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Autore: Kagome_86    29/11/2011    6 recensioni
Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy e Rose Weasley approdano, undicenni, ad Hogwarts. Quali scogli dovranno affrontare?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Albus, Rose e Scorpius... una vita di ricordi.'
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Capitolo 8 - Pregiudizi e giudizi

Quando anche i Goldkey se ne furono andati, la zia Hermione guardò il padre di Al con uno sguardo omicida.
Al, seduto attorno all’albero con gli altri cugini, fingeva di ammirare i loro regali, ma in realtà non perdeva un secondo della conversazione dei grandi.
«Lucius Malfoy fuori da Azkaban, Harry? Sei per caso impazzito? Lui era uno dei fedelissimi di Voldemort!»
«È ad Azkaban da quasi vent’anni, Hermione! È vecchio e malato e l’assistenza sanitaria in prigione è minima, per quanto le condizioni siano molto migliorate da quando non ci sono più i Dissennatori.»
«Ci doveva morire, in quella prigione!»
«Non ragioni in maniera lucida. Ha diritto di passare gli ultimi anni che gli rimangono con la sua famiglia.»
«E tutte le famiglie che lui e i suoi amichetti hanno distrutto? I tuoi genitori, Harry? E quelli di Neville? E tutte le persone che hanno torturato? Il signor Olivander? Luna? Neville? -»
«Te? Hermione, te l’ho detto. Non sei lucida abbastanza su questo argomento. È vecchio, è malato e Draco Malfoy mi ha dato la sua parola che si prenderanno cura di lui. Per me è abbastanza per dargli i domiciliari.»
«Da quando ti fidi di Malfoy, Harry?» gli chiese lo zio Ron. Aveva una voce strana, tetra, lui che di solito era sempre allegro. Al rimase un pochino perplesso.
«Le persone cambiano, Ron. E se ha educato un figlio di cui il mio riesca a fidarsi non può essere cambiato che in bene.»
«I bambini si fidano di tutti, Harry!» lo riprese Hermione.
«Alla loro età noi non ci fidavamo di chiunque, o te lo sei scordata?» Al pensò che era insolito sentire il tono fermo, quello “da Auror”, che suo padre usava quando rimproverava lui e James rivolto agli zii.
«Ma lui è Draco Malfoy, Harry. È un Serpeverde!»
«Anche mio figlio, Ron. E vorrei ricordarti che Peter Minus era un Grifondoro. Per me la questione è chiusa. Il Wizengamot ha deciso e io ho firmato l’ordine di scarcerazione in qualità di capo dell’Ufficio Auror. Lucius Malfoy tornerà a casa dalla sua famiglia.»
«Ehi, Al, me l’hai regalato tu?» James attirò la sua attenzione e gli agitò sotto il naso la scatola del set per la Cura dei Manici di Scopa che aveva tanto desiderato.
«No, Jamie. Credo che quello sia da parte di Scorpius!»
Si perse nel chiacchiericcio dei suoi cugini e il resto del discorso dei suoi genitori gli rimase oscuro.

