L’autobus della dipendenza
Come ogni sabato, l’autobus era pieno da scoppiare alla fermata di corso Rosselli. Togliendosi lo zaino dalle spalle, Giulia domandò permesso e un ragazzo dai capelli neri si spostò, così Giulia riuscì a salire . Poggiò lo zaino a terra e si attaccò a una sbarra. Un ragazzo salì e come Giulia poggiò lo zaino a terra. L’autista chiuse nuovamente le porte e partì.
Si fermò davanti alle elementari, dove scesero un paio di mamme con scolaretti in grembiule.
L’autobus ripartì e si fermò davanti alla scuola media e all’asilo.
Ragazzi con finta aria da duri scesero con altre mamme di bambini urlanti.
L’autobus ripartì e si fermò davanti a un centro scommesse. Scommettitori
accaniti di ogni età scesero consultando freneticamente il Corriere dello Sport.
Di nuovo, l’autobus partì e si fermò davanti ad un palazzo.
Fece una fermata davanti ad un bar dove scesero quattro o cinque ragazzi diretti al liceo. Giulia vide un posto vuoto e si sedette. Tirò fuori il lettore MP3. California partì. L’autobus si fermò e scesero alcune donne. Mentre iniziava Solo l’autobus ripartì. Alla fermata il ragazzo dai capelli neri rivolse a Giulia un sorriso e scese dall’autobus. Gli Articolo 31 iniziarono a cantare Nato Sbagliato. L’autista ripartì. Si fermò davanti a un benzinaio. Scese solo un uomo.
Watch you writing for prese il posto degli Articolo 31. Un’altra fermata. Un ragazzo scese dall’autobus e attraversò la strada. L’autobus partì e anche Nobody’s home. Sul pullman non c’era più nessuno.
Solo Giulia rimaneva seduta sul suo sedile, immersa nella musica. Estrasse dal suo zaino un taccuino e una biro e poi attese, seduta sul suo sedile.
Un volontario di un centro sociale salì sul pullman con un ragazzo e una ragazza biondi. I due le lanciarono un’occhiata e lei annuì, indicando lo
zaino. Smisero di guardarsi, non c’era più bisogno. Il volontario le lanciò
un’occhiata. Forse lui sapeva, ma non aveva prove né particolari. Giulia annotò la fermata (Stazione Porta Nuova) sul suo blocco. Il volontario fece scendere i due alla fermata successiva lanciando a Giulia uno sguardo infuocato che lei ricambiò con un sorriso ipocrita. Giulia rimase sola. L’autobus ripeté il percorso mille volte. Giulia sedeva sull’autobus, sola. Dopo molti giri diede un’occhiata all’orologio. L’una. Alla fermata successiva l’autobus iniziò a riempirsi e Giulia si mise lo zaino sulle ginocchia. Il Colonnello l’avrebbe uccisa se l’avessero scippata. Il bus
ripeté il percorso. I ragazzi usciti da scuola salivano allegri per il fine settimana o tormentati per una grave insufficienza. Alla fermata davanti alla Rai salì l’attore di una telenovela. Giulia lo guardò, ma non si scompose come le altre, implorando un autografo che l’attore fu felice di fare. Salì il ragazzo di quella mattina e si sedette accanto a lei, sorridendo. Giulia tolse le cuffie. Lui si presentò -Leo-, lei diede un falso nome -Sara-.
E così passarono le ore. Alle nove Giulia scese a Porta Nuova. Si mise la giacca e andò incontro al ragazzo biondo e alla ragazza mora. -Che roba
è?- domandò la ragazza. -Roba buona. Trecento euro.- Giulia estrasse un sacchetto dallo zaino.
-Pasticche?- Giulia annuì. Appena tese la roba ai ragazzi due uomini spuntarono accanto a lei e le misero le manette. Giulia ripensò al volontario dell’autobus. Sapeva. Tutto. E quando Leo il giorno dopo trovò sul giornale la foto con scritto "Arrestata Giulia Mazzini mentre spacciava a due ragazzi. Si suppone che facesse parte del clan del Colonnello" si disse solo –Credevo che si chiamasse Sara.-
___________Nota di Herm90
Ciauuuuu! Questa è una storia che avevo scritto per un concorso l'anno scorso... non è andata bene, ma è una delle prime storie che ho completato e mi dispiaceva che finisse nel dimenticatoio, quindi...