Serie TV > Moonlight
Segui la storia  |       
Autore: Mick St John    27/11/2011    1 recensioni
Il caso del quarto episodio si apre con la consegna alla polizia di una foto di una ragazza scomparsa nel nulla. All'indagine dovrà partecipare anche Mick, nonostante sia impegnato a lavorare sulle tracce della legione. Ben presto si ritroverà su una strada molto difficile da percorrere...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

********
7.

Beth mi squadrò da capo a piedi, rendendosi conto con orrore che ero zuppo dalle ginocchia in giù e lasciavo dietro di me ancora una scia di fango maleodorante. Ma d’altronde non potevo passare da casa a cambiarmi, considerando la fretta che mi aveva messo senza spiegarmi nulla in modo chiaro. Quelle informazioni allarmanti sparate a raffica mi avevano solo fatto capire che eravamo in guai molto grossi.
Continuò a guardarmi senza trovare le parole.
"Ma cosa...?" Si passò di nuovo una mano sugli occhi, accigliata e con l'altra mano sul mio petto, cominciò minacciosamente.
"Stammi bene a sentire... Per convincere Ben a chiamarti mi sono esposta in prima linea, chiaro? E l'ho fatto per voi!" Finì con un sussurro, schiacciandomi l'indice sul petto.
"Spero per te che tu abbia una scusa molto molto convincente per questa figuraccia!" Disse guardando gli addetti dell'ufficio che mi fissavano ridacchiando e fulminandoli con gli occhi.
Istintivamente anche io mi guardai le gambe aprendo le braccia desolato.
Non avevo una spiegazione plausibile pronta per giustificarmi.
"Ehm...Ecco io..." Accennai un sorriso imbarazzato.
"Poi te lo spiego... con calma, più tardi..."
Neanche stavolta riuscii a difendermi come dovevo, ma ascoltai attentamente ogni parola di Beth, che continuò subito a illustrarmi la situazione nei dettagli.
"Vieni, "lumacone"... Josef è di là." Mi guidò porgendomi poi la fotografia.
"Un informatore di Carl ieri notte gli ha consegnato questa foto, il retro dice che è morta ma per noi è ancora scomparsa fino a che non troviamo il cadavere. L'informatore inoltre dice che ha visto salire questa ragazza sulla ferrari di Josef."
Raccontò tutto con tono secco e distaccato mentre camminava verso la porta e io gli tenevo dietro.
"Non gli ho chiesto molto, ma d'altronde ho capito che con me non vuole parlare. Quindi..."Solo quando finì di darmi tutte quelle informazioni, notai Ben che ci raggiungeva, guardandomi a sua volta stranito dal mio look poco presentabile.
Ebbe comunque la decenza di non fare domande indiscrete, cosa che apprezzai notevolmente e che non poteva valere certamente per Josef, che senza darmi nemmeno il tempo di entrare nella sala degli interrogatori, già aveva percepito il mio odore e lo stava ampiamente commentando.
"Cos‘è questa puzza?" Domandò con una smorfia disgustata prima di girare gli occhi verso di me, quando Ben mi fece entrare nella stanza.
I nostri sguardi acuti si incrociarono con reciproco stupore, dal quale lui era sempre più bravo di me a riprendere il controllo.
“Ah, ciao Mick! Era questo che intendevano dire con E' arrivata la cavalleria? Beh, l‘odore è molto somigliante!” Esclamò con tono irrisorio, volgendo uno sguardo di complicità a Beth.
Lei sospirò, trattenendo una risata e alzando gli occhi al cielo, sperando di non doversi pentire di avermi voluto nella sua indagine, mentre prendeva posto fra me e Ben.
Josef intanto, passandosi una mano sul mento, sorrideva in modo arrogante come suo solito. Poi girò la testa verso la porta per osservare il resto della comitiva che gli aveva appena fatto visita.
Dopo me, Ben, e Beth entrò anche Simone, la quale gli strappò per un attimo un sorriso più disteso e non solo per il fatto che fosse il suo avvocato.
“Finalmente sei arrivata a salvarmi! Di a questi tre che io devo tornare ai miei affari! Mi hanno già trattenuto abbastanza da farmi pensare di fargli causa!”
“Josef non preoccuparti, ti farò uscire di qui molto presto... Ma cerca di calmarti ora.”
Tentò Simone accarezzandogli il braccio per rassicurarlo.
"Io sono calmo."
Beth la osservò per qualche istante prima di riportare l'attenzione generale sul caso.
"Possiamo cominciare, allora."
