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Autore: KSherlocked    02/12/2011    0 recensioni
Aaallora gente. Premetto che è la prima storia che pubblico e che in teoria non è una Fan Fiction. E' un libro, un romanzo. Il tema vampiresco è solo la rappresentazione attraverso un esempio concreto della differenza di due mondi, le difficoltà di due mondi diversi.
La storia è narrata principalmente dal punto di vista di Lui. I nomi sono...ispirati diciamo. Da chi lo capirete subito direi.
Discussioni familiari, passati difficili, incidenti di percorso e amori rinnegati e pericolosi sono all'ordine del giorno, quando hai duecento anni di vita alle spalle e ti approssimi a viverne altri infiniti. E se improvvisamente qualcosa sconvolgesse l'andamento equilibrato della tua esistenza? Se qualcosa rischiasse di mandarti sul sottile confine che determina vita e morte, se stessi rischiando la vita per qualcuno che non può essere salvato? Saresti disposto a cambiare mondo, vita.. solo per lei?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Questo caldo mi uccide...» Paul era pigramente appoggiato ad un albero e giocherellava con un deformato sasso dalla forma spigolosa e irregolare e ora ridacchiava sommessamente.
«Paul,non cominciare. Piantala.» Lanciai un sasso accuminato contro un altro albero,centrando in pieno un piccolo nodo sulla corteccia. «Mi spieghi qual è il tuo problema?!Sei intrattabile,ultimamente.» Quanto aveva ragione. Ma daltronde non sapeva ciò che sapevo io. «Senti, te l’ho detto. Ho una strana sensazione.Temo che stia per accadere qualcosa di grosso..» Sibilai e mi lanciò un’occhiata fulminante. Aprì la bocca per ribattere ma uno scalpiccio lontano attirò la mia attenzione. « Cervi?» La sua voce si fece impaziente. Annusai l’aria e scossi la testa «No,alci. Andiamo.» Con un cenno della testa indicai la direzione e mi gettai a capofitto fra gli alberi. L’odore muschiato degli erbivori non mi attirava granchè.A dir la verità non mi attirava per niente. Paul mi fu accanto «Concentrati,idiota.» E mi sorpassò. Serrai i denti e mi fossilizzai sulle tracce maleodoranti degli erbivori.Un cervo anziano stava circa a 500 metri da me,ne sentivo il tanfo.A giudicare dalle tracce che aveva lasciato doveva avere circa 15 anni.Ed era ferito. Avrei fatto un piacere al branco in ogni caso. A nessuno fa comodo un vecchio alce zoppo. Lo vidi che brucava davanti a me e rallentai la corsa. Saltai sopra un ramo e mi acquattai in silenzio. Se lo avessi attaccato alle spalle,sarebbe morto di infarto più che per il veleno.Lo avrei attaccato dall’alto,questo era certo. Scivolai silenziosamente lungo il ramo e ci restai appeso per le mani. L’alce mosse un orecchio appena avvertì lo scricchiolio del legno sotto sforzo. Meglio per lui che non decidesse di scappare,non sarebbe stato affato divertente...per lui. Pensai attentamente alla dinamica dell’attacco,una cosa pulita,netta. Sentii un fiotto fresco e acido in bocca, il segnale che di lì a pochi istanti avrei attaccato. Respirai forte- inutilmente- e mi avventai sopra il vecchio animale.
«Quanti ne hai presi,eh? 10?15?» Paul rise sotto i baffi. Lo incenerii con uno sguardo «Non mi diverto,lo sai benissimo.» Alzò gli occhi al cielo e sbuffò «In ogni caso dovresti decidere cosa fare. Lo sai, Meredith è ansiosa e non credo che Derek sia disposto a lasciarti andare. Dovresti chiarire subito le cose.» Disse cauto. Mi fermai di colpo «Cosa?»
«Beh,se hai intenzione di andartene come hai detto,dovresti avvisarli.»Era sulla difensiva?
«Nessuno mi obbliga.» Ringhiai. Paul alzò le mani «Nessuno,hai ragione. Ma sarebbe una cosa più che normale.» Accennò. Vide che non reagivo e continuò «In fondo ci hanno accolto,ci hanno amato e...»
«Amato?!» Ruggii «Tu lo chiami amare quello che hanno fatto? Loro...NOI non possiamo amare. »Mi incupii. Come molte altre volte, i dubbi mi assalirono e offuscarono la mente. «Senti,»la sua voce era prudente.Di nuovo.«Non puoi saperlo.Non hai ancora trovato...la persona...GIUSTA.»
«Perchè,tu si?»Infierii e anche lui si immobilizzò.«Piantala di fare lo stronzo,Rob.» Sbuffai,sorpreso del fatto che ,a quanto sembrava, lo stronzo della situazione ero io.Sempre. «Dov’è Meredith?»
Rimase a fissarmi,immobile come ghiaccio. Il paragone mi fece sorridere.
«Che cosa ti fa ridere tanto,eh? Le distruggerai il cuore.» Ora mi rimproverava,dunque.
«Paul,credo che tu abbia qualche disturbo mentale.»Alzai gli occhi al cielo.«Magari sei schizzofrenico.Chi lo sà.» Ripresi a camminare verso la flebile luce che indicava la fine del bosco. Mi guardò malignamente. Probabilmente mi stava bestemmiando contro,sentivo lo sforzo che compieva per stare zitto. Ghignai soddisfatto della paura che negli anni ero riuscito a infondergli nei miei confronti «Vuoi riprendere a deambulare o vuoi mettere radici qui? Diventeresti una bella quercia.» Nel finire la frase,un sasso mi colpi la nuca e si sbriciolò. Chiusi gli occhi e sospirai. Aveva lo sguardo terrorizzato,se non altro.« Paul,Paul...Ti farei raccogliere con la lingua tutti i frammenti di quel povero sasso e te lo farei ricomporre,ma ho fretta di tornare indietro, quindi non te lo ordinerò.» Mi incenerì con uno sguardo davvero poco amichevole e mettemmo a tacere la conversazione.
