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Autore: TooSixy    02/12/2011    2 recensioni
Nonostante Las Noches sia a tutti gli effetti una città di morti, l'esistenza di una Fracciòn non è mai tranquilla o pacifica. Ma nemmeno per sbaglio.
Basti pensare alle incombenze di tutti i giorni: spiriti minori da cacciare, Shinigami da trucidare, Espada testardi e capricciosi a cui badare… insomma, bisogna essere un po' un incrocio tra un gladiatore e un baby-sitter. E malgrado tutto, diciamocelo, si ha pure la reputazione di essere "creature inferiori", poco più che docili schiavetti al servizio dei propri Espada.
Quando però una misteriosa entità compare a Las Noches, pronta a tracciare la sua scia di sangue perfino tra i pezzi grossi, sarà proprio una Fracciòn a rimboccarsi le maniche per fermarla. Armata della sua determinazione, di un dono tanto prezioso quanto molesto e di una Zanpakuto che si fa beatamente i fatti suoi, Rayen si prepara a combattere per la sua vita e per tutto ciò che le è caro.
E chissà, forse potrebbe scoprire di essere coinvolta in un gioco molto più grande e pericoloso di quello che immagina.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio, Shūhei Hisagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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II. Clairvoyant


 

Rayen entrò in quelli che fino a poche settimane prima erano stati gli alloggi di Indar. Come al solito, erano impeccabili: mobili lucidissimi, attrezzatura da allenamento riposta a regola d'arte, libri allineati in ordine alfabetico sugli scaffali. Indar era un maniaco della precisione. Rayen ruotò lentamente su se stessa, con nostalgia infinita. Il sapore salato delle lacrime le pungeva la gola, ma non avrebbe pianto, non era nella sua natura. Lei era un'Arrancar, uno strumento di morte; e gli strumenti di morte non piangono. 

A breve, quella stanza sarebbe stata reclamata da Yammy Llargo, uno degli Arrancar più grezzi e fastidiosi di Las Noches. Quella stanza in cui Rayen aveva trascorso tanto tempo, e che ancora era pregna del profumo di foglie di pino che avvolgeva ogni gesto di Indar. La ragazza strinse i pugni. Non avrebbe potuto prendere proprio tutto, naturalmente, ma avrebbe senz'altro portato al sicuro gli averi più preziosi del suo ex Espada. Si diresse a passo deciso verso gli scaffali e iniziò a raccogliere i libri scritti di proprio pugno da Indar, insieme alla sua personale collezione di rocce, un assortimento di minerali trovati in giro per Hueco Mundo. Rayen aveva sempre trovato quella sua passione a dir poco bizzarra - proprio non capiva cosa ci fosse di tanto interessante in uno stupido sasso - ma ciononostante prese tutte le pietre con fare quasi amorevole.  

Ripensò all'entusiasmo di Indar, al modo in cui i suoi occhi scuri sembravano illuminarsi alla vista di un nuovo berillo, di un topazio o di una condronite. In quei momenti, il viso del giovane si addolciva, e nei suoi lineamenti severi balenava un che di quasi infantile. Ma Indar Oroitz non era stato solo un Arrancar dai modi energici, tutt'altro... dentro di lui era albergato qualcosa di oscuro e potente, qualcosa che l'aveva fregiato del titolo di Espada.

La furia.

*

Corre.

Corre come non ha mai corso in vita sua, sulle ali del sonido. Attorno a lei è tutto uno sfrecciare di forme indistinte dai colori vivaci, diversissime da qualsiasi altra cosa abbia mai visto a Hueco Mundo. E' sicura di non essere a Las Noches, eppure intorno a sé percepisce la presenza di centinaia, migliaia di Hollow, simili a sussurri in una stanza affollata. Ha la sensazione di trovarsi in una specie di luogo sacro, un santuario di luce e di silenzio... ma allora perché sta così male? Perché il suo cuore batte tanto forte da causarle piccole fitte? E cos'è quel prepotente impulso che la spinge a correre, a correre e a correre senza mai voltarsi indietro?

