(Prologo)
- Benvenuti. - disse Edward prima di bloccarsi alla vista di una ragazza. Aggrottò le sopracciglia, per poi squadrarla da capo a piedi. Alta, slanciata, capelli bruni legati in una coda alta e grandi occhi grandi e scuri, bordati da lunghe ciglia, simili a pizzo nero.
Aveva la pelle chiara, diafana, pronunciata dalla canottiera nera e dai pantaloncini del medesimo colore. Le lunghe gambe erano aggraziate, e i piedini scalzi, piccoli come lo era lei.
- E... benvenuta. - disse, attirando l'attenzione dei suoi allievi su quella ragazzina, che arrossì, abbassando lo sguardo. Era da cinque anni che insegnava karate, e non gli era mai capitato allenare una ragazza, se non sua sorella Alice, che faceva danza, ma che aveva voluto imparare a 'difendersi'.
- Se vi siete iscritti a questa palestra, vuol dire che... probabilmente siete dotati di intellento. - disse sogghignando, facendo ridere i ragazzi e i genitori in sala. - Il karate è un arte complicata, non violenza. E come prova c'è una ragazza, quest'anno, come allieva. Spero non ti sentirai a disagio tra tutti questi maschietti con gli ormoni a mille. - disse, e tra le risa sentì uno sbuffo, individuò quello che, probabilmente, era il padre della ragazza.
- Ecco, lei è il padre, vero? - domandò ad un uomo dai folti ricci castani e occhi bruni, proprio come quelli di lei. Lo vide annuire, e lo invitò a farsi avanti. - Come mai ha iscritto sua figlia a questo corso? - domandò, inclinando il capo.
- Per farsì che impari a difendersi. - rispose Charlie, guardando la sua bambina che gli sorrise. Edward gli diede una pacca sulla spalla. - Ecco, che impari a difendersi ma che non abusi della violenza. Ecco cos'è il karate. Vi insegna a rilassare i nervi, e ritrovare voi stessi.
Il karate vi insegna a domare il vostro animo, e a non ricorrere alla violenza. - Finì Edward, alzando le mani e sorridendo ai suoi allievi. Strinse le mani ai genitori, e li invitò a lasciare la stanza, per poi guardare quei mocciosi ad uno ad uno.
- Come ti chiami? - domandò gentilmente verso la ragazza. - Isabella, ma preferisco essere chiamata Bella. - rispose, accolta da un fischio di ammirazione. Il sopracciglio sinistro di Edward saettò verso l'alto, e incrociando le braccia al petto si mise a fissare i ragazzi.
- Sarò chiaro con voi... una sola battuta sconcia, un tocco che non mi piace, e cose che risulteranno sbagliate ai miei occhi e a quelli di Bella... e vi farò pentire di essere nati, mocciosi. - disse, con un sorrisetto tutto miele.
Alcuni di loro deglutirono a vuoto, abbassando lo sguardo. Isabella lo ringraziò con lo sguardo, abbassando il capo riconoscente. Ed Edward... era sicuro che quell'anno sarebbe stato un fuoco d'artificio.