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Autore: Phantom_Miria    28/11/2011    4 recensioni
Raccolta di {missing moments} legati a 'SEVEN'.
Cosa è successo, cosa succede e cosa succederà; i perchè, i cosa, e i come che costellano la storia dell’indistruttibile amicizia tra cinque ragazzi con il dono della magia.
#01. How Lavi knew about Allen's scent; [pre-Lavi/Allen]
#02. Why Fou went to see Bak; [Bak/Fou]
#03. What Lavi could get Kanda involved in; [Lavi/Allen] (R: GIALLO)
#04. Why Lenalee had that light in her eyes; [Kanda/Lenalee]
#05. What Lenalee actually knew; [Lavi/Allen]
#06. What - - - ; [Lavi/Allen][Kanda/Lenalee][Bak/Fou]
#07. How - - - ; [Lavi/Allen]
[Lavi/Allen] [Kanda/Lenalee] [Bak/Fou] HarryPotter-AU.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio , Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SEVEN {Arithmancy was never a friend}'
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Solo altri tre capitoli, TRE CAPITOLI >:I ce la posso fare. In ogni caso, posso dire che non mi piace? Non mi piace. Non so, l’idea mi soddisfa ma non sono riuscita a concentrarmi e a scrivere quello che volevo scrivere decentemente. Semplicità spiazzante e introspezione zero (sarà che mi è drenata tutta via con Hic Sunt Dracones? Facciamo che è così, dai).

Ma ciccialculo, tanto non è un capitolo LAVEN A______A *DISCRIMINANTE*. MA POI PERCHE’ E’ KANDALENALEE, ED E’ COSI’ LUNGO? AL DIAVOLO.

La cosa pressoché divertente è che quando scrissi il quinto capitolo di SEVEN, il motivo della ‘luce negli occhi di Lenalee’ ce l’avevo in mente, e mi soddisfaceva. Poi è passato il tempo, e io me lo sono dimenticato e mai più ricordato con ESTREMO mio rammarico. Perciò, questa è l’unica cosa che mi è venuta in mente *_*’ , e ammetto che non mi dispiace.

Ho realizzato mentre scrivevo che io uso spesso termini harrypotteristici che se uno non ricorda bene o non ha neppure letto i libri non può capire .__. Quindii:

Puffola Pigmea: animaletto fluffoso, peloso e assolutamente adorabile, dal pelo dai colori improbabili, ad es. lilla, rosa, ecc.

Berretti rossi: folletti che si nascondono tra antichi ruderi e rovine di castelli e attaccano i viaggiatori uccidendoli e intingendo i loro copricapi nel loro sangue. Assomigliano a dei vecchietti brutti.

Marciotti: spiritelli a una gamba sola che fanno perdere la strada ai viaggiatori accendendo le loro lanterne e facendo credere che vi siano abitazioni umane (e causandone spesso la morte).

Disclaimer: semplicemente, no.

 

.

Why Lenalee had that light in her eyes

( S E V E N )

.

Una palpebra di Kanda si contrae in un tic d’irritazione, quando la mammoletta si lascia andare anima e corpo a un ennesimo, lungo, sonoro sospiro e, spazientito, chiude il suo libro di Erbologia con un tonfo e lo butta nell’erba.

“Ti hanno trasfigurato in uno sfiatatoio umano?”

Allen si volta di scatto, con le sopracciglia bianche aggrottate e il labbro superiore arricciato per lo sdegno. Le sue dita stringono gli steli d’erba così forte che le sue nocche si fanno più pallide.

“Non posso neanche respirare ora?” chiede bruscamente.

Kanda sbuffa e mette da parte anche lui il libro di studio. “Quello non è respirare, cretino. È imitare una balena che emerge.”

Allen dev’essere miracolosamente d’accordo con lui, perché ritorna silenziosamente a contemplare il tramonto. Sospira di nuovo. Una vena comincia a pulsare dolorosamente sulla tempia di Kanda, tanto che questi si sente invogliato a condividere uno dei suoi rari e saggi consigli di vita per far sì che tutto ciò finisca.

“Senti, mammoletta—

“È Allen.”

“Non m’importa. Se hai qualche problema, allora fai qualcosa per risolverlo.”

Quando il più giovane guarda torvo il cielo con una certa caparbietà, Kanda sa di aver colpito nel segno – non che ci volesse molto. Lo ‘scoop dell’anno’, lo chiama ormai Lenalee segretamente.

“Come se fosse facile,” lo rimbecca Allen con acidità, e ci manca poco perché incroci le braccia, metta il broncio e si volti dall’altra parte per crogiolarsi solitario nella sua inguaribile frustrazione.