A quel punto mi ripassò la foto della ragazza e guardandola non potevo negare di riconoscere la piscina di Josef.
Così cercai di fare leva su di lui per capire di chi si trattasse e se veramente lui c’entrasse qualcosa.
“Chi è questa ragazza?”
Josef sbuffò sonoramente e cercò di farsi schermo con la mano per evitare di guardarmi negli occhi, alzando il tono della voce.
“Mick smettila... Ho già detto a loro che NON SO CHI SIA! Si chiama DIANE ma non so altro!”
“Okay... Dove l'hai conosciuta allora? E che ci faceva a casa tua?”
“Era amica di qualcuno... L‘hanno portata a casa mia ma io non la conosco.”
Rispose un'altra volta con tono carico di determinatezza.
“Continua a ripeterlo da un paio d'ore... sempre con la stessa cadenza, sempre le stesse parole.” Spiegò Ben con voce esasperata.
Josef nascondeva qualcosa, lo vedevo bene, per quanto lo conoscessi e guardando Beth capivo che anche lei ne era fermamente convinta.
Poi mi venne il pensiero che forse Josef non avrebbe mai parlato davanti a Simone e Beth, e così fui costretto a reagire di conseguenza.
Josef non era di certo timido, ma la presenza femminile in certi frangenti poteva non essergli gradita.
“Scusate signore... potreste lasciarci soli per qualche minuto per favore.”
“Josef...”
Cominciò a protestare Simone, ma Josef annuì e lei fu costretta ad assecondare la mia richiesta.
Beth cercò subito di rassicurare Simone, le sorrise e cingendola con un braccio, l'accompagnò fuori, cercando di non manifestare troppo la sua contrarietà.
Rimosso "l’ostacolo", mi aspettavo di sentire la verità e perciò mi chinai in avanti verso Josef per incitarlo a parlare.
“Adesso... Dimmi chi è. E' una prostituta?” Azzardai, accigliandomi.
Josef mi fissò con più intensità e poi negò con la testa.
“E‘ una spogliarellista.” Replicò lentamente.
“Ecco perché era nuda... Te la sei portata a letto?”
“Questo c'entra con le indagini?”

Mi fissava con la testa piegata da una parte con estrema sicurezza nella voce e in questo io mi sforzavo di leggere la sua innocenza anche se più passavano i minuti più capivo che aveva parecchio da nascondere.
Ben avanzò verso di lui, ma restando in silenzio.
Voleva forse essere sicuro di non perdersi una sola parola di quanto gli stavo facendo dire.
“Okay... dove l'hai conosciuta?”
“In un locale, sono andato ad una festa di addio al celibato di uno dei miei manager dipendenti e lo spettacolo mi è piaciuto. Così le ho chiesto di partecipare ad alcuni dei miei parties... Suppongo che te li sia persi, Mick! Certi strip te li saresti ricordati...”

Accennai un sorriso stanco, lanciando un’occhiata di comprensione a Ben.
“Si, suppongo di si. Ma a quando risale questa foto?”
Josef abbassò di nuovo lo sguardo sul tavolo.
“Mah... non so, forse un paio di settimane fa. Non la vedo da diverso tempo."
"Beh... è strano, sai? Perchè c'è qualcuno che dice di averti visto sotto casa sua ieri sera, mentre te la caricavi in macchina!"

A quelle parole Josef sobbalzò sulla sedia e soffocò una risata nervosa.
"E' pazzesco! Io non so nemmeno dove abita! E di certo non le ho dato un passaggio, meno che meno ieri sera!"
Di quello ero più che sicuro, ma soltanto io.
“Questo sarà difficile da dimostrare... A meno che tu non abbia un alibi. Ieri sera dove sei stato?”
“Ero a casa.” Rispose lentamente chinando di nuovo la testa.
“Da solo. Non c‘era nessun altro e io non ho un alibi, Mick. Ricordi che ho dato al mio personale un giorno di riposo? Bene... è stato il giorno sbagliato! Ero solo in casa e non c'è anima viva che possa confermarlo!”
Sbuffai ricordando il combattimento che avevamo avuto in seguito alla sua crisi. Avevamo anche rotto un paio di vetrate e la cosa non poteva essere sfuggita alla polizia.
“Richiederò un mandato di perquisizione della sua villa per la scientifica.” Sentenziò Ben voltandosi a recuperare il rapporto.
“Così sapremo se a casa era solo o se c'era anche qualche altra ospite. Se ha la coscienza pulita, non ha nessuna ragione di preoccuparsi, Mr Kostan...”
