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Autore: hiromi_chan    27/11/2011    6 recensioni
Un ragazzo alla ricerca di se stesso, un viaggio alla scoperta dell'amore tra passato, presente e futuro.
"Senti deficiente, io ti conosco...dove cavolo ti ho già visto?"
[SpainxRomano][accenni FrUk]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Antonio percepiva le proprie vene pulsare forte sotto la pelle; segno, quello, che era ancora vivo.

Vivo nonostante la grande oscurità in cui fosse immerso; non c'era niente che potesse fungere da punto di rifermento in quella specie di mare nero in cui stava affogando, con lentezza ma inesorabilmente.

Vivo, dunque. Già, ma per quanto?

Faceva caldo, terribilmente caldo, l'aria gli bruciava sempre di più nella gola, lo graffiava internamente e Antonio si chiese quanto ancora sarebbe stato possibile resistere.

Immerso in quel torpore tremendo, col sudore freddo e gli arti congelati, quello non era il peggio... c'era ancora qualcosa di più insopportabile che lo opprimeva: una sorta di malsana necessità di guardarsi le mani.

Eppure gli mancava anche solo la forza per spostare gli occhi verso la punta delle dita; aveva paura, perchè non vedeva nulla.

Che almeno finisca al più presto” disse, o forse lo pensò soltanto.

Era ciò che adesso desiderava davvero, farla finita, poiché scivolare nella disperazione aveva qualcosa di perfidamente dolce.

Lasciarsi andare, arrendersi, significava anche smettere di soffrire.

Proprio quando Antonio, l'allegro e solare e bello e sempre spensierato Antonio, pensò che la cosa migliore fosse lasciarsi morire, il mondo intero tremò.

Una luce spaccò lo spazio nero con tanta violenza che il ragazzo si sentì male per un attimo, ma impose subito alla propria mente di rimanere lucida; perchè era apparsa una luce, c'era davvero, un qualcosa di vivo che si stagliava con passione in un mondo desolato, un qualcosa che prepotentemente richiamava Antonio a raccogliere la speranza.

Sì, era una luce, una feritoia bianca e seppure sottile, c'era, e significava forse che non tutto era perduto.

Antonio assottigliò lo sguardo per capire cosa ci fosse oltre quella linea labile che sembrava essersi manifestata a lui come una visione; immagini diverse gli balenarono davanti, confuse, veloci, passandogli attraverso gli occhi, la mente, l'anima: vide Francis che parlava al telefono, Gilbert che gli dava fastidio da dietro, lo sgabuzzino di casa loro; vide la bocca socchiusa in un'espressione di sorpresa, l'occhio verde e lucido di un Lovino piccolo, la porta sulle scale del centro commerciale; vide la curva morbida di una schiena, una nuvoletta di capelli biondi, si gira, è Jeanne, ed è radiosa tanto da far male agli occhi.

Sei davvero Jeanne?” chiese subito Antonio.

Le orecchie gli stavano scoppiando di suoni ovattati, lo spazio stava diventando liquido intorno a loro; non erano più nel luogo buio e stretto di prima, ma in una qualche specie di posto aperto, seppure altrettanto non identificabile.

Sono davvero Jeanne ” rispose quella con un sorriso.

Davvero davvero?” domandò Antonio, il cuore in gola.

Se quella era sul serio Jeanne, le cose non andavano affatto bene; altro che vivo, allora era proprio morto!

Sono io davvero davvero” disse la ragazza, facendo la voce più gutturale in una sorta di imitazione di Antonio.

Sembrava avere voglia di scherzare, ma che c'era da ridere? Prima vivo, poi morto, poi ancora vivo, poi morto di nuovo...sta volta era lecito che Antonio si sentisse confuso.

Iniziavo a temere che non mi avresti mai riconosciuta, lo sai?” continuò Jeanne, sollevata e divertita allo stesso tempo.

Ma ti eri accorto o no che non facevo altro che farti l'occhiolino? E ti ho persino chiamato per nome e cognome...ti sembra normale che la ragazza del meteo ti chiami per nome e cognome?”

Parlava in modo decisamente canzonatorio, velando con cordialità nella voce una punta di stanchezza.

Non è facile avere a che fare con te, Antonio Fernandez Carriedo. Mi chiedo come abbia fatto Francis...d'altronde, anche lui è un tipo piuttosto particolare, non trovi?” aggiunse, assumendo una buffa espressione nel nominare Francis.

Antonio non rispose. Anche se lo desiderava, non aveva proprio nulla da dire. Si limitò a fissare la ragazza, consapevole di avere un volto abbastanza stravolto; lei intanto, in attesa di una risposta qualunque, stava con le mani appoggiate ai fianchi.

Era bella, ancora più bella di come la ricordava in quella foto, più bella di come l'aveva vista di sfuggita in televisione...molto più bella di una normale creatura terrena.

Non ti avevo riconosciuta...non avevo davvero pensato a te” le disse alla fine Antonio, quasi scusandosi, come se parlasse con una vecchia amica.

Ma sai, è anche comprensibile; dopotutto, io non ti ho mai vista di persona, soltanto in una foto che mi aveva mostrato Francis una volta”

Per una persona normale sarebbe una giustificazione plausibile” rimbeccò subito Jeanne, “ma tu sei particolarmente...sbadato, diciamo”

Capisco...cioè no, non capisco! Scusa se te lo chiedo, ma se adesso sto parlando con te e ti vedo, vuol dire che sono morto?”

