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Autore: fragolottina    28/11/2011    4 recensioni
'Anche io ho baciato solo una persona ed avrei voluto continuare a farlo…'
Era stata la prima volta che lo aveva sentito parlare ed anche la prima volta che il sapore delle lacrime gli aveva ricordato qualcos’altro.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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sora ce la farò? che dite?
dunque vi chiedo scusa...lo faccio così spesso che sta diventanto un discorso inflazionato...tutto quello che posso dirvi per giustificarmi è che, mentre scrivevo, ho finito (finito, finito, finito) Birth by Sleep...che fatica!
ma soprattutto che tristezza!
ce la farà un giorno la square enix a farmi un Kingdom Hearts che finisce seriamente bene? non lo so, con questo ho pensatodi morire!
per cui...
la mia trama non credo che lo prenderà davvero in considerazione, finora l'ho scritto ignara di quell'altro dramma (dio, questo videogioco è tutto un dramma) quindi ormai mi sa che ne resta fuori - spero, ancora non sono pronta per parlarne - ma qua e là una parolina potrebbe sfuggirmi...
se vi rovino qualche sorpresa sono davvero mortificata, spero di cuore di no...


Capitolo 10


Tutto si era fermato esattamente nel momento in cui dalla porta era provenuto un lento cigolio, promessa di una possibilità concreta. Una porta cigolava all’apertura ed alla chiusura e, visto che pochi secondi prima era barricata – non in modo inviolabile, ma quasi – significava che si stava aprendo.
    Una delle figure incappucciate uscì lentamente. Paperino aveva rivelato al re che erano due e che avevano rapito Kairi; avevano raggiunto il loro mondo con un corridoio oscuro, in perfetto stile Nobody. Ma mentre Topolino cercava di buttare giù la porta, un bersaglio che non aveva bisogno di tutta la sua concentrazione per essere sconfitto, si era concesso di riflettere.
    Perché i Nobody avrebbero dovuto rapire Kairi?
    Improvvisamente tutto aveva acquistato un significato. Era già successo che qualcuno trovasse l’unica chiave in grado di aprire le porte della volontà del keyblade master. Kairi era l’unica leva che avesse davvero presa su Sora. Nessun dubbio sul combattere contro Riku, il suo migliore amico, una volta scoperto che era posseduto da un uomo malvagio; ma quando si era trattato di lei, aveva abbassato le armi e si era piantato una chiave in petto per ridarle il suo cuore. Condannare i mondi all’oscurità, perdere sé stesso, consegnare la vittoria di una guerra in mano all’essere più corrotto che gli venisse in mente, erano tutte cose che era disposto ad accettare di buon grado pur di salvare lei.
    Sora aveva una sola missione: Kairi. Tutto quello che aveva fatto, per lui, per i mondi, non era altro che una trasformazione della sua unica missione: Kairi.
    Non c’era niente che un Nobody potesse volere dal re o da Kairi in senso stretto, ma si sentiva autorizzato a pensare che in realtà, loro volessero Sora e che la principessa non fosse altro che un’esca. Infondo, era sempre lui quello che avevano voluto. Ma questo apriva un altro interrogativo, perchè ora avevano bisogno di Sora?
    Il ragazzo incappucciato allungò un braccio e puntò la propria chiave alla serratura del suo studio per sigillarla. Quello continuava ad essere un mistero, poteva davvero esistere un altro Nessuno in grado di utilizzare la chiave? Chi era?
    «Paperino.» sussurrò al fedele mago di corte al suo fianco. «Raggiungi Pippo, dovete andare a prendere Sora e Riku. Se hanno rapito Kairi questa è anche una loro guerra.»
    «Agli ordini, Maestà.» rispose senza incertezze, correndo a cercare il capo delle guardie.
    Tenne gli occhi sul nemico per essere sicuro che non tentasse di rincorrerlo, ma non sembrava affatto interessato a farlo.
    «Non ti lascerò fare del male a Sora o ad uno dei suoi amici!» esclamò fissandolo duro.
    Il ragazzo scoppiò a ridere spietatamente, gelidamente, come se fosse a conoscenza di qualcosa di cui il suo avversario era all’oscuro. «Lo avete già fatto, altezza.» si acquattò, pronto a difendersi o ad attaccare se necessario.
    E Topolino capì che l’unica cosa da fare era combattere.

