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Autore: Lugichan    02/12/2011    0 recensioni
«Ethan Kairos? Quindi mi stai dicendo che tu, il signor Kairos, avresti salvato i tuoi cari amici dalla folle vendetta di un vecchio pazzo?
... Sciocchezze. Cose come la ''Hollow Pen'' ed i ''Fori'' non esistono. Tornatene alla realtà, e magari vattene in una casa di cura, già che ci sei.»
Un'espressione a metà tra il divertito e l'irritato comparve sul viso solcato da lievi rughe di Ethan, mentre la ragazzina se ne andava sbattendo la porta. L'aria di scetticismo da lei emanata si era sparsa per tutta la casa, ed ancora aleggiava negli angoli della modesta residenza Kairos.
«... Povera sciocca.» Fu tutto ciò che il vecchio riuscì a pronunciare, prima di rimettersi a pulire le foglie d'insalata.
{E se il nostro Ethan per una volta fosse il cattivo?
Genere: Commedia, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Dlin dlon dlin dlon.
La campanella della scuola suonò per l'ultima volta, quel giorno, ed il portone si aprì e riversò in strada ed in cortile una serie ininterrotta di teste di ogni colore, assieme ad un ammasso grigio di uniformi indossate da ragazzi affamati ed ansiosi di tornare a casa. Una particolare testolina dai capelli neri e scarmigliati come pochi corse a rotta di collo giù per la lunga strada costeggiata dalle macchine, mentre con un cenno salutava le sue amiche. Tenendosi giù la gonna con la mano riuscì ad impedire che le si scoprissero le mutandine e persino a prendere il pullman, che le aveva fischiato impaziente.
«Wah, c'è mancato poco... » Mormorò lei, aggiustandosi la divisa e scrutando la città che, veloce come un fulmine, passava davanti ai finestrini confondendosi in un misto di grigio e verde. Stavolta il pullman la lasciò proprio davanti casa, in cui la ragazzina si apprestò ad entrare togliendosi le scarpe e sostituendole con delle ciabattine viola. «Mamma, papà, sono a casa!»
«Bentornata, Tsuki!» L'aveva salutata la madre, sorridente e affaccendata a tagliare le verdure. Di suo padre neanche l'ombra. Non c'era da dubitarne, dato che se ne stava spesso rinchiuso a chiave nella sua stanza a scartabellare per il lavoro. Con un sospiro impercettibile di frustrazione, Tsuki salì le scale ed andò in camera sua, mollando la cartella in un angolo e sdraiandosi a pancia in giù sul letto. 
Non era stata una giornata particolarmente pesante, eppure si sentiva stanca: poteva dipendere dal fatto che di lì a poche ore avrebbe compiuto diciott'anni? Beh, se era davvero quello diventare maggiorenni era veramente una tortura! E se consideriamo che Tsuki era già alta di suo, fierissima del suo metro e settantadue di altezza, quello era un bel problema...
«La cena!» Si sentì chiamare dopo un tempo che a lei parve infinitamente breve dalla voce di sua mamma, distorta e lontana. Si era addormentata, non c'erano altre spiegazioni... Ed anche se non aveva fame scese lo stesso, per trovarsi davanti un'immensa torta di crema e cioccolata! Recava scritte le parole ''Buon compleanno, Tsuki''.
«Grazie, mamma! E' bellissima!» La ringraziò la ragazza, sorridendo ebete e guardando sua madre che, raggiante, le dava un pacchetto. «E' arrivato oggi col postino, te l'avrà mandato tuo fratello!» Il fratello di Tsuki lavorava lontano, all'estero. Ma non mancava mai di scriverle ogni tanto e di telefonare per sapere come stavano tutti.
Ridacchiando imbarazzata ma felice, Tsuki scartò con mani avide il pacchetto, trovandolo piuttosto leggero, anche se non sapeva ciò che conteneva. 
Una scatola di cartone. Attaccata sulla cima, con un pezzetto di scotch, c'era un biglietto.
Non leggere ad alta voce il biglietto. Porta la scatola in camera tua e non aprirla qui.