Dentro di sé Antonio già era un po' preparato ad accogliere una risposta affermativa: era morto, doveva essere così.

La fine desiderata in un momento di disperazione era giunta davvero, dunque. Si guardò intorno; tutto quello che vide fu una nebbiolina bianca che si estendeva oltre l'infinito.

Dov'è Gilbert...?” osò chiedere.

Jeanne lo guardò con intensità e il suo sorriso si allargò, trasformandosi in quello di una mamma comprensiva che cerca di insegnare al proprio bambino ad allacciarsi le scarpe.

Non ti preoccupare Antonio, non sei in paradiso”

E' l'infermo, allora! Accidenti, non me lo sarei mai immaginato di finire qui...ma com'è che Gilbert è in paradiso e io no? Non per contestare, ma...”

Jeanne soffocò una risata coprendosi la bocca con una piccola mano. Gli occhi rilucevano divertiti e risoluti; era splendente. Non c'era dubbio che fosse un angelo.

Non sei morto proprio per niente, Antonio; non è ancora giunta la tua ora”

Allora...non sei morta neanche tu?” tentennò lui.

Oh, si che lo sono”

Con caparbietà, si esprimeva quasi telegraficamente senza aggiungere molto. Era come se volesse spingere Antonio a parlare.

Quindi dove siamo?”

Non lo so. Dimmelo tu, Antonio”

Lo spagnolo girò il collo a destra e a sinistra, confusamente e con lentezza.

Siamo nella...nella mia testa?”

Jeanne si portò le mani dietro la schiena e si guardò intorno anche lei, annuendo con il capo.

Non è poi così male come posto...accogliente, pieno di buoni pensieri...solo, è un luogo troppo confuso. Devi assolutamente considerare di riorganizzare meglio gli spazi, qui dentro. C'è così tanto disordine che si rischia di dimenticare in un angolo cose molto importanti” disse, enfatizzando le ultime parole.

Inoltre, fai dei sogni davvero tremendi Antonio, lasciatelo dire”

Lo so” rispose lui, vergognandosi un po' per il commento sul presunto caos che regnava nel suo cervello, “è così da tanto tempo. Non so dirti di preciso da quand'è che ho iniziato ad avere brutti incubi...anzi forse...forse da dopo l'incidente con Gilbert”

Ultimamente però hai dormito bene, mi risulta”

Sì” si riaccese, “da quando ho conosciuto Lovino, io...Lovino!”

Lovino Vargas!

Quel nome quasi gridato ad alta voce lo trafisse da una parte all'altra della testa come un dardo, facendo risvegliare tutta l'essenza di Antonio. Era una secchiata di acqua gelida, un appiglio sicuro e certo in quella specie di situazione onirica in cui si trovava adesso.

Che cosa stava facendo, li? Doveva stare con Lovino!

Se non sono morto allora fammi tornare da lui, se...se non vuoi accompagnarmi dimmi solo come devo fare, sono sicuro che troverò la strada!” disse, agitandosi un po'.

Stai dicendo di essere in grado di trovare la strada per arrivare a lui?”

Sì” rispose Antonio senza esitazione.

Saresti in grado di farlo in qualunque situazione?”

Sì, sempre”

E allora che cosa ci fai ancora qui?”

Non era un ammonimento quanto piuttosto una domanda posta con genuina curiosità.

Antonio non seppe rispondere, perchè era quello che si stava chiedendo anche lui.

Non lo so, non capisco...non capisco davvero cosa stia succedendo, non solo adesso...” il ragazzo si passò una mano tra i corti ricci castani, mentre i problemi che aveva accantonato per un attimo il giorno prima riaffioravano a uno a uno.

I salti nel tempo, la mia vita, quella di Lovino, io...”

Tutta quella sorta di magia Antonio si era risolto a considerarla un miscuglio di strane cose buone. Eppure c'era una vocina sottile che piano, seppure insistentemente, iniziava ora a suggerigli che potesse esserci qualcosa di inquietante in tutto ciò.

Ma...! Non era il momento per mettersi a pensare.

Sì, sì, Antonio lo sapeva che doveva riflettere di più; tuttavia infondo non credeva che avrebbe mai applicato la filosofia “prima pensa poi parla”.

Non poteva negare la persona che era sempre stata e che era: l'istinto dominava in lui, e ora l'istinto era la forza la quale gli imponeva che, piuttosto che il proprio destino, c'era una cosa più importante da mettere in chiaro: la sorte di Lovino.

In un passo azzerò la distanza che lo separava da Jeanne; con decisione portò le mani sulle spalle della ragazza; adesso gli sembrava un poco più concreta di una semplice essenza.

Era davvero lì con lui; d'accordo, quel dialogo si stava svolgendo tutto nella testa di Antonio, ma ciò non impediva che fosse per questo meno vero.

Senti, Jeanne” disse con la voce ripulita da ogni incertezza, “se questi eventi strani riguardano solo me, allora va bene, non mi importa, posso continuare a fare lo scemo e a essere spazzato via da un anno all'altro per quanto vuoi...volete...insomma! Ma una cosa l'ho capita, e cioè che in qualche modo anche Lovino è coinvolto...quindi devi dirmi cosa devo fare”

Fissò la ragazza negli occhi coronati dalle lunghe ciglia, cercando di infondere nello sguardo tutta la serietà che poteva. Quando si parlava di Lovino, non si poteva tentennare.