***

Il rientro ad Hogwarts fu traumatico. Al si era abituato ad essere svegliato più o meno tardi dalla voce della sua mamma, e tornare là, dove doveva svegliarsi da solo, lo rendeva triste.
Per di più per colpa delle regole della scuola aveva dovuto lasciare la sua Firebolt Deluxe a casa. E questo lo rendeva ancora più triste.
C’era una cosa che lo metteva di buonumore: Rose aveva litigato con Trevor a Capodanno e non si parlavano da allora. Avere la cugina tutta per sé lo rendeva felice. Odiava ammetterlo, ma era proprio geloso che lei rivolgesse la sua attenzione a qualcun altro, specialmente se quel qualcuno non aveva passato il suo esame. E quel Trevor la sua approvazione non l’avrebbe mai avuta.
Quella mattina camminava con Scorpius verso l’ingresso della Sala Grande per la colazione, quando furono raggiunti da Rose.
«Scorpius, non ti ho ancora ringraziato per questo!» esclamò, agitando il braccialetto che portava al polso davanti agli occhi del ragazzino. «Ammetto che è stato davvero maleducato da parte mia, ma sai, ho litigato con Trevor e non avevo molta voglia di sentire nessuno. A te come sono andate le vacanze? Come è andata con tuo nonno a casa?»
Al aveva provato a fermarla, aveva scosso la testa e fatto smorfie strane nel tentativo. Non che ci fosse niente di strano in quello che lei aveva domandato e in quello che il suo amico aveva fatto, ma a Scorpius le domande non piacevano, soprattutto quelle sulla sua famiglia, e allora…
«Bene, direi» rispose Scorpius, placando i pensieri di Al.
«Solo “bene”?»
«Beh, sì. Il nonno è anziano e malato. Sono stato un sacco di volte a fargli compagnia, dice che gli piaccio. Gli ho raccontato di Hogwarts e di te e Al. Mi è sembrato felice.»
Al fissò per un lungo istante Rose, poi spostò lo sguardo su Scorpius e alla fine decise di entrare nella Sala Grande, passando in mezzo ai due amici.
«Ti tengo il posto.»
Non aveva fatto neanche in tempo a sedersi, però, che già il posto accanto al suo era occupato.
«Si può sapere cosa ti è preso, Al?» sbuffò Scorpius, appoggiando con cura la sua cartella di pelle di drago alla panca.
«Niente, mi sembrava di disturbare e me ne sono andato.»
«Sei uno scemo. E poi le ho semplicemente ripetuto quello che ho detto a te ieri sera.»
«Lo so, ma… insomma, tu sei il mio amico! Lei può cercarsene altri!» borbottò Al e la cosa fece ridere Scorpius così tanto, che dovette appoggiare il cucchiaio con cui mangiava il porridge e bere un sorso di succo di zucca per riprendersi.
«Ma ti senti? Comunque tua cugina è una testarda e lo sai anche tu che non si sarebbe tolta di torno finché non le avessi detto tutto. E poi il nonno mi ha detto che devo essere gentile con lei, perché la nostra famiglia ha tanto da farsi perdonare dalla vostra.»
«Ah, è solo per questo che mi sei amico?» Al si indispettì un po’.
«No, e siamo amici da prima che conoscessi mio nonno, mi pare. Se ti sono amico è perché tu sei stato mio amico fin da subito.»
Al non capì cosa volesse dire Scorpius, ma non gli importava. La risposta che voleva l’aveva avuta.
«E senti, non mi hai detto se hai imparato a giocare a Quidditch!»
«Un po’. Ma abbiamo giocato poco, è stato sempre brutto tempo, su alla villa. E poi ho preferito passare il tempo con il nonno, mi ha raccontato un sacco di cose divertenti su papà quando era piccolo! Posso comunque imparare quest’estate da te, no?»
«Certo che puoi!» Al afferrò la sua sacca di cuoio e se la buttò sulla spalla, prima di uscire dalla Sala Grande quasi saltellando.
«Mio padre ha chiesto un periodo di aspettativa per aiutare la nonna e la mamma, o almeno ha detto così. Secondo me è solo perché vuole stare vicino al nonno, almeno finché non sarà sicuro che sta bene.
«Credo che la mamma chiederà ai tuoi se posso stare con voi tutta l’estate, o un po’ di più di quanto dovessi stare.»
«Come mai?» chiese Al. Non poteva dire al suo amico che ne era felice, perché magari Scorpius non lo era affatto. Magari lui voleva stare con suo nonno. Magari…
«L’ho chiesto io. Almeno papà non dovrà dividere il suo tempo tra me e lui.»
«E lui che ti ha detto?»
«Niente che potesse farmi cambiare idea.»
«Scorpius…» Al non sapeva che aggiungere. Immaginava che il padre di Scorpius avesse fatto tutto quello che poteva per tenerlo a casa. L’aveva fatto, no? «Spero proprio che mia madre accetti.»
Si sedettero a lezione, e non parlarono più dell’argomento.