E mentre lo diceva io e Josef ci scambiammo uno sguardo pieno di preoccupazione.
C’erano state tre freshies la sera prima, come aveva ricordato bene Beth e tutte e tre avevano certamente lasciato tracce ematiche sul pavimento del salotto di casa Kostan, che non sarebbero mai sfuggite alla prova del luminol.
Le stesse ragazze avrebbero avuto addosso ancora i segni evidenti dei morsi che lui gli aveva lasciato addosso, prove inconfutabili del fatto che le avesse coinvolte in qualche giochetto sadico che poteva benissimo essere sfociato in un incidente mortale per una delle malcapitate.
Ce n’era abbastanza per fare si che Josef fosse sbattuto in galera ad interim in attesa di un altro capo di accusa.

Quando uscii da quella sala avevo una tale confusioni in testa che mi stava montando una rabbia difficile da nascondere.
Incrociai lo sguardo di Beth, ferma nel corridoio in compagnia di Simone e sospirai pesantemente. Avevo molte cose da dirle, ma non sapevo nemmeno da dove cominciare ed ero rimasto lì fermo nell'altro lato del corridoio, in attesa di riorganizzare il da farsi.
Ben mi aveva superato senza curarsi molto della mia presenza, ma sembrava molto soddisfatto di avere qualcosa su cui lavorare.
Beth invece si accorse che ero ormai fuori dalla sala e dalla mia faccia capì che le cose non dovevano essere andate bene.
"Scusa, c'è bisogno di me." Le spiegò semplicemente mettendo una mano sul braccio di Simone, sorridendo.
Poi si diresse verso di me con un sorriso di comprensione che non aveva bisogno di parole. Tuttavia Beth non rimase in silenzio, perché capiva il bisogno che avevo del suo conforto, che non si fece attendere.
“Okay Mick, non disperarti...” Col suo tono carezzevole sperava di alleviare la mia preoccupazione e nessuno sapeva farlo meglio di lei.
"Forse Diane è ancora viva e potrà confermare che Josef non le ha mai fatto del male. Troveremo un modo per tirarlo fuori dai guai, ma mi servi combattivo come al solito!" Mi incitò posandomi una mano sulla spalla. "Andiamo a cambiarci e iniziamo subito."
Ci avviammo giù per le scale mentre ragionavamo su quella situazione. Tentai di scuotermi e di riprendermi.
“Io sono combattivo. Aspetta che metta le mani su questo Leon e poi vedrai! Non mi va proprio giù questa storia. E' un vero e proprio complotto ai danni di Josef, Beth!” Le dissi accigliato.
“Comunque ora hai ragione, andiamo. Così passo da casa a mettermi qualcosa di pulito e profumato... Mentre ti racconto come ho passato la mia mattinata.” Mi sforzai di sorridere e insieme raggiungemmo il parcheggio per recuperare la mia Mercedes.


********
8.

Aprii lo sportello della Mercedes per invitarla a salire e Beth mi ringraziò con un sorriso. Finalmente avevo messo qualcosa di più appropriato che non facesse voltare l'intero mondo a fissarmi nauseato.
"Quindi vuoi parlare con Leon... Hai letto il rapporto di Carl?" Mi chiese lei salendo di nuovo in macchina.
"Si, ha mentito e questo è certo. Voglio capire perché ha fatto il nome di Josef." Beth incrementò la forza del suo sguardo nel mio, senza battere ciglio.
“Mick, come fai ad essere sicuro che la sua testimonianza sia falsa?”
A quella domanda mi limitai a farle un leggero sorriso.
“Sul rapporto c’è scritto che ha dichiarato di averlo visto fermarsi in Blackburn avenue. E su questo ha mentito, perché so che Josef non fa mai quella strada, fa la parallela, cioè Drexel Avenue. E’ abituato a passare sotto casa mia e si ferma praticamente sempre, per questo sono sicuro che non passi mai di lì se non per sbaglio.”
“Oppure per andarci apposta!”
Azzardò Beth.
"Hanno avuto una storia, secondo te?"
"Non me lo ha voluto dire, ma non credo... dice di non vederla da due settimane, perciò se anche sono stati insieme è stata una cosa di poco conto."
"Se vuoi il parere di una donna, per come abbiamo trovato ieri Josef, gli unici rapporti che ha avuto con le donne riguardano il cibo, nel suo caso specifico..."
