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Autore: hellomelancholy    29/11/2011    1 recensioni
Hayley Williams, la cantante rosso fuoco dei Paramore, si risveglia in un posto che non conosce. Si guarda intorno, ma nulla di ciò che la circonda, le è familiare. Il letto, la finestra, i fiori. Solo poche ore prima era con i suoi amici e compagni di band Jeremy e Taylor. Dove sono?, si chiede, senza riuscire a darsi una risposta. Tutto ciò che deve fare è cercare di capire da sola cos'è successo, sconfiggendo il silenzio del luogo abbandonato in cui si ritrova.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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; Coraggio

Riaprii gli occhi nell'oscurità. Era come se per un attimo, che mi era parso infinito, mi fossi smaterializzata, fossi uscita da quel posto e avessi vissuto altri ricordi. Eppure, nonostante sembrassero tremendamente reali, quei ricordi, erano solo allucinazioni. Ero sempre rimasta in quella stanza. Quella stanza, non l'avevo mai abbandonata, o forse chissà, lei non aveva mai abbandonato me. Come se facesse parte di me. I ricordi che avevo rivissuto mi erano sembrati talmente vividi da farmi pensare di essere tornata indietro nel tempo. Prima ero piccola, poi adolescente, poi una giovane donna. Come in una corsa contro il tempo ero cresciuta in un sol attimo di ricordo, per poi tornare quella che ero. I miei tre ricordi più brutti, quelli che mi avevano ferito di più, li avevo rivissuti. In qualunque caso, c'entrava sempre la perdita di qualcuno. Mio padre, la persona che amavo, due membri della band. Era come se, in qualche modo, si fosse azionata una reazione a catena, strana e crudele, che mi faceva perdere persone a cui tenevo, scelte a caso nella mia vita. Persone sempre più essenziali, persone di cui, al momento in cui le perdevo, sapevo di non poter fare a meno.
Mi guardai attorno. Come se non fosse passato neanche un secondo, Jeremy e Taylor erano precisamente dove li avevo visti l'ultima volta. Jeremy esaminava la stanza, Taylor sembrava apatico, con lo sguardo ancora perso. Chissà se pensava, se frugava nella sua mente, oppure semplicemente se anche la sua mente era ferma. Avrei voluto chiedere se anche loro, per un momento, fossero usciti da quel luogo, con la mente. Ma non lo feci. Se anche avessero visto qualcosa, come me, forse non era il caso di parlare. Era qualcosa di troppo intimo e importante e me ne rendevo conto da ciò che avevo visto io stessa. Non sarebbe stato giusto rigirare il coltello nella piaga. Eppure, in un angolo nascosto dentro me, sapevo che, se avevo rivissuto quei ricordi, forse non era per soffrire; doveva esserci un motivo, un motivo valido, una soluzione. Avevo già sofferto una volta e non volevo scegliere di stare ancora male. Le ferite si stavano rimarginando e quei ricordi erano solo l'ultima macchia sulla pelle, che stavo vedendo sparire. L'ultimo modo per pensare a quei momenti sentendo qualcosa di negativo. Erano i momenti che poi avrei potuto ricordare con un sorriso. Decisi di dare a quella stanza un nome: la stanza dei ricordi. Iniziai persino a dare un senso alla scritta 'La fine è vicina'. Sì, la fine di molte sofferenze. Non sapevo quale fosse il significato, ma potevo dargliene uno mio. Perché la verità, era ciò che vedevo io, in quel momento, e non una cosa irraggiungibile, e che non potevo capire.
Jeremy, Taylor?”chiamai nel buio, con voce calma. Li vidi voltarsi nell'oscurità, con una lentezza sovrannaturale verso me e rimanere a fissarmi.
Sta arrivando di nuovo” affermai “Arriva
Sentii dei rumori di nuovo, come quelli delle volte precedenti. Jeremy si chinò e raccolse da terra qualcosa, come il bastone con cui l'avevo trovato la prima volta. Effettivamente, quel posto era colmo di così tante macerie, che sarebbero potute diventare tranquillamente una scorta di armi rudimentali, per chi è costretto ad arrangiarsi, come lo eravamo noi.
Sì, sta arrivando qui. Sa dove siamo, questa volta” rispose Jeremy “Sente il battito del cuore” aggiunse. Lo guardai in viso, e in quel momento capii che dovevo ringraziare quei due compagni di viaggio che avevo affianco, benché il fatto che non fossero reali, mi colpì tutto ad un tratto. Erano riflessi della mia mente, e forse anche io, in quell'ambiente macabro, non ero altro che un riflesso di me stessa. Ero irreale.
Ci siamo messi in trappola da soli” esordì Taylor dopo molto tempo. Raccolsi una delle pietre da terra e ci riunimmo tutti al centro della stanza. Sentivamo i passi, se così potevano esser definiti, venire verso di noi, raggiungere la nostra Stanza dei ricordi.
Non serve a niente che ci armiamo” dissi, perché sapevo che le cose stavano esattamente in quel modo. Jeremy annuì, e ci silenzio per alcuni secondi, secondi durante il quale la mia mente si affollava di domande, come ad esempio cosa avremo dovuto fare in tutto quel tempo, in quel luogo strano. Se il nostro obiettivo era davvero quello di trovare quella stanza, o se avessimo dovuto fare qualcos'altro. Era stato giusto scappare? Forse, ciò che dovevamo fare era sin dall'inizio esorcizzare le nostre paure e affrontarle. Forse era quella la fine, la chiave di tutto; aspettare in silenzio, prendere coscienza di noi stessi, guarire e dominare la mente, padroni di ciò che era nostro.
Eravamo forse noi, i mostri di noi stessi?
Dopo tutti quei ragionamenti, non riuscivo ad avere paura. Era come se stessi aspettando quel momento da così tanto tempo, dentro me, che non ci fosse altro da fare che usare il coraggio raccolto, durante tutto quel tempo. Non sapevo la risposta a tutte le domande che mi ero posta, ma non era importante; decisi che non c'era altro da fare che lasciare tutto al caso.
Devi solo chiudere gli occhi. E tutto finirà..velocemente” rispose Jeremy. Lo guardai in volto confusa, ma lui non mi guardò.
La figura nera, indescrivibile, si stagliò davanti alla porta. In un attimo, sperai che quel luogo cadesse a pezzi, che quel “mostro” fosse seppellito in quel luogo macabro, che non era altro che la prigione della nostra anima, con i nostri mali immagazzinati dentro. Nel momento in cui iniziai a desiderare che tutto crollasse, mi accorsi che i tremori nell'edificio erano già iniziati. Guardai Jeremy che con fare deciso teneva teso il bastone verso la porta, senza lasciar trasparire nessuna emozione. Guardai Taylor che invece era teso come una corda di violino, piuttosto impaurito.
Poi guardai in alto. Delle crepe si stavano formando sul soffitto. E questa fu l'ultima cosa che vidi. Ogni cosa, il soffitto, forse anche il pavimento, si frantumarono in mille pezzi, e io iniziai a cadere.

Tutto scomparve.

  
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