«Pippo, sbrigati!» biascicò agitato il papero, scrollandolo per una manica. Dovevano avvertire Cip e Ciop, saltare sulla gummi ship ed andare a prendere Sora, prima che un corridoio oscuro inghiottisse quei due mostri e Kairi.
    Il cuore gli si strinse quando pensò ‘mostri’.
    «Paperino, no, aspetta. C’è una cosa che devi sapere.»
    Erano almeno dieci preziosissimi minuti che continuava quel tira e molla: di qualsiasi cosa dovesse essere messo a conoscenza ci sarebbe stato un poi. «Kairi è in pericolo!» se non bastava quello a mettergli fretta, non sapeva proprio cosa altro inventarsi.
    «Lui è Sora.»
    Paperino si fermò e guardò alle proprie spalle la regina Minnie che avanzava regalmente con qualcosa di luccicante tra le mani. Sora, non era possibile. Eppure…
    «Vi prego, di scortarmi nei sotterranei, raggiungeremo lo studio del re e parleremo con la principessa.»
    «Sora…ma…ma…perché è qui in quel modo? Perché non ha chiesto?»
    Minnie scosse la testa. «Non lo so, ma se una delle sette principesse dal cuore puro ha bisogno di aiuto non sarà questo il mondo dove glielo negheranno.»

Ormai Sora si stava limitando a difendersi, a farsi sempre più piccolo ad ogni frammento della sua difesa che veniva scalfito. Aveva cercato di combattere seriamente, ma per ogni colpo che riceveva, Topolino era in grado non solo di schivare, ma anche di contrattaccarlo in modo brutale. Il re aveva combattuto molte più guerre di lui e non era stata la fortuna a tenerlo in vita.
    Il nuovo affondo fu talmente forte da schiacciarlo contro quella porta, la stessa porta che aveva avuto intenzione di aiutare, ma che ormai lo stava sorreggendo. Iniziava a provare affetto per lei, se la sarebbe portata via prima di andarsene e l’avrebbe montata nella sua camera.
    Le Isole non gli erano mai sembrate tanto distanti.
    Sentì un ‘crack’ qualcosa che si incrinava e si fece forza per smettere di appoggiarsi: quello a cui il re continuava ad incastrarlo era solo legno, sperava che la sua anima, il suo cuore ed il suo corpo fossero più duri da scalfire. Lui non avrebbe fatto ‘crack’, giusto?
    Topolino attese, gli stava dando il tempo di riprendere fiato, era un buono, era un avversario leale. Si passò il keyblade nell’altro braccio scrollando forte il destro, gli faceva un male del diavolo, sospettava che quel ‘crack’ appartenesse proprio al suo osso.
    «Arrenditi!»
    Non c’era una parte di lui che non avrebbe voluto rispondere di sì. Si sentiva attraversato da crepe profonde, un incrinatura per ogni colpo incassato negli ultimi giorni, o forse negli ultimi anni. Un’incrinatura per Riku che cercava di ucciderlo; un'incrinatura per tutti i suoi ricordi andati perduti; un'incrinatura per la devastante scoperta di una coscienza indipendente nella propria mente che lo odiava; un’incrinatura per la vita ancora sfavillante di Axel che l’avrebbe voluto morto al posto di Roxas; un’incrinatura per il bacio che aveva dato all'ombra nel suo cuore, ignorando lui; un’incrinatura per la rabbia di Riku che cercava soltanto di difendere Kairi, che amava Kairi; un’incrinatura per il dolore di Kairi. Un’incrinatura che spaccava il suo cuore a metà, tra quello che voleva Sora e quello che voleva Roxas.
    Deglutì tremando. «No.»
    Non si era mai sentito tanto male quanto in quel momento, non era un male fisico, era un male interno ed invisibile, ma proprio per questo ancora più tremendo. In quel momento fu talmente chiaro: stava combattendo dalla parte sbagliata, stava combattendo per permettere che lo distruggessero. Perché non si stava arrendendo? Perché non stava chiedendo aiuto a Topolino invece di combatterlo?
    Topolino lo attaccò ancora ed il ‘crack’ si fece ancora sentire.
    Non era la porta, alla quale non aveva fatto in tempo ad appoggiarsi; non era il braccio, visto che ora stava impugnando il keyblade con l’altro. Sia lui che il suo assalitore fissarono gli occhi sulla chiave che aveva preso a scintillare luminosa come non mai, avvolta da uno strano fumo nero, violaceo, come quello dei corridoi oscuri.

