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Autore: ivi87    27/11/2011    10 recensioni
“Non andare..” sussurrò sua figlia.
Rick restò in silenzio, concentrato sulla ragazzina.
“Non tornare al distretto. Per favore..” riuscì a dire prima che gli occhi le diventassero lucidi.
nuova storia, nuova avventura.
Castle accetta la richiesta della figlia. Riuscirà a stare lontano da Kate? E se venisse a conoscenza di qualcosa di sconvolgente e pericoloso per Kate?
Buona lettura a tutte!! ;D
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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# Stand by

 

 

Guidò in ansia per tutto il tragitto.

Non sapeva come dirle dei documenti. Non sapeva come rivelarle quel nome.

Pensò di aver avuto una buona idea portando con sé solo la lettera di Montgomery.

Era sicuro che sarebbe bastate quelle poche righe a farle avere un primo crollo.

Meglio affrontare una cosa alla volta partendo dalle parole del suo ex capo.

Parcheggiò al lato della strada ed entrò nel palazzo.

Fece le scale per scaricare un po’ di nervosismo. A due a due i gradini si esaurirono alla svelta.

Di fronte a lui il quarto piano del dodicesimo distretto.

Era tutto come se lo ricordava. Non sembrava passato nemmeno un giorno.

Ryan lo vide, dalla sua scrivania. Con una mano sorreggeva la cornetta mentre con l’altra gli faceva segno di raggiungerlo.

A Castle non sembrò vero di essere di nuovo tra quelle mura.

Ryan riattaccò e gli diede una pacca amichevole sulla spalla.

“Che ci fai da queste parti, ti mancavamo Castle?” domandò sorridendogli.

“Ah, mi hai scoperto!” scherzo lo scrittore per stemperare un po’ l’agitazione che sentiva dentro “Beckett?” domandò dopo la battuta.

“Sta interrogando un sospettato con Esposito, ti serve qualcosa?”

“No, volevo solo parlarle di una questione..” rispose senza soffermarsi troppo.

Ryan parve sorpreso “Non sapevo vi parlaste…”

Castle restò in silenzio per qualche secondo. I loro amici non sapevano ancora di loro due.

D’altronde si erano rincontrati appena il giorno prima.

“Si, ci siamo incontrati ieri…per caso…” disse solamente.

Ryan lo fisso negli occhi, come se fosse un qualsiasi criminale, cercando di studiarlo.

Un sorrisetto monello però comparì sul suo volto “Sai niente de perchè Beckett era tutta felice e gioiosa stamattina?” domandò il detective.

“Ehm..” Castle sbiancò all’improvviso “..non saprei…gioiosa B-Beckett? Ma quando mai?”

Il balbettio lo tradì. Ma anche la faccia da pesce lesso.

“Sembrava rinata, tutta luminosa..” rincarò Ryan “..credo pure che stesse canticchiando!”

Castle indietreggiò sotto le pressioni dell’amico e andò a sbattere il sedere contro la scrivania di Esposito.

Stava cercando le parole giuste quando da dietro le spalle di Ryan vide proprio Beckett e Esposito avvicinarsi.

“Oh, guarda, hanno finito, grazie per la chiacchierata!” esclamò contento di averla scampata, sgusciando via.

Andò incontro ai due detective “Ciao Esposito, addio Esposito” prese Kate per un gomito e la trascinò nella piccola saletta relax. Lasciando Javier lì in piedi in mezzo al corridoio.

“Ma che diavolo…”

Ryan lo chiamò divertito dalla scena “Vieni amico che ti spiego..”

 

 

“Uhh che impeto Castle!” lo schernì Kate.

L’uomo le lasciò il braccio e si affrettò a chiudere la porta.

“Scusa, Ryan mi stava facendo un sacco di domande..”

“Già, ultimamente è diventato più sveglio..” ammise lei, ricordandosi che fu proprio lui a notare il golfino nero il giorno prima.  

“Allora che c’è di così urgente?” domandò Kate, sorridendogli.

Era vero: era luminosa. Emanava una luce quasi accecante. Era diversa.

O forse era lui che era diverso.

O, meglio ancora, forse ora erano diversi entrambi. 

Si erano uniti, si erano amati. Era tutto diverso ora ai loro occhi.