Tsuki rimase perplessa, molto perplessa. Perchè tutta questa segretezza? Cosa le aveva mandato suo fratello? Una bomba? Però la curiosità è donna, e Tsuki, seppur maschiaccio, lo era. Salutò sua mamma, che era rimasta incuriosita dal silenzio e dall'espressione di stupore apparsa sul volto della figlia, e si recò in camera, poggiando lo strano regalo sulla scrivania.
Lì tolse il biglietto ed aprì la scatola... Che conteneva carta velina e milioni di piccoli pezzi di polistirolo.
ovviamente irritata per la quantità enorme di pezzettini, che nel ruffolare nella scatola si sparsero un po' ovunque nella stanza, Tsuki tirò finalmente fuori il suo vero regalo, brandendolo come uno scettro.
Una penna verde.
Era bella, non c'era da dire nulla. Ed era davvero un regalo curioso ma non nuovo, abituata com'era a ricevere cancelleria per la scuola in regalo. E volle subito provarla. Afferrò la cartella e l'aprì, tirando fuori il suo quaderno da dettato, e puntando la penna sulla prima riga di una pagina a caso passò la punta sul bianco immacolato della carta.
Non scrisse; sebbene Tsuki provasse e riprovasse, fino a strappare il foglio, l'inchiostro non usciva. Frustrata, Tsuki s'infilò la penna nella tasca della giacca e si ributtò sul letto, afferrando un romanzo poliziesco, di quelli che amava tanto leggere, ed ignorò il regalo per il resto della serata, o almeno fino al momento prima di andare a letto. La ragazza si apprestava ad infilarsi il suo pigiama, quando un raspio al vetro della finestra la fece sobbalzare violentemente e girare di scatto verso la finestra. 
Non c'era nessuno.
''Ho davvero una fervida immaginazione... Dovrei smetterla di leggere storie dell'orrore...'' pensò Tsuki, tornando a rilassarsi ed infilandosi i pantaloni del pigiamino rosa, con un coniglio sul sedere. Sebbene fossero un po' ridicoli e le sue amiche la prendessero scherzosamente in giro per questo lei non avrebbe mai rinunciato a quel particolare pigiama tempestato di conigli. Forse perchè desiderava tanto un coniglio vero e non ne aveva mai avuto uno? Chissà...
«Miaaooo!!!» Un insistente miagolio la fece voltare di nuovo verso la finestra.
Lì, contro la luce della luna che illuminava le strade, si stagliava un gatto tarchiatello, con un collare rosso e col pelo bianco e nero.
«Miao...» Zampettò ancora contro il vetro, impertinente, come a voler entrare. Tsuki adorava gli animali, quindi non si fece problemi ad aprire la finestra e a tentare di portarsi dentro la povera bestiolina infreddolita... Che, appena toccata, zampettò allegramente giù per il grondaia sotto di lui e saltò, atterrando in strada illeso e con la testa alzata a fissarla. Tsuki rimase lì a guardarlo per un momento, prima di sporgersi dalla finestra e a richiamarlo con un «Vieni, micio-micio-miiiicio...»
Ecco; ora, se conoscete Tsuki, direte che è una testarda. Parla e sbraita finchè non le danno attenzione, e quando si prefigge un obiettivo lo raggiunge. In quel caso, l'obiettivo era proprio il gatto bianco e nero, che voleva portare nella sua stanza perchè convinta avesse freddo. Tsuki era al secondo piano, si, ma si lanciò letteralmente dalla finestra ed atterrò senza un graffio, date le sue gambe lunghe e tutt'altro che fragili. E, in men che non si dica, correva a falcate dietro al gatto, che per distanziarla aveva aumentato il passo e trotterellava verso la scuola. 
«Qui, Sox, bello...» Chiamò una voce maschile, avvolta nell'ombra. Sox si rifugiò dietro le gambe del misterioso uomo, che Tsuki aveva raggiunto col fiatone e che ora lo fissava con tanto d'occhi.
«Oh, meno male che hai seguito il mio gatto. Avrei un paio di parole da dirti...»
   
 
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