Tifa si sedette accanto a Lea. Lo aveva cercato ovunque, temendo che avesse fatto una follia tipo seguire Sora, Riku e Kairi a Topolinia. Ai Nessuno, o ex Nessuno, era severamente vietato quel posto e la pena era la prigione dei mondi. Con sgomento aveva scoperto di essere preoccupata per lui.
    Ma evidentemente non ne aveva motivo. Erano nel giardino esterno, con le gambe verso il canale che attraversava tutta la città e portava acqua dappertutto. L’uomo era immobile e silenzioso, perso in riflessioni talmente profonde che non si sarebbe accorto di niente; se lo avesse attaccato in quel momento lo avrebbe colpito.
    «Cid si è lamentato perché non eri a lavoro.»
    Fece un mezzo sorriso. «Ti sembrerà strano, ma lo scontento di Cid non è tra i miei pensieri al momento.»
    «Sei preoccupato?» gli domandò.
    «Ti interessa?»
    Doveva ammettere di non essere mai stata particolarmente gentile con quelli che erano stati dei Nobody, nonostante Aeris continuasse a darle il buon esempio, ma non per cattiveria. Nel suo cuore continuava a ricordare le loro facce sulle tuniche nere che avevano quasi distrutto il loro bel mondo, proprio non riusciva ad impedirsi di dare loro la colpa. Quando era successo quello che era successo, alcuni, i più forti secondo Leon, erano stati sbalzati a Traverse Town, quelli che erano rimasti erano diventati Nessuno. Lea era rimasto, Lea era diventato un Nessuno e Tifa non riusciva ad impedirsi di pensare che lo fosse ancora.
    «Noi ci conoscevamo prima dell’incidente.»
    Tifa lo osservò stupita.
    «Eri una bambina.» sorrise. «Avevi una cotta per me e Cloud era geloso.»
    La ragazza arrossì continuando a studiarlo. «Non me lo ricordo.»
    «Te l’ho detto, eri una bambina e l’incidente ha fatto parecchi danni. Non mi stupirei di scoprire che oltre ai nostri cuori abbia portato via anche alcuni dei vostri ricordi.»
    Rimase a pensare. «Forse.» abbassò lo sguardo sulle proprie mani. «Se Cloud era geloso di me doveva essere prima che conoscesse Aeris.»
    «Lui ama anche te.»
    «Come Sora.» per alcuni secondi stettero in silenzio con l’acqua che scorreva gorgogliando piacevolmente sotto i loro piedi. In qualche modo Tifa riusciva a capirlo, se avesse scoperto che anche Cloud aveva due coscienze una delle quali follemente e disperatamente innamorata di lei, non avrebbe cercato in tutti i modi di dividerli?
    «Gli voglio bene.» confidò in un sussurro. «A Sora intendo. Sembra sciocco, ne ho di motivi per odiarlo, ma è come se fosse il fratello rompiscatole del mio fidanzato. Se Roxas ce la facesse e tornasse, ma senza Sora, mi sentirei terribilmente in colpa.»
    Tifa incrociò le braccia sul petto e rise scuotendo la testa. «Voi dell’Organizzazione siete proprio buffi.» Lea la studiò stranito, nessuno lo aveva mai definito ‘buffo’. «Quante volte avete provate ad ucciderlo o distruggerlo?» tantissime, missioni su missioni per renderlo innocuo e comunque lui li aveva sbaragliati tutti senza eccessiva difficoltà. «Fatevene una ragione, Sora è indistruttibile.»
    Lea si alzò e le porse la mano, Tifa lo osservò senza capire. «Non ho intenzione di andare a lavoro, ché ne dica Cid. Vogliamo usare il tempo a mia disposizione per cercare di far ingelosire Cloud?»
    La ragazza rise. «Sai, dopo Roxas non credo che funzionerebbe.»
    Lui si strinse nelle spalle. «Tentar non nuoce.»
    Lea sperò che Tifa avesse ragione, che Sora fosse davvero indistruttibile.

