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Autore: Mick St John    27/11/2011    1 recensioni
Il caso del quarto episodio si apre con la consegna alla polizia di una foto di una ragazza scomparsa nel nulla. All'indagine dovrà partecipare anche Mick, nonostante sia impegnato a lavorare sulle tracce della legione. Ben presto si ritroverà su una strada molto difficile da percorrere...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
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10.

Gli agenti rovistavano ancora in casa di Diane in cerca di tracce importanti.
“Finestre sbarrate, sangue in bottiglia in frigo... specchi rotti. Manca solo la bara al centro del salotto! Ma ci viveva Dracula qui dentro?”
Carl esprimeva a Ben le sue perplessità mentre il viceprocuratore si massaggiava il mento preoccupato. Poi si allontanò dagli altri agenti e prese il telefono.
"Phil... Kostan è ancora in centrale. Abbiamo trovato la ragazza, morta, ma credo che lui non c'entri con l'omicidio... Va bene. D'accordo, a più tardi."

Nel frattempo Jim tamburellava con le dita sul volante nell'attesa che il suo amico risalisse a bordo e quando poi anche lui si accomodò sul sedile, sistemandosi il borsone tra le gambe, cominciò a esprimergli i suoi dubbi.
"Phil quello che ancora non riesco a capire è perchè i Duvall si facciano comandare da quel pazzo furioso."
"Semplice, perchè ne hanno paura."
Rispose il legionario con ovvietà, richiudendo la sacca esterna, piena di proiettili d'argento.
"Lo temono perchè lui li ha creati e in un istante può distruggerli. Lance non è uno stupido, sa benissimo che non può batterlo. Ma magari stavolta ci siamo davvero. Forse dopo 300 anni riusciremo a fermarlo."
"Pensi che Kostan ci aiuterà? Ti fidi così tanto di lui?"

Phil aprì la mano destra dove stringeva ancora con forza la cimice.
La osservò, riflettendo in silenzio per qualche secondo, poi si voltò a guardare Jim negli occhi con nuova determinatezza.
"Si. Sento che devo farlo."


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11
"Va bene, grazie Ben... A dopo."
Beth chiuse la telefonata cercando il mio sguardo.
"Ok, abbiamo un po' di informazioni. La vittima si chiama Diane Dorieska, di origine russa, lavorava allo Shades, uno strip club molto famoso di Beverly Hills. L'appartamento in cui abitava è intestato ad un certo Stuart Jalapa... Hanno dato un'occhiata alla storia dei contratti di affitto e prima di lei ci sono state molte altre ragazze straniere, per la maggior parte est-europee, probabilmente c'è qualcosa sotto. Jalapa è irreperibile e Ben ci ha chiesto di trovarlo visto che siamo tanto bravi!" Mimò facendo una smorfia soddisfatta.
"Se continuiamo così, probabilmente ti assume!"
“Si beh... non so se voglio lavorare per lui. Forse una detective della polizia basta, in famiglia...”
Risposi voltandomi a fissarla provocatoriamente, mentre le aprivo la porta della sala d’autopsie dove Guillermo ci stava aspettando per informarci di tutto.
Prima che potesse replicare, le domandai.
“Stuart Jalapa, hai detto? Forse è lui il vampiro del tugurio...” Azzardai mentre cercavo Guillermo con lo sguardo.
“Ciao Beth, ciao Mick! Cadavere di femmina caucasica a vostra disposizione.” Esclamò lui, spostando il lenzuolo perché potessimo vedere il viso di Diane.
“Guillermo...Allora? Che cosa hai per noi?” Domandai avvicinandomi.
“Per te il solito, Mick!” Rispose lui ridendo e indicandomi il pacchetto che mi aveva preparato.
“Non sei più passato a prenderli, ho pensato che ti servissero!” Spiegò sorridendo anche a Beth, poi tornò al corpo della vittima.
“La morte è sopraggiunta per soffocamento a causa di un’alta dose di antibiotici. Ma questo lo sapete, vero?” Chiese notando che non sembravamo affatto stupiti.
“Ok, vi dirò qualcosa che non sapete. A quanto pare ha avuto un rapporto sessuale protetto prima di morire. Il medico ha trovato tracce del lattice del preservativo, ma non ha segni di violenza. E poi... non hai notato nulla?” Domandò rivolto a me.
Mi avvicinai per annusare più intensamente e notai in effetti qualcosa che con la plastica non avevo sentito.
“Fragola... cos‘è? Sapone intimo? Lubrificante?”
“Preservativo alla fragola.”
“WOW...”
Mi sfuggì sommessamente.
"Altro che laboratorio della scientifica..." Commentò Beth accigliata, trattenendo un moto di irritazione e disgusto, vedendomi avvicinarmi tanto alla ragazza.
