Chi era
mia sorella?
Mia
sorella era una ragazza come tutte le altre...
Si
chiamava Loretta.
Non era
bella, ne brutta : era di media statura, bionda con i capelli a caschetto,
occhi verdi e non magra, ma neanche grassa.
Una
semplice ragazza.
Abitavamo
in provincia di Verona, in un piccola zona.
Eravamo
la famiglia più ricca di quel paese e la nostra casa era situata sulla
collinetta più alta del paese: dalle nostre finestre vedevamo ogni angolo della
contrada.
La nostra
non era una casa, ma una villa bifamigliare: nel lato a nord, abitavamo noi e
nel lato a sud i nostri nonni materni.
Era
bellissima, tutta bianca, con qualche mattone rosso per decorazione qua e la;
ampi archi la decoravano e le finestre erano tutte fatte di legno di noce,
decorate da un'abile falegname.
Da quelle
finestre io, ogni sera, guardavo il sole che scendeva tra le bellissime e
lussureggianti colline veronesi e mi perdevo nei colori che il paesaggio mi
regalava.
La nostra
casa era circondata da vigneti, frutteti e altre colture.
Avevamo
mucche, cavalli e galline che io, da piccola, mi divertivo rincorrere per l'aia
davanti a casa.
Non
avevamo servitù: eravamo, si ricchi, ma quella ricchezza era stata data dal
duro impegno dei nostri nonni e dei nostri genitori. L'avevano guadagnata e io
e mia sorella ne eravamo fiere.
Mi
ricordo che giocavamo sempre in mezzo ai frutteti e che, in estate, lei, mi
aiutava a raccogliere le ciliege più buone dai rami più alti. Io adoravo le
ciliegie e molte volte tornavo a casa con il mal di pancia e la bocca tutta
viola, a causa della mia golosità.
Mia
sorella era molto più grande di me di quindici anni.
I nostri
genitori si erano sposati giovani e avevano quasi subito avuto mia sorella.
Anche
Loretta si è sposata giovane: a ventinove anni.
Me lo
ricordo ancora il giorno delle sue nozze: era stato fatto tutto nella nostra
abitazione e il prete aveva celebrato il loro matrimonio, li, sull'aia di casa
nostra.
Lei era
bellissima: aveva un semplice abito color champagne di un tessuto molto
morbido, che le stava su con un corpetto e finiva in una piccola coda. In testa
aveva un pò di velo e il trucco era molto leggero.
Era
un'abito semplice, come lo era lei.
Come ho
detto prima, mia sorella non era bellissima, ma conquistava tutti con la sua
calma, il suo sorriso e la sua risata cristallina.
Quella
risata aveva conquistato Massimo, suo marito.
Massimo
era un dirigente di una fabbrica a Verona: era un ragazzo molto bello, alto,
moro con gli occhi azzurri, sembrava un fotomodello. Era più piccolo di mia
sorella di due anni e questo mi fece pensare che l'aveva soltanto sposata per i
soldi.
Non
confessai mai a mia sorella questo mio presentimento, ma non ce ne fu bisogno,
perchè mi dovetti ricredere più avanti.
Vennero
ad abitare nella nostra casa, insieme a me e ai nostri genitori e dopo pochi
anni, naque il loro primo filio: Alessandro.
Alessandro
era un bellissimo bimbo come suo papà, m'aveva preso la dolcezza della mamma.
Stravedevo
per quel bambino, come lui stravedeva per me e per la sua mamma. Voleva bene
anche al suo papà, questo era ovvio, ma era molto mammone.
Mi
ricordo che dopo la nascita del piccolo, Massimo aveva iniziato a costruire un
piccolo santuario, in giardino, sotto a una quercia.
L'aveva
iniziato, ma mai finito.
Un giorno
eravamo tutti in giardino, era estate, e stavamo mangiando la carne ai ferri,
non sapendo cosa ci sarebbe aspettato.
Mi
sorella stava arrivando in tavolo con un vassoio pieno di verdure, mi ha
guardato, sorriso e poi...è caduta a terra, svenuta.
Ci siamo
tutti precipitati su di lei e siamo subito corsi in ospedale: Loretta aveva
avuto un capogiro, nulla di grave.
Sollevati,
tornammo a casa, ma nei mesi successivi, gli svenimenti furono sempre più
frequenti e il medico ci consiglio di fare una visita di controllo.
Loretta
fece l'atak ( spero che si scriva così) e, con nostra grande gioia, risultò
negativo: mia sorella non aveva nulla e il medico aveva concluso che erano
semplicemente attacchi di panico.
Me lo
ricordo ancora: era sotto pasqua e festeggiammo due volte: la passione di
Cristo e la buona notizia che mia sorella non aveva nulla.
Massimo,
dalla gioia, decise di finire quel santuario che aveva iniziato e mi mandò giù
in paese per prendere una piccola Madonna da mettere sulla nicchia.
Era stato
veramente bravo: non avevo visto mai un santuario così bello e Alessandro volle
subito accendere una candela e pregare, chiedendo al signore di far star bene
la sua mamma.
Quella
preghiera ci aiutò, perchè nella notte, Massimo ci svegliò tutti con le sue
urla: corremmo nella camera sua e di mia sorella e la trovammo sul letto che
tremava, con gli occhi bianchi, la lingua arrotolata e una bava bianca che le
usciva dalla bocca.
