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Autore: Ariel Winchester    30/11/2011    4 recensioni
[Dal capitolo 19° "Frozen"]
Ma cosa avevo in mano per poterlo riportare indietro? Avevo usato il fuoco, il sangue e la violenza: tutto quello che lui conosceva meglio, ma non era servito.
Cosa avrebbe potuto risvegliarlo allora?
Me.
Quella voce giunse nella mia testa, alleviò la disperazione e assopì improvvisamente tutti i miei pensieri. Forse avevo sbagliato a cercare di svegliare Klaus facendo leva sulla sua forza, forse dovevo puntare su una debolezza. Lui aveva paura di restare solo, se gli avessi fatto capire che non lo era, forse sarebbe tornato.
Allungai la mia mano priva di guanto verso la sua, era fredda e rigida ma intrecciai le mie dita tra le sue, in modo che lui potesse sentirmi vicina a lui.
Non sei solo Klaus, io ci sono.
Quindi torna, ti prego.
Chissà quanto tempo era ancora passato: lui era immobile, io lo ero con lui, ma tutto intorno a noi andava avanti. Solo noi eravamo fermi nel tempo, mentre tutto là fuori continuava a muoversi.
Perché non si svegliava?
Singhiozzai, sentendomi inabilitata a trattenerli troppo a lungo e posai la testa sulla spalla di lui. La colpii con delle piccole testate, sperando che lui mi sentisse.
Ma rimase congelato, non si mosse e non ascoltò le parole che volevo trasmettergli attraverso le nostre mani congiunte. Strinsi più forte la presa, perché avevo ancora l'insano desiderio che lui potesse sentirmi.
Ma non fu così, lentamente il sonno vinse sul mio corpo.
Klaus.
Era finita, ero rimasta sola e probabilmente sarei morta assiderata quella notte. Gli occhi si chiusero sulle mie ultime lacrime, le lasciarono scorrere lungo la mia pelle, mentre lentamente lasciavo la realtà e raggiungevo i miei sogni.
La mia mano però non abbandonò mai quella di Klaus.
[Fic revisionata fino al 9° capitolo]
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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    -A New World-

    Sei davvero sicura di voler andare là?” chiese mia madre.

    Non riusciva nemmeno a pronunciare il nome del paese che, secondo la sua logica materna, era diventata la nuova casa per una delle sue figlie.

    Sapevo che la mia richiesta probabilmente la stava facendo soffrire,ma avevo davvero il desiderio di raggiungere l'Inghilterra: volevo ricongiungermi con mia sorella e volevo scappare da quel matrimonio indesiderato.

    Per una volta, volevo essere io a prendere in mano le redini della mia vita.

    Mamma continuò a tagliare della verdura, mentre io le stavo accanto con la lettera di Katerina tra le mani. Non sapevo ancora come fare per raggiungere quel lontano paese e potevo contare solo su mia madre per farlo.

    Ma temevo che anche lei fosse a corto di idee, proprio come me: in fondo mio padre aveva organizzato tutto per far trasferire Katerina ed era quindi lui che conosceva le giuste manovre da fare.

    Lei sospirò e si pulì le mani bagnate con un panno; mi guardò a lungo e studiando il mio sguardo deciso.

    Tu lo sai che io non ho mai voluto questo per te?” mi disse con un filo di voce, come se temesse che qualcuno potesse sentirci. Ma mio padre era troppo impegnato nel preparativi e Ada non riusciva a schiodarsi dal braccio di Vladimir. Eravamo sole, in quel momento.

    Mi prese la mano, era fredda e tremante. “Non ho mai voluto che tu soffrissi in questo modo.” disse “Ho fatto moltissimi errori nella mia vita e tu e Katerina ne avete pagato le conseguenze. Perciò se tu vuoi raggiungere tua sorella, anche se la vostra mancanza potrebbe uccidermi, ti aiuterò ad andare in Inghilterra.”

    La guardai dispiaciuta, per un attimo pensai di lasciar perdere tutto e non lasciarla sola.