Sembrava che stesse pensando che nonostante fosse morta, non esistesse una giustificazione nel doverla annusare, nemmeno a scopo investigativo. Dopotutto era fermamente convinta che non avrei dovuto nemmeno assaggiare Simone, indagine o meno.
Quando Beth si ridestò dai suoi pensieri, guardò entrambi con espressione di rimprovero.
"Preservativo alla fragola..." Ripetè poi cercando di impedire al fastidio di incrinarle la voce.
"No, per quanto possa essere un particolare decisamente intrigante non lo ritengo rilevante, ma ho preso nota!" Fulminò Guillermo con lo sguardo, poi prese un bel respiro e lo indicò, socchiudendo gli occhi all'intensità dei suoi pensieri.
"Puoi dirci se ha mangiato prima o dopo il rapporto? E se gli antibiotici sono specifici di una malattia in particolare? Magari se sappiamo la composizione, risaliamo alla ricetta, a chi li ha prescritti e per chi, visto che non abbiamo trovato i flaconcini in casa."
Guillermo dal canto suo, si sorprese molto per quella domanda del tutto professionale, ma non aveva mai visto Beth in azione come investigatrice e basta.
"Ha ingurgitato un cocktail di antibiotici e antistaminici che sono utilizzati per una quantità indescrivibile di malattie, Beth. Chiunque in questa città ha bisogno di quei medicinali o ne conserva in casa una scorta considerevole, però si, ha mangiato prima dell'omicidio, non so dirti con precisione se prima del rapporto, ma è morta approssimativamente tra le 21 e le 24, quindi credo che abbia semplicemente cenato."
"Quindi questo esclude un cliente del night club... e se volete sapere la mia opinione, il signor Jalapa sta affondando lentamente!"

Beth prese dalle profondità della sua immensa borsa un'agendina coi fogli bianchi e una penna e iniziò a scrivere.
"Dobbiamo saperne di più su questo signore..." Scrutò il foglio coi suoi appunti per poi ritornare alla ragazza, smorzando un sospiro."L'ennesima vittima del sogno americano... dovrebbero abolirlo."
“Potrebbe essere un delitto passionale... forse lei voleva lasciarlo, lui ha perso la testa e le ha fatto fare una brutta fine.”

Mentre parlavamo il telefono le squillò nella tasca del maglioncino, Beth si sentì a disagio per non aver tolto la suoneria così allegra e rispose subito mimando uno "scusate" che forse era rivolto più alla ragazza sul tavolo che non a noi due.
"Ehi, ciao Ben... Dimmi." Rimase in silenzio mentre apprendeva le istruzioni e tutte le novità che Ben le stava descrivendo.
"Oh, beh si... Va bene, no credo che andremo direttamente al night, voi state lontani da lì o ci spaventate i testimoni!" Ancora altro silenzio che mi diede tutto il tempo di alzare gli occhi al cielo, gesto a cui Guillermo rispose nascondendo un sorriso altrettanto irriverente dietro la mano.
"Si a questo punto la cospirazione sembra la cosa più probabile... Si certo ti chiamo appena abbiamo notizie, a dopo!"
Beth sorrise e iniziò a parlare, mentre riposava il cellulare nella tasca
"Buone notizie, la casa di Josef era immacolata e il nostro amico è libero di andare! Inoltre abbiamo scoperto che il Signor Jalapa di cui sopra, è l'orgoglioso proprietario di un sexy shop..."
"Ora mi spiego il preservativo alla fragola..."
Dissi interrompendola per un attimo.
"Credo che Ben ci abbia mandato prima la SWAT e poi la scientifica, ma non hanno trovato nessuno e anche lì il CSI L.A. non ha trovato niente di interessante. Quindi resta il night!" Aggiunse guardandomi con determinatezza.
"Molto bene." Commentai con un sorriso più rilassato sentendo che Josef era stato rilasciato. Ma la notizia sulla Goldstein mi lasciò piuttosto stupito.
"Ma è molto strano, sai? Ho telefonato alla pulitrice mentre ero su nel mio appartamento per cambiarmi e non mi ha risposto nessuno. Ormai temevo il peggio... Mi domando come abbiano fatto. Forse Josef è riuscito a richiamarla. Mah, l'importante è che sia libero."Tornai a guardare il mio amico per salutarlo.
“Grazie Guillermo. Ah... una cosa importante, potresti guardare nell'archivio dell'ospedale se c'è qualche informazione su un certo Stuart Jalapa?"
"Certo, vi farò sapere più tardi. Buon lavoro!"

Beth mi fece eco, seguendomi nel corridoio.