Sulla vita di quel ragazzo Antonio non avrebbe permesso che si dubitasse!

Lo so che se mi sei apparsa adesso, un motivo c'è, Jeanne. Sono anche sicuro che sei qui per darmi una mano, per aiutarmi a capire. E allora parla. Perché?”

Jeanne sorrise; nonostante fosse ben più che graziosa, non c'era niente di fragile in lei. Piuttosto, aveva tutta l'aria di essere la persona più forte che potesse esistere al mondo.

Benissimo, è così che ti voglio: risoluto. Hai iniziato credendo che con i dubbi non si andasse da nessuna parte, non è vero? Allora perchè esitare proprio ora? Meglio continuare a essere impulsivi, ma coerenti fino alla fine” disse, incrociando le braccia.

Condivido” annuì lui.

Jeanne allora chiuse gli occhi, sfoderando un sorriso dolce ma aggrottando le sopracciglia.

A quel punto Antonio iniziò a chiedersi se non avesse parlato con puro sarcasmo per prenderlo in giro.

Sconsiderato fino al midollo...sì, adesso capisco cosa intendeva Francis quando parlava di te nelle sue preghiere. Ma sei fatto così, e d'altronde sarebbe un male cambiarti, c'è qualcuno che ha bisogno di te proprio così come sei. Adesso ascoltami attentamente, Antonio”

Il ragazzo annuì, nella testa risuonava il “tu stai a sentire, ma non ascolti, e quindi, da bravo coglione, non capisci” di Lovino.

Sarò chiara, voglio dirtelo subito: io non posso spiegarti tutto perchè non centro assolutamente nulla con la tua storia. Sono stata scelta come messaggero proprio perchè estranea ai fatti”

Va bene, una cosa in meno da considerare, allora.

Si era pensato che avresti potuto riconoscermi comunque, invece a quanto pare non è stato così...sono dovuta addirittura apparirti in sogno per indirizzarti sulla giusta via, ma non importa” aggiunse con una strizzata d'occhio Jeanne.

Anzi, lo sai...sono contenta perchè grazie a questo ho potuto incontrati di persona e...credo di aver capito cosa ci ha trovato in te, Francis”

Di nuovo, nel nominare l'amico comune, l'espressione della ragazza di era trasformata, caricandosi di un velo più affettuoso ma più distante, come se Jeanne stesse pensando a un qualcosa lontano anni luce da lei. Mordendosi le labbra, continuò:

Sei un ragazzo stupendo, Antonio, e hai un gran cuore. Saresti in grado di donarlo tutto quanto a qualcun altro, e sei degno di lode per questo, perchè molti non si offrono al prossimo per paura di rimanere feriti. Ma questo non è il tuo caso...tu sei diverso, perchè non temi di rimanere scottato dagli altri...già lo sai, non è così?”

Lo sapeva?

Forse sì, forse era solo questione di ammettere finalmente che...

Hai tanta paura di ferirti da solo, con le tue stesse mani, e per questo tendi a seppellirti tutto dentro, finché non cadi nell'oblio”

Oh...

Si, era così.

Tutte le volte in cui era rimasto da solo a ingoiare amarezze e lacrime e delusioni...sempre a convincersi che bastava non pensarci più, alle cose brutte, bastava andare avanti mettendo da parte i dispiaceri...e in questo modo alla fine aveva sempre dimenticato...forse però aveva dimenticato fin troppo.

Devi ricordare, adesso” sentenziò a conferma di quei pensieri Jeanne.

Come ti ho già detto, devi fare chiarezza nella tua mente. Cerca di ricordare”

Mi farà male” constatò Antonio. Si stupì immediatamente di cosa la propria voce avesse detto ancora prima che il cervello avesse realizzato quella conclusione.

Certo che ti farà male! Ti sei impegnato tanto per dimenticare, rivangare tutto non sarà affatto semplice” disse lei, portandosi le mani sui fianchi.

E ora su, basta dormire! E' il momento di svegliarsi”

Aspetta! Aspetta, ricordare va bene, ma che cosa?” si affrettò Antonio.

Pensi che te lo dica io? Sono estranea hai fatti, no? Allora, svegliati...”

Un'altra cosa, Lovino...”

Niente paura, lui starà bene...è forte, lo sai. Se verrai a capo di tutto, anche lui ne ricaverà del bene...ora però apri gli occhi...”

Ancora una cosa...Francis! Cosa devo dirgli...?”

Nulla! E' mattina ormai...”

Forse gli farebbe piacere sapere di te...”

Mont Saint-Michel è meraviglioso a quest'ora del giorno...E' già mattina! Svegliati...adesso”

 

 

 

Quando aprì gli occhi, Antonio credette di stare ancora sognando.

Dell'incontro avuto in una qualche parte del suo essere con l'angelica Jeanne aveva chiara la percezione e il ricordo.

Pure sapeva che, dopo la tombola della sera prima, era caduto subito tra le braccia di Morfeo e la passeggiata per le bancarelle in città era stato parte del suo sogno.

Eppure, Lovino accoccolato sul pavimento ai piedi del divano, con la testa appoggiata sul cuscino a pochi centimetri dal suo viso, ad Antonio non sembrava poi tanto reale.