Kanda sospira – e si blocca a metà, colto dall’orrendo dubbio che quella che manifesta Allen sia una malattia contagiosa – perché, se Lenalee ha davvero ragione, e Lenalee ha sempre ragione quando si tratta di faccende di cuore, Kanda può affermare senza remore che quei due rasentano l’idiozia pura. “Perché poi sono qui con te, io?”

Allen rotea gli occhi con tale enfasi che Kanda sospetta abbia avvertito una fitta di dolore, dietro i suoi stupidi bulbi oculari. “Forse perché Lavi se n’è andato ormai da una buona mezz’ora, idioKanda?” risponde sardonicamente, senza enfasi. “Ma te ne sei accorto solo ora? Pensavi fosse stato rapito da dei Berretti Rossi?”

“Dimmi anche perché non ti ho ancora massacrato di fatture da quando ti conosco?” chiede Kanda di rimando.

La mammoletta ghigna beffarda. “Troppo carino e simpatico per uccidermi? Penso che la causa sia comunemente chiamata ‘amore omosessuale non ricambiato’. Kanda, lo so che ti piaccio, non c’è bisogno di sfogare la tua frustrazione sessuale in questo modo violento.”

Kanda gli scocca un’occhiata tra il disgustato e l’allibito. “Tu… che… Lavi,” grugnisce in preda a un attacco simultaneo di ribrezzo e stupore.

Gli occhi di Allen sembrano ora due palle da golf. “Oddio,” geme, prendendosi la testa tra le mani, “sembravo Lavi. Oddio. Io non farei mai, mai, battute gay riguardanti me e te. Ora mi sento… Non lo so. Contaminato.”

Kanda simula un conato molto realistico. “Se prima non ero sicuro, ora lo so per certo: stai troppo con quell’altro deficiente.”

Allen alza la testa, e si guarda momentaneamente intorno con aria smarrita. Sospira di nuovo. “Già, probabilmente,” ribatte, perdendosi di nuovo ad osservare le nuvole sopra la sua testa.

Kanda avrebbe preferito rimangiarsi le sue parole, se non per pietà – perché è certo non si tratti di ciò – almeno per evitare il ritorno della mammoletta a quello stato di calma depressione.

Perché quella storia diventa sempre più irritante, ogni giorno che passa. Ed è già passato un mese.

Non che a Kanda interessi qualcosa di quei due idioti: potrebbero venire gettati vivi in un covo di draghi affamati, per quanto si preoccupa per loro. Ma la faccenda sta avendo delle ripercussioni sulla sua vita privata, e la sua capacità di sopportazione viene ogni giorno messa a dura prova. Perché a causa di quei due che, a quanto si dice, non fanno altro che girare uno attorno all’altro come un sistema di pianeti attratti dalla forza gravitazionale in attesa di un’improbabile collisione, in quel periodo Lenalee non pensa a nient’altro.

Qualcosa, nella sua natura femminile, le impedisce di trattenersi dal ficcare il naso ovunque ci sia una possibile storia d’amore che non prende piede. Deve sempre sforzarsi per gli altri, risolvere i loro problemi laddove essi stessi non riescono in alcun modo—Lenalee è troppo buona per l’umanità. E se questo non affatica lei, di certo però affatica Kanda e la sua capacità di sopportazione.

“Il cielo è bellissimo, vero? Solo in prossimità dell’estate ha questi colori,” Allen tira fuori dal nulla. Poi s’acciglia. “E solo in prossimità dell’estate e della scomparsa definitiva della mia sanità mentale tenterei di far notare a te una cosa del genere.”

È soltanto rosso, medita Kanda osservando con occhi spenti l’approssimativamente monocromatico tramonto racchiuso tra la superficie oleosa del Lago Nero e i frastagliati pendii di montagne lontane.

“È come sempre. Solo… rosso, e ancora rosso,” gli rivela perciò, senza troppa enfasi.

Allen grugnisce, e osa lanciargli uno sguardo impietosito. “Questo la dice lunga sul tuo senso del romanticismo. Dimmi Kanda, qual è l’ultima cosa romantica che hai fatto per Lenalee?”

“Cosa c’entra questo?” domanda lui con stizza.

Allen gli rivolge quella solita smorfia che è un chiaro invito all’uso della violenza. “Rispondi e basta, idioKanda.”

Non vorrebbe, ma Kanda riflette, la sua memoria entrata automaticamente in azione. Riflette per svariati minuti, e con crescente – ma poco evidente – disperazione, si rende conto che l’ultima volta risale a Natale, quando ha regalato a Lenalee Komurin, la soffice Puffola Pigmea acquistata in un negozio di scherzi di Diagon Alley – peraltro regalo che Lavi lo aveva pressoché costretto a fare, convinto che Lenalee ne sarebbe rimasta deliziata. A Kanda, d’altronde, l’idea di dare a Lenalee un animale piccolo, peloso, potenzialmente puzzolente, e facilmente uccidibile, non allettava più di tanto.