"Ciao Guillermo, grazie di tutto!"
Ma uscendo non riuscì proprio a trattenersi.
"Dovevi avvicinarti proprio così tanto a lei?"
"No... Beth, quella ragazza è morta! Non sto invadendo la sua intimità per piacere personale, lo faccio per trovare il suo assassino!"

Mi ero irritato anche io per quella sua reazione come se avessi dovuto giustificarmi riguardo ai metodi utilizzati nella mia indagine.
Beth sospirò, ero sicuro che non volesse litigare ma non si aspettava forse una risposta così decisa da parte mia.
In fondo desiderava solo che capissi il suo disagio.
"Si, va bene... Lascia stare." Alzò le spalle e trattenendo l'ennesimo sospiro, continuò a camminare in silenzio. Solo allora mi resi conto di avere esagerato, ero riuscito a zittirla completamente, un pessimo segno per una come Beth.
"Eh no, aspetta un momento..." Mi fermai lungo il corridoio, allungai il braccio per afferrarle la manica e attirarla verso di me.
Poi sospirando a fondo cercai di riprendere il controllo delle parole.
"Scusami... Non... Okay senti, pensiamo a sistemare questa faccenda, comincia a venirmi fame e... e poi non capisco che sta succedendo. Questa storia non è come le altre, è strana. Perchè, se Stuart è un vampiro, ha ucciso questa ragazza dopo averci fatto l'amore? Come si può dire di amare una persona e poi ucciderla?" Per un attimo mi era passata per la testa la mia prima notte di nozze e tutto ciò che aveva comportato. E poi lei, la mia Beth, che qualunque altro vampiro probabilmente non avrebbe esitato ad abbracciare per averla tutta per sè per sempre.
Beth sollevò la mano e mi accarezzò una guancia.
"Se hai fame dovremmo passare prima a mangiare qualcosa, tutti e due." Sussurrò con dolcezza per poi replicare ai miei dubbi.
"Non lo so, non so come si possa uccidere qualcuno che si ama è una cosa che non ho mai capito, a dirti la verità." Mi sorrise leggermente guardandomi dritto negli occhi mentre io cercavo di spiegarle il mio stato d'animo.
"Io ho una sensazione strana. Tra l'altro se è un vampiro, non capisco perchè si sia preoccupato di avvelenarla. Ci avrebbe messo meno a ucciderla in un altro modo e avrebbe sofferto meno anche lei. Mi viene da pensare che abbia scelto questo metodo perchè non aveva il coraggio di alzare la mano su di lei e di farle del male... Non so cosa pensare. Più ci penso più mi rendo conto che è una storia contorta."
Cercavo risposte e Beth invece si stava preparando a dirmi qualcosa che mi avrebbe sconvolto, ma per aiutarmi a trovarne almeno una.
"Se tu dovessi uccidermi, come lo faresti?" Domandò senza smettere di tenere gli occhi nei miei.
A quella domanda restai di sasso. Per un attimo distolsi lo sguardo dal suo, così penetrante, ma poi tornai a fissarla con nuova sicurezza.
"Beth, ma di che parli? Io non potrei mai ucciderti."
"Ma se fossi costretto a farlo? se te lo chiedessi io?" Forse non era sua intenzione torturarmi, ma cercava di venire a capo di quel mistero. Sapeva che nonostante fossi un vampiro, la amavo con tutto me stesso e se il nostro fantomatico assassino avesse ragionato come me, forse ne saremmo venuti a capo.
Mai avrei voluto rispondere ad una domanda come quella. Sapevo che era per motivi di indagine, ma io non potevo nemmeno pensare di fare del male a Beth. Per anni l'avevo solo protetta e avevo intenzione di continuare a farlo.
Ok, devo pensare come un assassino... Ho già quasi ucciso Coraline, saprò immaginare di eliminare anche la mia ragazza!
Restai a riflettere in silenzio per qualche minuto e poi cercai di tradurre in parole chiare la mia risposta.
"Istintivamente... ti direi che punterei al dissanguamento. Ma è troppo lento e provocherebbe troppa sofferenza, per cui non potrei mai arrivare alla morte con quel metodo. Sarebbe più rapido e misericordioso un colpo secco che miri a spezzare l'osso del collo. Come alternativa resta solo il cuore. Per un vampiro colpire con una certa forza non è un grande problema, anche se è provato emotivamente. Basterebbe una pugnalata sul cuore per spezzarlo immediatamente e provocare una morte istantanea. "
Lei sorrise dolcemente e si guardò intorno per essere certa di avere campo libero, poi con un passo si avvicinò e si strinse a me abbracciandomi. Era quello, il suo modo di farsi perdonare per avermi fatto dire cose che per me erano terrificanti.