 
Quando arrivammo,davanti al portico c’era Derek.Se ne stava lì,seduto con quel suo stupido libro in mano,come sempre.«Ciao,ragazzi! Avete avuto una buona battuta?» Quel suo tono così pacato,tranquillo.Come se,invece di cercare risposte su una possibile sopravvivenza dell’anima di almeno uno di noi , stesse leggendo un libro per bambini con tante belle immagini colorate.Paul lo salutò,ovviamente «Solo alci,niente orsi. E sai, non è divertente cacciare con un grizzly permaloso che non fa altro che tenere il muso.»Mi indicò con un cenno del capo. Non lo degnai della mia attenzione «Dov’è meredith?» Domandai acido. Finalmente,quel sorriso irritante scomparve dal viso angelico di Derek «Credo sia su, nella stanza bianca.»Tornò al suo adorato libro che, da come ci spendeva anima e corpo,avrebbe salvato l’anima a tutti noi. Salii in fretta le scale e arrivai alla stanza bianca. Ebbene si,le stanza avevano il nome dei colori.Che cosa triste. Bussai alla porta mogano con fare riluttante. Dire addio ad una persona, amica o nemica che fosse, non era manezionato nella lista delle cose che preferivo fare. «Avanti.»Se possibile,la sua voce era più irritante di quella di Derek. «Sono io.»Borbottai. Lei sorrise angelicamente – quanto avrei voluto darle uno schiaffo – e mi fece cenno di avvicinarmi. Rimasi fermo dov’ero,ovviamente. E non sorrisi. Forse Paul aveva ragione. Ero uno stronzo. «Credo che me ne andrò.» Tagliai corto da principio,per evitare troppi giri di parole,quelli che confondono le idee e basta. Quelli che, notorialmente , mi facevano cambiare idea. Presi il primo oggetto che mi capitò per evitare di doverla guardare. Sì,ero proprio infame. «Ho trovato un appartamento non  molto distante. Starò lì.» Non molto distante,solo qualche stato più in là. Sentii il gemito del bracciolo di legno intrappolato sotto la sua mano. Alzai gli occhi al cielo esasperato da quanta stupidità potesse contenere quel corpo minuto. «E’ inutile che fai così. Sapevi che sarebbe successo.» La mia voce era tagliente. Perfetta.  Non aveva nemmeno aperto la bocca. Era lì,seduta,immobile,muta. Il che mi incuriosì: non era la persona che accettava le sconfitte. E quella era una sconfitta,altrochè. Alzai gli occhi su di lei. Mi stava fissando con sguardo penetrante e infuriato che incontrando il mio si distrusse. «Meredith,piantala di fare la bambina.» Sbottai. Boccheggiò incapace di accettare le mie parole.«Non puoi! Dopo tutto quello che io..» Serrai la mascella «Dopo tutto quello che tu cosa?! Sono più di un secolo che mi torturi! Datti pace,Meredith! Datti pace!» Urlai e le diedi le spalle. Sentii il suo respisro farsi sempre più irregolare, quasi stesse piangendo. «Sei crudele.» Singhiozzò. incredibile con quanta convinzione definisse me crudele. Sorrisi e posai il piccolo cerbiatto di legno che avevo preso alla menzola «Lo so.»  E uscii dalla stanza. Prima che potessi essere preso dal senso di colpa – che non mi avrebbe fatto ripensare sulle mie sclete,comunque – si alzò dalla sedia « “LO SO”?? Riesci a dirmi solo questo?!?» Strillò. Sospirai,ormai ero stanco di discutere con lei ed il pensiero che di lì a poche ore me ne sarei andato mi dava sollievo.«Che altro dovrei dire? Ti amo? Ti voglio? Sarebbe una bestemmia alla realtà e al buon senso. Quindi credo che la mia sia stata la risposta più adeguata. » Risposi gelido proseguendo per le scale. Sentii la rabbia montarle dentro e scorrerle nelle vene e ghignai. Questo mi sarebbe mancato. Subito dopo la porta della stanza bianca sbattè violentemente. Quando arrivai al piano terra Derek aveva l’aria delusa.«Le infrangerai il cuore..»Mormorò a mò di rimprovero. Inarcai un sopracciglio «Mi importa?» Chiesi e uscii in veranda,diretto verso il garage. Paul era lì,seduto e mi guardava torvo. «Te l’ho detto. Non mi sbaglio mai.» Esordì serio. Sorrisi mesto e passandogli accanto gli diedi una pacca sulla spalla «Già. Sono uno stronzo.» Risi, ma lui non condivise l’ironia.«Sai,a volte è bene avere dei dubbi. I dubbi ti danno la possibilità di scegliere e di....»
«Le scelte sono studiate per farti sbagliare,proprio come i dubbi. E io ho fatto la mia scelta. Se sbaglio,affari miei.» Ringhiai cupo e lo lasciai pensieroso dietro di me,insieme alla casa che mi aveva accolto, all’immortale che mi aveva dato vita,alla donna che mi amava – mio discapito – e ai dubbi. Presi l’auto e mi diressi verso un’altra possibile vita.
  
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