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Autore: Zomi    01/12/2011    5 recensioni
È notte ormai, sul villaggio di Coco. Tutti dormono. Sgattaiolo veloce verso la cima della collinetta e cerco di non far tintinnare la bottiglia che conservo ormai da 10 anni.
Raggiungo la piccola radura che sovrasta la baia della mia isola e mi siedo scomposta sull’erba mossa da una leggera brezza serale. Stappo con i denti il tappo dalla bottiglia e ne verso quasi la metà sulla tomba che ho davanti...
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOLE, PIOGGIA, NEVE, TEMPESTA…
 

(se questa canzone del Liga è già stata usata per un’altra song-fic,

vi prego di avvertirmi e provvederò a ritirare questa versione.

 Grazie mille)
 
 
 

È notte ormai, sul villaggio di Coco. Tutti dormono. Sgattaiolo veloce verso la cima della collinetta e cerco di non far tintinnare la bottiglia che conservo ormai da 10 anni.
Raggiungo la piccola radura che sovrasta la baia della mia isola e mi siedo scomposta sull’erba mossa da una leggera brezza serale. Stappo con i denti il tappo dalla bottiglia e ne verso quasi la metà sulla tomba che ho davanti. –A te…- mormoro accarezzando la croce in legno che mi è davanti -… che hai sempre creduto nelle mie abilità e che mi hai aspettato paziente. Ecco, mamma, ho mantenuto la mia promessa: Coco è libera…-.
 

           Hai fatto tutta quella strada
Per arrivare fin qui,
E ti è toccato partire bambina
Con una piccola valigia di cartone
Che hai cominciato a riempire

           

Mi attacco egoista alla bottiglia e inizio a tracannarne il contenuto senza ritegno. Alcune goccie mi scivolano dalle labbra, ma le asciugo con gesti di stizza delle mani, mentre si mischiano a lacrime calde e a singhiozzi liberatori. Maledizione, 10 anni.
10 maledetti, lunghi, schifosi, fottutissimi anni ho impiegato a liberare la mia gente e la mia isola. Piango ripensando al giorno in cui sono partita dalla baia sotto stante, sulla mia piccola zattera e con una piccola valigia piena di speranze  e dolori.
 

Due foglie di quella radura
Che non c’era già più
Rossetti finti
E un astuccio di gemme
E la vaglia ha cominciato
A pesare
Dovevi ancora partire
E gli occhi han preso
Il colore
Del cielo
A furia di guardarlo
E con quegli occhi
Ciò che vedevi
Nessuno può saperlo

 

Mi viene male a ripensare a tutto ciò che ho dovuto affrontare fin da bambina, pur di raggiungere il mio scopo. Ho abbandonato la mia innocenza e le illusioni di un mondo felice e leale, sostituendolo con il mondo crudele e reale che ho conosciuto in questi anni. Delle mie idee ho dovuto ricredermi e molte, troppe volte la verità mi ha dato il volta stomaco. Ma quando le forze mi mancavano, alzavo lo sguardo al cielo e ti ritrovavo, Bellmer, mamma, e mi rialzavo dal mio sconforto, riprendendo il cammino e sostenendo il peso della crudeltà che incontravo, ritrovando la speranza e la forza di andare avanti…
 

E sole, pioggia, neve, tempesta,
Sulla valigia e
Nella tua testa
Gambe per andare e
Bocca per baciare

 

Ne ho affrontati di guai: pirati, marines, taglia gole, nemici vari… a volte ho creduto che le mie gambe non avessero più nemmeno la forza di fare un passo oltre a dove ero arrivata, e che la mia bocca non avesse più labbra con cui respirare quell’orrenda aria di odio e dolore che incontravo sempre… Ad ogni nuovo orrore, credevo di aver raggiunto il limite… quanto mi sbagliavo!!

 

Hai fatto tutta quella strada
Per arrivare fin qui,
Ed d ogni sosta c’era sempre qualcuno
E quasi sempre
Hai provato a parlare
Ma non sentiva nessuno
E ti sei data, ti sei presa
Qualche cosa chissà
Ma le parole che ti sono avanzate
Sono finite tutte nella valigia
E lì ci sono restate
E le tue gambe andavano sempre
Solo sempre più adagio,
E le tue braccia
Reggevano a stento
Il peso della valigia

 

