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Autore: Lue    28/11/2011    13 recensioni
[Repayement]
“Perché papà mi ha portato qui? Tu odi me e Al”, indica con un cenno della mano la stanza accanto in cui il fratello maggiore sta disegnando innocuo.
“La parola odio non è esatta”, mormori, posando il libro e guardandola, assomiglia a qualcuno, a qualcuno di molto lontano e perduto, qualcuno di cui le tue ossa sentono la mancanza, di cui le tue corde vocali vorrebbero pronunciare il nome – è lo stesso poi – ma non puoi pensarci ora, è meglio di no.
“Volevo solo rivedervi, è passato tanto tempo dall’ultima volta, dopotutto”, perché non puoi dire a una bambina che suo nonno sta morendo ed è meglio che lei non lo veda.
Arriccia le labbra e finge di crederti mentre torna alla sua bambola.
“Siamo amici allora, vero?”.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Questa storia è stata scritta in una giornata meravigliosa, oggi un cuore ha ripreso a battere.

Ehi Giu, siamo a 3 storie per te.

Cioè, wow.

Repayement: e se Severus Piton non fosse morto?

Ridi, pagliaccio, sul tuo amore infranto.



Lily ha tre mesi e una voce possente. Le sue urla affamate ti perforano la testa e vorresti davvero prendere il cuscino sul divano e soffocare lei e quella faccia da schiaffi di suo padre che la tiene tra le braccia e la venera, quasi fosse un dono del cielo.
Ha quattro ciuffetti biondi sulla testa e la faccia rossa per lo sforzo, come se pensasse davvero che in casa tua ci sia cibo per neonati. Sfiori con una mano il grammofono e alzi il volume.
La bambina urla più forte.
Tu lo alzi ancora.
Lei urla di più, dimenando i pugnetti in aria.
Potter si alza, cercando di non farla cadere – si agita come un cucciolo di cinghiale – e, cercando di sovrastare musica e pianto, grida: “Arrivederci, Severus, la porto a casa! Torneremo a trovarla!”.
Sbuffi, abbassando la musica, mentre Potter si smaterializza.
Non vedo proprio l’ora.
 
Lily ha sette anni e due buchi neri al posto dei denti davanti. Ha ancora quella voce possente e passa il tempo a cantare romanze tratte da opere babbane.
Riiiiiiiiiiidi, pagliaaaccio!”, intona, danzando per il salotto abbracciata a una bambola di pezza.
“Potresti cortesemente tacere? Sto cercando di leggere”, scandisci.
Lei si ferma e volge gli occhi neri verso di te.
RIIIIIIIIIDI, PAGLIAAACCIO, SUL TUOO AMORE INFRAAANTO!”, continua imperterrita a cantare, alzando sempre di più la voce e guardandoti con aria di sfida.
Tu tieni lo sguardo fisso sul tuo libro sebbene – “Riiiiidi del duoool” – sia abbastanza difficile concentrarsi con quella voce – “Che t’avvelena il cor!” – che ti trapana le orecchie.
Poi, il silenzio.
“Perché papà mi ha portato qui? Tu odi me e Al”, indica con un cenno della mano la stanza accanto in cui il fratello maggiore sta disegnando innocuo.
“La parola odio non è esatta”, mormori, posando il libro e guardandola, assomiglia a qualcuno, a qualcuno di molto lontano e perduto, qualcuno di cui le tue ossa sentono la mancanza, di cui le tue corde vocali vorrebbero pronunciare il nome – è lo stesso poi – ma non puoi pensarci ora, è meglio di no.
“Volevo solo rivedervi, è passato tanto tempo dall’ultima volta, dopotutto”, perché non puoi dire a una bambina che suo nonno sta morendo ed è meglio che lei non lo veda.
Arriccia le labbra e finge di crederti mentre torna alla sua bambola.
“Siamo amici allora, vero?”. È più un’affermazione che una domanda, e tu le rispondi con un annoiato cenno d’assenso.
Ti viene da sorridere, perché è una bambina buffa, ma ti fermi subito. Non sia mai che lei pensi che tu la trovi simpatica.
Ridi pagliaccio, sul tuo amore infranto.
 