Rick aveva una dea ora dinnanzi a se.

Sembrava la felicità fatta persona. Finalmente, dopo tanto, l’aveva resa felice.

Come poteva ora dirle di quei documenti?

Perché proprio ora che stavano cominciando a scrivere la loro storia insieme?

“Io..ti devo parlare di una cosa..”

Il nome di quell’uomo transitò nella sua testa insieme a tutto quello che le avrebbe voluto dire.

E poi un’immagine. Quell’immagine terrificante.

Lei stesa a terra sanguinante. Quelle due lacrime che sgorgarono lente prima che perdesse i sensi.

No. Non poteva dirle la verità. Non poteva rivivere tutto di nuovo.

In questo caso la verità equivaleva a metterle in mano una pistola carica.

Kate sarebbe corsa da lui a farsi ammazzare. Ne era certo.

Lei non avrebbe aspettato. Non avrebbe studiato un piano. Non si sarebbe fatta aiutare.

La conosceva bene. Avrebbe compiuto la sua missione in solitaria, vendicandosi dell’assassino della madre. A costo della vita.

‘Ci sono cose peggiori della morte e lui le sa sfruttare tutte’

Si ricordò le parole nella lettera ed ebbe un tremito.

“Rick, ti senti bene?” domandò preoccupata accarezzandogli la guancia “Cosa devi dirmi?”

Si sentì un miserabile bugiardo ma non ebbe altra scelta. Doveva proteggerla.

Doveva mentire. In quei pochi secondi sperò che la scusa appena pensata fosse abbastanza ragionevole o avrebbe capito subito che le stava nascondendo qualcosa.

“Ho..” si bloccò e prese una grossa boccata d’aria. Quella bugia gli stringeva il cuore come una morsa “…ho da fare stasera…”

Kate annuì, ascoltandolo.

“Sono indietro con le scadenze e… devo scrivere parecchio…”

Kate non capiva dove fosse il problema. Abbozzò un sorriso che Rick ricambiò.

“Quello che voglio dire è che sarò parecchio impegnato in questi giorni per rimettermi in pari, ma ci tengo a farti sapere che sei importante per me e non voglio trascurarti troppo.”

“Anche tu sei importante per me” disse lei timidamente.

Rick le alzò il mento con l’indice della mano “Rallentiamo solo un pochino, così da levarmi tutti gli altri pensieri dalla testa e concentrarmi solo su di te”

“Rallentiamo. Ok, posso farlo” esclamò riprendendosi.

L’importante per lei era che lui non volesse lasciarla. E il fatto che volesse fare bene il lavoro che amava, cosa che lei più di chiunque capiva perfettamente, non faceva altro che accrescere il suo amore per lui.

In fondo lui l’aveva aspettata per quattro anni. Qualche giorno per lavorare al suo libro, non erano nulla a confronto.  

“Davvero sei d’accordo?”

“Ma certo, basta che tu scriva il migliore della saga!” rispose sorridendo comprensiva.

Rick rise e poi aggiunse “È solo un piccolo stand by, te lo prometto” le disse lasciandole un dolce bacio sulla fronte.

Kate apprezzò il gesto “Stasera però mi chiami per la buonanotte?” domandò maliziosa, ignara dei reali pensieri che affollavano la mente del suo scrittore.

 

 

Rientrato in casa si buttò a capofitto su quei documenti.

Voleva studiarli. Impararli a memoria se necessario e ideare un piano per incastrarlo.

Solo allora ne avrebbe parlato con Kate. Solo con un piano d’azione a prova di falla e impossibile da rifiutare tra le mani. Era l’unica speranza che aveva per far sì che Kate non corresse tra le braccia nemiche. Presentarle un piano che lo inchiodasse definitivamente, senza scappatoie.

Sentì bussare alla porta dello studio. Alexis fece capolino “La cena è pronta”

“Non ho fame, voi mangiate pure” disse solamente senza nemmeno alzare la testa dai fogli.

“Ti senti bene?” chiese preoccupata la figlia.

“Si scusa, sto riordinando questi appunti di Heat Broken e non mi va di interrompere… poi perdo il filo…davvero non ho fame, tesoro” rispose più benevolo questa volta.

