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Autore: Colonnello    27/11/2011    1 recensioni
Diecimila anni dalla Fondazione di Roma (circa 3000 d.C.). L'Impero Romano domina su più della metà dell'Europa e dell'Asia e su tutto il Nuovo Continente... ma la sua egemonia sta per essere messa in discussione...
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4 Et voilà! Eccomi di nuovo qui! Credevate che mi fosse passata la voglia? Ebbene no! Gli esami di Novembre si stanno rivelando particolarmente impegnativi, ma siccome la materia che devo dare è praticamente pronta, ho deciso di prendermi una piccola pausa... il tempo di scrivere e pubblicare questo piccolo pezzo prima che mi sfuggisse di mente!
Ma... lungi da me l'intenzione di annoiarvi con le mie faccende personali, quindi... godetevi questo nuovo capitolo di Imperator!

*************

Publio e Sesto partirono il giorno seguente, sul far del giorno, quando la temperatura esterna cominciò ad umentare verso un livello accettabile. La giornata si prannunciava favorevole alla loro missione. Il cielo era sgombro di nubi, non nevicava e il vento era calmo, quasi fermo. La luce del sole appena sorto illuminava l'immensa pianura di neve che si estendeva apparentemente infinita davanti agli occhi dei due giovani romani.

Si misero immediatamente in marcia, camminando a passo sostenuto, il rumore degli scarponi chiodati che affondavano nella neve l'unico rumore nella pianura altrimenti silenziosa e immobile. Nonostante l'inverno inoltrato, nessuno dei due percepiva minimamente il freddo. L'armatura integrale era provvista di un dispositivo che regolava la temperatura interna, rendendola costantemente stabile. Finché la temperatura esterna non si fosse abbassata al punto da mandare il panne il dispositivo, potevano dirsi al sicuro dal pericolo di congelamento. Si erano addirittura tolti gli elmi, appendendoli alla sarcina che portavano in spalla, per lasciare che il sole, al quale non erano più abituati, accarezzasse e riscaldasse i loro volti.

-Sono felice di aver accettato la missione del legato- commentò Sesto dopo un po'- Avevo quasi cominciato a dimenticarmi com'era il mondo fuori dal Vallo!

Publio ridacchiò e girò su se stesso per guardarsi intorno; alle loro spalle la linea del confine fortificato era già scomparsa dietro l'orizzonte e adesso erano completamente soli in mezzo a quell'immenso mare bianco. Nonostante la forzata immobilità determinata dal servizio di confine, riuscivano ancora a sostenere una lunga marcia a passo sostenuto e, complice il terreno completamente pianeggiante, avevano percorso una notevole distanza quasi senza accorgersene.

-Non che ci sia molto da ammirare qui intorno- disse a sua volta Publio, riprendendo a camminare.

Anche lui era di buon umore, per quanto non lo manifestasse troppo apertamente. Il legato gli aveva affidato personalmente la bussola e la mappa elettronica che adesso teneva in una mano, ed era quindi sua responsabilità orientarsi in quel deserto bianco; la scelta era caduta su di lui, perchè aveva fatto l'addestramento da recluta in Africa, nel deserto della Cirenaica, e sapeva quindi come muoversi in assenza di punti di riferimento precisi. In quelle condizioni orientarsi era un compito difficile e lui non voleva perdere la concentrazione.

Ma condivideva in pieno l'entusiasmo di Sesto. Oltre ad aver scansato un'altra monotona giornata chiusi all'interno di quel gigantesco blocco di cemento, entrambi provavano finalmente l'esaltante sensazione di stare svolgendo un incarico importante e significativo, di gran lunga più utile che stare tutto il giorno a fissare l'orizzonte alla ricerca di una minaccia invisibile e ancora solo potenziale. Quando si era sparsa la voce che il legato Corinno aveva deciso di inviare due uomini in ricognizione all'esterno, tutti al presidio li avevano guardati con invidia, alcuni anche con malcelato astio per non essere stati scelti. Mentre guardava ora la mappa, ora la bussola, ora davanti a se, la bocca di Publio si inarcò lievemente in un sorriso al ricordo della faccia che aveva fatto Furio quando aveva saputo di non essere stato preso in considerazione per una missione così importante; un ulteriore schiaffo in faccia alla sua convinzione di essere un soldato e un romano assai migliore di lui.

Alleggeriti dall'entusiasmo e con la mente non più oppressa dall'atmosfera tesa e soffocante che si erano lasciati alle spalle, percorsero quasi senza accorgersene oltre dodici miglia. Si resero conto di aver camminato tanto e di essere stanchi solo quando si imbatterono in un lieve rilievo che inaspettatamente spezzava la monotonia del paesaggio. Al di là del piccolo cuneo, non più lungo di mezzo miglio, s'intravedeva il villaggio, composto di case di ghiaccio seminterrate. Publio consultò la carta e le coordinate che gli aveva dato Corinno e si accorse che corrispondevano. Erano arrivati.

Fecero per oltrepassare il pendio per raggiungere il villaggio, quando si resero improvvisamente conto che qualcosa non andava e si fermarono di colpo, per poi gettarsi nella neve dietro la collinetta.

-Te ne sei accorto anche tu?- fece Publio.

Sesto annuì, la spensieratezza di prima improvvisamente scomparsa per lasciar posto a prudenza e preoccupazione.

Nonostante fosse pieno giorno, infatti, il villaggio era immobile come la steppa che lo circondava. Non si vedeva anima viva intorno alle casupole di ghiaccio e non si sentivano voci. Anche nei dintorni, fuori dai confini del villaggio, non vi era anima viva, com'ebbero modo di constatare guardandosi intorno con il binoculo.