Lenalee ne fu effettivamente deliziata, ma il fatto che l’avesse subito chiamato Komurin al tempo concretizzò tutti i suoi timori.

Kanda non è neanche sicuro che quella volta conti. Non tanto per la spinta di Lavi, quanto perché era Natale.

Komurin,” ringhia, laconicamente.

Komurin, idioKanda?” rimbecca Allen con voce schernente, “Era Natale. Mica vale.”

Kanda l’aveva supposto.

La fastidiosa mammoletta si astiene dall’aggiungere altro in proposito – forse perché è soddisfatto a sufficienza, o forse perché sa che può insultare Kanda sull’inesistenza del suo spirito romantico almeno tanto quanto Kanda può insultarlo riguardo alla sua cotta per Lavi. “Penso che dopo questa illuminante conversazione, tornerò indietro al castello. Mi sta venendo fame.”

“Tu hai sempre fame,” precisa Kanda con disprezzo.

“Come tu sei sempre scemo.”

Kanda sa che a Lenalee non piace che lui faccia del male ad Allen, ma Allen sta tirando troppo la corda, e più cresce, più in lui la disciplina e il rispetto per i più grandi va perdendosi. “Vai, mammoletta, prima che la mia mano raggiunga la mia bacchetta.”

Allen ridacchia di gusto, mentre raccoglie il suo libro da terra. “Non ci metto mica una settimana ad arrivare alla Sala Grande.”

Quando la mano di Kanda saetta alla sua cintura, Allen comincia a correre a perdifiato verso il castello.

E mentre fa previsioni sulle possibilità di Allen di arrivare alla Sala Grande senza risultare vittima di un Marciotto lungo la strada, Kanda si alza e si dirige con tranquillità verso la Foresta Proibita.

La luce del tramonto filtra a malapena nella radura in cui Kanda si ferma, circondato dai grossi alberi millenari dai tronchi scuri e i rami cadenti. Il tappeto di aghi, radici e terriccio scricchiola piacevolmente sotto i suoi piedi, in quel silenzio rilassante fatto di pause tra lievi bubbolii e lontani stridii di falchi. Kanda si siede su una familiare radice che si snoda da sottoterra, e infila la mano nella sua borsa, alla ricerca del trancio di carne cruda presa poche ore prima nelle cucine.

Una volta tiratolo fuori, lo butta per terra, e chiude gli occhi.

Non deve attendere molto, prima che i fruscii nell’aria aumentino. In pochi minuti, svariate paia di sgranati occhi bianco latte, senza pupille, fanno capolino tra le ombre degli alberi. Le grosse e scheletriche creature dal manto nero e la testa di draghi scivolano lentamente alla fioca luce rossastra del sole, che le fa apparire ancora più demoniache.

I tre Thestral avanzano, con le loro grandi ali da pipistrello ripiegate lungo i fianchi, e si avvicinano al pezzo di carne cruda, annusando il terreno davanti a loro con circospezione.

Uno di loro è particolarmente giovane, le sue zampette magre si agitano irrequiete intorno alle altre creature più grandi, e Kanda ne osserva in silenzio l’aspetto tetro e inquietante, gli occhi lattiginosi e le ossa prive di carne che si scorgono perfettamente attraverso lo strato di pelle nera, aspettando che si faccia coraggio e venga più vicino.

I Thestral sono creature curiose, ha sempre pensato, dato il loro aspetto inquietante e ‘malvagio’, così in contrasto con la loro docile indole. Destinati a essere temuti e considerati simbolo di disgrazia.

Dei reietti nel mondo dei maghi.

Kanda rammenta per un attimo la paura che attanagliò il suo cuore alla vista di quegli esseri orrendi per la prima volta, all’inizio del suo secondo anno, e ai ricordi che riportò lo scoprire che potevano vederli solo coloro che avevano conosciuto la morte.

Un nome affiora alla mente, ma Kanda è troppo spaventato dal solo ricordo di quella persona. Così il nome sprofonda di nuovo, non detto, negli antri della sua memoria.

I Thestral più grandi iniziano a dilaniare il piccolo pezzo di carne cruda, ma il piccolo si avvicina cautamente, un po’ altalenante, a lui. Il suo muso dalle narici rotonde e frementi sfiora il palmo teso della sua mano, e subito Kanda tira fuori un altro pezzo di carne.

Mentre il cucciolo di Thestral afferra con i denti bianchi ed equini il trancio sanguinolento e lappa con affetto la mano sporca, Kanda abbozza un mezzo sorriso, mentre realizza che probabilmente non vi sarà mai una creatura che preferirà più dei Thestral.