Alexis conosceva suo padre e sapeva che quando scriveva non c’era per nessuno.

Chiuse la porta ritornando in cucina.

Fece più spazio sulla scrivania e dispose i fogli in ordine cronologico, divisi in tre colonne.

Una per ognuno dei tre detective.

Si segnò le date e ricostruì tutti i loro movimenti.

Notò delle telefonate partite da Montgomery il giorno della sua morte, probabilmente destinate a Lockwood.

Si rivide in quell’hangar davanti al Capitano.

‘Castle portala via!!’

Scosse la testa. Non era il momento di pensarci. Doveva restare lucido.

Si accorse che mancavano le telefonate e il pagamento del cecchino che aveva sparato a Kate.

Di sicuro l’ordine era partito dopo la morte di Montgomery e perciò non figurava tra quei documenti.

Probabilmente era stato quel bastardo infame in persona a dare l’ordine. 

Ricacciò anche quel pensiero. Radunò tutti i fogli e cominciò a farne delle copie, sia cartacee che digitali.

Come egli stesso una volta aveva detto: le prove di quel caso tendono a sparire facilmente.

 

 

Erano le dieci passate quando Kate uscì dal ristorante di Madison.

Vista l’assenza di Rick ne aveva approfittato per passare la serata con un’amica, vecchi aneddoti scolastici e qualche bicchiere di vino.

Felice per quelle ore in compagnia salì sul primo taxi libero che trovò.

Stava per dire all’autista il suo indirizzo quando pensò che a soli due isolati Rick stava lavorando al suo best seller. Forse gli serviva una pausa?

Controllò il cellulare. Nessuna chiamata.

Quindi era ancora sveglio. Disse ad alta voce l’indirizzo del suo ragazzo sicura che avrebbe sicuramente apprezzato un bel bacio della buonanotte anziché la sola telefonata.

Già si pregustava la sua faccia sorpresa!

Quanto le piaceva lasciarsi andare così. Lasciarsi prendere dalla voglia di vederlo senza pensare troppo al poi, al giusto o sbagliato.

Quel periodo lontani l’uno dall’altro le aveva fatto d’avvero bene. Ora sapeva cosa si provava a stare senza di lui e non voleva tornare indietro.

Il tragitto fu breve e piacevole grazie a quei pensieri. Pagò l’uomo ed entrò nel palazzo.

Guardò l’orologio. Non era eccessivamente tardi.

Sicuramente Martha era ancora sveglia a ripassare una parte o a studiare nuovi cocktail.

Fu proprio la donna infatti ad aprirle la porta.

“Kate, tesoro che sorpresa!” disse Martha felicissima “Vieni qui, fatti abbracciare!!”

Kate adorava l’elegante esuberanza di Martha.

“Salve Martha, spero non sia troppo tardi”

“Oh, ma che sciocchezze. Sei sempre stata la benvenuta in questa casa. Soprattutto adesso..”

Arrossì all’istante, colpita da quell’affermazione.

“Giusto, lo sai già, quindi…”

“Tesoro quando tuo figlio torna a casa camminando a tre metri da terra cominci a farti qualche domanda!” spiegò Martha.

Kate rise divertita. Più o meno era il modo in cui lei era entrata al distretto quella mattina.

“E comunque ha vuotato il sacco subito!”

“Sono contenta che ve l’abbia detto..” disse un po’ titubante.

Martha era palesemente entusiasta della loro relazione, ma Alexis? Aveva quasi paura a chiedere.

“Tesoro, non credere che sia stato chissà quale fulmine a ciel sereno. Sono quattro anni che io e Alexis aspettiamo questo momento”

“Lei è d’accordo?” domandò speranzosa

“Ma certo che è d’accordo, Kate, stare con uno scrittore con la sindrome di Peter Pan ti darà i tuoi bei grattacapi, non stare a preoccuparti anche di noi.”

“Grazie Martha” le sorrise stringendole la mano.

“Su, su, vai a salutarlo. È barricato nello studio da tutto il giorno, forse tu riesci a tirarlo fuori da lì!” le disse incamminandosi verso la sua camera da letto.

Kate bussò leggermente alla porta dello studio.

