Cammina, tenendo lo sguardo basso.

I suoi passi rimbombano pesanti nell’aria.

-Ciao, papà … - Mormora, fermandosi davanti alla tomba di suo padre, Howard Stark.

-Molto probabilmente ti sto deludendo anche ora..ma non mi importa.- Tiene a precisare, così come aveva preso il vizio di fare quando ancora poteva ottenere delle risposte da lui. 

Estrae un fazzolettino di stoffa bianco, iniziando a pulire la lapide.

-Diventerò papà … grazie alla ragazza di cui ti ho tanto parlato … mi sono deciso a dichiararmi..ora siamo ufficialmente una coppia … - Racconta, sedendosi accanto alla tomba, come se avesse il padre vivo e vegeto accanto.

-Non che voglia esserti irriconoscente … mi hai salvato la vita, in un certo senso … ma spero davvero di essere un padre migliore di te … - Ammette, in un mormorio, calcandosi il cappello in testa.

-Spero di non diventare quel menefreghista che eri tu nei miei confronti, sempre troppo occupato per rivolgermi anche solo lo sguardo e mai orgoglioso di quello che facevo … mi ha fatto stare male..mi hai fatto passare giorno e notte a piangere … e la mamma lo sa bene … - Sospira,  quasi in un sfogo, socchiudendo gli occhi.

 

 

- Papà, mi aiuti ad aggiustare questo…?- Un bambino di sette anni appare sulla soglia della porta del laboratorio di Howard Stark. Tra le braccia stringe un piccolo robot.

- Tony, non ho tempo ora!- Sbotta l’uomo, riprendendo subito la sua conversazione al telefono.

-Papà…tu mi vuoi bene…?- Domanda allora il bambino, avvicinandosi cautamente al padre, il quale non lo degna di una risposta.

Il piccolo Stark strattona un lembo della giacca del padre, facendogli saltare un bottone.

-Maria! Vieni a prendere tuo figlio!!- Urla Howard, allontanando Tony in malo modo.

Il bambino si zittisce, indietreggiando di qualche passo. I suoi occhi diventano lucidi.

Corre nella sua cameretta e salta sul letto, dove si  sfoga in un silenzioso pianto, abbracciato al suo giocattolo rotto.

Maria sospira, nel vedere la scena. Bussa alla porta di Tony, che non risponde ma anzi, affonda il viso nel cuscino.

La donna, dopo qualche istante di esitazione, entra nella stanza, sedendosi accanto al figlio.

- Non prenderla così, amore … papà ti ama … è solo che il lavoro lo impegna molto e lo stressa … - Gli spiega, dolce come sempre, carezzandogli la schiena, non potendo fare a meno però di nascondere un sorriso amaro, deluso …

 

 

La suoneria del cellulare riporta Tony al presente. Prende il telefono, sospirando impensierito nel leggere “Pepper” sul display.

-Ciao papà, ti voglio bene.- Sussurra, carezzando la lapide, prima di alzarsi ed allontanarsi per rispondere.

-Amore, tutto bene …?-