La scena era straziante. La ragazza era inginocchiata mentre piangeva tutte le sue lacrime. Tentava in ogni modo di destare l’interesse del suo compagno che giaceva a terra in un’immensa pozza di sangue. Lei voleva parlargli, dirgli che tutto sarebbe andato bene, che nulla sarebbe accaduto, ma sapeva di trovarsi in una situazione senza via d’uscita. Chi avrebbe potuto chiamare? Nessuno le avrebbe potuto prestare soccorso. Anche lui voleva parlarle, rassicurarla e farla smettere di piangere. Non riusciva a capire come lei potesse piangere, quando in situazioni davvero critiche era stata sempre capace di mantenere il sangue freddo e la calma. In quel momento lui percepiva chiaramente la sua umanità; non era più solamente una sensazione vaga, un presentimento, ma era una certezza. Lei era più umana di chiunque lui avesse mai incontrato.
Eppure tutto quel dolore si era originato da un sentimento puro, innocente, che in una situazione normale non avrebbe mai portato a quello che ora stavano entrambi vivendo. Per la prima volta la ragazza rinnegò la propria natura, desiderando di essere morta in una notte di cinque secoli prima.
Il ragazzo si maledì, rendendosi conto di essere lui la causa della disperazione della creatura che gli stava affianco. Sperò di non essere mai nato, di non averla mai incontrata.
Sapevano entrambi che quello che facevano era sbagliato, ma tutti e due si erano lasciati trasportare dai sentimenti: la passione più devastante che mai avessero provato in tutta la loro vita. Credevano che non ci sarebbe stata punizione. Ma si sbagliavano.