Beth restò qualche momento sul mio petto, mentre la stringevo a me, poi a malincuore, si staccò.
"Questo ci dice che non è un vampiro, o che per lo meno, è diverso da te. Anche se non avevo dubbi." Aggiunse poi tornando più professionale.
Ricambiai il suo abbraccio pieno di tenerezza che mi lasciava senza fiato ogni volta che lo ricevevo.
"E' decisamente diverso da me. Io vivo per proteggerti." Aggiunsi con un sorriso mentre mi strofinavo il naso cercando di nascondere un pizzico di imbarazzo.
"Allora... andiamo al night dove lavorava Diane... Hai l'indirizzo?" Domandai tornando anche io nel mio ruolo da investigatore mentre le aprivo la portiera.
"Certo che ce l'ho!" Rispose annuendo e prese il cellulare.
"Martens Ave 769 BH." E mi mostrò il messaggio di Laurel, la segretaria di Ben. "Sicuro che non vuoi magiare prima?"
Chiese di nuovo, leggermente preoccupata.
"No tranquilla, sto bene. E poi ho le scorte che mi ha dato Guillermo!" Le spiegai indicando il sedile posteriore con la borsa dei rifornimenti.
"Tu hai fame?" Chiesi entrando in macchina e sedendomi accanto a lei.
"No, per adesso no." Con un sorriso, si tese ad accendere la radio d'epoca nella macchina.
"Funziona, vero?" Mi prese in giro trattenendo una risatina.
"Certo che funziona! E anche molto bene!" Risposi fingendomi stizzito ma mi sciolsi subito in un sorriso.
"Come hai detto che si chiama il Night Club?"
Lei sorrise di rimando e alzò gli occhi al cielo.
"Shades, Mick... Si chiama Shades! E' anche abbastanza famoso!"
Si strinse nelle spalle e prese l'iphone per cercare il sito.
"Eh si, molto famoso... C'è una bella lista di Signori e Signore del cinema a luci rosse che ci va a festeggiare le notti!" Mi spiegò quasi storcendo il naso per poi aggiungere con sarcasmo.
"Evviva l'amore!"
"Ah già... Beh si è un ottimo passatempo per chi non ha voglia di dormire..."
Commentai trattenendo una risata mentre stringevo le dita attorno al volante.
"Perfetto, allora..." Schiacciando l'acceleratore aumentai le marce per poter arrivare prima possibile.


********
12.

Entrammo nel Night Club Shades che nonostante l'ora pomeridiana cominciava già ad avere qualche cliente.
Mi guardai intorno con circospezione individuando il bancone per poter parlare con qualcuno e farmi dare informazioni. Ma prima di avvicinarmi al tizio del bar, che sembrava tutto intento ad asciugare i bicchieri appena lavati, cercai di mettermi d'accordo con Beth.
"Mmmh... Sei mai entrato in un locale così?"
"No... sono entrato in bar dove facevano degli spogliarelli, ma non era roba professionale così, era molto più amatoriale... Ti dispiace se parlo io? Vorrei spacciarmi per un cliente, prima di far scappare qualcuno."

Beth mi guardò accigliata, ma alzò le spalle.
"Va bene, ma come giustifichi la mia presenza?" Chiese sorridendomi.
"Tu resta al bancone, ordina qualcosa da bere e io intanto chiedo degli spettacoli, okay? Qui la gente non fa domande, te lo assicuro."
"E va bene..."
Rispose ubbidiente.
Ci avvicinammo al bar e Beth si accomodò su uno degli sgabelli aspettando che il barista le si avvicinasse, prendendo intanto il menù e cercando qualcosa di leggero fra una donna nuda e l'altra.
A quel punto richiamai l'attenzione su di me per attaccare bottone, sfoderando un sorriso di circostanza.
"Salve, sono un amico di Diane... so che lavora qui da voi. Mi ha detto che avrei trovato la sua migliore amica a fare il turno. E' possibile vederla?"
"Diane? Ah si, forse le ha parlato di Veruska."
"Si esatto... Veruska!"
Esclamai facendo finta di averne appena ricordato il nome.
"La trova alle cabine. A quest'ora fa lo spettacolo in cabina e poi il one to one."
"One to one?"
Sospirai a fondo immaginando già i pensieri tormentosi di Beth.
"Lo spettacolo dura venti minuti circa... Vuole una card?" Domandò subito raccogliendo con lo straccio le scolature dal bancone, davanti allo sgabello di Beth.
"Si...me ne dia una." Capitolai con un sospiro.
"Da quanti minuti?"
"Da 10 ci sono?"
"Certo."
Rispose lui con un sorriso malizioso.