    Ero io che l'avevo fatta soffrire, non lei e non meritava anche di rischiare quel poco di felicità che aveva per me.

    Non dubitare, Irina.” disse scuotendomi dolcemente la mano. “Anche se ti sposerai con quell'uomo, io resterò sola, perché tu andrai in Russia. Perciò preferisco saperti lontana ma felice insieme a tua sorella...piuttosto che infelice con un uomo che non ami.”

    Deglutii e, improvvisamente, le buttai le braccia al collo come se avessi paura che quella fosse l'ultima opportunità per abbracciarla. Il giorno seguente, mia madre riuscì a prendere i risparmi che mio padre aveva messo da parte per il viaggio in Russia, in modo che coprissero le spese per raggiungere l'Inghilterra. Lui, occupato com'era, non se ne sarebbe accorto subito.

    Decisi, ad insaputa di mia madre, di scrivere una lettera d'addio in modo che, quando mio padre avesse scoperto tutto, avrebbe sospettato che avessi fatto tutto da sola. Ma non sapevo scrivere bene, perciò lasciai scritte solo poche parole che lasciassero comunque intendere il concetto della mia fuga volontaria.

    Era tutto organizzato, affinché prendessi una carrozza in piena notte, così che nessuno potesse accorgersene. Mia madre mi preparò una sacca con tutto l'indispensabile per il viaggio e riuscì a lasciarmi anche qualche moneta in caso dovesse servirmi.

    Mi indicò per filo e per segno, il percorso che avrei dovuto seguire, persino poche ore prima della mia partenza, mentre mio padre e Ada dormivano nei loro letti.

    Sorrisi al pensiero che, per la prima volta, avrei visto anche il mare, di cui tanto avevo sentito parlare in passato.

    Madre, che succede?”

    Io e mia madre ci voltammo di scatto verso Ada che, a causa delle candele accese in cucina, doveva essersi svegliata. La guardai spaventata; se avesse parlato con mio padre, sarebbe saltato tutto il nostro piano.

    Mamma si avvicinò a lei lentamente “Non è niente, tesoro. Torna a letto.” disse posandole una mano sulla spalla. Ada non si mosse, guardò prima lei poi la sacca che tenevo in mano, nonostante cercassi di nasconderla dietro la schiena. E allora capì tutto.

    Se ne va?” sussurrò rivolta a mamma, indicandomi con il dito.

    Intanto, io pregavo che restasse in silenzio.

    Mi aspettavo però da un momento all'altro, che si mettesse ad urlare e a chiamare nostro padre.

    Allora sarebbe stata la fine del mio sogno di fuga.

    Ada, ti prego...” cercò di dire mia madre.

    Perché la state aiutando a scappare?” ripeté ancora Ada confusa.

    Abbassai lo sguardo, stringendo forte i pugni. Ormai mi stavo lentamente rassegnando all'idea della disfatta.

    Ada, ti spiegherò tutto domani.”

    No, vorrei saperlo ora, madre.” insistette Ada, ma teneva sempre un volume di voce parecchio basso. Non voleva svegliare nostro padre ma non capivo se per il fatto che lui si sarebbe parecchio arrabbiato se fosse stato svegliato nel cuore della notte o perché non voleva ostacolare, non me, ma mia madre.

    Perché lei non merita questo!” Mia madre scosse la spalle di Ada, sotto il mio sguardo stupito. “E tu lo sai bene, in fondo al tuo cuore. Sai che tua sorella, come Katerina, merita solo il bene. Ti prego, non impedirle di essere felice, figlia mia!”

    Ada restò in silenzio, mi lanciò una lunga occhiata e poi, sotto la luce della candela, abbozzò un sorriso. Non lo avevo mai visto sul suo viso, quando mi guardava.

    Fu una bellissima sensazione.

    Io non mi sono mai alzata, questa notte” sussurrò a mia madre.

    Lei le sorrise e le diede un bacio sulla guancia.

    Quando Ada si voltò verso le scale per tornare in camera, corsi verso di lei e la fermai.

