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Autore: Ifysama    30/11/2011    3 recensioni
In un continente dimenticato dove la magia è dimenticata e ormai leggenda, una lotta tra famiglie nobili porterà alla scoperta di anntichi segreti, di una nuova terra e alla formazione di un nuovo impero
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Il conte Heric, signore della contea di Verna, sfoderò la spada dalla lama lucente, volse un ultimo sguardo alla sua dimora divorata dalle fiamme e si preparò al combattimento. I soldati si avvicinarono, disponendosi a cerchio intorno a lui, roteando le alabarde. Erano venti in tutto, convinti della loro superiorità numerica guardavano Heric pregustando già la gloria che avrebbero ottenuto uccidendolo. Heric sorrise, lo avevano sottovalutato. Spiccò un balzo e, appoggiandosi all’armatura di un guerriero, oltrepassò il cerchio. Prendendo di mira il soldato scavalcato si volse e affondò la spada nella sua schiena, la estrasse rapidamente e con un altro fluido colpo uccise due uomini stupiti dall’agilità dell’avversario. Heric sollevò la spada per bloccare un fendente, afferrò l’alabarda con la mano sinistra e moncò le braccia al soldato lasciandolo gridare dal dolore. Girandosi di scatto colpì un altro guerriero pronto ad intervenire e con una capriola si allontanò dal resto del gruppo. “Ancora quindici” pensò Heric, non era stanco, anche se con la capriola si era leggermente contuso la spalla destra, quindi cominciò ad avanzare contro i soldati, lentamente. Uno di loro si voltò e scappò, quello che doveva essere il capo gli gridò di tornare indietro ma non ottenne risultato, allora si avvicinò al soldato mutilato e, con un colpo di spada, pose fine alle sue sofferenze. Heric nel frattempo aveva decapitato un alabardiere inesperto che aveva provato a colpirlo di lato. Altri due si avvicinarono e colpirono insieme, il conte saltò in avanti, facendolo uccise uno dei due guerrieri ma si trovò nel mezzo dell’accerchiamento. Un soldato gli si scagliò contro con un affondo, Heric si girò di lato e schivò il colpo, l’alabarda continuò il suo percorso fino a finire nel petto di un altro avversario. Sconvolto per l’errore il guerriero non vide il colpo di Heric arrivare e stramazzò al suolo in una pozza di sangue. Ne rimanevamo dieci e questi erano terrorizzati, chi era quell’uomo che aveva ucciso la metà di loro e non era ancora stato ferito? Heric raccogliendo un’alabarda roteò su sé stesso, uccise tre soldati e ferì o mutilò gravemente gli altri, velocemente si liberò degli ultimi rimasti e si trovò faccia a faccia con il loro capitano. Non appena lo poté vedere con chiarezza riconobbe subito chi gli si trovava di fronte. Il capitano Duke in persona era venuto sin lì, la sua fama si era sparsa in tutto il regno, colui che aveva affrontato il pericoloso viaggio oltre la nebbia ed era ritornato vivo, non sarebbe stato facile eliminarlo. I due si studiarono, entrambi erano abili spadaccini ma mentre Heric iniziava ad accusare la fatica, il capitano era ancora fresco. Il conte si fece coraggio e scattò in avanti pronto ad affondare la spada nel petto dell’uomo. Il capitano non era impreparato, parò il colpo facendo scivolare la spada di Heric lateralmente e lo colpì con un calcio all’addome. Il conte si allontanò stringendosi la pancia, il calcio gli aveva mozzato il fiato, conscio di non poter resistere a lungo giocò la sua ultima carta. Si lanciò contro il capitano con la spada alzata poi, all’improvviso, la abbassò a destra con una sola mano, la passò rapidamente nell’altra e girò su se stesso, tutto questo in un istante. Duke confuso dalla rapidità dell’azione tentò una parata ma il colpo arrivò lo stesso, la spada del conte penetrò in profondità nel fianco sinistro. Heric non perse tempo, lo colpì con un pugno sul viso mandandolo a terra, poi afferrata la spada del capitano lo trapassò al petto. Il conte ansante rimosse la sua spada dal corpo dell’avversario e cercò rifugio in una grotta nascosta. Là prima di accasciarsi al suolo stremato, lavò la lama della spada in una pozza d’acqua , la rinfoderò e solo allora si concesse di svenire.
  
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