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Autore: Nyktifaes    27/11/2011    5 recensioni
[...] Un dolore lancinante, mai sentito prima, ti riporta rapidamente in superficie, facendoti sgranare gli occhi verdi. Ti senti sollevare velocemente da braccia fredde e possenti, avverti i muscoli degli avambracci tesi e la sensazione di fluttuare ti fa capire che qualcuno ti ha preso in braccio e ti sta trasportando. Alzi lo sguardo e vedi a pochi centimetri dal tuo volto quello del dottor Cullen, piegato in una smorfia preoccupata [..]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Trasformazione
 
Ti sembra di soffocare. La febbre è troppo alta, annulla i tuoi sensi. Quegli occhi, di un intenso verde smeraldo, ora sono lucidi per la temperatura che ogni ora si fa sempre un po’ più alta. Sono rari i momenti di lucidità, ma in questi sporadici minuti ti rendi conto dell’inferno che è intorno a te. Da quanto tempo sei arrivato in ospedale? Ore? Giorni? Quanti? Hai perso il conto. Sei disteso nella tua branda, coperto da un fine lenzuolo che ti infastidisce, a volte ti sembra di soffocare, altre hai paura di morire di freddo. Morire… In fondo ora è una paura legittima: sei ad un passo dalla morte. La tua vita non era brutta in fondo, certo tuo padre non c’era mai, ma cosa importa se tua madre ti era sempre accanto ed era diventata il centro del tuo universo?  Avevi dei sogni, Edward. Forse non erano dei migliori, a parer di tua madre, aveva paura di perderti lei. Certo, infatti era proprio questo che desideravi: morire. Morire in guerra, dopo aver combattuto per la tua patria, portando gloria e onore alla tua famiglia, per venire ricordato da tutti come l’eroe. Solo ora ti rendi conto di quanto è stato stupido ed egoistico il tuo sogno, solo ora ti rendi conto che la morte non è una passeggiata, solo ora ti rendi conto di temerla. 
 
Ti svegli da quello strano dormiveglia, nel quale piombi sempre più spesso, non hai abbastanza forze per combattere contro di lui. Subito rincominci ad avvertire i suoni, le presenze attorno a te. I lamenti dei moribondi e dei malati, i passi affrettati di medici ed infermieri che tentano, quasi sempre inutilmente, di salvare le centinaia di pazienti ricoverati, per così dire, nell’ospedale. Ricoverati… Non puoi fare a meno di pensare con ironia, no nessuno qui è ricoverato per essere guarito. Siete tutti qui per riunire tutti i moribondi e portarli più rapidamente in obitorio. Siete tutti qui, i colpiti da quel flagello a cui è stato dato il nome di “Spagnola”. Chicago, come molti altri centri, è stata colpita da questa malattia, che ormai sta mietendo più vittime della Grande Guerra. E anche tu e la tua famiglia siete stati colpiti. I Masen, una delle più importanti ed influenti famiglie di Chicago viene velocemente cancellata dall’influenza che non risparmia nessuno, né uomini, né donne, né bambini, né poveri, né ricchi. Tuo padre se n’è andato già da qualche giorno. O forse sono settimane? Potrebbero essere anni? No forse anni no, ciò vorrebbe dire che anche tu dovresti essere morto. 
Socchiudi lentamente gli occhi, inizialmente è tutto sfuocato, ci metti qualche secondo a mettere a fuoco il soffitto. Come ricordi sei coricato, supino, nella tua branda. L’udito è disturbato dal solito fracasso che ti circonda, ma tenti di tagliare tutto ciò fuori, e lentamente volti il capo alla tua sinistra, verso il letto che occupa tua madre. Una donna forte Elizabeth Masen, pronta a tutto pur di aiutarti, pur di salvare suo figlio. Ha pregiudicato la sua, già estremamente precaria, salute per starti accanto e prendersi cura di te con tutta se stessa, come sempre d'altronde. Ora la vedi sdraiata anche lei, mentre avvolge con le mani quella di un uomo con il camice. Ci metti ancora qualche secondo a focalizzare il suo volto, poi lo riconosci. È il dottor Cullen, il medico che si è sempre preso cura di te e di tua madre in questi ultimi tempi. Sei sempre stato un ottimo osservatore, sensibile e dotato di una sorta di sesto senso ti sei resto conto che il dottore vi aveva presi a cuore. Ora il biondo ha sul viso un espressione preoccupata e dimessa, una profonda tristezza, mista a determinazione, si scorge dai suoi occhi di quel singolare dorato. Sposti lo sguardo nuovamente verso Elizabeth e noti che sta parlando, è determinata come sempre, ma nel suo sguardo di smeraldo così simile al tuo, noti uno strano bagliore. Forse speranza? Che cosa sta chiedendo con tutta quella caparbietà nello sguardo al medico, mentre stringe con tutte le poche forze rimastegli la mano del medico? Non senti ciò che si dicono, non sai nemmeno se si sono accorti che li stai guardando, ma tu imperterrito continui ad osservare la scena. Ora negli occhi del dottore vedi una nuova emozione, mai vista in quello sguardo ambrato: paura. Sì quell’uomo tanto alto, bello e insolito prova paura in questo momento, paura di tua madre. Non riesci a capirne il motivo, sei troppo stanco per riuscire a riflettervi sopra. L’ultima immagine che registri e quella del capo di tua madre che torna a poggiarsi sul cuscino e smette definitivamente di muoversi. Poi ricadi nel buio. Ma questa volta ti sembra che l’oscurità sia più spessa e non riesci più a risalire in superficie per poter rivedere la luce del sole. Ma non ti importa, sei troppo stanco per pensare.
 