Qualcosa di caldo e umido le riga una guancia. Lo strofina via con un gesto secco, senza curarsi se si tratti di lacrime (gli strumenti non piangono) o di sangue. Dentro di lei si scontrano emozioni contrastanti: soprattutto rabbia, dolore e tradimento, è vero, ma sepolta sotto di essi anche una gioia senza nome...

 

Una forte esplosione squassò l'aria, facendo trasalire Rayen. Seduta a terra con la testa ciondoloni, l'Arrancar si voltò di scatto verso la porta del suo appartamento - o meglio, verso quella che un tempo era stata la sua porta, visto che adesso giaceva scompostamente sul pavimento in un pugno di schegge di legno.

Rayen si massaggiò il collo, stordita. « Ma che cavolo...? »

« Alla buon'ora, Fie! Quando il superiore chiama, il Fracciòn deve scattare al suo comando come un cane ammaestrato. Non te l'ha insegnato, questo, il tuo caro Indar? » Grimmjow torreggiava sopra di lei, con le mani infilate in tasca. « Beh, che cazzo stai facendo lì per terra? Alzati. »

La ragazza si tirò su lentamente. Si sentiva la testa pesante, come se avesse avuto un'incudine attaccata al collo. Era sempre così, i Focus: le piombavano addosso quando meno se li aspettava, e travolgevano la sua mente prima ancora che lei si accorgesse di cosa stava succedendo. Era un torpore pericoloso, perché poteva assalirla da un momento all'altro, senza alcun preavviso. Se fosse accaduto nel bel mezzo di una battaglia... Il pensiero la agghiacciò. 

« Scusa, Grimmjow, non ti ho sentito » borbottò, con voce un po' impastata.

Le sopracciglia di Grimmjow s'aggrottarono così tanto da diventare simili a fulmini azzurri. « Che diavolo è quella faccia? Hai l'aria di una che s'è appena ripresa dalla sbronza del secolo. » 

« Mah, più o meno... » Rayen si rialzò in piedi, spazzolandosi distrattamente gli abiti. « Fa' conto che ogni volta che arriva un Focus è come se mi scolassi due o tre bottiglie di alcol allo stato puro. »

« Ogni volta che arriva cosa? » 

« Un Focus » ripeté stancamente lei. « Sai, sprazzi di futuro, o cose del genere. Arrivano all'improvviso, senza anticipazioni, e non sempre sono chiari. Anzi, a dirla tutta, molte volte sono un vero casino da interpretare. »

Questo parve accendere in lui un palpito d'interesse. « Allora sei davvero una veggente, eh? Non credevo che le voci che giravano sul tuo conto fossero vere. Che cos'hai visto? »

« Oh, stavolta nulla di particolare... era molto confuso. » Si sarebbe sentita davvero stupida a raccontare una visione del genere al suo nuovo leader. Senza contare che le costava sempre un grosso sforzo descrivere i propri Focus, non solo perché erano difficili da spiegare, ma anche e soprattutto perché condividerli era come condividere una parte della sua stessa anima. Erano qualcosa di segreto, di intimo, di suo. Non era ancora pronta a rendere partecipe un tizio che era entrato a far parte della sua vita da meno di ventiquattro ore. Meno che mai un tizio come Grimmjow Jaeguerjacquez. « Per la cronaca, comunque, cosa ci fai tu qui? Non hai altre riunioni, missioni super segrete o qualche altro impegno da Espada? »

Grimmjow alzò le spalle. « Per il momento non c'è molto da fare. Aizen ha spedito Ulquiorra e Yammy nel Mondo Reale, e fino a quando non torneranno non potremo stendere la nostra offensiva. Ma quello Shinigami ha già qualcosa in mente, ci scommetterei la mia Zanpakuto. »

« Non sarebbe una novità. Ma perché il duo simpatia Ulquiorra e Yammy? Cosa ce li ha mandati a fare, Aizen, nel Mondo Reale? »

« Li ha messi sulle tracce di un suo ex compatriota, a quanto pare... uno Shinigami di nome Kurosaki. »

Kurosaki. Quel cognome vibrò nella mente di Rayen con un suono argentino, familiare, come una melodia da tempo dimenticata. La ragazza ne fu sorpresa: era più che sicura di non conoscere nessun Kurosaki. 