***

I mesi passarono velocemente e la primavera portò con sé l’ansia da esame di fine anno. Scorpius, che aveva solo in parte risolto i suoi complessi da mi-sacrifico-prima-che-mi-chiedano-di-farlo parlando con i suoi genitori, aveva raddoppiato i suoi sforzi sui libri, per essere sicuro che il nonno fosse orgoglioso di lui. Al doveva ancora capire dove trovasse il tempo per fare tutto. Rose passava ogni minuto libero dalle lezioni in biblioteca, perciò ad Albus non restava da fare che imitarli e studiare.
La sua testa però divagava. L’estate stava per arrivare e avrebbe portato Scorpius a casa sua per due mesi. Sapeva che si sarebbero divertiti, ne era sicuro, ma era preoccupato per Scorpius, che non aveva mostrato mai nessun ripensamento sulla decisione di non passare a casa neanche un giorno.
Ad agosto Teddy sarebbe tornato dall’addestramento Auror. Non vedeva l’ora di riabbracciare quello che a tutti gli effetti era il suo fratello maggiore, ma sapeva che Victoire l’avrebbe preteso tutto per sé, soprattutto perché quello era il suo ultimo anno ad Hogwarts e avrebbe avuto l’estate completamente libera.
Una cosa buona era successa, in tutti quei mesi. Rose si era impegnata a non fidanzarsi fino alla fine della scuola. Che fosse perché era convinta che Trevor l’avesse distolta troppo dagli studi era un altro conto, ma ne era felice.
«Al, tutto bene?» gli chiese Scorpius. Al annuì. «Era più di mezz’ora che guardavi fuori dalla finestra con la piuma in mano. Sei sicuro che sia tutto a posto?»
«Sì, forse ho solo bisogno di una pausa. Perché non usciamo un po’? È una così bella giornata!»
«Ma domani iniziano gli esami!»
«E sono due mesi che ci prepariamo, Scorpius!» insistette Al.
«E va bene. Finiamo di rivedere i dodici usi del sangue di drago nelle pozioni e usciamo a fare una passeggiata. In effetti mi sento un po’ stanco anche io.»
«Un’ora dopo lasciarono la Biblioteca e si diressero verso l’esterno. Al soffocò uno sbadiglio.
«Forse sarebbe meglio se andassi a dormire prima.»
«Ma non mi va di lasciarti solo. La sala comune di notte fa paura!»
«Hai ancora paura della sala comune dopo un anno che vivi nella casa di Serpeverde? Sei assurdo!»
«Grazie.»
«Prego. È solo la verità.»
Dovettero coprire gli occhi con la mano per qualche secondo, una volta fuori. Il sole brillava alto e in giro c’erano davvero tanti studenti con i libri.
«Perché non ci abbiamo pensato anche noi!» esclamò Scorpius.
Al lo guardò, non era stupito dall’esclamazione dell’amico, perché ormai sapeva che per lui staccarsi dai libri era una vera e propria tortura. Esattamente come per sua cugina Rose, che identificò sotto un albero in riva al lago circondata dai loro parenti. Lei studiava, loro giocavano. Come facesse a studiare con tutto quel rumore lo sapeva solo lei.
Sentì il solito pizzico di nostalgia che lo assaliva ogni volta in cui vedeva tutta la sua famiglia ridere e scherzare in quel modo. Dopo Natale la tregua era finita e, sebbene non l’avessero più preso in giro come nel primo periodo, era anche vero che praticamente non lo consideravano quasi più.
James e Rose almeno partecipavano alle attività di famiglia.
«Perché non vai con loro?»
«Perché tu sei mio amico e non voglio lasciarti solo» rispose.
«Ma è chiaro che ti mancano, Al!» insistette Scorpius.
Al sospirò. «Anche a te mancano i tuoi, eppure passerai l’estate con me!»
«Non c’entra niente, Al. Io…» Scorpius non completò la frase, ed era strano, per uno come lui. «Ok. Torno a casa per un mese. Esattamente come eravamo d’accordo all’inizio. Va bene?»
Al sorrise. Aveva ottenuto di fargli ammettere che la sua famiglia gli mancava. Annuì.