Sospirò. "Non l'ho visto proprio in vena, di avere rapporti... Con nessuna. Simone mi ha detto che le cose fra loro non vanno per niente bene."Spiegò guardandomi per un momento. "Tu lo conosci meglio di me... ma non ci vuole un genio per capire che non sta bene."
"Si... per questo ti dico che quel ragazzo si è inventato tutto. Quello che dobbiamo scoprire è se è stata una sua iniziativa, oppure se chi ha fornito la fotografia ha studiato tutto nei particolari. Deve essere qualcuno che ce l'ha con Josef..."
Beth alzò le spalle. Aveva un'altra idea in testa.
"Potrebbe anche essere che sia stato lui stesso e incolpa il primo personaggio pubblico che gli è venuto in mente, magari confidando nel fatto che possa uscire presto su cauzione. O copre qualcuno vicino a lui...un po' come quella ragazzina, Bonnie, la figlia di Kent che aveva fatto tutto quel giro di e-mail per far venire fuori la storia di sua madre. Magari qui è il contrario... Abbiamo troppe ipotesi e nessuna certezza, almeno non finchè non lo troviamo."
Stavamo rigirando i pezzettini di quel puzzle fra le mani nell'attesa di avere il colpo d'occhio per incastrarli bene.
In effetti non avevo pensato a quella eventualità e mi resi conto che l’ipotesi di Beth era un’ottima intuizione investigativa.
"E si spera che col tuo savoir faire da vampiro riusciamo a tirargli fuori una bella confessione di quello che è realmente accaduto. Abbiamo il suo indirizzo?" Chiese poi prendendo il telefono per chiamare Carl, ma io la fermai.
“No, non preoccuparti, non mi serve l‘indirizzo. So dove trovarlo. Facciamo a modo mio.”
Quando imboccai la strada, aguzzai la vista nell’attesa di trovare qualcuno cui chiedere informazioni su Leon. I teppisti come lui vivevano la maggior parte del loro tempo per strada e ad un certo punto vidi una coppia di ragazzi neri che sbucava da un vicolo sugli skateboards.
“Forse ci siamo...” Sussurrai cercando di spingere lo sguardo verso l’interno più che potevo. Parcheggiai nelle vicinanze e mi voltai verso di lei, prima di scendere.
“Immagino sia inutile dirti di restare in macchina... tanto alla fine fai come ti pare. Ma, prima di avvicinarti, aspetta che io lo abbia preso da parte.” Beth alzò gli occhi e scese protestando.
"Aspetto che tu lo abbia afferrato, ma non ho intenzione di perdermi la scena! Senza contare che sei sotto la mia responsabilità e non devo perderti di vista nemmeno mezzo secondo." Disse con un sorrisetto beffardo e sfacciato sul volto.

Una volta scesi dalla macchina, Beth si era appoggiata allo sportello, garantendomi che avrebbe atteso con calma il mio lasciapassare. Perciò, senza aspettare ancora, entrai nel vicolo in cui avvertivo un odore umano decisamente intenso.
Doveva essere una band di ragazzi riunitasi nei soliti gruppi di perdigiorno, ma tra quelli avvertivo anche l’odore che mi interessava di più in quel momento, uno dei due di cui era rimasta traccia sulla foto. L’altro odore, ma per il momento non era nei paraggi, apparteneva certamente all’altro umano, proprietario della foto, che aveva cominciato questo strano gioco di indizi con la polizia e che a mio parere aveva architettato un piano piuttosto elementare per incastrare Josef.
In casi normali, sarebbe stato un ovvio buco nell’acqua, ma quella sera Josef era stato colpito nel momento in cui era più vulnerabile e per quella che poteva essere una stupida ragazzata, stava rischiando grosso.
Vedendomi arrivare, i ragazzi si guardarono stupiti l’uno con l’altro e uno di loro abbassò il volume dello stereo acceso.
Io ruppi il silenzio che era piombato tra loro, alzando la voce in modo chiaro.
“Sto cercando Leon. Sei tu, vero?” Dissi indicando uno dei ragazzi più grandi con una bandana bianca e nera calata sulla fronte.
“E tu chi cavolo sei? Che cosa vuoi da me?” Rispose subito lui cambiando espressione.
“Un amico.” Risposi sorridendo e mi voltai verso la strada facendo segno a Beth di avvicinarsi. Leon, intravvedendola sbucare dalle ombre, fece segno a sua volta ai suoi amici di andarsene e loro si allontanarono in silenzio sparendo negli altri vicoli.
“Voglio solo farti qualche domanda sulla posta che hai recapitato! Non ci metteremo molto.” Gli spiegai avvicinandomi a grandi passi.