« Dev'essere una bella gatta da pelare, questo tipo, per far scomodare addirittura due Espada » osservò. « Come mai Aizen non ha inviato due Nùmeros? »

« E che ne so? Mica sono il suo segretario. Se vuoi il resoconto completo, chiedilo a quel leccapiedi di Tousen » sbottò Grimmjow. 

« Ma non vi ha detto nemmeno per quale motivo stia braccando lo Shini... ehi, che cavolo stai facendo? »

Mentre lei ancora parlava, Grimmjow s'era messo a scartabellare i pochi scaffali in giro per la stanza, per lo più pieni di libri. 

« Questa è violazione della privacy! » protestò Rayen, parandoglisi davanti e cercando di bloccarlo.

La Sexta Espada la spinse di lato, apparentemente senza il minimo sforzo.

« Sono il tuo superiore, con me non devi avere segreti » replicò serafico. « Ma perché leggi queste porcherie? "Manuale di ottica dei minerali alcalini"... che roba è? »

Roba che probabilmente Rayen non avrebbe mai neppure sfogliato, ma non aveva cuore di gettarlo via: era stato uno dei libri preferiti di Indar. E dire che a lei nemmeno piaceva leggere. 

L'appartamento di Rayen, come quello di tutte le Fracciòn, non era particolarmente sontuoso. Era una semplice stanza squadrata di media grandezza, alla quale era annesso un piccolo bagno. L'ambiente principale era tagliato in orizzontale da un soppalco di legno bianchissimo, su cui si trovavano un futon di cotone grezzo e un vaso di forma sferica. Dal vaso in questione affiorava un grazioso acero tridente, con fronde scure come il carbone e sottilissime foglioline del colore della neve fresca: una delle pochissime piante vive che la giovane aveva mai visto a Hueco Mundo. 

Nella parte inferiore della stanza c'erano invece la libreria, la rastrelliera della Zanpakuto e qualche mobile di lucido mogano. Il tutto era coronato da una delicata spirale di lanterne in stile Washi, appesa al soffitto, che avvolgeva l'appartamento in un morbido chiarore ambrato.

« Un bel misto di orientale e occidentale, vedo. »

« Già, mi piace fondere insieme stili diversi » tagliò corto Rayen. « Ti spiacerebbe piantarla, adesso? »

Sul viso di Grimmjow si dipinse l'ombra di un sogghigno. « E perché mai dovrei? Ora fai parte della mia Fracciòn, Fie, non scordartelo. Hmm, cosa c'è di qua? »

« È il bagno, stanne fuori! »

« Qual è il problema, hai un amante nella doccia? »

« No, di solito preferisco nasconderli nell'armadio. »

« Nah, decisamente scomodo. » Grimmjow abbozzò un malevolo sorriso. « Attenta, Fie, potrei interessarmi all'uso di quel futon. »

« E' una minaccia? » ribatté lei.

« Vedilo come un ammonimento. »

Rayen attese impazientemente che l'Espada finisse di sondare la camera. Onestamente, non capiva cosa fosse venuto a fare: aveva vinto la sua piccola schermaglia con Nnoitra, avrebbe dovuto essere soddisfatto di sé. Era abbastanza chiaro che, se si era fatto avanti per reclamarla come Fracciòn, era stato solo per infastidire l'arrogante quinto Espada. La ragazza dubitava che Grimmjow fosse veramente attirato dal suo aspetto, considerando che molte delle Nùmeros più belle e sensuali di Las Noches si sarebbero strappate i capelli pur di portarsi a letto la Sexta Espada, né da qualsiasi altra parte di lei; l'unica cosa che poteva provare era un blando interesse per i suoi poteri, un interesse che sarebbe presto svanito, una volta che si fosse reso conto della loro scarsa utilità pratica. 

E Rayen capì che non le importava. Non gliene fregava nulla di Grimmjow e dei suoi infantili giochi di supremazia con Nnoitra. Lei voleva Indar, aveva bisogno di Indar...  