"Me la dia da 10 minuti...."
"Sono 10 dollari."
Mi porse la card che aveva recuperato da un cassetto e lanciò l'ennesima occhiatina di controllo a Beth, che scrutava ancora il menù.
"Grazie..."
"A lei."
Disse lui intascando i soldi e indicandomi le cabine del peep show.
"Okay, vado e torno... Tu cerca di resistere agli assalti." Sussurrai all'orecchio della mia bella accompagnatrice, mentre andavo nella direzione indicata.
Stavolta ho davvero toccato il fondo...
Beth mi seguì con lo sguardo sconvolto mentre mi dirigevo alle cabine e si schiacciò una mano sulla fronte, quasi schiaffeggiandosi. Aveva resistito anche troppo nel controllarsi.
"Oh povera me..." Si disse sconsolata.
Poi cercò di entrare nell'ottica della situazione prettamente lavorativa, ma non le fu molto di aiuto e sentì la rabbia e la gelosia mischiarsi all'irritazione e salirle alla gola.
In un moto di nervosismo sbattè la mano sul bancone e urlò al barista.
"Ehi! Cos'è, se i clienti sono donne, non li servite in questo posto?" Era irritata e decisa a sfogarsi col povero malcapitato.
Io intanto avevo raggiunto la zona del night indicatami.
Sapevo come funzionava anche se non ne avevo mai fatto esperienza diretta. I vetri delle cabine erano schermi al quarzo dove un timer digitale era in grado di stabilire la sequenza e la durata delle esibizioni.
La smart card che stringevo nella mano, simile ad una scheda telefonica, era il mio pass per accede a una delle 12 cabine, situate attorno ad un altro piccolo palcoscenico.
Una volta entrato nella mia, mi sarebbe bastato inserirla nella fessura apposita e lo schermo al quarzo, da opaco, sarebbe diventato trasparente, per farmi assistere a quello spettacolo erotico, fino a che il mio credito non si fosse esaurito.
Voltai lo sguardo, individuando lo spazio a mia disposizione, ma non mi sarei seduto su quella poltrona nemmeno se mi avessero pagato oro colato. Tuttavia, quando inserii la card, la luce si accese improvvisamente al di là del vetro, rivelando una ragazza bionda in un essenzialissimo completino intimo, piegata in due con la testa tra le gambe, mentre si afferrava le caviglie, mostrandomi in primo piano il suo scultoreo fondoschiena in quella posa decisamente sexy.
Restai per un attimo frastornato da quell'apparizione così provocante, mentre la vedevo sollevarsi e muoversi con fare sinuoso e accattivante, poi infilai prontamente la mano in tasca per recuperare il mio portadocumenti. Lo aprii e lo appoggiai sul vetro perchè potesse dare un'occhiata alla mia licenza investigativa e bussando con le nocche, richiamai la sua attenzione.
Lei smise di ballare con lo sguardo perplesso, e si avvicinò al vetro per leggere meglio.
"DEVO PARLARTI! ESCI DI QUI!" Urlai cercando di farmi sentire, ma potevo solo sperare che leggesse le mie labbra.
Lei annuì ma mi indicò l'uscita, rispondendo.
"Non qui... nel privè! Prima porta a sinistra!!"
Io uscii dalla cabina per raggiungerla dove mi aveva indicato e mi infilai nella stanza accanto.
Era un salottino per incontri privati. Il famoso "One to one".
Veruska arrivò immediatamente.
"Qui no sexo, solo esibizione faccia a faccia. Mi dica... io sono regolare."
"No, non sono dell'immigrazione... sto cercando informazioni su Diane, so che eravate molto amiche. Da quanto non la vede?"
Domandai rinfilando il portadocumenti in tasca.
Veruska mi squadrò accigliata.
"Ieri sera, mi ha detto che partiva stamattina per Russia..." Rispose posandosi le mani sui fianchi.
Ero sicuro che fosse sincera, ma prima di darle quella notizia terribile, cercavo di farmi dire di più.
"Abbiamo avuto una segnalazione riguardo a lei. Qualcuno pensa che le sia accaduto qualcosa di molto brutto e stiamo indagando sul giro di gente che la frequentava..." Mi mantenevo sul vago di proposito.
Non avrebbe potuto nemmeno continuare a lavorare se le avessi detto la verità.
"Sarebbe utile se mi dicessi qualcosa del suo privato. Magari hai notato qualche cliente che sembrava interessato a lei più degli altri... Qualcuno che le ronzava intorno insistentemente?"
La ragazza assunse un'aria preoccupata e iniziò a tormentarsi uno dei laccetti che pendevano dal microtanga dorato che indossava.
Sapevo che non avrei dovuto notarlo, ma inevitabilmente seguivo i suoi movimenti.
