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Autore: ilpunto    29/11/2011    1 recensioni
credo che un'auto prefazione sia una violenza al testo, alla speranza dell'autore. tuttavia quanto ho scritto è frutto di deduzione e dedizione: ho immaginato L molto prima del caso kira, L nella vita privata, i suoi legami, la sua emotività, l'ho fatto muovere a New York alle prese con l'attraente sensibilità di una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alice entrando in casa incappò continuamente fra i fumi terapeutici della meraviglia; aveva visto nel volto di Bruce e nei tasti dell'ascensore molteplici nulla di cui avrebbe voluto parlare, dove sarebbero potuti arrivare degli imput tanto banali. Alice non sopportò di stare in casa quel mattino, quindi riscese in cerca dello snodarsi di vita, tanti nulla, tantissime briciole che le avrebbero permesso di fantasticare su Ryuzaki: l'odore dei giornali, quello dei libri, il rumore delle scarpe sui marciapiedi, le donut's, le fermate dei taxi. 

entrò in una libreria dalle grandi porte di vetro, con in capo il preciso scopo di perdersi fra tomi e toni. 

 

in borsa vibrò il cellulare, suo fratello James la stava cercando: " pronto?"

"Alice, sono un po’ di giorni che non ti sento. È tutto ok?"

"mamma non te l'ha detto? Ho chiamato l'altro ieri. Comunque si, bene, New York è un posto dove posso vivere"

James esitò un momento. 

"beh, a casa ci sono state molte discussioni e poi novità. ho licenziato l'autista di papà Henry, mentre ho preso il suo posto."

"il capo di tutto?" enfatizzò lei, giocando.

"esatto sorella!"

"la mamma come ha preso il successo del suo cocchino?!" 

"ah ah ah.” Ghignò lui forzatamente. ” ti prego smettila. non per metterti fretta, ma quando hai intenzione di tornare?"

"non lo so, volevo prolungare ancora un po’... è un problema?"

"assolutamente no. Volevo solo sapere se e quando saresti venuta a condividere con me le preoccupazioni della mamma, o se in caso contrario avessi bisogno di qualcosa, denaro, posto di lavoro, casa, autista. Beni primari insomma" scoppiò a ridere.

ma il James telefonico volle un'altra conferma.

" sei davvero sicuro che vada tutto per il verso giusto?"

"ovvio."

e poi uno scambio di dettagli, il nuovo lavoro, una nuova poltrona di pelle, l'interfono, la segretaria i suoi occhi di volpe, tanta gente da dirigere; James descrivendo il nuovo lavoro sembrava ora esaltato ora timoroso.

D'un tratto Alice avrebbe voluto essere a casa, vedere Joyce correre in giardino, il profumo di sua madre. adesso niente la separava dalla nostalgia; sebbene sentisse che non era ancora il momento di affrontare il quotidiano dolore dell'assenza del padre, non sopportava l'idea di scendendere in cucina non senza trovarlo, odiava la sedia vuota attorno al tavolino, ne odiava l' armadio vuoto, tutto il dolore veniva moltiplicato dal mistero della strana e violenta morte. Alice voleva respirare, voleva vedere il domani non permeato dalla mancanza di uno ieri. 

Ritornò nell'appartamento di Justine, una volta accoccolata sul divano dormì un sonno profondo.

Alle sette e trenta la padrona di casa tornò facendo un gran baccano, i tacchi rimbombavano ritmicamente sul pavimento. Era eccitata, stupita, sorpresa. Che Bruce avesse visto Ryuzaki di mattino?

Justine, una volta vista l'amica assopita, preparò del caffè e porgendolo la svegliò.

La prima cosa che Alice vide era il volto sorridente dell’amica, poi il resoconto; Justine in ultima battuta considerò

"quindi l'uomo ombra di mestiere fa l'indovino?" rise e poi: "indovina se indovino cosa ha in mente il nostro indovino."

  
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