Non ricevette risposta così, piano, ruoto la maniglia ed entrò.

“Si può?” disse prima di vederlo allungato sulla scrivania. Dormiva profondamente.

Un sorriso dolce le nacque spontaneo. Com’era tenero e buffo.

Si avvicinò e notò che inconsapevolmente sbuffava sui fogli sparsi.

In effetti guardando la scrivania potè notare diversi fogli scritti a computer e molte sue note a mano.

“Una sbirciatina a Heat Broken che male può fare?” sussurrò accarezzandogli la testa.

Prese un foglio a caso e scorse le scritte velocemente. No, non era una pagina del romanzo quella. Sembrava piuttosto un elenco di movimenti bancari.

Lo rimise giù credendo di avere involontariamente toccato dei documenti personali di Castle.

Provò con un altro foglio. Tabulato telefonico.

Restò perplessa qualche secondo.

Perché sembrava che Castle stesse lavorando ad un caso invece che al suo libro? 

Prese un altro foglio. Poi un altro e un altro ancora, mettendo assieme tutti i pezzi.

Quelle date… quei nomi…

Tra i fogli che teneva in mano, uno con una calligrafia diversa da quella di Rick la incuriosì.

Era una lettera di Montgomery.

La lesse tutta d’un fiato finchè non riuscì a far altro che lasciarla cadere a terra per lo shock.

Il nome dell’assassino di sua madre era lì tra quelle carte.

E Rick lo sapeva.

Montgomery gli aveva dato il necessario per chiudere il caso e fare giustizia per sua madre.

E Rick gliel’aveva nascosto.

Senza rendersene conto le lacrime cominciarono a rigarle il volto e si ricordò perchè aveva innalzato quel muro. Si ricordò perché non lasciava entrare nessuno nel suo cuore.

Per non venire più ferita.

Ignorò l’uomo ancora addormentato sulla scrivania e cercò quel nome.

Quel nome che bramava da più di un decennio.

Che la tormentava notte e giorno pur non conoscendolo.

Quando ebbe la sua risposta stentò a crederci.

Le lacrime scesero più violente e represse con forza numerosi singhiozzi per non svegliarlo. Sicuramente avrebbe cercato di giustificarsi. L’avrebbe dissuasa dal fare quello che aspettava di fare da una vita.

Lasciò i fogli accanto lui, guardandolo un’ultima volta, delusa.

Lui le aveva promesso aiuto, invece ora la stava solo ostacolando.

Uscì piano dallo studio e si incamminò verso la porta.

“Kate vai già via?” la fermò Martha.

La donna, di spalle, si asciugò veloce le lacrime prima di voltarsi e rispondere.

“Si, Martha, Rick e stanco e anche io..”

Martha si avvicinò a lei. La luce del soggiorno era soffusa e non le permetteva di vederla bene in volto “Tesoro va tutto bene? Sembri sconvolta! Hai la stessa espressione che aveva Richard questa mattina!

Kate ascoltò attenta “Cos’è successo questa mattina?”

“Oh, un avvocato gli ha portato dei documenti, Richard aveva una faccia!”

Capì che era successo tutto quella mattina quando l’aveva trascinata nella saletta relax del distretto.

Le aveva mentito e taciuto la verità.

Poco importava se lo sapeva da un mese o da un giorno.

“Ora devo proprio andare Martha, buona notte” le disse, con un finto sorriso, prima di uscire.

Fece le scale a rotta di colla. La testa le girava da morire e le sembrava di svenire da un momento all’altro.

“Signorina si sente bene?” le domandò il portiere di notte, una volta arrivata nell’ingresso.

Kate non gli rispose e nemmeno lo guardò. Corse fuori tenendosi lo stomaco e solo una volta svoltato l’angolo si piegò su sé stessa tossendo e assecondando i conati di vomito che la assalivano.

Si diede una ripulita, fermò un taxi e si precipitò a casa a recuperare la sua arma.

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Ed eccoci qui. Il segreto è stato svelato e il bello è che Riccardone ancora non lo sa!!!

Povera la mia Kate, chissà cosa si inventerà Marlow quando si deciderà a risolvere sto benedetto caso!

Nel frattempo buona lettura e buona settimana a tutte xD

 

Ivi87

   
 
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