Qualcosa non va, pensò Publio abbassando lentamente il binoculo e tornando a scrutare il villaggio ad occhio nudo.

-Forse sono arrivati i ronin- disse Sesto, dando voce ad una possibilità tutt'altro che remota e che entrambi paventavano. 

-Forse- rispose Publio annuendo- Ma dobbiamo comunque esserne certi, prima di dare l'allarme.

S'infilò l'elmo e con un gesto secco abbassò la visiera, subito imitato da Sesto. Si alzarono imbracciando gli sclopetum e, dopo averli puntati davanti a loro, iniziarono ad avanzare lentamente verso il villaggio, muovendosi con circospezione e coprendosi a vicenda.

La preoccupazione e il timore che nel villaggio non ci fosse nulla di buono ad attenderli aumentò quando a pochi passi dalle prime case continuò a non accadere assolutamente nulla. A quel punto, qualcosa avrebbe dovuto muoversi. Le armature rendevano i due romani apparentemente più grossi e decisamente più minacciosi, quindi come minimo gli abitanti meno informati avrebbero dovuto scappare via spaventati. Invece, non accadde nulla. A parte loro due, nulla si muoveva in mezzo a quelle case di ghiaccio e sull'intero villaggio aleggiava un silenzio inquietante; sembrava quasi che tutto fosse stato congelato, pietrificato dalla mano di chissà qualche divinità locale.

Si addentrarono in mezzo alle casupole bianche con estrema circospezione, le armi puntate davanti a loro e pronte a sparare al minimo segnale di pericolo. Publio procedeva davanti, gurdandosi intorno e muovendosi lentamente, mentre alle sue spalle Sesto provvedeva a coprirgli le spalle, girandosi di tanto in tanto per assicurarsi di non essere aggredito alle spalle.

Giunti al centro del villaggio, in un ampio spazio circolare, ebbero un'ulteriore conferma dell'anormalità della situazione. I resti di un fuoco e ceste e attrezzi da pesca abbandonati in giro sembravano indicare una fuga precipitosa. Publio si sfilò un guanto dalla mano e si chinò per poggiarla sul braciere, trovandolo gelido. Si guardò intorno ancora una volta, poi abbassò lentamente lo sclopetum.

-Qui non c'è rimasto nessuno- disse- Se se ne sono andati, lo hanno fatto minimo stanotte.

Sesto annuì, mentre sollevava da terra una fiocina da pesca. Il ghiaccio formatosi intorno ad essa, insieme alla totale mancanza di impronte fresce a parte le loro, sembrava confermare quell'ipotesi.

-Dove potrebbero essersene andati?- chiese- Pensavo che d'inverno evitassero gli spostamenti non necessari.

-Chissà, forse con l'aria di guerra che tira da queste parti, avranno deciso che era meglio spostarsi verso occidente- rispose Publio.

Decisero di dare un'occhiata nelle case. Publio scese la piccola scaletta scavata nella neve e si chinò per passare attraverso la bassa e stretta apertura e il termometro della sua armatura segnò un leggero alzarsi della temperatura esterna. All'interno dell'abitazione c'era più caldo, ma non troppo, segnò ulteriore del fatto che doveva essere stata abbandonata da un pò, visto che quelle case si riscaldavano grazie all'azione combinata di un braciere e dei corpi dei suoi occupanti.

La presenza di Sesto sulla soglia impediva alla luce sole di filtrare attraverso la piccola apertura, così Publio frugò nel comparto pettorale dell'armatura in cerca della torcia. Non appena il sottile fasciò di luce ebbe illuminato il minuscolo anfratto che costituiva l'abitazione aleutina, Publio fece un balzò indietro.

-Oh, Santi Numi!- esclamò inorridito.

Sorpreso, Sesto si fece avanti per vedere, anche lui accendendo una torcia. Quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene.

-Chi può aver fatto una cosa simile?

Publio scosse lentamente la testa e non disse una parola, continuando invece a fissare sconvolto il gruppo di aleutini, un uomo, una donna e due ragazzi, che giacevano morti nella neve, i corpi dilaniati da centinaia di proiettili.

**************

Capitolo piuttosto corto, temo, ma non avevo molto tempo a disposizione. Originariamente, questo capitolo e il successivo avrebbero dovuto formarne uno solo, ma ho deciso di dividerlo in due parti per tre principali motivi. Innanzitutto, perchè riguardo al prossimo capitolo devo rivedere meglio la mia scaletta, forse aggiungerò qualcosa che inizialmente non avevo previsto, e in tal caso un unico capitolo sarebbe stato troppo lungo.
Secondo, ho passato quasi tre settimane a studiare giorno e notte (staccavo in media alle tre di notte, non scherzo!), ed è da giovedì che muoio dalla voglia di rimettermi in carreggiata e di riprendere i contatti con il mondo esterno... e anche con quello delle fanfiction e dei racconti amatoriali! Questo pezzo era già quasi pronto, e così...
Terzo motivo, l'idea di interrompere la narrazione sul più bello si è rivelata irresistibile. Non so se sono riuscita a infondere almeno un po' di curiosità e mi farebbe piacere se foste voi lettori a dirmelo, cosicché possa migliorare. È la prima volta che mi cimento nell'arte del finale in sospeso, ma se ben congegnato fa grande effetto e genera parecchia aspettativa... lo so per esperienza personale, visto che sto leggendo la fanfiction di una certa autrice che del finale in sospeso ha fatto il suo marchio di fabbrica (Scellerata!)
A presto!
  
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