Vicini, con i keyblade incrociati uno contro l’altro, sussultarono entrambi quando sentirono di nuovo quel rumore. Questa volta a Sora era rimbombato nelle orecchie, gli era scorso nelle vene, lo aveva attraversato tutto come un brivido che aveva portato una consapevolezza sconvolgente a schiarirgli la mente.
    Una consapevolezza che indusse perfino Roxas a rimanere a bocca aperta.
    Guidato da quell’intuizione Sora fissò il corpo della propria chiave: era percorso da crepe seghettate e luminose, un disegno complicato di incrinature come una ragnatela. Un frammento si staccò brillando, scivolò via spegnendosi e si posò a terra con un tintinnio delicatissimo.
    E quel suono delicato e limpido risvegliò qualcosa nel cuore del re, qualcosa che non avrebbe più potuto ignorare. Cercò un viso dentro quel cappuccio, cercò i suoi occhi e con orrore li trovò. «Sora.» mormorò sconvolto.

Kairi si fermò aggrappata alla libreria con un volume in mano. Guardò verso la porta chiusa, con il cuore stretto in una morsa di dolore e angoscia. Sora. Scese e fece per raggiungerla, sapeva che nessun blocco da parte dei keyblade avrebbe limitato i suoi movimenti – era una principessa dal cuore puro, qualcosa doveva pur contare – ma Riku sì.
    Si piazzò davanti alla porta a braccia incrociate. «Che succede?» le chiese, impedendole di proseguire.
    La ragazza si strinse una mano sul cuore. «Sora!» disse solo fissando la porta tanto intensamente da sentirsi autorizzata a sperare di riuscire a distruggerla con il pensiero. Non sapeva cosa esattamente lo stesse ferendo, ma sentiva di starlo perdendo.
    «Hai trovato il libro?»
    «Il libro?!» gli domandò furiosa. «Gli sta succedendo qualcosa di brutto, di molto brutto e tu pensi al libro?!»
    «Trova il libro, poi ti porto lontano da qui e vengo a prenderlo.»
    Kairi lo spinse, non sperava davvero di riuscire ad ottenere un risultato ed infatti Riku fece appena un mezzo passo indietro. «Sarà troppo tardi.» gridò. Sora stava soffrendo, lo percepiva come se fosse la propria sofferenza, il suo cuore era stato tanto a lungo nel suo petto da rimanere legato a lui. Ed anche se così non fosse stato, lui era Sora, dopo tutto.
    «Quale libro state cercando?» domandò una voce.
    Sia lei che Riku si voltarono a guardare la regina Minnie che saliva, tenendosi sollevate le gonne, gli scalini di una botola che si era aperta silenziosa sotto la scrivania di Topolino. Era seguita da Paperino e Pippo e si fermò esattamente davanti a Kairi. «Ebbene?» la invitò a parlare.
    La ragazza deglutì sentendo pesare tutta la sua regalità, Minnie era piccola e sembrava innocua, ma era pur sempre la regina di Topolino. C’era molto più di quanto appariva in lei. «Il trattato di Vexen, signora.»
    Riku allungò un braccio verso di lei. «Regina, è stata un’idea mia, non…non fatele del male.» la supplicò.
    Minnie lo guardò come se avesse parlato in una lingua sconosciuta. «Farle del male?» ripeté senza capire, poi levò gli occhi al cielo. «Tutte queste guerre vi hanno resi paranoici.» commentò, prima di tornare a rivolgersi a Kairi. «Mia cara, nessuno ha intenzione di farti del male. Voglio capire, aiutarti se posso ed impedire a Topolino di commettere un errore di cui si pentirebbe per tutta la vita.»