“Ho capito, sei uno sbirro! Senti, io non so altro, vi ho detto già tutto quello che sapevo.”
“Si... che hai visto Josef Kostan passare da questa strada e caricarsi una rossa con un abitino da urlo che lasciava davvero poco all'immaginazione! Ma non hai ancora detto chi è stato a pagarti per raccontare questa bella favola.”
“Di che parli, fratello? Mi hanno pagato per portare la busta e io l‘ho fatto! Perché diavolo volete mettermi per forza in mezzo?”
“Perché tu ci sei già dentro, Leon... fino al collo.”

Ora che aveva abbassato la guardia e i suoi amici se ne erano andati, avevo la possibilità di dargli una bella strapazzata.
Con una mossa felina lo spinsi contro il muro, reggendolo per la collottola e avvicinai il viso al suo perché cogliesse appieno le mie minacce.
“Allora... finora abbiamo giocato, ma adesso facciamo sul serio! Ti dico io come sono andate le cose. Sei uno spacciatore di quartiere che non conta niente qui, ma tutti ti conoscono, e qualcuno ti ha ricattato, offrendoti dei soldi per fargli un favore. Tu hai portato la busta al tenente Davis come ti hanno detto e hai messo in mezzo Kostan come ti era stato richiesto esplicitamente. Chi ti ha pagato? Voglio il nome.”
“No... non... non lo so chi era...”

Aumentai la stretta al collo, sentendo la vena giugulare pulsarmi sotto le dita mentre Leon aveva lo sguardo sgranato dalla paura.
“IL NOME! O non basterà una fotografia per identificare la tua faccia, quando ti ritroveranno con i connotati cambiati!” Per rendere più efficace l’effetto delle mie parole, allungai il pugno libero verso le stereo, colpendolo in modo deciso e accartocciandolo come fosse di cartone.
“Dimmi la verità o ti faccio fare la fine del tuo stereo!” Mormorai a denti stretti, mentre facevo fatica a trattenere i canini.
“NON LO SO CHI ERA! TE LO GIURO!” Gridò lui implorante.
In quel momento intervenne Beth a calmarmi i nervi e a tentare di risolvere facendo la parte del poliziotto buono. Aveva assistito alla scena lasciandomi fare, poi però si era avvicinata e aveva posato una mano sul mio braccio teso.
"Lascia provare me." L’avevo sentita dirmi gentilmente con un sorriso.
Mi voltai a guardarla, cercando di dominare l'istinto, ma senza ammorbidire la mia stretta, aspettai che fosse lei a fargli tutte le domande del caso.
Beth prese la foto e si tolse gli occhiali, spostandoli sui capelli, per guardarlo negli occhi.
"Stammi a sentire Leon." Gli mostrò nuovamente la foto e il ragazzo si portò le mani alla gola, sperando di poter allentare la mia stretta.
"Guardala... vogliamo solo aiutarla."
Quando spostò lo sguardo sul corpo nudo di Diane nella foto, sembrò quasi intristito e la cosa non sfuggì a Beth. Notò con attenzione il guizzo che lo sguardo aveva fatto quando si era posato sulla ragazza nell'immagine.
"Devi dirci qualcosa su di lei, se speri come noi di ritrovarla viva. Perchè non vuoi aiutarci?" Chiese incalzandolo con voce ferma, ma dolce allo stesso tempo.
"Devi dirci quello che sai, prima che sia troppo tardi." Insisteva Beth. Mirava ad intaccare il suo senso di pietà e il ragazzo la guardò per un istante smarrito, poi capitolò.
“Oh... okay...” Sussurrò, indicando la strada mentre allentavo la presa. “Abita lì dietro, il quarto portone a destra, nel sottoscala. E‘ una brava ragazza... ma per paura che mi dessero la colpa, ho fatto finta di non conoscerla. Però vi giuro che non so chi sia quel tipo che mi ha dato i soldi per la busta... e anche per mettere in mezzo quel miliardario. Spero che la troviate.”
Spalancai gli occhi, esterrefatto per quelle inaspettate informazioni e d’istinto mi voltai verso Beth per complimentarmi con un sorriso, mentre Leon si massaggiava il collo con un sospiro, allontanandosi di corsa tra i viottoli del quartiere.
“Vedi? Non c‘è bisogno di essere tanto violenti!” E ammiccò, complice.
“Oggi sembra che io non possa fare a meno di terrorizzare e disgustare chiunque mi trovi davanti! Ma d’altronde è questo che fanno i vampiri, no? E tu, come... come hai fatto?”