Certo, i lineamenti erano quelli bellissimi del vero Lovino; tuttavia, se anche si fosse trattata di una sua mera fantasia, Antonio dovette ammettere di aver lavorato bene con l'immaginazione, perchè quel Lovino da sogno gli faceva battere il cuore tanto quanto quello reale.

Aveva pure le sopracciglia inarcate nel sonno; forse stava avendo un incubo o più semplicemente il suo fisico protestava per la scomoda posizione, a metà tra il pavimento e il divano.

Nonostante Antonio avesse capito di adorare tutto di Lovino, perfino le smorfiette, volle concedersi il lusso di poterselo rimirare con un'espressione tranquilla una volta tanto.

Quindi, come aveva già fatto in passato (ed era proprio il caso di dire “passato”), poggiò l'indice tra la fronte e il naso di Lovino, per appianare quelle rughette di disappunto in cui si era piegata la pelle.

Bastò quel tocco perchè gli occhi di Lovino si aprissero, vagamente assonnati; forse anche lui stava credendo di sognare.

Nessuno disse nulla; non c'era altro suono che quello dei loro respiri.

L'aria profumava di dolcezza.

Antonio si stupì di come la propria mano rimanesse ferma mentre lui dentro si sentiva tremare.

Eppure c'era qualcosa di giusto nel restare in questo modo, vicini fisicamente, uniti emotivamente.

Ad Antonio sembrò quasi come di stare abbracciando Lovino anche se in realtà non era così; ma la sensazione era proprio quella di una stretta avvolgente, calda, dolce.

Era talmente bello, talmente bello, talmente bello...

Lo spagnolo fece scorrere la punta del dito sul bel naso all'insù di Lovino, tracciandone il profilo, piano, per evitare di rovinare tutto ma anche per godersi di più il momento.

A un certo punto però si fermò, sgranando gli occhi, poi assottigliandoli, cercando qualcosa che mancava...

Sono sparite” disse dopo un po'.

Cosa?” soffiò Lovino con la voce roca.

Le lentiggini sul naso. Eppure ce le avevi, sono sicuro...le avevo viste sul treno, e anche quella volta dei tuoi sedici anni quando ti eri steso accanto a m...”

Te n'eri accorto?!” scattò l'altro, alzandosi improvvisamente a mezzo busto.

Certo che sì. Peccato che siano sparite, erano carine, ti stavano bene. Ma forse succede con la crescita...”

Non intendevo quello!” sbraitò Lovino, scacciando l'aria con le mani.

Ah! Parlavi della sera in cui mi hai trovato e poi trascinato a casa tua! Sì, nel dormiveglia ti avevo visto accanto a me sul pavimento, credo...ma poi la mattina te n'eri andato”

L'altro gracchiò qualcosa di incomprensibile, colpendosi forte la fronte con una mano.

Non capisci un cazzooooo...anzi, sono io quello coglione! Oddio voglio morire...figlio di puttana, waaaah...”

Ecco che se ne va di nuovo...dai Lovi, torna qua!”

Antonio allungò la mano, alzandosi a sedere.

Di nuovo, era stato un altro giro sulle montagne russe.

Tanto non fa niente se dormiamo insieme, no, Lovi?”

No?

...Eh sì, qualcosa faceva, Antonio lo sapeva benissimo.

O per lo meno, qualcosa a lui faceva sicuramente. Perché mai, mai in tutta la sua vita si era sentito bene come quando era rimasto accanto a Lovino, quando l'aveva sfiorato, quando aveva sentito il calore della sua pelle. Quel ragazzo era come un uragano, ma i momenti tranquilli passati con lui erano davvero impagabili...e sinceramente Antonio sentiva di non poter fare più a meno neanche delle sue sfuriate senza senso.

Aveva bisogno di lui...quanto aveva bisogno di lui!

Ora come non mai, dopo l'esperienza abbastanza sconvolgente delle rivelazioni che aveva avuto in sogno, tutto ciò che desiderava era starsene un altro po' con Lovino, guardarlo negli occhi, stringerlo magari a sé.

Perché Antonio di Lovino ne era innamorato per davvero.

Ma c'era una sorta di incomunicabilità tra loro due che si stava rivelando più ostica del previsto. Se prima Antonio era rimasto incuriosito dalle stranezze dell'altro, che lo avevano spinto a volerlo conoscere nonostante non lo capisse, ora che si era scoperto innamorato non era poi così stimolante vedersi respinto senza comprenderne il motivo.

 

 

 

Per tutto il resto della mattina Lovino si rifiutò di parlare con Antonio. Ciò nonostante non mancò di esternare i suoi sentimenti poco cordiali nei confronti dello spagnolo, sbuffando ogni cinque secondi e arrabbiandosi con lui per un nonnulla. Bastava usare la formula “Feliciano, lo sai che...” per poter insultare Antonio in tutti i modi possibili senza parlare direttamente con lui.

Feliciano, lo sai che tuo fratello è diventato uno stramaledetto postino? Infatti adesso se ne va a consegnare una lettera del cazzo come puro atto di carità, senza ricavarne un fico secco” gridò in faccia ad Antonio.