Lily ha ancora sette anni e lo stesso viso impertinente.
Sono passati due mesi dall’ultima volta che vi siete visti e si presenta alla tua porta trascinandosi dietro Potter.
“Ciao, voglio sentire la tua musica perché siamo amici”.
Potter alza gli occhi al cielo, sembra abituato a tanta arroganza – sarà colpa sua, che l’ha viziata.
Non dici una parola e li inviti ad entrare.
Lily corre verso i tuoi vecchi dischi di vinile – la musica babbana ha sempre avuto il suo fascino – e ne sceglie uno. Il fruscio delle note pervade la stanza mentre la bambina si siede in terra accanto al grammofono, con gli occhi chiusi.
Potter ti si siede accanto.
“Le assomiglia molto?”.
E cosa puoi rispondere? Non è che puoi fingere di non aver capito, i suoi occhi chiari, di quel verde color foglia, indagano e chiedono, assetati di sapere com’era Lei.
Guardi la bambina mentre fa oscillare la testa al ritmo cadenzato della musica e improvvisamente non vuoi più vederla. Chi è? È Lily, ma non è Lily. È Lily ma non è Lily.
Potter non può farti una domanda simile, non dopo tutto questo tempo, è... doloroso.
E pensavi davvero, scioccamente, che esserti salvato dal veleno del serpente ti avrebbe protetto da ogni tipo di dolore, per sempre.
E oggi c’è il sole, non si può soffrire quando c’è il sole.
“È meglio se andate adesso”, li accompagni debolmente verso la porta.
Lily si gira verso di te e tra le sue mani appare un giglio bianco. Te lo porge.
“Ciao Severus, grazie della musica, ci vediamo presto”.
Ti chiudi la porta alle spalle, stringendo il fiore tra le mani e pensi che davvero, erano decenni che non versavi una lacrima, e ora invece...
Il fatto è che lei è Lily.
Ma non è Lily.
 
Lily Luna compie undici anni oggi e come ogni mattina passa a salutarti, dopotutto ora che Potter ha comprato la nuova casa siete vicini. Un tempo ti saresti suicidato solo al pensiero.
Passa a salutarti e a portarti una fetta di torta che ha fatto sua madre, ogni giorno diversa.
Lily è la tua primavera, la tua estate, il tuo inverno e il tuo autunno. È lei che ti avverte che la stagione è cambiata, che è ora di riporre nell’armadio la camicie di lino e di indossare i maglioni di lana, che è ora di mettere in un vaso gli ultimi fiori e lasciarli lì a seccare.
Fosse per te rimarresti per sempre sulla tua poltrona a leggere.
E invece le irrompe sempre nella tua vita, ti scuote, ti sveglia, ti fa capire che sono i tuoi capelli ad essere grigi, non la tua anima, non più.
Ha gli occhi neri come il fondale marino, le mani piccole e affusolate, la voce squillante.
I suoi capelli sono rossi e liscissimi, ma sono anche folti, le incorniciano il viso come una criniera.
Hai imparato ad apprezzare la spinta insistente sul tuo campanello, il suo modo di mettersi a cantare all’improvviso, spaventando le persone nelle foto sulle pareti, hai imparato ad apprezzare come le giornate sembrino vuote senza la sua risata di bambina perché in realtà lei è l’unica in grado di non farti sentire così maledettamente solo.
Hai apprezzato ogni piccola cosa quando finalmente ti sei accorto che lei non è Lei ma ha la sua stessa bontà, la stessa capacità di amare, la stessa fermezza di spirito, lo stesso cuore.
“Ho ricevuto la lettera! Vuoi vederla? Non vedo l’ora di andarci! Noi saremo amici lo stesso, vero? Sempre?”.
La lasci entrare e insieme a lei in casa tua entrano tantissime cose: un raggio di sole, l’ombra della tua Lily e quel profumo di amicizia che ti mancava così tanto.
Sì. Sempre.











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Fonte della foto:
http://www.flickr.com/photos/mjmatt/2495852162/in/set-72157605604373940/

   
 
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