Un dolore lanciante, mai sentito prima ti riporta rapidamente in superficie, facendoti sgranare gli occhi verdi. Ti senti sollevare velocemente, da braccia fredde e possenti, avverti i muscoli degli avambracci tesi e la sensazione di fluttuare ti fa capire che qualcuno ti ha preso in braccio e ti sta trasportando. Alzi lo sguardo e vedi a pochi centimetri dal tuo volto quello del dottor Cullen, piegato in una smorfia preoccupata e schifata. All’angolo della sua bocca noti una gocciolina, rossa che spicca e macchia il suo pallido all’inverosimile viso. Sangue. Non sai come, non sai perché, ma lo riconosci come il tuo sangue. Questo ti spaventa e non poco, tenti di muoverti ma le fortissime braccia che ti avvolgono non ti permettono di muovere nemmeno di un millimetro. Solo in questo momento ti rendi conto dell’aria fredda che sferza il tuo viso e dei brividi che ricoprono il tuo corpo. Non siete più dentro l’ospedale, l’aria fredda della sera lo conferma, e mentre ti guardi attorno un altro brivido di paura scende per la tua schiena. Vi allontanate dal centro abitato ad una velocità inverosimile, nemmeno le più moderne automobili riescono a raggiungere questa velocità! Il biondo rallenta, avverti per una frazione di secondo che una delle forti braccia che ti tiene non c’è più e subito ti ritrovi all’interno di una casa. Puoi osservarla solo di sfuggita, ma noti immediatamente quanto sia bella, ospitale e stracolma di libri. Immediatamente, come se fosse stato calcolato che il dolore tornasse dopo la manciata di minuti che sono serviti al dottore di portarti in quella che supponi sia la sua casa, avverti fitta dolorosissime partire dal collo per spargersi nelle braccia e nel busto. No, non è dolore, è fuoco. Un fuoco che ti sta bruciando dall’interno, come se qualcuno avesse acceso un falò nelle tue vene. 
Ti trovi nuovamente sdraiato, ancora una volta supino, con lo sguardo riesci a vedere di sfuggita il dottore muoversi attorno a te, ad una velocità sovrannaturale. Non capisce cosa stia succedendo, che cosa stia facendo il biondo. Non riesci proprio a dare una risposta alle mille domande che ti vorticano in mente, forse perché non hai idea di cosa stia succedendo… No è colpa del fuoco che inesorabilmente ti si insinua dentro e ti impedisce di pensare. Avverti una presa fredda avvolgere le tue ginocchia, prima l’una poi l’altra. Una pressione, uno scricchiolio, un suono di ossa spezzate. Dolore. Urli, urli come non hai mai urlato in vita tua e ti chiedi se non lo stessi facendo anche prima. Non senti più nemmeno i gomiti e le tue urla si fanno ancor più alte e disperate. Tenti di lottare contro il dolore lanciante che provi negli arti, ma uno peggiore, molto più forte, continua ad insinuarsi nel tuo corpo. Ti senti bruciare, come se fossi su un rogo, completamente avvolto dalle fiamme, mentre il tuo cuore accellera i battiti. Continui a tenere gli occhi aperti, così che puoi vedere il dottore che avvicina il suo pallido e triste viso al tuo e ti sussurra con un tono intriso di senso di colpa e sofferenza “Perdonami”. Ma tu lo ascolti relativamente, il fuoco brucia inesorabile e fa male, fa troppo male per poterlo sopportare. Avverti il fuoco che brucia sempre di più nelle giunture, che poco fa il dottore ha spezzato, e avverti che le aggiusta, che le modifica, che le trasforma. Il fuoco ti trasformando.
 
 
 
Salve gente! Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qua! Questa storie è venuta giù da sola, senza che potessi controllare le dita che scrivevano sul PC, quindi prendetevela con loro se fa schifo! xD La trasformazione di Edward mi ha sempre incuriosita, in fondo è stato il primo esperimento di Carlisle, ma soprattutto il ragazzo conosceva questo “insolito” medico già prima che lo trasformasse.
Vi sarei riconoscente se lasciaste un piccolo commentino, mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate della ff e come vi immaginate la trasformazione del bel vampiro *-*
Morsetti
Vero
   
 
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