CAPITOLO 19
Il giorno dopo la città di Tokyo
era sferzata da un violento temporale. A Kaori non erano mai piaciuti molto i
temporali, ma quel giorno trovava che si intonasse perfettamente con il suo
stato d’animo. Quella notte aveva dormito pochissimo e quella mattina si era
svegliata sentendosi ancora più stanca di quando era andata a letto. Non aveva
nessuna voglia di uscire, men che meno per andare a quel servizio fotografico,
ma ormai lo aveva promesso ad Eriko e non poteva più tirarsi indietro. Per non
parlare del fatto che la sua amica sarebbe arrivata a
minuti...
Poco dopo, infatti, il campanello
suonò e Kaori andò ad aprire alla stilista.
-Uff, che tempaccio!- borbottò
Eriko –Io odio la pioggia!-
-Ciao anche a te, Eri- le disse
l’altra divertita
-Scusami, Kaori-chan. Ciao, come
stai oggi?-
-Abbastanza bene. Anche se non sono
riuscita a dormire molto-
-E vedrai che tra poco ti sentirai
ancora meglio- le assicurò la stilista con uno strano
sguardo
-Ah sì? E da dove ti viene tutta
questa sicurezza? Sai prevedere il futuro, ora?- le chiese Kaori
ironica
-No, ma più tardi capirai di cosa
parlo. Piuttosto, cambiando argomento, hai intenzione di uscire
così?-
-Sì, perché?-
Kaori si guardò. Indossava un paio
di jeans e una felpa azzurra.
-Lasciamo perdere. Andiamo,
altrimenti facciamo tardi-
Detto questo, Eriko la trascinò
fuori dall’appartamento, lasciandole appena il tempo di afferrare il suo
ombrello.
Un’ora e mezza dopo, Kaori si stava
chiedendo quale fosse il modo migliore per uccidere la sua migliore amica.
Questa volta l’aveva fatta davvero grossa. Per prima cosa, Kaori credeva che ci
sarebbero state altre modelle oltre a lei...ma così non era. Inoltre, Eriko
aveva deciso di farla posare con tutta la sua intera collezione: abiti casual,
abiti da lavoro, da sera, da sposa, costumi da bagno...Quella tortura sembrava
non avere fine! Fortunatamente, Yoshiki Arima era un fotografo molto
professionale e, soprattutto, sapeva come mettere a proprio agio le persone.
Mentre la immortalava, non smetteva un secondo di chiacchierare con lei, di
scherzare, di farla ridere...E Kaori gli era grata per questo, immensamente
grata, anzi. Almeno lui provava un po’ di pietà per lei, al contrario della sua
presunta migliore amica che guardava il tutto con aria soddisfatta e
compiaciuta.
-Ma quanti abiti devo indossare
ancora?- le chiese Kaori durante una pausa
-Mmh...Ancora qualche abito da sera
e poi abbiamo finito- le rispose Eriko distratta
Kaori notò che continuava a
guardare verso la porta.
-Che c’è? Aspetti qualcuno per
caso?-
-Eh? No, no,
nessuno-
L’altra la trovò strana, ma non
ebbe il tempo di indagare oltre, perchè il fotografo decise di riprendere.
Poco dopo, Kaori sentì la porta
dello studio aprirsi e richiudersi, ma non potendo voltarsi, non poté sapere chi
era entrato.
Appena si fu chiuso la porta alle
spalle, Ryo si chiese se fosse stata davvero una buona idea venire lì. Quando,
il giorno prima, Eriko lo aveva chiamato per invitarlo ad osservare il servizio
fotografico per cui Kaori doveva posare, era stato indeciso se accettare o meno.
E aveva continuato a chiederselo fino a mezz’ora prima, in realtà. In fondo, era
trascorso solo un giorno dalla loro discussione e, anche se quelle 24 ore erano
state le più lunghe della sua vita, si era ripromesso di lasciarle il tempo di
sbollire la rabbia e di riflettere. Alla fine, però, la voglia di vederla aveva
prevalso su tutto e, senza quasi rendersene conto, si era ritrovato lì.