Domandai, piacevolmente colpito.
Beth, senza smettere di sorridere compiaciuta, rispose con semplicità. "E' stato per come l'ha guardata, non era un semplice ragazzo che osserva una donna nuda, era uno sguardo apprensivo... Anche tu la guardi così, senza malizia."
Con una smorfia di meraviglia, alzai le sopracciglia divertito da quel suo colpo d’occhio. E mi stavo accorgendo che era diventata davvero brava.
"E' un bene che ci sia io con lei, Signor Investigatore... e che io non sia terrorizzata e disgustata. Sei molto sexy, anche quando tiri fuori il lato violento." Si avvicinò per posarmi un lieve bacio sulle labbra, approfittando del vicolo scuro.
"Andiamo, Mister Vampiro!" Indicò con un cenno della testa la direzione che ci aveva dato Leon e tornammo alle nostre ricerche.

********
9.


Io e Beth raggiungemmo il palazzo indicatoci da Leon e tirai fuori dalla tasca il kit che avevo sempre appresso per quelle eventuali violazioni di domicilio che eravamo soliti fare noi investigatori.
Lanciai uno sguardo acuto a Beth al mio fianco poi aprii la porta senza troppa fatica.
Facendole segno di aspettare, recuperai la pistola che avevo incastrato nella cintura e a bassa voce le sussurrai le mie raccomandazioni.
“Stammi vicina e resta dietro di me. Niente gesti inconsulti, Beth.”
Beth fece una smorfia di protesta ma sorrise contenta di sapere che mi preoccupavo per lei e guardandomi con la pistola le venne in mente che forse anche lei avrebbe dovuto prenderne una, e che doveva prendere mentalmente nota di chiedere a Ben per il porto d'armi.
Spinsi delicatamente la porta per poter entrare, abituando subito il mio sguardo a quella nuova gradazione di luce.
Nonostante fuori il sole fosse ancora alto, lì dentro era tutto in penombra.
Il posto era un lugubre sottoscala poco e male illuminato, ma spaziando con lo sguardo notai che era anche un ambiente molto piccolo e facile da controllare. Ci sembrò subito che non ci fosse anima viva.
C’erano due stanze, l’angolo cottura e una piccola porta socchiusa che presumibilmente doveva essere quella del bagno.
Fu allora che avvertii il suo odore.
Beth era entrata in modalità "brava investigatrice" e assottigliò lo sguardo, tirò fuori dalla borsa un paio di guanti in lattice e infilandoseli, mi sorpassò e si diresse subito verso la porta socchiusa.
La scostò delicatamente mentre la seguivo e restò congelata sull'arcata rendendosi conto di quanto era accaduto.
Una morsa gelata le strinse il cuore e abbassò lo sguardo per un momento.
"Mick..." Chiamò piano, con un tono grave nella voce che sapeva io non avrei faticato a riconoscere.
Era uno spettacolo indecente, e non solo perchè era una bella ragazza, ma per come l'avevano buttata lì avvolta nella plastica come se fosse stata una Barbie che una ragazzina oramai adulta non volesse più.

"E' terribile..." Disse rassegnata con un profondo sospiro.
“Siamo arrivati troppo tardi...” Commentai sommessamente rimettendo a posto la pistola e avanzando nel bagno.
Mi chinai a terra per aprire la plastica e tastarle la gola, ma ero sicuro che fosse già morta. Non sentivo più il battito.
Dato che ad un primo sguardo non avevo notato né ferite né lividi, mi concentrai, chiudendo gli occhi per capire cosa fosse successo. Anche se confusamente, mi ero reso conto che all’improvviso si era portata le mani alla gola, sentendosi mancare il respiro.
“Non sembra ferita... probabilmente è morta soffocata ma non ha avuto nessuna colluttazione. E‘ molto strano, perché sento un chiaro odore umano su di lei, ma non deve essere stato lui ad aggredirla. Forse è stato un incidente...”
Beth abbassò lo sguardo triste per incrociare il mio.
"Mick, rimetti tutto com'era prima... Non voglio che Carl mi uccida perchè abbiamo inquinato le sue prove."
“Io inquinerei le prove?”
Domandai tra me e me richiudendo la plastica con un certo scetticismo e rialzandomi.
Beth invece sospirò, sentendo però una gran pena per quella ragazza.
"Io do un'occhiata in giro..." Mi avvisò prima di recarsi in cucina e iniziò ad aprire mobili e cassetti.