Bevo ancora dalla bottiglia per pi guardarla per bene. È stato uno dei miei primi furti: una bottiglia di liquore al mandarino rubata da Orange Island, l’isola degli agrumi. L’ho presa ripromettendomi che l’avrei bevuta con Bellmer, quando sarei riuscita a sconfiggere Aarlong. Ed ora, eccomi qui a condividerla con te, mamma, spero ti piaccia… guardo le stelle sopra la mia testa ramata e ripenso a tutti glia altri oggetti che ho sgraffignato in questi anni oltre che a questo liquore. Troppi per elencarli, come anche troppe sono le cose della mia vita che non avrò più indietro, perse e rubatemi in questo lungo viaggio di dolore…
 

E sole, pioggia, neve, tempesta,
Sulla valigia e
Nella tua testa
Gambe per andare e
Bocca per baciare
E sole, pioggia, neve, tempesta,
Sui tuoi capelli,
Su quello che hai visto
Braccia per tenere e
Fianchi per ballare

 

Lascio che il vento mi scompigli i capelli e alleggerisca la mia mente dai ricordi che ora riaffiorano crudeli…
Sostituisco le facce di spietati pirati con quelle dei miei nuovi compagni, le loro risate cancellano le urla e le bestemmie di quelli uomini che mi hanno torturata, i loro abbracci e le loro danze le sevizie che ho subito…

 

Hai fatto tutta quella strada
Per arrivare fin qui,
Ma adesso forse
Ti puoi riposare
Un bagno caldo
Qualcosa di fresco,
Da bere e da mangiare
Ti apro io la valigia
Mentre tu resti lì
E piano piano
Ti faccio vedere
Se erano solo quattro farfalle
Un po’ più dure a morire

 

Un movimento dietro di me, mi distrae e dalla boscaglia emerge Zoro.
-Nami?Mocciosa che fai qu…- si blocca, notando le mie lacrime. Le asciugo offesa del suo intervento e arrabbiata che mi abbia visto in questo stato. Si avvicina e mi si siede accanto. Lo guardo di sbieco e osservo attenta le fasce della sua ferita…
-Mi dispiace…- sussurro indicandole con un dito. Lui alza le palle e, con un cenno del capo, indica la tomba. –È lei?-.
Seguo il suo gesto e annuisco.Mi ruba la bottiglia dalle mani e ne sorseggia un po’.
-Non ti chiederò mai cosa hai dovuto affrontare e cosa hai visto in questi 10 anni… aspetterò che sia tu a parlare, ma sappi che ora puoi rilassarti, prendere fiato e riposare. È finito, è tutto finito. Forse credi di aver fatto cose imperdonabili e orribili, ma sono pronto ad ascoltarti e ad aiutarti se vorrai. Noi siamo qui, Nami, siamo qui! Non ti abbandoneremo mai. Mai…-.
Mi asciugo un ultima lacrima e lo abbraccio.
 

E sole, pioggia, neve, tempesta,
Sulla valigia e
Nella tua testa
Gambe per andare e
Bocca per baciare
E sole, pioggia, neve, tempesta,
Sui tuoi capelli,
Su quello che hai visto
Braccia per tenere e
Fianchi per ballare

 

Lo sento protestare, contro la mia affettuosità. Rido felice e leggera e lo libero. Gli sorrido ringraziandolo e gli regalo un bacio a stampo sulla guancia. Arrossisce imbarazzato e ringhia offeso.
-Mocciosa…- mormora sorridendo però.
Rimaniamo insieme lì, davanti la tomba di mia madre, per tutta la notte.
Sole, pioggia, neve, tempesta… mi sembravano così difficili da affrontare, ma ora con Rufy, Zoro, Usop e Sanji, so che potrò andare avanti, chiudere con il mio passato e guardare speranzosa al futuro. L’incubo è finito, ora inizia il sogno…
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Eccomi qui di ritorno. Dopo ben 5 mesi di assenza torno a tormentare le vostre anime affamate di One Piece. Lo so, lo so… di me ne facevate volentieri a meno, ma sono una sadica e mi piace vedervi soffrire. Ringrazio chi mi ha mantenuto tra i suoi autori preferiti nonostante non scrivessi niente e avverto che di idee per altre FF ne ho parecchie. Ringrazio anche chi, preoccupato, mi ha scritto(firmandosi però Anonimo), chiedendomi se stavo male o avevo deciso di non scrivere più: don’t worry, be happy!!! Sto bene, avevo solo un sacco di impegni e internet in sciopero… ok, come mio solito mi sono dilungata anche troppo… Sorry =P =P

Zomi92
 

P.S.: se questa canzone del Liga è già stata usata per un’altra song-fic, vi prego di avvertirmi e provvederò a ritirare questa versione. Grazie mille.
 
  

   
 
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