Tuttavia, una cosa era sicura: non si aspettava di trovarsi di fronte a quello
spettacolo. Kaori era in piedi davanti ad uno sfondo nero con addosso un corto e
aderente vestito fucsia. La divorò con gli occhi, mentre il suo corpo bruciava
dalla voglia di lei. Fortunatamente, Eriko si accorse di lui e gli si avvicinò,
evitandogli di saltare addosso a Kaori e di prenderla lì davanti a tutti.
-Finalmente ti sei deciso a venire,
Saeba. Temevo che avessi cambiato idea-
-In effetti, sono stato indeciso
fino all’ultimo- rispose lui senza riuscire a staccare gli occhi da
Kaori
E se lei non avesse voluto vederlo?
Se fosse ancora arrabbiata? Se avesse deciso di troncare la loro storia
definitivamente? “Oh, smettila con tutti questi se!” si rimproverò mentalmente
“Ryo Saeba, non sei mai stato un uomo insicuro, perciò non cominciare adesso!”
Non avrebbe permesso che tra loro finisse così, per nessuna ragione al mondo.
Lei era sua, maledizione. E lui aveva tutte le intenzioni di riaverla, anche a
costo di doverla rinchiudere in una stanza e convincerla a forza di baci e di
carezze. In effetti, non era poi così male come idea...
-Non preoccuparti, Saeba- la voce
della stilista lo riportò alla realtà –Conosco Kaori e sono sicura che sarà
felicissima di vederti- “Anche se credo che ucciderà me” aggiunse tra se
Eriko
Kaori accolse la fine del servizio
fotografico con un sospiro di sollievo. Quella era sicuramente l’ultima volta
che accordava un favore del genere alla sua migliore amica. Mentre il fotografo
e i suoi assistenti riaccendevano le luci e iniziavano a smontare
l’attrezzatura, si diresse con passo svelto verso il camerino, non vedendo l’ora
di cambiarsi e di tornarsene a casa. Ma non aveva fatto neanche due passi, che
si bloccò di colpo. Davanti a lei c’era Ryo. Ma cosa ci faceva lì? Come sapeva
dove trovarla? Quando vide l’espressione fiera e soddisfatta di Eriko, le sue
domande ebbero presto risposta. Ora capiva il suo strano comportamento di quel
giorno. Accidenti alla sua amica e alla sua mania di impicciarsi nei suoi
affari! Anche se, in fondo in fondo, le era anche grata...
Ora che Kaori gli era ancora più
vicino, Ryo la dettagliò con lo sguardo. Il vestito che indossava era ancora più
attillato e più corto di come gli era sembrato e, pensando che quel fotografo
l’aveva vista e immortalata così, fu invaso da una cieca e sorda gelosia. Buon
per lui che non avesse allungato le mani sulla sua donna,
altrimenti...
Kaori sentì il suo cuore accelerare
i battiti sotto lo sguardo caldo e bramoso di Ryo. Dio, era passato solo un
giorno dall’ultima volta che lo aveva visto, ma le era mancato da morire.
Avrebbe voluto andargli incontro, farsi stringere dalle sue forti braccia, farsi
sussurrare all’orecchio parole rassicuranti...Ma resistette, aspettando che
fosse lui a fare la prima mossa.
-Kaori, sei stata bravissima!-
esclamò Eriko per spezzare la tensione –Ti ringrazio infinitamente per aver
accettato di posare per me. Hai visto chi è venuto a
trovarci?-
-Già, e scommetto che tu non ne
sapevi niente, vero Eri?- replicò Kaori ironica
-Assolutamente niente- mentì
spudoratamente la stilista –Ora scusatemi, ma devo parlare con il fotografo.