Lui alzò gli occhi dal tavolinetto del salone su cui si era piegato per scrivere; aveva voluto aggiungere in tutta fretta una piccola postilla nella lettera per Francis. Lovino non gli diede neanche il tempo di mostrargli l'espressione più dispiaciuta che fosse in grado di fare (benché non avesse chiarissimo il motivo dell'arrabbiatura, non poteva fare a meno di apparire triste), che gli sfilò sgarbatamente dalle mani foglio e busta per poi fiondarsi fuori casa.

Il rumore della porta sbattuta fu come quello di un cazzotto in faccia.

Antonio sospirò, schiacciando il viso contro il vetro del tavolino, lo sguardo rivolto verso il corridoio vuoto dove poco prima era passato Lovino.

Si sentiva un po' scoraggiato; l'ultima sfuriata non c'entrava più di tanto...dietro a tutto c'era un problema di fondo: era pazzo di Lovino, ma che cosa provava invece lui nei suoi confronti?

Un po' credeva di piacergli.

Infondo si erano quasi baciati, e se poi Antonio per poco non ci aveva guadagnato un labbro spaccato, be', era stata solo una casualità...il pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se Feliciano non li avesse interrotti lo tormentava come una puntina infilata sotto la suola della scarpa, una di quelle che non riesci a staccare neanche con un cacciavite.

D'altra parte i comportamenti di Lovino erano ambigui e difficili, e tra una testata e un insulto, ad Antonio era venuto il dubbio che quel po' di affetto che reputava Lovino provasse per lui fosse tutto frutto della sua immaginazione.

Non pretendeva che Lovino fosse innamorato di lui...ma certo non poteva negare che gli sarebbe piaciuto un mondo se avesse ricambiato i suoi sentimenti.

Se avesse provato per lui anche solo la decima parte di quanto Antonio sentiva, gli sarebbe andato bene.

Perché si stava innamorando così tanto, ma così tanto, che quell'amore sarebbe stato sufficiente per tutti e due.

A quel punto Antonio alzò la testa e sbatté le mani sul tavolinetto. Aveva deciso: avrebbe scoperto cosa Lovino pensasse di lui.

Piano, senza forzature, perchè quello che stava succedendo tra loro due era qualcosa di così naturale e fragile, un sentimento meraviglioso, il più bello che Antonio avesse mai sperimentato. E nonostante la sua unicità, lo spagnolo sentiva ora quasi come ovvio il fatto che lo amasse. Lui lo amava, Lovino! Era naturale, era più che normale, non poteva essere diversamente!

E magari, se Antonio a lui non piaceva abbastanza, avrebbe provato a farsi amare un po' di più.

Era disposto a farsi largo nel cuore dell'altro e a trovarci un posticino anche a suon di lividi...ne valeva sul serio la pena.

Ormai era risoluto nella decisione presa.

Antonio era convinto che fare la corte a Lovino non sarebbe servito a nulla. D'altronde, non era un grande stratega amoroso, lui. Si era sempre limitato a comportarsi come meglio sapeva fare, seguendo il suo cuore senza nessun piano prestabilito.

Avrebbe fatto così anche sta volta...avrebbe detto a Lovino che lo amava lui per primo, così sarebbe stato più facile ottenere una risposta.

Quindi non perse tempo, e quando poco dopo Lovino rientrò in casa, Antonio partì alla carica, andando subito ad accoglierlo all'ingresso.

Ottima occasione quella per un abbraccio del ben tornato, pensò, e avvolse l'altro tra le sue braccia dandogli appena il tempo di chiudere la porta.

Ma che cazzo stai facendo?!” fu la prevedibile reazione dell'altro, che rimase immobile, schiacciato tra l'ingresso e il torace di Antonio.

Ti saluto con un abbraccio” rispose candidamente, appoggiandogli il viso sulla spalla. Profumava...profumava di Lovino.

Ti chiedo scusa per qualunque cosa ti abbia fatto. Ti prego, non essere arrabbiato con me”

Antonio sentì l'altro irrigidirsi contro di lui. Eppure allo stesso tempo era così caldo, come se il suo corpo lo stesse invitando a tenerlo ancora più stretto.

Mi chiedi scusa solo per tenermi buono ma non hai la più pallida idea di cosa hai sbagliato” sentenziò Lovino.

Esatto”

Allora sono scuse fasulle, imbecille!”

Non gridare...comunque non sono fasulle per niente. Mi dispiace davvero se ti ho fatto arrabbiare. Sono sincero”

Antonio, senza lasciare la presa sull'altro, alzò il viso per poter poterlo guardare e rivolgergli un sorriso speranzoso. Lovino al contrario guardava da un'altra parte, ma non sembrava più tanto arrabbiato.

Lo so che sei sincero” biascicò. “Lo sei per forza, non hai abbastanza cervello per mentire, è troppo difficile per un imbecille come te”

Evviva, il gatto selvatico era stato acquietato! Antonio colse la palla al balzo, districando solo allora Lovino dal suo abbraccio.

Ho un'idea...ti va di uscire, Lovi?”

Infondo poteva farlo. Anzi, doveva farlo: era stata o no Jeanne a suggerirgli che non sarebbe piovuto per un po'? Doveva essersi trattato di un incoraggiamento ad uscire all'aperto senza preoccupazioni.

Del resto, se il suo compito si era rivelato quello di ricordare, Antonio era convinto che sarebbe stato più facile se avesse visto e fatto cose diverse; era molto meglio che starsene chiuso in casa, cosa che di certo non gli sarebbe stata di grande aiuto.