"Diane non ha tanti amici, solo due, Stuart e Nick." Puntò gli occhi nei miei, sgranandoli e mi concentrai su quello sguardo prepotente.
"Mai piaciuti... Tipi strani, stranissimi!" Lasciò andare finalmente il laccetto e inziò a gesticolare.
"Stuart? Mai visto di giorno, nemmeno Diane... Solo di notte. In Russia significa cosa molto brutta!" Accennò vagamente.
"Nick...lui, perverso! E' maiale... lui tocca tutte e non può, abbiamo regole!" Esclamò schifata.
"Viene e ogni tanto, sceglie una e porta via, per suo lavoro. Fa foto di ragazze, ha chiesto anche me, ma ho rifiutato... Lavoro qui mi piace e sono protetta."
"Aspetta...Una cosa alla volta. Stuart... che vuoi dire, che significa in Russia? Di che cosa brutta parli?"
Avevo paura di domandare perchè già avevo intuito che la risposta non mi sarebbe affatto piaciuta.
"Assassino!" Chiarì quasi urlando, come se stesse accusando me.
"Ladro! Mostro!" Tutte parole decisamente appropriate per un nottambulo.
"Chi cammina di notte non ha animo puro, no animo buono. Chi cammina di notte è demonio! E i suoi occhi... "
"Cos'hanno i suoi occhi?"
"Oh... non so dire bene ma... Ok, io non sono superstiziosa, ma Stuart è bianco, come malato. In terra di sole nessuno è così bianco! Lui come morto! "
"Oh... okay, si, credo di avere afferrato il concetto..."
Questo era un punto decisamente a favore della teoria di Beth.
"Apparte il pallore e uno sguardo un po' inquietante, pensi che abbia mai fatto del male a Diane? Che potesse pensare di farle del male?"
Veruska si strinse nelle spalle.
"Non so, Diane stravede per lui e lui geloso, molto geloso. Però non so...dovresti chiedere a Nick, lui è migliore amico di Stuart."

Se questo Stuart era davvero colpevole, di certo Diane doveva essersi fidata di lui fino all'ultimo momento.
"Questo Nick di cui mi parli... Viene spesso qui, quindi?"
Lei annuì in modo deciso.
"Si, lui viene qui tutte le sere, dopo le dieci." E sottolineò con una pausa eloquente.
"Tutte le sere."
In quel caso avevamo buone speranze di rintracciarlo. Se fosse stato coinvolto nell'omicidio, Nick avrebbe continuato a seguire le sue abitudini per non dare troppo nell'occhio e di certo anche quella sera si sarebbe dovuto presentare.
"Okay, ti ringrazio Veruska..." Le dissi con un sorriso facendo per andarmene.
La ragazza però mi fermò per la giacca e mi fece voltare.
"Ehi..." Sussurrò provocante, passandosi la mano libera sul seno prima e facendola scendere sul ventre.
Sentendo quella pressione riattirarmi verso di lei, mi voltai a guardarla corrucciato, e per l'ennesima volta non potei fare a meno di guardarla più del dovuto.
"Non vuoi spettacolo?" Mi domandò languidamente.
Alzai lo sguardo, mentre mi spuntava sulle labbra un sorriso di leggero imbarazzo.
"No, Veruska, davvero... Tu sei bellissima ma... Non sono dell'umore giusto, credo..."
Lei alzò un sopracciglio scettica e poi si strinse nelle spalle.
"Allora tu deve me 50 dollari."
Mi spiegò tranquillamente porgendo la mano in attesa dei contanti.
Il mio sorriso si smorzò immediatamente, mentre la fissavo inebetito.
"50 dollari... 50 DOLLARI?!? Mah... Abbiamo parlato solo 10 minuti!"
Lei rise leggermente alle mie proteste con aria dispettosa.
"Questa è la sala per one-to-one, se tu non vuoi spettacolo non sono fatti miei, ma mio tempo è denaro e mentre sono stata con te, clienti fuori non hanno avuto loro show! Questa sala si paga, 5 minuti 25 dollari, 10 minuti 50 dollari, 20 minuti 100 dollari, è regole!"Concluse candidamente.
"Eh... è regole!" Ripetei con una punta di stizza nella voce.
Quasi ci stavo ripensando sul fatto che ballasse per me, ma sapevo che calmare Beth dopo sarebbe stata un'impresa disperata.
La fissai con sguardo famelico, mentre pescavo il portafoglio dalla tasca e sfilavo la cifra che mi aveva chiesto.
"Aspetta..." Sussurrai però senza mollare la presa dalla banconota.