Mentre rovistava, notò una pentola sui fornelli spenti, si avvicinò e alzò il coperchio.
"Roastbeef..." Pensò ad alta voce piano, riconoscendolo. Seguendo il suo intuito, decise di prendere un cucchiaio e iniziando a rimestare, sollevò un po' di brodo, scrutandolo accigliata.
"Mick! Mick vieni qui per favore!" Mi chiamò voltandosi e aspettando che la raggiungessi.
Quando sentii Beth chiamarmi dalla cucina stavo ispezionando la camera della ragazza senza però trovare niente che attirasse la mia attenzione a parte il letto sfatto e una grande confusione di vestiti.
Così la raggiunsi subito sperando che almeno lei avesse trovato qualcosa di utile.
“Che succede?”
Beth si voltò piano e indicò la metà di una capsulina celeste di plastica nel cucchiaio.
"Mi servirebbe per un momento il vampiro-laboratorio portatile!" Spiegò con un sorriso dei suoi.
"E' una pillola...vero?" Chiese avvicinando il cucchiaio al mio naso.
Aggrottai la fronte sentendo la sua richiesta e annusai a fondo.
“Si... antibiotico, mi sembra. Se preso in dosi massicce può portare a collassi cardiorespiratori. Non credo ci sia finito per caso, lì dentro... Anche se in giro non ho trovato blister o flaconi vuoti. Adesso cominciamo a farci un’idea di quello che è successo. Complimenti per l'intuizione, Beth!” Le posai una mano sulla spalla e le indicai il corridoio.
“Vado a vedere se trovo qualcos'altro.”
E in effetti, percorrendo quei pochi metri tra la camera e la porta d'ingresso, scovai inaspettatamente una porta nascosta nel muro di quello che credevo uno sgabuzzino e d’istinto feci per aprirla.
Fu grande il mio stupore nel capire che era stata accuratamente chiusa a chiave e mi venne il sospetto che potesse nascondere un’altra stanza.
“Beth... ” La chiamai io, stavolta, attendendo di incrociare il suo sguardo, per indicare davanti a me e cercando di non alzare troppo la voce.
“Sono costretto ad inquinare la scena del crimine...”
Mi scusai con aria desolata, poi caricai il colpo e sfondai la porta con un paio di spallate.
Dentro era completamente buio e non mi ci volle molto per identificare all’interno una sorta di branda e la sagoma di un congelatore.
Beth sbuffò davanti a quell'ennesimo sfoggio di potere vampirico.
"Non potevi semplicemente forzare la serratura?" Mi chiese a voce bassa, seguendomi.
"Era bloccata, probabilmente è stato fatto di proposito per non farla più aprire." Tentai di giustificarmi.
Avanzando però, Beth inciampò sul pavimento, finendo con la faccia contro la mia schiena.
"Ahi... Cavoli se sei duro!" Si massaggiò il naso dolorante e si guardò intorno, stringendo gli occhi, cercando di distinguere qualcosa con la poca luce che penetrava dall'entrata a cui io avevo appena sradicato la porta.
"Che diavolo c'è qui dentro?" Chiese poi sussurrando, appendendosi d'istinto alla mia giacca. Il non riuscire a vedere la rendeva nervosa.
Trovai allora l’interruttore e provai ad accendere la luce.
Una serie di lampadine al neon frizzò con incertezza e ad un certo punto l’illuminazione si stabilizzò.
“Tutto okay?” Le domandai cingendole le spalle in un mezzo abbraccio per accertarmi che stesse bene e le accarezzai la guancia per rincuorarla.
"Mi sono solo ammaccata un pochino il naso!" Rispose sorridendo e stringendosi leggermente a me.
Prima di guardarsi intorno prese un bel respiro e indicò il freezer.
"Abbiamo trovato una camera da letto?" Chiese guardandomi poi negli occhi perchè cogliessi la sua allusione e io ricambiai il suo sguardo intenso.
Poi girando gli occhi per guardarmi intorno, commentai.
“Forse...Qui ci si è nascosto qualcuno. Sembra una sorta di bunker, ma per avere conferma, bisogna fare solo una cosa.”
Mi avvicinai al frigo, Beth mi seguì e trasalì quando aprii lo sportello davanti a noi con grande curiosità e ne scorgemmo entrambi il contenuto. C’erano diverse bottiglie piene di un liquido troppo rosso e denso per non essere sangue. Spalancai gli occhi e la bocca stupito e riportai lo sguardo su Beth al mio fianco ma senza dire una parola.