Quella notte, Kanda non riesce a dormire. Steso sul suo letto a baldacchino, rimane sveglio, a meditare.

In quei pochi momenti in cui cade vittima del pressante sonno, sogna se stesso, la sua famiglia, il suo passato, Alma—e prontamente si sveglia, con il cuore martellante nel petto.

I sospiri e l’intermittente russare e parlottare di Lavi nel letto accanto lo distolgono a malapena dal suo filo di pensieri – solo quando, nel sonno, Lavi sembra dilettarsi quasi apposta in una lunga serie di sospiri, Kanda gli lancia un’occhiata truce intimandogli telepaticamente di smetterla e di risolvere i suoi problemi, perché quei sospiri sono proprio uguali a quelli di Allen—magari è contagioso. Magari dovrebbe star loro lontano di questi tempi.

È proprio durante una di quelle divagazioni, mentre agguanta il cuscino con aggressività e lo lancia addosso alla faccia di Lavi, segretamente bramando di trascinare i corpi dei due idioti nella Foresta Proibita e cospargerli di sangue affinché i Thestral li scambino per carne macilenta e commestibile, che viene folgorato da un’idea.

“Sono sicura, Yuu, Lavi sta solo fingendo. E male, anche,” gli spiega sovrappensiero Lenalee, il giorno dopo, mentre camminano fianco a fianco sull’erba del prato, diretti alla capanna di Crowley. Lenalee si gratta la guancia con irritazione, per nulla conscia del disinteresse di Kanda. “È come se tutta la sua abilità recitativa scomparisse completamente intorno ad Allen!”

“Che peccato,” risponde Kanda poco eloquentemente, come suo solito.

“Dai, Yuu, non fare lo scontroso, so che ci tieni anche tu a loro! Allen sbava dietro a Lavi da secoli ormai, e ora sento che sta per succedere qualcosa, deve succedere! Ne sono sicura al cento per cento! Hai presente quando l’altra volta siamo andati al cucina-party, quando Allen ha detto a Lavi che c’era un innamoramento in vista? Giuro che Lavi è sbiancato di colpo, pareva avesse incrociato lo sguardo di un Basilisco. Tra Bak e Fou poi…! L’aria di cambiamento mi sta dando alla testa! …Davvero, Yuu, non posso essere l’unica eccitata per tutta questa faccenda.”

Kanda guarda gli occhi di Lenalee che brillano per l’emozione e le sue mani che si muovono febbrilmente, irrequiete come il suo animo. Gli ricorda una Puffola Pigmea.

“Cosa ti ha dato quell’idea?” chiede, sicuro di aver trattenuto al meglio l’intonazione sarcastica.

Lenalee sbuffa e si morde agitata l’interno della guancia, mentre Kanda riesce quasi a sentire gli ingranaggi della sua mente che si mettono in moto all’unisono.

“Stiamo escogitando un piano per accertarcene,” continua Lenalee come se Kanda non avesse mai parlato, “perché se da un lato io ne sono certa, dall’altro Allen è praticamente sull’orlo di un collasso nervoso, anche se no lo dà a vedere – per la barba di Merlino, sapevo che Allen era bravi a fingere, ma non credevo così bravo. Comunque è arrivato a pensare che Lavi si stia comportando così perché ha scoperto di piacergli – teme di aver fatto qualcosa che non doveva quando era ubriaco, ma ne dubito, dato che siamo stati insieme tutto il tempo. E poi è una cosa assurda: prima di tutto Lavi è un idiota e non può averlo capito così all’improvviso, e inoltre, se anche l’avesse scoperto, non reagirebbe mai in questo modo.”

Kanda è perplesso dalla parlantina di Lenalee. Tenta di rammentare quand’è stata l’ultima volta che ha inspirato.

“In ogni caso,” dice Lenalee a voce più bassa e meno alterata, “devo chiedere aiuto a mio fratello… qualcuna delle sue pozioni potrebbe tornarci utile…

“Io penso,” s’inserisce Kanda con voce controllata, “che dovresti lasciare che loro se la sbrighino da soli. Se vogliono comportarsi come delle stupide femminucce, che lo facciano. È colpa loro se sono dei codardi.”

“Dice il ragazzo che ci mise un anno a dichiararsi,” lo punzecchia Lenalee con ilarità evidente, “Dico bene, Yuu Kan-da?”

Kanda si volta dall’altra parte e fissa l’orizzonte con caparbietà.

Di fianco a lui, la risata di Lenalee risuona leggera e piacevole nell’aria, mentre le dita affusolate di lei aprono dolcemente la mano stretta a pugno di Kanda e vi si infilano subdole.