    La ragazza fissò a lungo la regina, poi Riku che si limitò a stringersi nelle spalle; sapeva che il libro era lì intorno, lo sentiva vicino, ma non riusciva a localizzarlo esattamente. Decise di fidarsi, anche Minnie aveva aspettato a lungo per poter stringere di nuovo tra le braccia suo marito, se c’era una che avrebbe potuto capirla quella era lei. «Sora e Roxas sono sempre più due parti divise. So che in passato l’Organizzazione ha creato un essere con i ricordi di Sora e poco altro, devo provare.»
    La regina la osservò pensierosa e seria. «So perché Topolino non vuole che tentiate. Una volta un esperimento del genere ha quasi portato ad una seconda Guerra dei Keyblade.» tacque turbata. «Molti cuori forti sono andati perduti per colpa di un maldestro tentativo di dividere la luce dall'oscurità di un cuore.» continuò con un sussurro.
    «Farò attenzione.» supplicò in fretta, perché le sembrava che Sora si stesse sbriciolando dall’altra parte di quella porta. «La prego.»
    «Io mi fido di te, principessa.» sorrise. «Per questo crederò alla risposta che mi darai: tu pensi che Roxas sia fatto di sola oscurità?» scosse la testa. «Perché se è così non posso aiutarti.»
    Se avesse risposto di sì, tutti i suoi problemi sarebbe finiti: Topolino non avrebbe mai ucciso Sora, sarebbero tornati a Radiant Garden sconfitti, si sarebbe presa cura di lui guarendo il suo cuore ed il suo corpo, Axel avrebbe dovuto continuare a cercare il riflesso di Roxas negli occhi di Sora. Non avrebbe rischiato di perderlo.
    Tutto quello che voleva era racchiuso in una parola di due lettere, un ‘sì’ per la felicità.

«Sora.» ripeté il re facendo un passo indietro. «Io non capisco.»
    Il ragazzo tirò indietro il keyblade strusciando la punta sul pavimento, non gli era mai sembrato così pesante, altri frammenti si staccarono lasciando una scia come stelle cadenti.
    Sora? – cercò di raggiungerlo Roxas, ma senza trovarlo.
    Si abbassò il cappuccio e guardò il re con un misto di colpa e paura, ormai non aveva più senso mentire. «Devo tirare fuori Roxas.» confessò.
    «Roxas?!» domandò incredulo il re.
    Sora sollevò una mano battendosi due colpetti sul cuore, per poco non urlò di dolore. «Qui. Lui non è me.»
    Topolino sospirò affranto, a Sora sembrò così dispiaciuto da sconvolgerlo, cosa si era aspettato? Il re gli voleva bene, loro erano amici.
    «Mi dispiace.»
    «Quello con te…»
    «Riku.» ammise.
    «Kairi è al sicuro.»
    Annuì.
    «Sora…»
    Chiuse gli occhi sapeva cosa stava per dire, gli leggeva negli occhi il rammarico. Strinse più forte l'elsa del suo keyblade rovinato.
    «Sora, non posso lasciartelo fare.» e ne sembrava davvero, davvero dispiaciuto. «Purtroppo è un rischio che non posso lasciarti correre, potresti mettere in pericolo l’intero universo e…» assurdo come la parte peggiore non fosse ancora arrivata. «non credo che tu ce la faresti.»
    Deglutì. «Il mio keyblade si sta distruggendo.» constatò con uno strano distacco. Era pieno di buchi dai quali si sollevava un fumo nero-violaceo, della splendente e limpida luce che aveva sempre avuto, non c’era più traccia.
    «Tu e Roxas avete mischiato cuori, sensazione, vita, creando un nodo troppo stretto da sciogliere, ma un composto non abbastanza omogeneo da essere solido. Sei fragile.»
    ‘Sei debole.’ Era stato Riku a dirglielo, prima di rubargli il keyblade.
    «Non costringermi ad attaccarti ancora, Sora. Io non voglio farti del male.»