    L'abbracciai come mai avevo fatto prima; era il mio modo per ringraziarla per quel piccolo grande gesto che aveva compiuto nei miei confronti.

    Non sapevo se in fondo lo avesse fatto per sé stessa, ma non m'importava.

    Per una volta, non avevo visto disprezzo nei suoi occhi e la cosa mi bastava.

    Ada ricambiò difficilmente quell'abbraccio. “Almeno avrò tutta la camera per me ora...” disse.

    Sorrisi, poi la lasciai andare. Lei mi lanciò un ultima lunga occhiata e mi chiesi se, magari, le fossi mancata. Non avevo però più tempo per avere quei pensieri, altrimenti avrei perso la carrozza.

    Mia madre mi accompagnò vicino alla foresta, dove la carrozza mi aspettava e mi abbracciò a lungo prima di lasciarmi salire. Dio solo sapeva, quanto mi sarebbe mancata.

    Una volta messo il piede sopra la carrozza, iniziò la mia fuga.

    * * * *

    L'Inghilterra era davvero un mondo nuovo.

Proprio come mi aveva accennato Katerina, fu come immergersi in un mondo diverso, pieno di luci e colori. Ero tesa però, mentre guardavo l'enorme distesa di verde che circondava la stradina dove la mia carrozza stava procedendo.

Non mi ero mai allontanata dal mio piccolo villaggio, quindi viaggiare da sola mi aveva un po' spaventata. Solo il pensiero di iniziare una nuova vita insieme a Katerina, mi aveva dato la forza di non voltarmi indietro.

Inoltre, non conoscevo una parola di inglese e nessuno lì sapeva della mia condizione. In una delle ultime lettere che mi aveva inviato prima della mia partenza, Katerina mi aveva rassicurato che avrei imparato l'inglese nel giro di poco tempo e il fatto che non potessi parlare, non avrebbe in alcun modo influito negativamente sul mio periodico soggiorno presso la corte di Klaus.

Mi rizzai sulla schiena ,quando vidi in lontananza un enorme villa circondata da immensi giardini. Restai a bocca aperta per quanto era bella, sembrava una di quelle abitazioni delle favole che mamma mi raccontava quando ero bambina.

Sentii le gambe tremarmi e improvvisamente avvampai in volto, ero spaventata dall'idea di conoscere persone nuove. In Bulgaria, avevo visto sempre e solo le stesse facce e, nonostante non le trovassi affatto simpatiche, mi ci ero comunque abituata.

Incredibile quanto una novità potesse spaventarmi e al tempo stesso entusiasmarmi.

Scossi la testa, come per cacciare quel fastidioso senso di terrore che mi attanagliava la mente: non volevo essere la solita ragazza triste e solitaria che ero a casa. Sarei stata solo un peso per mia sorella. Dalle lettere mi sembrava più che felice, non volevo rovinare tutto.

Quando la carrozza si fermò davanti al cancello dell'abitazione, era chiaro che il momento era già arrivato. Dopo giorni e giorni di viaggio, ero giunta a destinazione.

Quando i cavalli portarono la carrozza di fronte alla porta d'entrata, il cocchiere scese dal suo posto di guida e mi porse gentilmente la mano per aiutarmi a scendere, con un sorriso sul volto.

Fu il mio primo sorriso inglese, come inizio non fu male.

Quando presi la sua mano, notai in lontananza mia sorella correre verso di me: mi parve un altra persona, forse perché era passato anche un lunghissimo anno ma non ricordavo più quel sorriso che le illuminava il volto. Mi parve fosse passata un eternità dall'ultima volta che lo avevo visto.

Inoltre i capelli le erano diventati ancora più lunghi e più ricci, indossava una abito molto chiaro e bellissimo. Io invece indossavo un normalissimo abito scuro, uno dei soliti che indossavo in Bulgaria, che un po' stonava con la bellezza del paesaggio che mi circondava.