È pomeriggio inoltrato ormai, la brezza che accarezza la sua pelle è fresca e rinvigorente. I suoi occhi si posano sulla capanna rotonda e solida di Crowley, dal cui camino esce inaspettatamente uno sbuffo di fumo rosso.

Lenalee sembra essersi ormai calmata, e il suo sguardo vaga per il profilo della foresta, del lago, delle montagne. Poi sospira pesantemente.

Kanda è sul punto di scuoterla per le spalle e urlarle ‘lo dicevo che era contagioso!’ quando ingoia le parole sulla punta della lingua e deglutisce rumorosamente.

Lenalee, dovresti smetterla con tutto… questo. Di solito, quando sei così esagitata, tendi a causare soltanto danni. Se davvero si piacciono, prima o poi si sveglieranno. Forse dovresti lasciarli fare a modo loro.”

Pfff, lasciarli fare,” ribatte Lenalee, gonfiando le guance e sbuffando tragicamente, “da soli non arriverebbero da nessuna parte neanche entro il secolo!”

Ma le guance soffuse di rossore non sembrano concordare con le sue parole, e infatti la voce di Lenalee si spegne, per poi alzarsi in un nuovo sospiro.

La palpebra di Kanda si contrae in un tic nervoso.

“Il fatto è che… Yuu, lo sai che Allen ha avuto una vita un po’ difficile… vi somigliate così tanto – e non ne siete neanche consapevoli, mi sorprende che non ci sia maggior… empatia tra di vuoi. Ma comunque, non ti piacerebbe vedere Allen sinceramente felice per una volta?”

La domanda lo prende in contropiede.

Vagamente ritorna con la mente a tutte le ragazze di Lavi in quegli anni, e Allen sempre fastidiosamente allegro e sorridente attorno a lui, sempre in sua compagnia…

Sì—“Non m’importa,” riprende secco, scrollando le spalle.

Lenalee si rabbuia istantaneamente, e Kanda capisce di aver commesso un errore. Ha un piano preciso in mente, e non ha intenzione di rovinarlo per alcun motivo.

Stringe la mano libera in un pugno.

Io… ho dato un consiglio alla mammoletta ieri,” ammette con una certa dose di reticenza, indeciso su come proseguire e incerto su come reagirà la sua ragazza.

Lenalee gli rivolge giustamente un’espressione confusa. “Riguardo a cosa?”

“Al coniglio.”

Gli angoli della bocca della ragazza si piegano leggermente all’insù. “E cosa gli hai detto?”

“Che se c’è qualche problema che lo disturba così tanto, dovrebbe impegnarsi a risolverlo,” modifica adeguatamente le parole.

Nonostante l’espressione di Lenalee sia contraddittoria, un misto tra divertimento e esasperazione, il suo sorriso s’intensifica.

“Sono sicura che Allen abbia apprezzato,” annuisce, decisamente più allegra di pochi secondi prima.

“Di certo,” conferma spudoratamente Kanda, trattenendo un ghigno alla corsa smodata di Allen su per il prato.

A quel punto Lenalee si ferma, ormai poco distanti dalla capanna, e si volta verso di lui, con un ampio sorriso che le illumina il volto incorniciato dai capelli corvini. Kanda sospetta che ci sia del sangue Veela nella sua famiglia, nonostante le innegabili origini cinesi.

La ragazza si alza sulla punta dei piedi e schiocca un bacio sulla sue labbra. “Yuu, io lo so che tanto non sei così orrendo e insensibile come vuoi che la gente creda,” gli rivela, con fare complice.

I pensieri di Kanda si dirigono automaticamente verso l’immagine dei Thestral della Foresta Proibita.

“Vieni,” le ordina con impeto, prendendola per mano e trascinandola con sé verso la foresta.

Cosa—ma non stavamo andando a trovare Crowley?” chiede Lenalee concitata, notando il loro allontanarsi dalla capanna.

“Non ho mai detto che saremmo andati da Crowley,” si giustifica lui, addentrandosi nel folto degli alberi in un battibaleno. La mano di Lenalee si stringe velocemente attorno alla sua. Dopo una decina di minuti arrivano alla ombrosa pianura del giorno prima.

Lenalee butta un’occhiata per terra, e individua subito gruppetti di foglie macchiate di una sostanza fluida e rossastra. Kanda la osserva sgranare gli occhi in segno di comprensione.

“È qui che vieni a dare da mangiare ai Thestral?” chiede Lenalee in un sussurro impaurito. Kanda sospetta che l’immagine del pezzo di carne che viene maciullato da denti invisibili a mezz’aria, durante quella fatidica lezione di inizio anno, non abbia mai lasciato la sua memoria.