«Vieni con me» disse e, prima che Scorpius potesse ribattere qualsiasi cosa, lo afferrò per un braccio e lo trascinò di fronte a tutta la sua famiglia. All’improvviso ad Al non parve più una buona idea, quella che aveva avuto, ma ormai c’era e doveva andare fino in fondo. Ai Serpeverde il coraggio non mancava, solo che spesso preferivano salvarsi la pelle, o no? Fece un passo in avanti, in modo che tutti i cugini si accorgessero di lui.
«Ehm… ciao» disse e Scorpius alzò gli occhi al cielo. Non era proprio il miglior modo di iniziare un discorso, quello. Al si fissò le scarpe per un secondo, poi decise che doveva mostrarsi coraggioso come il suo papà e iniziò a parlare alternando lo sguardo su tutti i suoi cugini, per dimostrarsi più sicuro di quello che era.
«Sentite. Io sono un Serpeverde e probabilmente mi farò degli amici tra di loro, ma me ne farò anche nelle altre case, come mio padre. La sua prima fidanzata era una Corvonero, Luna era una Corvonero, Cedric Diggory era un Tassorosso. Ok, non aveva amici tra i Serpeverde, ma il Cappello Parlante voleva spedirci lui. Io sono un Serpeverde e Scorpius Malfoy è mio amico. Ma questo non significa che voi non siete la mia famiglia o che io non vi voglio bene!» finito di parlare, tornò a fissarsi le scarpe. Il coraggio che lo aveva spinto fino a quel momento era completamente svanito nel nulla.
Si accorse di qualcuno che si stava avvicinando quando una nuvola di profumo alla vaniglia lo avvolse tra le sue braccia, facendogli finire in bocca i lunghi capelli rossi.
«Anche tu sei sempre famiglia, Al! E sei sempre il mio preferito di questa banda di doxy indisciplinati. Mi dispiace non avertelo fatto capire prima.»
Dopo Victoire, che essendo la più grande era una sorta di capo del clan Weasley-Potter, tutti gli altri cugini lo abbracciarono e si scusarono con lui. Rimase solo Fred.
«Senti… io… cioè… Beh, hai capito, no?»
«Scuse accettate, Fred. Ma quest’anno sei in squadra con me e Scorpius.»
«E Teddy, Al. Non ti perdonerebbe mai se lo facessi stare in squadra con Jamie. Sai quanto sono competitivi!»
«Guarda che sono qui, Vic! Non parlare come se non ci fossi!» si lamentò James, e tutti scoppiarono a ridere.
«Scusaci anche tu, Scorpius. Avremmo dovuto fidarci del giudizio di Al molto tempo fa, invece di ragionare con i pregiudizi vecchi di vent’anni. Ora io devo andare a studiare, e fareste bene anche voi a rientrare, banda di scansafatiche!»
«Tua cugina è bellissima» disse Scorpius, quando ormai Victoire si fu allontanata.
«E irresistibile» aggiunse Fred.
«E fidanzatissima» fu la battuta di James.
«E ha un quarto di sangue Veela» borbottò acida Rose, senza neanche alzare la testa dai libri.
Al pensò che fosse del tutto insolito che Rose parlasse male della cugina più grande, ma si convinse che fosse soltanto perché stavano disturbando il suo studio.

______________________

Questo primo anno ad Hogwarts è praticamente finito. La settimana prossima pubblicherò un brevissimo epilogo e poi inizierò a scrivere (non a pubblicare) il secondo anno… che pubblicherò quando sarà finito.

Spero che la storia vi sia piaciuta, ci sono un sacco di cose che approfondirò in seguito (in particolar modo i rapporti tra Scorpius e la sua famiglia), considerato che questo anno è stato praticamente tutto narrato dal punto di vista di Albus, mentre il prossimo sarà più incentrato su Scorpius e sui Malfoy, e spero davvero che vi piacerà allo stesso modo.

Per il momento e per i ringraziamenti, ci rivediamo la prossima settimana.

Un bacio a tutti.

   
 
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