Ciao Kaori-chan, ci sentiamo. Saeba...-
-Arrivederci- la salutò Ryo senza
staccare gli occhi da Kaori
Dopo che Eriko si fu allontanata,
Ryo e Kaori rimasero a fissarsi per qualche secondo, senza sapere cosa dire.
Alla fine, fu lui a rompere il silenzio:
-Ciao, Kaori. Come stai?-
-Bene- rispose lei cercando di
assumere un tono neutro –Come mai sei qui?-
-Ho bisogno di
parlarti-
Kaori lo guardò, incerta se
accettare o meno.
-Per favore- insistette Ryo con un
sorriso affascinante
Accidenti a lui e al suo sorriso!
Lei non sapeva resistere a quel favoloso sorriso.
-Va bene, d’accordo- disse alla
fine –Aspettami qui, vado a cambiarmi-
Dieci minuti dopo, Kaori tornò da
Ryo vestita con i jeans e la felpa e insieme uscirono dallo studio fotografico.
All’esterno, lei si fermò in mezzo al marciapiede.
-Allora, cosa proponi di fare?- gli
chiese
-Ti va di andare a bere un caffé?
Così potremo parlare con più calma- le propose lui
-D’accordo. Qui vicino c’è un bar
molto carino e soprattutto molto tranquillo-
Si incamminarono così in direzione
del locale, nessuno dei due sapeva cosa dire o fare per spezzare la
tensione.
-Non ho visto la tua Aston Martin
fuori dallo studio fotografico...- tentò di fare conversazione Kaori
-Sono venuto in moto- le rispose
Ryo
-Hai anche una moto? Questa sì che
è una novità!-
-L’ho comprata un po’ di anni fa,
quando ero ancora qui in Giappone. Era da molto che non la usavo-
Ryo teneva lo sguardo fisso davanti
a se. Aveva paura che se l’avesse guardata non avrebbe resistito alla tentazione
di baciarla. E, anche se moriva dalla voglia di farlo, non era proprio il
momento adatto, non finché non avessero chiarito la situazione tra loro.
In quel momento un’auto parcheggiò
proprio accanto a loro. Ne scese un uomo e Ryo gli lanciò un’occhiata distratta.
Aggrottò la fronte, quel tizio gli sembrava familiare, ma non riusciva a
ricordarsi dove l’aveva visto. L’uomo si allontanò in fretta e Ryo notò che non
aveva chiuso la macchina...A dire il vero non aveva nemmeno spento il motore!
C’era qualcosa di strano, il suo sesto senso lo stava mettendo in allerta. Poi,
all’improvviso, si ricordò dove aveva già visto quel tipo. Apparteneva alla
Union Teope. Si guardò in giro e constatò che, fortunatamente, attorno a loro
non c’era nessuno e che in quel momento non passavano
macchine.
-Kaori, dobbiamo allontanarci in
fretta da qui-
-Cosa? Perchè?- fece stupita
lei
-Non fare domande e corri!- le
intimò Ryo afferrandole la mano e trascinandola con se
Si erano allontanati solo di
qualche decina di metri, quando all’improvviso si udì un’esplosione. Ryo fece
sdraiare a terra Kaori e le fece scudo con il proprio corpo, mentre sentiva
volare pezzi di auto da tutte le parti. Qualche secondo dopo, tornò il
silenzio.
-Stai bene?- le chiese Ryo
preoccupato
-Sì...credo di sì- mormorò lei
–Cos’era? Un’esplosione?-
-Già...un altro regalino
dell’organizzazione-
Kaori notò che Ryo parlava con
affanno e che il suo viso era imperlato di sudore. Poi, vide che si teneva la
mano premuta sul fianco destro...Mano che era sporca di
sangue.