"Nessuno saprà di questa nostra conversazione. Io torno nel locale al turno delle 22:00... sarò al bancone ad aspettare e appena tu vedrai Nick, verrai a dirmelo, sono stato chiaro?"
Veruska sembrava d'accordo apparte un particolare.
"Va bene, ma io alle dieci ballo su palco di lap dance, tu siediti vicino al palo... non posso smettere di ballare per te."
Alzai le sopracciglia pensando che avevano delle tattiche ben studiate per accalappiare i clienti nella loro rete, ma erano davvero molto brave a non darlo troppo a vedere, fingendosi innocentemente disponibilissime.
"Perfetto allora... Ricordati che quei 50$ sono miei per il disturbo." Ammonii indicandola.
"Ci sarò." E salutandola con un cenno, imboccai la porta per tornare al bar dove avevo lasciato Beth, che era ancora lì, seduta al bancone.
Mi avvicinai a lei e le spiegai a bassa voce il succo della mia "preziosa" conversazione.
"Sai, credo che dovremo diventare anche noi frequentatori di questo posto, stasera... Mi ha parlato di un certo Nick, amico di Stuart, e mi ha assicurato che tutte le sere passa dal locale... Se è abbastanza furbo come credo, non romperà la tradizione e si farà vedere anche oggi. Veruska ha detto che me lo indicherà, appena lo vedrà entrare, stasera alle 22:00."
Beth alzò un sopracciglio ed emise un verso di assenso rivolgendosi poi ancora al barista.
"Ma sei sordo? Ti ho chiesto il conto!" Gli urlò dietro mentre lui, piuttosto nervoso, si affrettava a battere sulla calcolatrice.
"Ma che hai? Stai bene?" Domandai accorgendomi della completa assenza di reazione alla mia proposta.
"Sto benissimo!" Rispose lei secca, pagando il conto e lanciando un'occhiata storta al barista.
"Tanto ci vediamo stasera..." Gli sibilò contro e si alzò, ignorando le sue proteste e lamentele.
"Andiamo?" Mi domandò poi con noncuranza.
Per quanto cercasse di ignorare il problema, ogni singolo movimento e ogni sguardo di Beth rivelavano il suo stato di tensione e così, senza girare ulteriormente il dito nella piaga, provai a riparare ai danni, mentre uscivamo dal Night club e tornavamo alla Mercedes.
"Si, andiamo... Ma, non hai idea... Non ho mai speso tanto per NON guardare un nudo integrale!" Esclamai aprendole la portiera, cercando di condividere con lei la stizza per quel furto che avevo appena subito. Ma cambiai subito argomento.
"Invece, stavo pensando... che magari tu potresti metterti qualcosa di più... appropriato all'ambiente." Spiegai aprendo la mano ad indicare il posto. Me ne ero pentito subito dopo averlo detto.
"E' perverso, vero?"
Se Beth fosse stata in un cartone animato, avrebbe avuto una vena pulsante sulla testa di dimensioni astronomiche.
"Stai dicendo che di solito spendi di meno... e che vuoi che IO mi scopra per mostrarmi a QUELLA gente?" Sibilò guardandomi male come non aveva mai fatto. E io cercai di deglutire, sebbene avessi la gola completamente secca.
"A dire la verità di solito non pago per vedere un nudo integrale..."
La fissai rientrando in macchina e poi presi qualche secondo prima di accendere il motore. Volevo essere sicuro che si fosse un po' calmata.
"Si... E' perverso, il mio piano di lasciarti ammirare dagli occhi di qualcuno che non farebbe affatto pensieri puliti su di te, Beth."
Confessai appoggiando le mani sul volante e rimanendo a fissarle, senza spostare lo sguardo su di lei. Nemmeno io riuscivo a capire da dove mi venisse la forza per farle una proposta così indecente.
Non era proprio da me.
"Te la sentiresti di fare da esca?"
Solo a quella torbida domanda tornai a cercare il suo sguardo. Sapevo che era il momento più sbagliato per chiederle un favore, ma sapevo anche che lei ci aveva già pensato, esattamente come me.
"Sono sicuro che Nick non potrebbe mai resisterti..."
Beth mi guardò per alcuni immensi secondi, poi sbuffò lievemente.
"Non credo che abbiamo altra scelta, di certo tu non gli piaci!" Mestamente distolse lo sguardo dal mio, portandolo oltre il finestrino immersa nei suoi pensieri per qualche istante.
"Veruska mi ha detto che Stuart gli ricorda il demonio." Conclusi sommessamente mentre la vedevo turbarsi sempre di più.
Non potevo sopportare di vederla reagire in quel modo senza che mi desse una spiegazione. Mi voltai verso il suo sedile e le poggiai una mano sul braccio per farla girare verso di me.