E se poi non avesse risolto l'enigma dei suoi ricordi con quell'uscita, be', che importava ora?

Era davvero così urgente?

Antonio adesso voleva andarsene un po' a spasso con Lovino e basta.

Ti rendi conto che sono appena rientrato, vero, stronzo?” disse lui, lo sguardo assassino.

Sì...ma dai, tanto non c'è altro da fare in casa”

Invece ci sarebbe qualcosa da fare fuori?”

Sì! Ecco, c'è...c'è da...” iniziò Antonio, prendendo tempo. Perché non gli veniva mai in mente una buona scusa quando serviva?

Più che altro, perchè gli serviva una scusa per uscire con Lovino? Già era pronto a dirgli “voglio stare semplicemente un po' con te”, quando Lovino intervenne.

Senti un po', hai...hai intenzione di continuare ad andartene in giro con quei vestiti osceni, eh, bastardo?”

Antonio, per riflesso condizionato, esaminò il proprio vestiario dalla testa ai piedi; aveva già pensato prima che quell'abbigliamento non fosse il massimo per l'anno in cui si trovava; del resto, anche nei suoi anni '90 quelli erano vestiti di seconda mano. Un po' in disappunto, spostò lo sguardo su Lovino, che indossava un elegante cappotto nero a cui aveva abbinato una sciarpa bianca che gli illuminava la carnagione.

La gente ti scambierà per un pazzo o per un poveraccio in canna se continuerai ad andare in giro conciato così” disse quello, senza preoccuparsi di mascherare il disprezzo.

Piuttosto che pensare a come perdere tempo, è della tua immagine che dovresti preoccuparti”

Antonio fu tentato di sentirsi un po' vergognoso, ma della sua immagine non è che glie ne importasse così tanto.

La sua attenzione era stata invece catturata dalla reazione di Lovino: sembrava che gli avesse appena suggerito lui stesso una scusa valida, anche se pensare che quello fosse un velato invito ad uscire era troppo bello per essere vero.

Allora facciamo così, accompagnami per negozi e aiutami a scegliere dei vestiti nuovi” dovette proporsi a quel punto Antonio.

Ovviamente poi dovrei anche pagarteli io” fece notare Lovino, acido.

Certo, c'era sempre il problema dei soldi.

E' la seconda volta...la seconda volta, ti rendi conto, che mi inviti ad uscire tu ma poi fai pagare me! Pidocchio!”

Oh...”

Sei furbo...ti sei scelto proprio un ragazzo giovane e ricco a cui venire a rompere le palle a distanza di anni. Quasi non lo so più fino a che punto ti si possa definire coglione. Ma piuttosto che sagacia, credo che la tua sia solo fortuna sfacciata...che razza di stronzo!”

Lovino era irritato ma non particolarmente fuori dai gangheri. Un tenue rossore era comparso a colorargli le guance. Non attese una risposta per uscire di nuovo di casa, camminando piuttosto in fretta e furiosamente.

Antonio si aprì in un sorriso di vittoria prima di seguirlo a ruota.

 

 

Rimasero fuori per diverse ore e quello fu l'appuntamento più bello che Antonio avesse mai avuto, se appuntamento si poteva definire. Il ragazzo provò più volte ad afferrare la mano di Lovino, che riuscì sempre a svincolarsi e arrivò a pizzicargli forte il dorso della sua. Antonio ci riprovò un'altra volta facendo notare a Lovino quanto le sue mani fossero fredde; a quel punto il più giovane lo lasciò fare, ma poco dopo se le infilò direttamente in tasca, rompendo la beatitudine di Antonio.

Come aveva pensato, Lovino si rivelò avere un ottimo gusto in fatto di abbigliamento. Scelse lui tutti i vestiti nuovi di Antonio: un paio di jeans scuri, un maglione grigio che gli stava benissimo, un piumino nero dal taglio alla moda e una sciarpa della stessa tonalità verde dei suoi occhi. Aveva anche un ottimo fiuto per gli affari; scovava le offerte migliori e poi gli bastava flirtare con le commesse per ottenere sconti su sconti.

Difronte alle ragazze sei quasi un'altra persona” notò con una punta di fastidio Antonio.

Ci so fare” scrollò le spalle Lovino.

Era ormai pomeriggio inoltrato e i due ragazzi, che erano usciti a piedi, avevano ripreso la via di casa. Parlavano tranquillamente da un po', senza che nessun battibecco avesse rovinato l'atmosfera.

Sono tante le cose in cui ci sai fare” disse Antonio, un po' sognante.

E tu che ne sai?” disse l'altro con diffidenza.

Antonio sorrise.

Be', ormai un po' di cose di te le ho capite. Innanzitutto, sei un asso in cucina. La cena di ieri sera per esempio è stata davvero favolosa. Scommetto che ti piace da matti, cucinare”

Mi piace” ammise Lovino, “e lo so che sono bravo”

Allora dovresti prendere la cosa più seriamente. Non hai mai pensato di poter fare il cuoco o qualcosa del genere?”

Non so...” accennò Lovino.

La faccia però era quella di una che ci aveva pensato, eccome.

Aprire un ristorante, magari! I soldi ce li hai, l'hai detto tu, il talento non ti manca, e neanche il fiuto per gli affari, ho visto! Potresti farlo benissimo se ti ci impegni”

Forse...”