Nonostante per lei non sia la stessa cosa, dato che non li può vedere, Lenalee ha sempre accettato la strana abitudine di Kanda di scomparire ogni tanto dalla circolazione per andare a fare compagnia ai Thestral. Kanda è abbastanza sicuro che lei non abbia capito davvero cosa significhino per lui quelle creature, ma gli basta che non lo guardi come se fosse pazzo – come ogni tanto fa Lavi.

Kanda tira fori un altro pezzo di carne procurato apposta per l’occasione e, come il giorno prima, non ci vuole molto prima che due Thestral compaiano tra gli alberi. Gli occhi di Lenalee sono spalancati e guardinghi, mentre osservano le foglie smuoversi apparentemente da sole.

Kanda si avvicina a uno dei Thestral e sussurra poche parole all’orecchio, con la certezza assoluta che la creatura comprenda ogni sua parola.

Dopodiché fa cenno a Lenalee di seguirlo, e comincia ad allontanarsi dalla radura. Lenalee si affretta a raggiungere il suo fianco, continuando a gettare occhiate preoccupate alle sue spalle.

“Sbaglio o ci stanno seguendo?” gli chiede, e nel suo tono spicca un’inquietudine consistente, come se trovasse assolutamente sbagliata o inverosimile l’intera situazione.

Camminano per qualche minuto, finché non raggiungono una sponda del Lago Nero. Lenalee è più stupita e confusa che mai, mentre alla luce di un sole calante su uno sfondo striato di rosso Kanda offre un altro po’ di cibo ai due Thestral.

“Perché siamo venuti qui?”

Il ragazzo risponde cedendole in mano un pezzo di carne cruda e sanguinolenta. Lenalee non ha il tempo di reagire prima che una bocca invisibile si avventi su di lei, togliendoglielo di mano, e ingurgitandolo in un secondo. La ragazza esclama per la sorpresa e lo spavento, ma Kanda si posiziona dietro di lei e le prende una mano, muovendola lentamente nell’aria.

Lenalee sussulta quando sente una lingua ruvida e umida leccarle golosamente le dita sporche di sangue. Kanda le fa quasi ritirare la mano, ma dopo qualche secondo ella ride, scuotendo le dita davanti a lei, cercando di sfuggire momentaneamente alla sensazione di solletico.

“Sono gentili,” sussurra, ammaliata.

Lui scrolla le spalle. “Se li tratti bene,” risponde, con una certa ovvietà, come se stesse esplicitando la verità più ovvia del mondo.

Allora Kanda le muove l’altra mano lungo il collo della creatura, e Lenalee rimane sempre più estasiata. Poco dopo continua ad accarezzare l’aria davanti a lei con un sorriso di pura meraviglia sulla bocca.

“Beh,” fa poi, mentre prende dalla borsa di Kanda l’ultimo pezzo di carne rimasto e lo rifila a quel Thestral invisibile, “e ora che facciamo?”

Kanda accarezza il dorso del Thestral, intimandogli con una lieve pressione sulla sua colonna vertebrale di abbassarsi e inginocchiarsi. “Voliamo.”

La faccia di Lenalee si pietrifica in un’espressione indecifrabile. “Cosa.”

Prima che possa ribellarsi con maggior decisione, superato lo shock, Kanda la issa sul Thestral, e balza sullo scheletrico dorso anche lui.

Yuu, no. Nooo, no no no! Yuu! Yuu Kanda, noi non ci muoviamo da qu—Aaaa!”

Il grido di sgomento di Lenalee si solleva nel tramonto, quando il Thestral spalanca le ali nere e le sbatte potentemente nell’aria. Automaticamente, le sue braccia si avvolgono intorno al busto di Kanda, la faccia repentinamente sprofondata nella schiena. Con una rapidità data anche dall’abitudine, Kanda allaccia le gambe oltre la giuntura delle ali, e si tiene al collo dell’animale il più saldamente possibile.

Il Thestral si solleva nell’aria con un secondo battito d’ali e, in pochi secondi, sono sopra il Lago Nero.

Kanda adora ogni momento di quel volo. Il fresco vento sul suo volto, gli scompiglia la frangia, s’insinua tra i vestiti, la tiepida luce del sole morente, l’umido odore dell’acqua dolce e delle nuvole, la fragranza degli alberi, la pelle fremente di quella creatura possente sotto di lui…

Ma l’obiettivo è far sentire tutto quello anche a Lenalee.

Gli occhi della ragazza sono ancora serrati, mentre questa si stringe sempre più forte a lui.

Lenalee, apri gli occhi,” le ordina Kanda, “questo lo devi vedere.”

Secondi importanti scorrono via, ma è chiaro il momento in cui Lenalee riesce finalmente a trovare il coraggio di aprire gli occhi, perché il suo fiato si mozza, improvvisamente, e la sua presa intorno al torso di Kanda si fa inconcepibilmente tenace.

