Blatereggiando.
Salve salvino, eccomi qui con il nuovo capitolino. Stavolta ho deciso di
ambientarlo in un ipotetico futuro – trascurando la discutibile dipartita di
Goku in DBGT –, dove entrambi i Saiyan hanno finito come comuni mortali (?)
la loro esistenza. Capirete maggiormente le cose leggendo, sicuramente. :’D
E poi... no, niente, domani ho verifica di matematica *trema*. Necessito di
supporto psicologico *va a cercare nuovi yaoi con Goku e Vegeta*.
Urgh. Btw, come sempre grazie per i commenti. Sarò ripetitiva, ma mi fanno
sempre piacere, quindi grazie! ;w; Al prossimo capitolo~♥
Disclaimerchemidimenticosempre »
Dragon Ball © Akira Toriyama.
Se DB mi appartenesse, Zarbon non avrebbe mai avuto una trasformazione
NEANCHELONTANAMENTESIMILIE a quella che ha. Cioè, insomma, Tory bello,
PERCHÉ?! Era così GNOCCO carino. E la voce del doppiatore italiano è
incredibilmente figa. Just saying.
06. » Afterlife.
Vegeta assottigliò lo sguardo e mantenne le braccia incrociate al petto, come di consuetudine.
Non avrebbe mai immaginato, dopo cent’anni di esistenza – parte della quale passata a trucidare violentemente alieni vari ed eventuali, ma dettagli –, di ritrovarsi all’altro mondo con una stupida e discutibile aureola in testa. Ma soprattutto, non avrebbe mai immaginato che appena oltrepassato il palazzo di Re Yammer gli sarebbe comparso fulmineamente dinanzi quel cretino di Kakaroth – a proposito, chi diavolo l’aveva avvertito?! – col suo smagliante sorriso idiota che pareva sbrilluccicare come quella checca di vampiro che tanto piaceva alle ragazzine terrestri.
Giusto per rovinargli la sua prima giornata da defunto, insomma.
« Meraviglioso, davvero meraviglioso », borbottò sarcasticamente, passandosi stancamente una mano sul viso ed abbandonandosi ad un plateale sospiro frustrato, « Dovrò sorbirmi la tua irritante, molesta, disturbante presenza per l’eternità. Peggio che crepare ».
Goku ridacchiò giulivo, le mani ai fianchi e gli occhi vivaci.
« Andiamo Vegeta, non fare l’antipatico! », esclamò con un sorriso a trentadue denti, avvicinandoglisi e poggiandogli una mano sulla spalla. Dopo qualche secondo la risata si smorzò per fare spazio ad un sorrisino esecrabilmente imbarazzato, accompagnato da una titubante grattatina alla nuca, « Senti... visto che... insomma... è da un po’ che non... cioè... pensavo... ti va di... uhm, insomma... di farl— ».
Nonostante tutto, la sensazione del setto nasale di Kakaroth che si accartocciava contro le sue nocche gli era mancata terribilmente.