fino a casa tua ed aiutarti nelle pulizie?-
-Esattamente-
-Dopo che tu mi hai offerto la colazione-
-Diciamo che non te l'ho proprio offerta-.
Maka sogghignò, rispondendo a tono alla smorfia melliflua dipintasi sul volto di Soul che le mostrava bellamente il portafoglio sfacciatamente vuoto.

Avrebbe dovuto aspettarselo.



~

Note Insane Di Un'Autrice Sclerata;
Sono loggorroica. E questa cosa comincia a preoccupare persino me.
E dovrebbe mettervi in allarme, care ragazze, dato che sarete voi ad incassare tutti gli aspetti negativi di questo difetto ormai uscito allo scoperto.
La stesura di questo capitolo è stato un inferno, letteralmente. Sembrava che la fine non volesse mai sopraggiungere, ed ogni volta che posizionavo un punto e ordinavo a me stessa ed alle mie dita "Basta", queste riprendevano a scrivere sotto ad influenze divine a me sconosciute.
Dunque! Come commentare questo nuovo arrivato?
Innanzitutto mi sono letteralmente sputtanata (perdonate il termine volgare, ma non esiste altro aggettivo per descrivere) dal ridere all'idea di una sorta di rapimento vecchio stile, proprio come nell'antico Medioevo.
Soul che solleva una Maka letteralmente fumante da terra per costringerla a seguirlo è, secondo me, la scena perfetta per la descrizione del loro rapporto.
Diciamocela tutta, Maka avrebbe potuto stenderlo in un secondo con un Maka-Chop micidiale se avesse voluto.
Anche la scena del valzer sotto alla neve mi ha conquistata -almeno come me l'ero figurata io nella mia piccola mente malata- ma rileggendola nera su bianco la trovo una schifezza abnorme.
Ora spetta a voi, gioie mie!
Se siete giunte fino a quì prometto! Non aggiornerò per due settimane, come regalo.
Alla prossima!

Un bacio ed un inchino,
Hysteria H.


  
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