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Autore: Ethaline    30/11/2011    0 recensioni
Erin si sveglia un giorno in ospedale. Non ricorda niente di quello che le è successo, ma i medici le dicono che è stata drogata ed era sotto l'effetto di alcool prima di aver quasi rischiato la vita in un incidente mortale nella macchina di uno sconosciuto. Per lei queste parole non hanno peso. Droga, alcool, sesso, passaggi in macchina, sono tutte cose ordinarie per lei, ma presto, Erin, perderà il controllo totale della sua vita se non deciderà di mettere la testa a posto.
Una racconto metà autobiografico che ho deciso di scrivere in un pomeriggio di noia. Non so nemmeno se lo porterò a termine. In ogni caso, se c'è qualcuno che mai lo leggerà, spero che sia di suo gradimento.
Erin.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sento l'asfalto scricchiolare sotto il mio vestito da discoteca nero.
"Erin, svegliati, apri gli occhi!"
E' una voce lontana, quella che mi sta chiamando adesso.
"Ti prego Erin, ti prego"
Vorrei aprire gli occhi e dirle che va tutto bene, ma non ci riesco. Sono come intrappolata da delle catene invisibili e ho la gola riarsa.

“Erin ce la puoi fare, fidati di me"
Sento qualcosa di caldo scivolarmi vicino alla tempia sinistra. Delle scariche elettriche mi percorrono tutto il corpo, arrivano perfino ai polpastrelli delle dita.
"Erin, non devi mollare"
Provo ad aprire per un attimo gli occhi, ma è solo un millesimo di secondo, una forte luce mi ferisce le palpebre e vengo riavvolta nel buio.
"Brava, così, riapri gli occhi, ce la puoi fare"
Faccio scivolare le mani sul cemento e sento che tanti minuscoli pezzetti di vetro mi si conficcano nel palmo.
"No, stai ferma, non ti devi muovere"
Non la ascolto. Continuo a muovere le mani, cercando di capire. Sono uscita come ogni sabato sera, poi cos'è successo?
I ricordi sono sfuocati, il dolore è l'unica cosa a cui riesco a pensare.
"Mi senti, Erin?"
Improvvisamente l'asfalto viene sostituito con qualcosa di morbido. Vengo scossa a destra e sinistra e reprimo a stento un conato di vomito.

Sento il caldo di una coperta sul mio corpo mezzo nudo. La voce femminile di prima non c'è più. Ce ne sono altre, strane, ancora più lontane. Parlano velocemente, in modo coinciso e a volte usano termini che non riesco nemmeno a capire.
In quella cacofonia di suoni sento anche il rumore di un qualcosa che non riesco bene a decifrare, anche se l'ho sentito tante di quelle volte. Sembra quasi la sirena di un'ambulanza.
"Il battito sta diminuendo, dov'è l'ossigeno?"
Il cuore comincia a battere più forte nel petto, quasi avesse dovuto uscire da un momento all'altro. La paura prende posizione nel mio corpo e degli scossoni mi percorrono tutti i muscoli. Vorrei urlare, urlare che il dolore mi sta corrodendo dentro, ma ogni mio tentativo è vano.
Sento degli spostamenti d'aria vicino a me.
Delle mani calde mi toccano il viso.
Poi l'improvviso odore di lattice mi pizzica le narici.
Faccio un profondo respiro e dello strano vapore mi raggiunge i polmoni, quasi a volermeli perforare.
Ho un giramento di testa e il nero nel mio campo visivo comincia a vorticare freneticamente.
"Ha delle punture di siringhe vicino alla caviglia, il tasso alcolico è molto elevato"
"Deve essere portata d'urgenza in ospedale, cartellino rosso"
"Dottore, il respiro sta diminuendo"
"Voglio ossigeno, altro ossigeno"
"Resisti Erin, siamo quasi arrivati"
"Il battito, dottore, il battito"

Sento un nodo alla gola e poi il buio mi inghiotte ancor di più, trascinandomi nel suo vortice senza uscita.


 

  
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