Ma Indar non esiste più

« Fie. »

Rayen mascherò la malinconia e si girò verso Grimmjow. L'Espada aveva staccato la sua Zanpakuto dalla rastrelliera e ora la stava esaminando con occhio critico. Era una spada leggera, fatta più per la velocità che per la forza bruta; la guardia ricordava le fattezze di un quadrifoglio ed era venata di piccoli fregi spiraliformi, che risalivano arricciolandosi con eleganza lungo la lama lievemente ricurva. L'impugnatura, semplice e scura, terminava in due lunghi nastri blu zaffiro, orlati di filigrana d'argento. 

Nel guardare la propria spada, Rayen provò una strana fitta. « Rimettila al suo posto » disse, più brusca di quanto non intendesse essere.

« Altrimenti? » la provocò Grimmjow. Tra le sue mani grandi e callose, la Zanpakuto della Fracciòn non appariva più temibile di uno stuzzicadenti. Infastidita, Rayen si rese conto che, benché non fosse bassa di statura, la sua fronte arrivava a malapena a sfiorare il mento dell'Espada.

« Altrimenti... » Cercò in fretta una minaccia adeguata, ma non ne trovò: erano poche le cose che una Fracciòn poteva permettersi di dire al suo superiore. 

E Grimmjow lo sapeva. « Non sprecare fiato, Fracciòn, sai benissimo che non riusciresti a farmi nemmeno un graffio senza finire cremata viva. Dimmi, piuttosto... ho saputo che tu e Oroitz eravate piuttosto legati. Siete stati insieme a lungo? »

Rayen annuì di malavoglia. « Una trentina di anni umani, più o meno. Come mai quest'improvviso interesse? »

Grimmjow riappese la Zanpakuto alla rastrelliera. Per un attimo la guardò con espressione assorta, poi sul suo volto balenò la spavalda arroganza di sempre.

« Non aspettarti che io ti riservi lo stesso atteggiamento cavalleresco di Oroitz. Non m'importa se la mia Fracciòn è un uomo o una donna, per me siete tutti uguali e tutti avete lo stesso scopo, ossia obbedire a ogni mio comando. Se ti dirò di buttarti in un attacco kamikaze, tu lo farai e senza alcuna esitazione. Ora appartieni a me, Fie, sei un semplice strumento nelle mie mani. »

« Nel caso te lo stessi chiedendo, Indar non mi ha mai trattato come una principessina » disse Rayen tetra. 

« Forse no, ma ti ha abituato comunque troppo bene per i miei gusti. » Grimmjow s'accigliò. « Per me tu sei poco più che spazzatura, voglio che la cosa sia ben chiara. »

« Lo è, non preoccuparti. »

« Buon per te. »

Grimmjow scrollò le spalle e fece per uscire dalla stanza. A malincuore, Rayen si costrinse a richiamarlo. « Ehi? »

Lui si girò. « Che c'è? »

La riluttanza le stringeva la gola. Le parole le uscirono dalla bocca lente, incerte. « Grazie per essere intervenuto... voglio dire, per aver impedito a Nnoitra di prendermi. L'ho molto... apprezzato, ecco. »

La mascella Hollow che copriva la guancia di Grimmjow ebbe un lievissimo scarto, e Rayen ebbe l'impressione che l'Espada stesse di nuovo sogghignando. « Mi devi un favore, Fie. Per ora guardati le spalle e tieni affilata la tua Zanpakuto. »

Rayen attese che se ne andasse definitivamente, e solo allora si concesse un sospiro di sollievo. Grimmjow la innervosiva, non poteva negarlo, e la innervosiva ancora di più il fatto di essere in debito con lui. Instabile, l'aveva definito Indar. Chissà cosa passava per quella sua mente contorta. L'unica consolazione di Rayen era che Grimmjow avrebbe dovuto davvero dare fondo a tutta la sua inventiva, per escogitare qualcosa di più crudele di Nnoitra.

La ragazza sorrise segretamente e fece per volgersi.

Fu in quel momento che il suo sguardo cadde sul pavimento. Sui pezzetti di legno smaltato di bianco sparpagliati a terra come briciole per i piccioni.

« Grimmjow!! La mia porta! » 

 

******************

Capitolo non esattamente ricco di avvenimenti, ma volevo mostrare un po' più da vicino il mondo di Indar e Rayen :) 
Spero abbiate gradito, gente, bye bye e alla prossima!
  
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