Sta gridando. Come sempre. Pausa. Grida ancora.
Cerco con la mente di coprire le orecchie, cercando di attutire il suono acuto e improvviso che esce dalla sua fottutissima bocca ogni volta che ritorna a urlare.                                

Lo fisso e basta. Non mi muovo. Sbatto solo le palpebre, non curante. Respiro.
Me lo immagino con il tempo di un fotogramma accoltellato. Perché ho questa mente malata?

Mi fa arrabbiare che l’altro non dica nulla per difendersi. Inventati qualcosa, basta che smetta di urlare. Menti, forza. Niente. Non parla.
L’uomo li ha fatto una domanda, senza smettere di urlare. L’altro fa un cenno con la testa.

Continua a fissarlo. Stavolta ce la farai.
Con un ultimo avvertimento, urlato, fa per andarsene. Per una frazione di secondo vedo i suoi occhi roteare nella mia direzione. Sa che lo sto fissando. Altri urli senza senso.

E’ sulla porta, sta per uscire.
Mi vede. Mi guarda che lo fisso.

Sostieni lo sguardo, coraggio. Non ti può far niente.

<< Cos’hai? Non ti va bene la situazione? >> tono più calmo. Comunque volontariamente più minaccioso.
‘’ Certo che non mi va bene la situazione ‘’

<< Non ho detto niente.  >> rispondo. Perché .

<< Non ti va bene la situazione? >> ripete. Stesso tono.
Mi fa male la gola.

<< Non ho detto niente. >>

Se ne va.
Sono stata ancora codarda. Perché.
Però ho sostenuto il suo sguardo, li ho dato fastidio, spero si tormenti la notte.

Una piccola vittoria.