"Ok, forse questa è la dispensa..." Propose subito prendendo una bottiglia.
"Si beh... la scorta annuale di Bloody Mary?"
"L'esperto sei tu"
La aprì e me la porse gentilmente. "Dimmi tutto..."
Mi guardava negli occhi fiduciosa e io ero stupito ancora di più dalla sua reazione così misurata e sicura. Annusai anche l'odore di quel liquido e scossi la testa.
"No, non è sangue umano. Però è sangue." Confermai con un sospiro, riaprendo gli occhi per guardarla.
Beth si accigliò alla mia risposta.
"Quale vampiro non beve sangue umano?" Chiese poi voltandosi e guardandosi intorno.
"Oh, ecco cosa mi ha fatta sbattere contro la tua schiena sexy!"
Si accucciò a terra, indicando delle schegge piuttosto grandi di specchio. Poi si rialzò e guardò la metà dell'oggetto ancora appesa alla parete.
"Un vampiro brutto?" Chiese poi accigliata e si voltò a guardarmi implicitamente, alzando un sopracciglio.
"Ne esistono?"
“Beth... io non sento odore di vampiro. Come è possibile?”
Chiesi a voce alta anche sapendo che lei non poteva rispondermi e aspettava invece che io chiarissi i suoi dubbi. Ma io ero ancora più confuso.
Mi ricordai il momento in cui mi ero risvegliato nel mio letto matrimoniale e Coraline era al mio fianco, pronta a rassicurarmi.
Quando mi ero reso conto di non essere più lo stesso, mi ero rifugiato in bagno e guardandomi con orrore allo specchio, avevo finalmente capito cosa era cambiato in me.
I miei canini aguzzi spuntavano fieramente tra le labbra e il sangue che mi colava ancora lungo il collo, mi aveva inzuppato la camicia del vestito da sposo che ancora avevo addosso.
Non avrei mai dimenticato quella sensazione agghiacciante nel capire che non ero più vivo e che non volevo nemmeno esserlo.
Eppure non ero neanche morto.
Avrei voluto rompere quello specchio che mi rimandava un’immagine di me che non volevo credere mi appartenesse.
Non mi riconoscevo più e nonostante la mia Sire fosse lì non mi ero mai sentito tanto solo, incompreso e terrorizzato.
“E‘ difficile accettare di essere diventati dei mostri..." Mormorai lentamente per spiegarle ciò cui stavo pensando.
Beth si avvicinò a me, fissandomi seria.
"Tu non sei un mostro." Mise in chiaro con sguardo intenso per un istante prima di tornare al caso.
"Non senti odore di vampiro..." Ripetè mentre si guardava intorno in cerca di qualcos'altro di rilevante. Trovò allora delle riviste, delle coperte, ma niente di troppo eclatante. Ma le rotelline del suo cervello si erano messe in moto, mentre il suo sguardo volava attento, nella stanza.
"Ok, supponiamo per un momento..." Si voltò verso di me allargando le braccia.
"Supponiamo che quello che abita qui dentro sia un vampiro diverso... Magari ne esistono altri, diversi da voi, altri che magari non si riflettono nello specchio..." Disse indicando lo specchio rotto.
"Che non hanno bisogno di congelatori per dormire e che non bevono sangue umano!" Ipotizzò sentendo che la cosa era un pò traballante.
"Quello che intendo è... Se fosse un essere totalmente diverso da te, sarebbe plausibile pensare che il tuo naso-radar non lo percepisca?"
Stavamo parlando di un vampiro che fuggiva la luce, dormendo in quel tugurio, che teneva scorte di sangue animale in frigo e che aveva appena ucciso una ragazza, avvelenandola. Aveva parecchie caratteristiche che cozzavano anche con il genere cui io appartenevo.
Era come una creatura a metà tra l’umano e il disumano.
“Non conosco nessuno con caratteristiche da vampiro che non sia un vampiro. Mi stai chiedendo se esiste un altro mostro che somiglia ad un vampiro, ma non lo è? In quel caso suppongo che la risposta alla tua domanda sia si, visto il caso.”
Non ero affatto convinto e presi tempo, riportando la sua attenzione sulla nostra indagine.
“Beth, che sia un vampiro o meno, cerchiamo quel tizio che voleva che la polizia accusasse Josef. E’ molto probabile che sia lui l’omicida. E ora puoi chiamare Ben, perché noi abbiamo finito e qui serve la scientifica.”
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Moonlight / Vai alla pagina dell'autore: Mick St John