E non è finita qui” riprese Antonio.

Non aveva assolutamente voglia di stare zitto; era felice che quell'argomento fosse saltato fuori, perchè da tutto quello che aveva capito e da ciò che gli aveva detto Feliciano, era chiaro che Lovino si sottostimasse decisamente troppo. C'era solo bisogno che qualcuno gli ricordasse di cose fosse capace!

Ci sono altre cose ancora che sai fare bene: sei un ottimo fratello maggiore, per esempio”

Lovino lo fissò dritto negli occhi, mostrando il viso attraverso le buste degli acquisti che teneva tra le braccia.

Ho parlato un po' con Feliciano e lui ti adora. Se ti vuole così tanto bene, un motivo c'è. E poi...” quand'era che si erano fermati? Antonio nemmeno se ne era accorto, “...poi sei sincero. Sei schietto, dire quello che pensi sì che ti riesce bene!” esclamò, sorridendo verso il cielo.

E farmi stare bene...anche quello lo sai fare”

Finalmente ci era arrivato.

Era quella la strada giusta per dire a Lovino quanto fosse speciale e importante per lui. Non poteva fare a meno di sentirsi emozionato da impazzire, eppure la sua voce suonava per contrasto ferma e decisa. Infondo quelle erano tutte cose che pensava sinceramente e con la tenerezza più assoluta, e non se ne vergognava.

Non so se lo sai, ma hai fatto tanto per me. Mi hai fatto ridere e mi hai fatto venire voglia di interessarmi a te...dopo tanto tempo in cui non mi interessavo nemmeno di me stesso”

Nel parlare così, si stava sentendo bruciare di passione e d'amore; ma Lovino non dava neanche segno di stare ascoltando e l'espressione del viso era quanto di più indecifrabile potesse esserci.

Sei riuscito a farmi affrontare un dispiacere che ho sempre cercato di evitare” continuò imperterrito Antonio, tentando di non dimenticare nulla, di ascoltare al massimo quello che il suo cuore gli suggeriva, “e ce l'hai fatta pure a farmi sentire un po' meno inutile, dopo. Con te, mi sembra di avere qualcosa di giusto da fare, di aver trovato il posto giusto dove stare. Tu...Lovino, tu mi piaci”

Non seppe proprio dirlo meglio di così.

Tu mi piaci per davvero, tanto. E io ti...”

Da quando? Da quand'è che ti piaccio?” lo interruppe bruscamente Lovino. Aveva uno sguardo stranamente duro e la voce secca.

Non...non saprei dirti con precisione” disse Antonio, grattandosi la testa, chiedendosi perché gli avesse fatto quella domanda proprio ora.

Quando ero piccolo, mi volevi bene?”

Sì” disse l'altro di slancio, con sicurezza; subito per quel bambino con le guance arrossate aveva provato una forte simpatia, un affetto spontaneo. E quando l'aveva conosciuto solo un pochino meglio non aveva potuto fare a meno di volergli bene.

Quando ero ragazzino, volevi stare con me?”

Certo che sì!”

Oh, dal primo istante in cui aveva incrociato di sfuggita gli occhi verde oliva del giovane alla fermata dell'autobus, aveva voluto averlo per sé...

In quel momento, Antonio realizzò come non avesse fatto altro che pensare a Lovino per tutto quel tempo; quando era ragazzo fremeva dalla voglia di conoscerlo meglio, quando era bambino si chiedeva come sarebbe stato da grande. Non aveva fatto altro che pensare a un Lovino grande anche quando stava con un Lovino piccolo!

Quella persona popolava la sua mente dal primo attimo in cui era cominciata la loro storia.

Ma l'oggetto dell'amore di Antonio non stava dicendo nulla per dimostrarsi concorde con quelle idee.

Certo, quello avrebbe coronato ogni più rosea aspettativa che lo spagnolo avesse osato fabbricarsi nel più profondo di sé, in un luogo in cui gli piaceva illudersi con scenette in cui il suo Lovi gli saltava con le braccia al collo.

Il lato un po' più pratico della coscienza di Antonio gli aveva però suggerito come una testata nello stomaco sarebbe potuto essere l'esito più probabile della sua dichiarazione.

Invece, niente di tutto ciò era accaduto.

Lovino gli aveva addirittura...appena voltato la schiena?

Così, senza mostrargli il viso, con voce lapidaria, soffiò:

Ti odio”

Lo disse con una freddezza tale da sembrare una persona completamente diversa dal ragazzo sboccato e iroso che Antonio conosceva.

E, senza aggiungere altro, aveva ripreso a camminare.

Ne' disse un'altra singola altra parola, nonostante lo spagnolo lo richiamasse, lo invitasse ad aspettarlo, gli chiedesse se qualcosa l'avesse per caso offeso...ma niente, lui continuava a dargli le spalle.

Ora più che mai, Antonio non capiva. Sentiva un grande affanno alla bocca dello stomaco: aveva forse rovinato tutto?

Sentire quella sua dichiarazione aveva schifato Lovino a tal punto da volergli negare persino la parola!

Doveva

davvero

odiarlo

così

tanto...

 

Tornarono nel silenzio più imbarazzato e difficile a casa Vargas, dove Lovino si chiuse in camera sua, ancora immerso in un caparbio mutismo.