Irina!” esclamò quando mi raggiunse, mi si gettò addosso, facendomi quasi cadere. Nel frattempo, il cocchiere stava tirando giù i miei pochi bagagli dalla carrozza e io ricambiai l'abbraccio di mia sorella.

Poi lei mi prese il viso tra le mani e mi studiò attentamente “Sei diventata ancora più bella, sorellina!” esclamò, io invece pensai che lei lo fosse diventata, ancora di più di quanto già lo fosse. Era così allegra, così solare: sembrava davvero che mi trovassi di fronte ad una nuova Katerina. Lei iniziò a tempestarmi di domande a cui non mi diede nemmeno il tempo per pensare ad una risposta: mi chiese come avessi escogitato il piano di fuga, come stava la mamma, se Ada era ancora acida e infine com'era stato il viaggio.

Il viaggio era stato bellissimo ma stancante, non vedevo l'ora di gettarmi su un letto e dormire.

Ma allo stesso tempo, volevo continuare ad ammirare la bellezza di quella nuova terra.

Quando le mie valigie furono tutte a terra, Katerina mi prese per mano.

Vieni, ti faccio vedere la nostra camera!” esclamò gioiosamente.

* * * *

Portandomi in camera, io e Katerina attraversammo diversi corridoi.

L'uomo di cui era ospite mia sorella, doveva amare l'arte: notai diverse statue e diversi dipinti che decoravano le pareti e gli angoli della villa. Quando raggiungemmo la porta della nostra camera, Katerina posò la mano sul pomello e si voltò a guardarmi con un sorrisetto furbo.

Resterai sorpresa da ciò che vedrai...” disse.

E aveva ragione: quando spalancò la porta, vidi un enorme camera da letto, grande quasi quanto tutta la nostra casa. La finestra affacciava sui giardini esterni, accanto ad essa di trovava un enorme letto matrimoniale con delle lenzuola color oro. C'era persino un enorme armadio, che occupava l'intera parete destra, e un mobile pieno di trucchi e gioielli che, a casa, non ci erano mai stati permessi, un po' per mancanza di denaro e un po' perché nostro padre non vedeva di buon occhio l'opportunità che le donne avevano, di attirare l'attenzione su di loro.

Il cocchiere lasciò le mie valigie vicino al letto e, con un mezzo inchino, si congedò.

Katerina si gettò a capofitto sul letto, continuava a guardarmi mentre io osservavo estasiata il lusso che mi circondava. Era così vicino da spaventarmi.

Le lenzuola sono di seta!” esclamò Katerina accarezzando la superficie su cui era distesa con un sorriso entusiasta sul viso.

Risposi con un mezzo sorriso, mi sentivo fuori luogo in mezzo a tutta quella bellezza: avevo luce intorno, ma io ero oscurità. E il mio vestito scuro ne era una prova.

Qui non dovrai mai più metterti quei vestiti così....orribili.” disse mia sorella, come se mi avesse letto nel pensiero. “Le sarte che lavorano qui sono brave, potrei chiedere a lord Niklaus di fartene qualcuno. Intanto userai i miei, abbiamo la stessa taglia!”

Non mi sfuggii il modo in cui le si illuminò il viso quando parlava di Niklaus, doveva essersi presa una bella cotta per quell'uomo. Da come ne parlava nelle sue lettere, sembrava che fosse ospite di un angelo sceso dal paradiso. Era bello, vedere che dopo tutto quello che aveva passato in Bulgaria, finalmente aveva trovato qualcuno che la rendesse felice.

Ero curiosa di conoscerlo, per vedere se era veramente affascinante come lei sosteneva. Io e Katerina non avevamo mai avuto gli stessi gusti in fatto di uomini, forse quello era un bene.

Com'è lui?

Le domandai riferendomi al suo “angelo”. Katerina guardò le mie mani muoversi e per un attimo, pensai si fosse dimenticata del mio linguaggio dei segni. O semplicemente si era persa in un sogno ad occhi aperti, quando avevo fatto riferimento a Klaus.