-Ma tu sei ferito!- esclamò
spaventata
-Non è niente...Un pezzo di
lamiera- replicò lui cercando di tranquillizzarla
-Non è niente un corno! Ti porto in
ospedale!-
-No, niente
ospedale...-
-Ryo...-
-Andiamo da una persona che
conosco- la interruppe lui –È un medico che ha una specie di clinica privata. È
un amico di mio zio e mi ha aiutato più di una volta-
-Va bene- capitolò Kaori –La mia
macchina è qui vicino, ce la fai a camminare?-
-Sì, non
preoccuparti-
Il medico da cui voleva essere
portato Ryo altri non era che lo stesso per cui lavorava Kazue. Nessuno
conosceva il suo vero nome, tutti lo chiamavano Professore o Doc, gestiva una
clinica che pochi conoscevano, più che altro i pazienti erano gente del
quartiere o amici del Professore. Questi non sembrò più di tanto sorpreso nel
trovarsi di fronte Ryo e lo portò subito nel suo ambulatorio per occuparsi di
lui, seguito da Kazue, lasciando Kaori fuori ad aspettare.
Mezz’ora dopo, camminava avanti e
indietro nel corridoio in preda ad un’ansia sempre maggiore. Perchè ci mettevano
così tanto? Era così grave? No, non poteva essere grave, lui non poteva
lasciarla proprio ora...Non quando lei non gli aveva ancora detto che lo amava
da morire.
Finalmente, la porta si aprì e
Kazue e il Professore uscirono.
-Allora, come sta?- chiese Kaori
con ansia
-Non preoccuparti, bambina, quel
ragazzo è forte come una roccia- le disse il medico con un sorriso –La ferita
era abbastanza profonda, perciò ho dovuto ricucirlo un po’, ma non è nulla di
grave-
-Grazie al cielo- sospirò lei
–Posso vederlo?-
-Certo, è di là che si sta
rivestendo- le disse il Professore allontanandosi
Kaori si avvicinò alla porta, ma
poi si bloccò, la mano sulla maniglia.
-Kaori? Che cosa c’è?- le chiese
Kazue
-Ecco...E se ce l’avesse con me per
come l’ho trattato ieri sera? Se non volesse più vedermi?- disse in preda ad
un’improvvisa ansia
-Kaori, non dire sciocchezze! Ryo è
innamorato pazzo di te! È lui quello che ha paura che tu non lo perdoni, perciò
ora entra in quella stanza e fai pace con lui!-
-Sì, hai ragione. Allora, vado-
Kaori fece un respiro profondo ed
entrò. Ryo era seduto su un lettino e si stava infilando la camicia. Vide la
fasciatura che gli circondava la vita e provò una fitta al cuore.
-Ehi, ciao- la salutò lui
vedendola
Lei non rispose, un groppo le
stringeva la gola. Cercando di frenare le lacrime che minacciavano di scendere
dai suoi occhi, si avvicinò a Ryo e gli circondò il collo con le braccia,
stringendosi a lui con disperazione.
-Che succede, piccola?- le chiese
lui sorpreso ricambiando l’abbraccio
-Non farmi mai più una cosa del
genere- gli mormorò Kaori contro il collo –Non ho mai avuto così tanta paura in
vita mia. Se ti fosse successo qualcosa io...non avrei saputo come andare
avanti. Non posso vivere senza di te, Ryo, ti amo troppo-
Lui la scostò leggermente da se per
poterla guardare negli occhi.
-Ehi, io sto bene, non
preoccuparti- le disse con dolcezza –Va tutto bene, io sono qui con te e conto
di restarci per molto, molto tempo- poi, come colpito da una rivelazione, le
chiese:-Aspetta un attimo... Ripeti un po’ quello che hai
detto?-
-Cosa? Che ho avuto una paura
folle?-
-No, quello che hai detto
dopo-
Kaori fece finta di pensarci, anche
se aveva perfettamente capito quello a cui si riferiva.
-Che non posso vivere senza di
te?-
-Dopo- borbottò Ryo
-Oh, intendi dire...che ti
amo?-
-Dillo
ancora-
-Ti amo- ripeté lei con un sorriso
–Ti amo da morire, Ryo Saeba-
Pronunciando il suo nome con un
gemito roco, lui si impossessò della sua bocca.