Kanda non la può vedere, ma la immagina guardarsi intorno, all’inizio spaventata dal vuoto sotto di lei, dal fatto di trovarsi a cavallo del nulla, sospesa a una decina di metri sopra la superficie del lago che riflette quel tramonto infuocato che sicuramente lei apprezza di più; scorgere al loro fianco inspiegabili spruzzi d’acqua che si alzano poco distanti da loro in infinite gocce brillanti come minuscoli diamanti e ricadono increspando il lago; sentire l’aria della sera inondarle il viso, farle ondeggiare i capelli, farla sentire leggera e libera. Kanda si piega di più sul suo dorso per permetterle di avvertire ancora meglio quella sensazione. E prevedibilmente, sente le braccia di Lenalee sfilarsi dal suo busto, ancora incerte. Probabilmente, Kanda, pensa, ora chiuderà gli occhi, allargherà le braccia verso l’esterno, e sorriderà al mondo intero.

Il Thestral plana rapidamente a pochi metri dalla superficie, e Lenalee si riappiccica a lui in un istante, con una risata nervosa.

Ma le ali e le gambe del Thestral frangono lo specchio d’acqua, sollevando un’altra scia di gocce che rinfrescano le loro gambe come una doccia fredda. Lenalee ride, ora divertita, sporgendosi da un lato per osservare meglio.

Kanda coglie il momento per girarsi e osservare l’espressione estasiata di Lenalee, la quale, quando lo nota, gli indirizza il suo miglior sorriso.

“È bellissimo, non è vero? Solo a fine primavera ha quei colori.”

Kanda annuisce, e mentalmente si rifiuta di ringraziare Allen per avergli ispirato l’idea. Molto alla lontana.

Solo quando molti minuti dopo, Lenalee inizia a rabbrividire per il freddo, Kanda dirige il Thestral verso la riva. Continuerebbe così per sempre, ma persino lui ammette che non sarebbe una fine molto romantica se la lasciasse sulla sponda del lago con un ‘questa è la tua fermata’ e ripartisse per l’orizzonte. Planano con dolcezza a terra, e Lenalee salta giù agilmente, andando subito a cercare il collo del Thestral e accarezzarlo.

“Grazie,” mormora gentilmente Lenalee all’orecchio della creatura. In tutta risposta, il Thestral scuote la testa.

Ripercorrono gran parte della strada verso il castello in un insolito silenzio: Lenalee cammina tranquilla con un sorrisetto perenne stampato in faccia, e lo sguardo perso sulle aguzze guglie del castello, che lentamente vengono inglobate dal buio della sera. Kanda, sorprendentemente, non vede l’ora che la ragazza dica qualcosa.

Allora…” comincia perciò una volta arrivati all’ingresso della Sala Grande, poco distanti dalle grandi clessidre delle Case. Ora, con il rumoroso vociare di sottofondo proveniente dalla Sala, si sente pronto ad affrontare una discussione seria. Dove con il termine ‘seria’, Kanda intende una  discussione basilarmente mirata a scoprire se può rinfacciare alla mammoletta il successo di quella giornata. “Ti è… piaciuta?”

Lenalee si appoggia alla parete, con le palpebre che le cadono chiuse per la stanchezza. “Oh, è stato… così…

“Romantico?” suggerisce lui. Il suo tono non è in alcun modo speranzoso.

Ma non può controllare Lenalee come controlla la sua mente, e infatti la ragazza gli lancia un’occhiata curiosa e al contempo divertita. “Stavo per dire esaltante, in realtà.”

“Non romantico,” sentenzia Kanda, e la delusione nella sua voce dev’essere solo una sua allucinazione.

Lenalee lo sta però fissando con chiara compassione – ma che cazzo. “Yuu, la tua intenzione era organizzare un qualcosa di romantico?”

Sì. “Ovviamente no.”

“Okay, perché tu non sei il tipo romantico.”

Kanda si stropiccia un occhio, cercando di nascondere l’irritazione che all’improvviso l’ha inspiegabilmente assalito. Ma Lenalee allunga una mano, prende delicatamente la sua e l’allontana dalla sua faccia.

“Quello che intendevo dire,” mormora la ragazza con voce calma, “è che se dici così, mi vien da pensare che qualcuno ti abbia stuzzicato abbastanza da farti credere che fosse necessario fare qualcosa di romantico per me.”

E a quel punto Kanda deve obbligarsi a tenere su la mandibola, perché è irreale che Lenalee sia così intuitiva. Ma il senso di colpa dev’essere evidente, perché la ragazza fa un mezzo sorriso comprensivo.