Oh Irina, lui è un uomo strepitoso. È buono, gentile, affascinante....è semplicemente perfetto” rispose, guardava in alto come se stesse sognando. Mi fece ridere il fatto che sognasse come una ragazza della sua età. In Bulgaria, anche prima di rimanere incinta, si comportava come una ragazza cresciuta troppo presto: in effetti aveva passato cose che non tutte le ragazze della sua età avevano subito. “Lui e lord Elijah mi sono stati di grande aiuto, è grazie a loro che sono diventata..così!”

La guardai stupita, nelle sue lettere non aveva mai accennato a quel nome: mi aveva parlato solo di Klaus e della sua gioia di vivere in Inghilterra.

Katerina lesse la confusione sul mio viso e si rizzò a sedere sul letto “Giusto, non te ne ho parlato...” iniziò a dire, ma la sua frase venne interrotta da un bussare, forte e deciso, sulla porta della nostra camera.

Katerina disse una parola in inglese, che probabilmente voleva dire “avanti” e la porta si aprì lentamente: ne fece capolino un ragazzo, probabilmente sui venticinque anni.

Aveva lunghi capelli castani che gli circondavano il viso marmoreo, occhi scurissimi e un'eleganza nella postura che non potei fare a meno di notare subito.

Rimasi per un attimo estasiata, forse perché, in vita mia, ne avevo visti pochi di uomini così belli.

Lui mi sorrise dolcemente e abbassai lo sguardo, come una stupida.

Katerina si alzò in piedi e fece un mezzo inchino di fronte al ragazzo. Pensando di passare per maleducata, feci lo stesso. Lui alzò le mani, come se volesse dirci che non era necessario.

Continuando a sorridermi, chiese qualcosa a Katerina.

Ascoltai la risposta di mia sorella, la lingua inglese aveva un suono così soffice e leggero, ma in lei si sentiva ancora l'accento della nostra lingua d'origine. Mi sarebbe davvero piaciuto poterlo parlare.

Katerina annuì al ragazzo, poi si voltò verso di me “Irina, lui è Lord Elijah” mi disse poi in bulgaro.

Elijah mi prese la mano e la baciò delicatamente sul dorso, non riuscii a contenere i brividi che attraversarono la mia schiena, quando le sue labbra si posarono sulla mia pelle.

Niente a che vedere con la finta galanteria che aveva mostrato Vladimir, quel ragazzo sembrava l'eleganza in carne ed ossa.

È un piacere conoscervi, Irina” disse poi in uno stentato bulgaro, per fare in modo che riuscissi a capirlo. Il fatto che conoscesse la nostra lingua mi sorprese, doveva avergliela insegnata Katerina in quel lungo anno in cui aveva soggiornato in quella terra.

E il fatto che mi desse del “voi”, non mi sorprese di meno.

Spero che vi troverete bene qui da noi.” aggiunse Elijah.

Iniziai a credere che mi sarei davvero trovata bene, avevo incontrato solo due persone, esclusa Katerina, e entrambi si erano comportati più che bene con me.

Sopratutto quell'affascinante ragazzo che avevo di fronte.

Lui non restò stupito dalla mia mancanza di risposta, Katerina doveva avergli parlato della mia condizione. E non ne sembrava affatto stranito, anzi mi stava trattando come una ragazza normalissima.

Credo che debba lasciarvi, dovrete prepararvi per la festa di stasera suppongo...” disse poi unendo le sue mani.

Non ero a conoscenza della festa, lanciai un occhiata a Katerina che sorrideva gioiosamente e non lasciai intendere che avevo paura. Stare in mezzo a tanta gente che non conoscevo, con le mie insicurezze e i miei problemi, mi spaventava.

Pensavo che avrei conosciuto Klaus e poi mi sarei rintanata sotto le coperte. E invece...

Ma non volevo rovinare nulla, Katerina era troppo felice in quel momento e non avevo alcuna intenzione di rivelarmi da subito un peso.

Avrei preso parte a quella festa, anche se mi vergognavo da morire.