Non era certo la reazione che Antonio si sarebbe aspettato! A quel punto sarebbe stato molto meglio ricevere una testata in pieno stomaco.

Un grosso senso di insoddisfazione si impadronì di lui.

 

La giornata terminò così, con Feliciano di ritorno nel salone dopo aver portato la cena in camera al fratello. Ad Antonio parve che lo guardasse con una certa pietà negli occhi; forse Lovino gli aveva raccontato come gli si fosse pateticamente dichiarato e di due ci avevano fatto una bella risata sopra.

Ti va di fare due chiacchiere, Antonio? Devo dirti una cosa” disse Feliciano, un po' a riconferma dei suoi sospetti. “Magari davanti a una bella spaghettata del dopo cena! Sì? Allora vado subito in cucina!”

Lo spagnolo aveva accettato prontamente; nonostante non avesse la minima intenzione di far pietà a uno più giovane di lui, il fratello di colui che tra l'altro l'aveva appena respinto, aveva proprio voglia di sfogarsi.

Inoltre il dolce Feliciano non l'avrebbe mai preso in giro. Casomai avrebbe potuto dargli qualche consiglio! La prospettiva già aveva risollevato l'umore di Antonio.

Non era disposto a scoraggiarsi per così poco...non per un semplice rifiuto! Neanche per due o tre o quattro o...be', magari era meglio fermarsi a un rifiuto solo.

E se Lovino non voleva rivolgergli la parola, allora ci avrebbe pensato Antonio a parlare: gli avrebbe detto ti amo, ti amo, ti amo, l'avrebbe detto alla porta della sua camera se non voleva aprirgli, ti amo, avrebbe detto, ti amo e anche se tu non provi lo stesso, anche se mi odi, ti amo comunque.

Così tanto che mi fa stare male.

Così tanto che mi fa stare bene.

Già Antonio si era alzato per dirigersi al piano superiore verso la stanza di Lovino, quando, in quel momento, qualcuno suonò alla porta guastando i suoi piani.

Chi mai poteva essere a quell'ora? Magari qualche amico del più giovane Vargas venuto a portare gli auguri di buone feste. Di chiunque si fosse trattato, Antonio pensò di liquidarlo in fretta per poter raggiungere subito l'adorato ragazzo che lo detestava. In tre falcate aveva già attraversato l'ingresso; aprì la porta senza chiedere chi era.

Davanti a lui, trovò Francis.

Immediatamente

Antonio

fu assalito

da una prepotente voglia

di mettersi

a

piangere.

Più vecchio, avvolto in un bel cappotto blu scuro, il biondo dei capelli leggermente più spento, la barba un poco più folta, alcune piccole rughe insolenti intorno agli occhi, era proprio Francis Bonnefoy, l'amico più caro.

Per assurdo, a sfoderare l'espressione maggiormente stupita tra i due era proprio Antonio, sebbene l'altro fosse rimasto immobilizzato con il dito ancora sul campanello.

Francis” soffiò lo spagnolo, sentendosi gli occhi inumidirsi, sentendosi a casa.

Il francese gli appoggiò piano una mano sulla guancia, muovendola lentamente in più punti del viso, quasi come un cieco che riconosce l'amico toccandone i lineamenti.

Dopo poco sgranò anche lui gli occhi cerulei, sospirò, si scostò una ciocca ribelle dal volto portandosela dietro l'orecchio in uno dei suoi soliti gesti affascinanti.

Sei sempre lo stesso” gli disse Antonio, con la voce che tremava.

Parla per te” sbottò Francis, altrettanto commosso, “non sei invecchiato neanche di un giorno”

Detto questo, si fiondò ad abbracciare forte Antonio e represse alcuni singhiozzi contro la sua spalla. Lo spagnolo dovette trattenersi per non scoppiare a piangere sul serio.

C'era Francis adesso; la sua sola presenza lo faceva sentire bene; le cose d'ora in poi sarebbero miglio...

Ma dov'eri finito?” gli disse con voce roca nel suo forte accento di Parigi.

...in che senso dov'era finito?

Il francese di asciugò rapidamente i lacrimoni e afferrò con forza le spalle dell'amico. In risposta allo sguardo interrogativo di Antonio, negli occhi aveva un'espressione strana, severa, cupa.

Antonio, non ti vedo da tantissimo tempo! Sei sparito nel nulla...sono quindici anni che sei sparito!”

 

 

 

 

 

 

***







 

 

 

 

 

E contro ogni mia previsione sono riuscita ad aggiornare a una settimana precisa di distanza...evviva xD vi informo che intanto la storia è leggermente lievitata di un capitolo...siamo agli sgoccioli e non vi nascondo di essere un po' emozionata >w<

Questa volta Antonio è davvero partito alla carica...è difficile ma non arrenderti, Tonio >w< l'ospite speciale del capitolo è stata, ovviamente, Jeanne. Ecco, con lei credo di essere caduta un po' nell'OC con la caratterizzazione, spero che non vi infastidisca...ma io l'ho sempre vista come una figura forte, con pochi fronzoli ma comunque femminile. E finalmente entra in scena Francis in tempo reale...non vedevo l'ora di muoverlo insieme ad Antonio *-*

Va bene, per ora è tutto. Ringrazio sempre tutti quelli che leggono e che passano a lasciarmi una recensione, non finirò mai di dire quanto la cosa mi sia d'aiuto :3 alla prossima<3

   
 
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