«No.» Kairi aveva le lacrime agli occhi. Lo odiava profondamente, ma Roxas non era fatto di oscurità. Glielo suggeriva Naminè, glielo confermava Axel, ne sarebbe stato sicuro Sora. Roxas era ferito, arrabbiato, ma anche innamorato: doveva esserci almeno una scintilla di luce in lui per permettergli di provare amore.
    La regina sorrise e si avvicinò alla libreria, quando lo fece, i volumi si scostarono automaticamente, rivelando una porticina nascosta. Kairi non sarebbe mai riuscita a trovarla. Dentro, immerso in un liquido verde, fluttuava un rotolo di fogli tenuto insieme da un sigillo reale. Minnie allungò le mani sotto il trattato e quello le si posò delicatamente tra i palmi, come se riconoscesse la propria padrona e probabilmente era così.
    Si avvicinò a Kairi e glielo consegnò, poi si frugò tra i drappi dell’abito e le mise in mano anche uno strano oggetto. Era una sfera azzurra con incastrata nel mezzo quella che sembrava una stella gialla.
    «Un frammento di stella.» gli spiegò la regina. «Può portarti a casa e Riku potrà andare subito ad aiutare Sora.»
    La ragazza si asciugò il viso. «E se mi sbagliassi?» chiese con voce rotta. Se l’intero universo fosse affogato nell’oscurità per colpa sua? Tenne gli occhi fissi sul rotolo di fogli che le sembrava pesare una tonnellata; c’era molto più che il destino di Sora nelle sue mani, c’era il destino dei mondi.
    La regina le sfiorò delicatamente il mento costringendola a guardarla. «Combatteremo. Come abbiamo sempre fatto. Non è vero?» domandò rivolgendosi a Pippo e Paperino che annuirono vigorosamente.
    «Yuk! Ai suoi ordini, principessa.»
    Ma lei si voltò e guardò Riku, lui scrollò le spalle. «Tu hai combattuto per me, io combatterò per te.»
    Sorrise tornando a fissare il viso solare e comprensivo della regina. «Ora vai!» la incoraggiò.
    Un secondo dopo un lampo di luce la trascinò via.

No, niente da fare...e si che ci speravo anche io di chiudere questa parte e tornare finalmente a RAdiant Garden per proseguire...ma ci sono troppe cose da scrivere ancora.
allora, ovviamente non vi dico chi cosa come perchè nel settimo paragrafo se lo sapete bene sennò fidatevi...
comunque se il cielo mi assiste - non mi ha assistita finora, ma la speranza è l'ultima a morire - spero di scirvere in fretta il nuovo capitolo ed andare avanti con la trama...
lo so che mi sto un po' fossilizzando su questa parte, ma a ben vedere, è quella più importante...il suocco di tutte le teorie, di tutti i loro piani si riduce a questo...
tra l'altro, voglio dire, Topolino vs Sora, potrei continuare a scrivere di loro due forever!
ma non lo farò...
baci
ps. Topolinia, non lo so, se il mondo di Topolino su Kingdom Hearts si chiama così, se mi sono sbaglaita chiedo scusa!
pps: AH! si sta rompendo il keyblade di Sora...
ppps: dai, davvero devo dirvi di fare due secondi di silenzio per un sexy Sora vestito da Organizzazione, in frantumi e disperato? certe cose vengono da sè!
ok, basta alla prossima!



   
 
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