Oggi è il compleanno di Lord Niklaus. Così stasera te lo farò conoscere!” disse velocemente, sempre in bulgaro. Dubitavo che Elijah avesse inteso ciò che mia sorella aveva appena detto.

Lo vidi avvicinarsi alla porta e sorriderci educatamente. “A dopo allora.” disse, aprì la porta e ci riservò un ultima occhiata “Ancora piacere di avervi conosciuta, Irina”

Lo ringraziai con un sorriso, era inutile che lo facessi a gesti, visto che lui non li sapeva tradurre.

Ma sperai lo stesso che avesse capito, che il mio era un grazie.

Quando Elijah scomparve dietro la porta, Katerina mi prese le mani “Non te l'ho chiesto prima...ma te la senti di prendere parte alla festa? Il viaggio dev'essere stato stancante!”

Annuii prontamente.

Anche se non ne avevo molta voglia, ma più per imbarazzo personale che per stanchezza, non avrei spento il sorriso sul viso di Katerina. Ci teneva particolarmente che ne prendessi parte.

Lei fece gioiosamente un saltello “Va bene!” disse “Allora facciamoci bellissime per stasera!”

* * * *

Katerina aveva una miriade di vestiti, uno più bello dell'altro, che Klaus le aveva regalato.

Mi sembrava che anche lui ricambiasse l'interesse di mia sorella, altrimenti perché riempirla di tutti quei regali? Mentre si truccava, mi raccontò alcuni episodi del suo soggiorno in Inghilterra.

Non era felice di lasciare me e nostra madre, di lasciare il resto gliene importava ben poco, ma quando era arrivata, Klaus ed Elijah si erano mostrati subito gentili con lei.

Elijah le insegnò a parlare, scrivere e leggere l'inglese mentre Klaus l'aveva introdotta nei lussi e nei fasti di quella nuova vita.

Mentre ascoltavo le sue parole, pensai che non mi avesse chiesto nulla della sua bambina. Non che sapessi dov'era stata mandata, ma sembrava che Katerina non ne volesse parlare, per cancellare quel ricordo doloroso dalla sua mente.

Quando terminò di truccarsi, pettinarsi e vestirsi, iniziò a lavorare su di me.

Mi pettinò i capelli, che solitamente portavo sempre legati in una treccia, in modo che diventassero molto lisci, mi truccò gli occhi e le labbra e mi prestò uno dei suoi abiti: un bellissimo abito chiaro, che metteva in risalto i miei occhi blu.

Quando mi guardai allo specchio, mi sembrò di vedere un altra persona: una nuova me stessa, illuminata da una nuovissima luce. Katerina mi guardò soddisfatta, attraverso il riflesso dello specchio “Sei bellissima, non l'hai mai pensato vero?” mi chiese.

No, non l'avevo mai pensato.

E sinceramente non lo pensavo nemmeno in quel momento, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella nuova ragazza che stavo guardando. Mi aspettavo che, da un momento all'altro, iniziasse a parlare, ma forse pretendevo davvero troppo.

Il mio sorriso si spense per un attimo, quel cambiamento sarebbe durato solo per una sera e poi sarei tornata la solita ragazzina muta, depressa e noiosa. Avevo paura di rovinare la nuova vita di Katerina.

Lei si accorse del cambiamento sul mio viso e mi fece voltare, in modo che la guardassi negli occhi “Irina, non devi avere paura. Qui starai benissimo, nessuno ti giudicherà mai e puoi sorridere senza che nessuno ti guardi male. Andrà tutto bene, credimi!” disse.

Restai sollevata dalla convinzione nella sua voce e feci un cenno con il capo, era forse ora che smettessi di imbarazzarmi e di avere paura per tutto.

Katerina sorrise, appena si accorse di essere riuscita a convincermi a non temere nulla. “Ora andiamo, la festa di compleanno di Lord Niklaus sta quasi per iniziare e lui potrebbe arrivare da un momento all'altro...” disse.