"Ehi... Dimmi che succede, e non rispondermi niente!"
Beth si voltò, tornando a fissarmi con aria stanca.
"Niente... di grave. Adesso passa, non preoccuparti... Mi sento soltanto un pò giù. Scusami... Non so cosa mettere per stasera." Aggiunse poi.
Restai a guardarla con attenzione seguendo i suoi movimenti. Non riuscivo a capire cosa le passasse per la testa, ma l'unico modo che avevo per calmarla e rassicurarla come le serviva, era farle capire che ero sempre lì con lei. Mi avvicinai ancora di più, prima di accarezzarla e posare le labbra sulle sue, in un bacio lento e caldo che aveva il potere di unirci completamente almeno per qualche intensa manciata di secondi.
Quando tornai a guardarla negli occhi, a pochi centimetri dalla sua bocca, sussurrai appena.
"Ti amo... Non dimenticartelo. Qualunque cosa metterai, sarai bellissima, come sempre."
"Non devo essere bellissima, no?"
Replicò prontamente.
"Devo essere appetibile e provocante!" Fece una breve pausa, aspettando che recepissi il messaggio, ma poi mi aprì il suo cuore come faceva sempre.
"Ti amo anche io Mick... Ma è stato difficile vederti andare lì dentro e sentirti dire che devo farmi bella per qualcun'altro. Lo so, è stupido, ma è più forte di me..." Un suo sospiro tremolante mi accarezzò il mento, mentre la ascoltavo in silenzio.
"Sono gelosa e possessiva e certe cose non riesco a scinderle dal lavoro, mi dispiace." Forse si vergognava un po' di quello che mi aveva confessato e spostando lo sguardo fuori aggiunse, rimproverandosi da sola. "E' poco professionale."
Quando mi accorgevo di essere la causa dei suoi malesseri, non riuscivo a fare a meno di esasperare anche i miei, prendendomela con me stesso.
"Ma io non ci sono andato per divertirmi... Cosa avrei dovuto fare? Mandarci te, a vedere lo spogliarello? Vogliamo tutti e due che quell'assassino venga fermato prima che uccida altre ragazze innocenti. E non voglio che tu ti faccia bella per qualcun altro, ho detto una stupidaggine!" Mi fermai per un istante di silenzio, interrotto da un mezzo sbuffo.
"Stai tranquilla, anche se ami il rischio, non te ne farò correre nessuno. So quello che faccio, perciò fidati di me. "
"Non è il rischio che mi spaventa, Mick. E' solo che sono gelosa, tutto qui... Lo sei tu e lo sono anche io. Lo sono di Cindy e lo sono di tutte quelle che ti girano intorno!" Tornando a guardarmi, mi prese la mano lentamente e io accennai un sorriso compiaciuto.
"Devi essere gelosa." Risposi poi con soddisfazione.
"Sono una creatura rara. Dove pensi di trovarlo un altro vampiro così sexy e dall'animo sensibile!" E Beth si sforzò di sorridere in modo più rincuorante.
"Passerà... Cerchiamo di pensare solo al caso, ora. Prendiamo quell'uomo, ok? Mi dispiace, ho lasciato che questa storia mi turbasse troppo. Ti prometto che non succederà più. E comunque... Non sono tanto sicura che tu non ti sia divertito, lì dentro." Azzardò, assottigliando lo sguardo e prendendomi in giro.
Io risposi al suo sguardo, serissimo per farle capire che al contrario non scherzavo affatto.
"Si, torniamo all'indagine. Ma ricordati che non ho bisogno di guardare le altre. Ho il mio angelo biondo e non mi interessa nient'altro."Spiegai con tono pacato ma convinto.
Poi girai la chiave, facendo rombare il motore e stavo per fare manovra quando l'iphone squillò avvisandomi di un sms.
Ripescai rapidamente il telefono dalla tasca, leggendo di sfuggita e lo passai a Beth.
"Kostan è tornato alla postazione di comando, ordina che lo raggiungiamo, che dici, abbiamo tempo?"
"Certo, abbiamo tempo, non sono così lenta a prepararmi... Anche se non ho la tua velocità!"
Mi provocò cacciando fuori la lingua.
"Sicuro che voglia anche me? Magari è una cosa fra vampiri..." Improvvisamente si era ricordata di quel particolare.
"Non lo so, ma sono io che ti voglio con me. Se c'è qualche problema "solo per vampiri" te lo dirà lui senza giri di parole, conosci Josef. Per adesso vieni con me." Risposi con estrema determinazione.
"Allora vediamo che cosa vuole... e speriamo che non ci siano altri problemi." Dissi con un sospiro, dirottando verso il palazzo delle Kostan Industries.

  
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