“Ma la verità è, Yuu,” continua lei, alzando l’altra mano e poggiandola con dolcezza sulla sua guancia, “che non ce n’è assolutamente bisogno. Mi piacciono le romanticherie, ma non sei costretto a farle – soprattutto se sono Lavi o Allen ad obbligarti. Perché, per quanto clichée ciò che sto per dire possa sembrare… mi piaci così come sei.”

Lenalee lo guarda dritto negli occhi, e gli accarezza di nuovo la guancia. Solo allora, Kanda si accorge che gli occhi di Lenalee sembrano quasi più radiosi del solito, luminosi come due ametiste incastonate nelle orbite di una scultura perfetta. Ma quello è un pensiero troppo sdolcinato per essere nato dal suo cervello, quindi Kanda semplicemente lo rifiuta, lo ributta indietro negli anfratti della sua mente come un barattolo ammaccato e inutilizzabile.

Ma ciò non lo ferma dal continuare a contemplarla.

“Ma,” conclude Lenalee quasi in un sussurro, “oggi è stato come se avessi potuto scrutare dentro di te, un luogo il cui accesso non è stato concesso a nessun altro all’infuori di me. Vedere ciò che sei veramente. Mi sono sentita così… speciale, e felice. E sì, è stato molto romantico.”

E con quello, in mancanza di una frase con cui rispondere in modo appropriato, Kanda appoggia una mano contro il muro e intrappola Lenalee con il suo corpo – d’altronde, non è mai stato un tipo di molte parole. Il silenzio gli è sempre piaciuto.

Piega il collo e si avvicina alle labbra di Lenalee, le cui palpebre intanto si sono chiuse. Ora può sentire il suo respiro sulla sua bocca, e—dalla Sala Grande si sente un sonoro tonfo e il rumore di un’esplosione soffocata. In un attimo, il vociare degli studenti si trasforma in un boato rumoroso di esclamazioni di stupore e di spavento, ed invade l’intero corridoio esterno.

Kanda si allontana di malavoglia da Lenalee, deciso a scoprire cos’è successo di tanto grave da rovinare gli ultimi attimi di una giornata perfetta—dalla Sala scatta fuori a una velocità impossibile una scia di familiari e fastidiosi capelli rossi.

“Ehi, Yuu! Ti saluterei ma vado di fretta!” urla Lavi nella sua corsa frenetica, e in pochi secondi dalla Sala spunta anche la mammoletta, tossendo ripetutamente, e ricoperto da uno strato di sostanze indefinibili—ci sono sicuramente delle patate, nel tutto. Senza perdere tempo, Allen corre dietro a Lavi, seguito a ruota da un’urlante professoressa Epstein, dai capelli scompigliati e il viso arrossato, che viene seminata rapidamente dai due.

Bookman, tutte queste idiozie e sperimenti sui Serpeverde devono finire!” grida furente la professoressa. “Quaranta punti in meno a Grifondoro, ha capito?! Lei non passerà i M.A.G.O., gliel’assicuro, chiederò al preside di espellerla! Walker—Walker! Spero lo stia inseguendo per riportarlo indietro ad affrontare la sua punizione! Walker, non si metta nei pasticci anche lei, quando per una volta può evitarlo!”

Lenalee assiste alla scena, con volto impassibile.

Kanda, d’altra parte, inizia a fumare dalla rabbia. “Domani li uccido. Tutti e due.”

Con suo stupore, Lenalee non muove protesta.

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E fu così che Lenalee s’illuminò per una buona settimana, piroettò trasognata per i corridoi senza alcuna preoccupazione a macchiare la sua felicità.

E fu così che Kanda scoprì e gustò la bellezza dell’organizzare qualcosa di romantico per la sua ragazza.

(La quantità di personali idee romantiche e la sua capacità di metterle in atto, in ogni caso, non aumentarono negli anni).

Lavi continuò a prendere in giro Kanda con insinuazioni e battute per tutta la settimana; Allen, semplicemente fissava Lenalee. E si chiedeva cosa diavolo era successo – e se per caso fossero state in qualche modo le sue parole ad essere la parziale causa di quell’inquietante e frivolo comportamento.

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THESTRALs FTW (e il prossimo capitolo… è quello che svariate aspettano dall’inizio della storia. Credo. Ambientato durante tutto SEVEN. Cosa sarà mai? ;) ).

Per la cronaca, essendo questo il punto di vista di Kanda, lui giustifica tutto quello che fa di carino (?) con altre motivazioni. Ad esempio casuale, quando dice ad Allen di fare qualcosa riguardo a Lavi, pensa di dirlo perché gli dà fastidio il suo continuo sospirare, che è PRINCIPALMENTE VERO, però ddaaai lo fa anche perché in realtà ci tieneee *sguanciotta* (no non è vero).

   
 
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