Nel giro di pochi minuti, ci ritrovammo a scendere una lunga scalinata, dirette verso un salone gremito di gente. Non avevo mai visto tante persone in un solo posto:tutti sorridevano, ridevano e ballavano. Quando io e mia sorella passavamo, venivamo salutate con eleganza e con sorrisi, sia da uomini che da donne.

Eccoci qua. Non è stato terribile vero?” Katerina mi guardò quando la lunga scalinata terminò, le risposi con il mio solito sorriso.

Poi mi guardai attorno, mi sembrava essere di entrata in un mare di gioia. Scorsi in lontananza Lord Elijah che parlava con altri due uomini, quando guardò verso di noi, ci sorrise gentilmente.

Per molto tempo, Katerina non si mosse dal mio fianco: non voleva lasciarmi da sola, in un ambiente che non conoscevo, malgrado in molti le avessero chiesto di ballare. Quando un ragazzo di nome Trevor, che Katerina mi aveva presentato come un suo caro amico, le chiese di ballare, la spinsi a farlo con un sorriso. Con il mio arrivo, non volevo certo privarla di divertirsi e di vivere.

Sei sicura? Guarda che posso restare qui...” disse Katerina lanciando un occhiata verso Trevor e poi verso di me.

Prima che potessi risponderle, Elijah si avvicinò a noi, con quell'eleganza e gentilezza che mi avevano colpito poco prima. Disse qualcosa in inglese a mia sorella e Katerina annuì, prese la mano di Trevor e capii che Elijah doveva averle detto di divertirsi, che sarebbe rimasto lui con me.

Allora, vado...” mi disse mia sorella. La guardai allontanarsi, quel ragazzo sembrava innamorato di lei ma Katerina non ricambiava: mi aveva parlato per tutto il tempo di Klaus e di tutto ciò che lo riguardasse. Non era mai stata così presa da un uomo, che io sapessi.

Mi farebbe piacere...” Mi voltai di scatto quando riconobbi la voce di Elijah, parlava con me, ma guardava verso le coppie che danzavano, con aria attenta. I suoi occhi neri attraversarono la sala per poi posarsi su di me. Una vampata di calore mi bruciò il viso. “Se accettaste la mia offerta di potervi iniziare alla nostra lingua. Mi sembrate intelligente e sveglia quanto Katerina, perciò sarà facile per voi...non preoccupatevi!”

Mi sorrise e mi sembrò che il tempo si fermasse, stavo per fare un mezzo inchino, ma lui mi bloccò, proprio come aveva fatto prima nella nostra camera. “Irina, non c'è bisogno con me...” disse prendendomi per mano. Il suo tocco era delicato ma allo stesso tempo freddo e fermo, avrei voluto dirgli di non darmi del “voi”: tra noi due il nobile era lui, io non ero una signora.

E sentirlo darmi del tu, mi avrebbe fatto sentire meno lontana di quanto fossi da lui.

Elijah sorrise “In cambio del mio aiuto però...vorrei che voi mi insegnaste il vostro linguaggio dei segni.”

Nessuno me lo aveva mai chiesto in passato, perché a nessuno importava parlare con me.

Ma a quel ragazzo sì e mi conosceva a malapena da pochi minuti.

Lo guardai a lungo sorpresa, aveva parlato in bulgaro per tutto il tempo: non era stato perfetto, ma si era fatto comunque capire.

Grazie.

Risposi muovendo lentamente le dita, in modo che lui capisse cosa gli avessi appena detto.

E lui lo capì, forse dal mio sorriso riconoscente o non so da che altro.

Ripeté il gesto. All'inizio sbagliò un po', facendomi sorridere, ma poi lo completò perfettamente.

Ci guardammo di nuovo in silenzio, con due sorrisi che si allargavano sulle nostre labbra.

Mi sentivo già a casa, non sapevo spiegare quella sensazione ma stavo già bene.

Lì, accanto ad Elijah, mentre mia sorella danzava allegramente con Trevor, sentivo come se la mia vita stava appena per iniziare.

Un ragazzo, mi parve che si chiamasse Joshua, si avvicinò ad Elijah e sussurrò qualcosa al suo orecchio. Elijah si fece serio, annuì e disse qualcosa al ragazzo per farlo allontanare.

In quello stesso istante, calò un profondo silenzio. Guardai il ragazzo accanto a me con aria interrogativa. Lui si accorse della confusione che stavo provando e mi rispose con un sorriso.

Il festeggiato sta per arrivare.” mi spiegò.

Katerina giunse alle mie spalle, tenendo sotto braccio Trevor: guardarono tutti verso la scalinata da cui io e mia sorella eravamo scese. Un bellissimo ragazzo stava scendendo gli scalini, lentamente e con eleganza: aveva i capelli biondi, gli occhi chiari e un sorrisetto affascinante sulle labbra.

Quello è Niklaus.” mi sussurrò all'orecchio Katerina.

In quel momento capii perché lei e tutte la altre donne lo guardavano affascinate: era davvero molto attraente. Proprio come lo era Elijah, ma mi sembrava che a lui importasse meno di tutte quelle attenzioni, rispetto a Niklaus.

Dopo aver ascoltato gli auguri degli uomini e le lusinghe delle donne, Niklaus si avvicinò a noi e io, istintivamente, feci un passo indietro. Trevor si congedò, mi parve infastidito dal modo in cui Katerina guardava Klaus mentre lui le baciava il dorso della mano.

Poi i suoi occhi blu si posarono su di me e io arrossii imbarazzata: aveva un sguardo penetrante, che parve trafiggermi l'anima. Per poco mi ritrovai nascosta dietro la schiena di Katerina che mi presentò in inglese, lo capii perché la sentì pronunciare il mio nome e Niklaus fece il baciamano proprio come aveva fatto con lei poco prima. Elijah lo guardava con un sorriso.

È davvero un piacere conoscervi, Irina” disse Klaus, in perfetto bulgaro.

Rimasi di stucco, aveva un accento e una pronuncia perfetti, sembrava quasi che non fosse inglese.

Vostra sorella mi ha parlato molto di voi, per me è un onore averti ospitato qui. Spero che vi troverete bene, mio fratello vi insegnerà la nostra lingua e le nostre usanze, in modo che possiate ambientarvi più velocemente.”

Guardai Elijah stupita, anche se erano fratelli, non mi sembrava che si somigliassero. Non solo per i colori degli occhi e dei capelli, ma anche il loro atteggiamento era, sotto molti aspetti, diverso.

Mi bastò poco per capirlo. L'unica cosa che sembrava accomunarli, era la bellezza e la gentilezza fuori dal comune. Anche lui doveva sapere della mia condizione, perciò non sembrava aspettarsi una risposta, almeno a voce.

Avevo superato la fase più critica, quella del “Non posso risponderti”, senza la minima difficoltà, grazie a Katerina.

Niklaus lasciò la mia mano delicatamente, dissi a mia sorella di ringraziarlo per avermi permesso di soggiornare là e lei gli riferì prontamente il messaggio.

Figuratevi, Irina. È un vero piacere per me.” rispose lui.

Appena terminò la frase, venne circondato da ragazze armate di regali e di complimenti per lui.

Mi ricordai allora che quella era la festa del suo compleanno e chiesi a Katerina di fargli gli auguri da parte mia. Sentivo gli occhi di Klaus fissi su di me, mentre io gesticolavo velocemente davanti allo sguardo di mia sorella.

Katerina gli riferì quello che avevo detto e lui, ignorando le ragazze che lo circondavano, mi rispose con un sorriso. “Vi ringrazio.” disse e venne praticamente trascinato via da tutte quelle donne.

Katerina lo seguì, con un sorriso sulle labbra.

Io ed Elijah restammo di nuovo soli, guardai Klaus che prendeva sotto braccio mia sorella, poi Elijah al mio fianco e mi sfuggii un sorriso di gioia.

Sì, forse in Inghilterra la mia vita sarebbe davvero cambiata, in meglio.












  
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