Fu uno spettacolo raccapriciante che dovetti coprirmi gli occhi per non vedere.
La corsa
all'ospedale sembrò infinita, ma mai come i minuti d'attesa fuori in pronto
soccorso.
Era l'una
di notte e il medico uscì finalmete per informarci, ma non era un medico
qualunque: era il miglior medico che esisteva li a Verona e, il fatto che sia
venuto proprio lui a parlarci e non un qualsiasi medico, mi preoccupò molto.
-
signori...- ci disse, vendoci incontro: - ...sarò chiaro e netto: la signora
Loretta ha avuto un attacco epilettico. Abbiamo fatto delle analisi e abbiamo
scoperto una cosa molto grave: la signora ha un tumore maligno al cervello,
precisamente al cervelletto, in stato avvanzatissimo -
Non
riuscivo a credere alle mie orecchie...mi lasciai cadere sulla sedia del pronto
soccorso e mi misi le mani nei capelli.
- ma
dottore...- Massimo si fece avanti - ...com'è possibile? Ieri abbiamo fatto gli
esami e non risultava nulla -
-
vede...è un tipo di tumore che è all'interno del cervello e viene coperto
rendendo impossibile la sua visibilità...ritenetevi fortunati, perchè se non
avesse avuto questo attacco epilettico, avreste potuto svegliarvi una mattina e
trovarla morta, senza sapere di che cosa...-
- ma è
curabile, vero? - chiesi alzandomi in piedi.
Il
dottore non ebbe il coraggio di guardarmi negl'occhi: - secondo i miei calcoli,
se operiamo subito, le rimangono due anni di vita, non uno di più -
"Due
anni soltanto...è una donna di 38 anni" pensai, mentre mi avvicinai a
Massimo e lui mi abbracciò.
- e lei
lo sa? - domandò Massimo.
- si, è
stata la prima a saperlo appena si è svegliata...ed ha approvato per
l'operazione. Prego, potete entrare a vederla -
Entrammo
e io mi buttai su di lei, piangendo.
Loretta
mi accarezzò i capelli e mi baciò la fronte chiedendomi: - perchè piangi? -
La
guardai e vidi che era rilassata, tranquilla, come se non fosse successo nulla.
- non
devi piangere...- continuò - ...devi solo ringrazia Massimo, perchè oggi
pomeriggio ha finito il piccolo santuario e perchè la Madonna ha voluto
ringraziarci del suo buon gesto, avvisandoci...hai sentito cos'ha detto il
dottore? Se non avevo quest'attaco sarei morta, senza sapere nulla. Quindi
asciugati le lacrime e sorridi, perchè adesso preghiamo il nostro signore e lo
ringraziamo di averci aiutato -
Disse
quelle parole con tale dolcezza che smisi di piangere e pregai insieme a lei,
con Massimo al nostro fianco.
L'operazione
durò esattamente 14 ore e 45 minuti.
Eravamo
tutti fuori, nella sala d'aspetto.
Il
piccolo Alessandro era rimasto a casa con i nonni e sapeva tutto: Loretta aveva
voluto vederlo prima dell'operazione e gli aveva spiegato tutto con la sua
calma e la sua gentilezza.
Alessandro
era uscito dalla camera della mamma e aveva preso per mano Massimo: - vieni
papà...portami a casa, la mamma deve fare un'operazione difficile e vuole
assaggiare un pò del mio budino al cioccolato quando avrà finito...-
Era un
bambino così forte e tenace: quando Loretta si era ammalata aveva solo 6
anni...e poi dicono che i bambini non capiscono niente!
Il
dottore uscì dalla sala operatoria, togliendosi la mascherina e i guanti
sporchi di sangue.
Ci
alzammo tutti in piedi e lui ci guardò uno, per uno: - l'operazione è riuscita!
- ci disse.
Tutti
tirammo un sospiro di sollievo e ci abbracciammo l'uno con l'altro, ma il
dottore ci riprese: - è presto per cantar vittoria, signori.
Sapete
perchè ho operato la signora Loretta? Perchè è giovane, tutto qui, se fosse
stata più vecchia, con un tumore in quello stato l'avrei lasciata morire perchè
non ci sarebbe stato più nulla da fare...Per ora è fuori pericolo, ma,
ribadisco, è un'organismo giovane e le cellule si riformano più velocemente,
rischiando che il tumore continui a crescere -
La
speranza che si era accesa nei nostri cuori, svanì nel sentire quelle poche
parole.
- c'è
nulla che si può ancora provare? - chiese Massimo.
Il
dottore lo guardò: - conosciete tutti quanti il primario che ha operato Ariel
Sharon, il ministro Israeliano? Bene, fra poche settimane dovrò incontrarmi con
lui e, vi asicuro, è il migliore esperto in tumori al cervello che ci sia al
Mondo...il tumore della signora merita la sua attenzione e io ho intenzione di
parlargli -
Massimo
strinse la mano al dottore e lo ringraziò.
- non mi
ringrazi...- esclamò semplicemente il dottore, prima di andarsene.
Passò
quasi un anno da quel giorno e per Loretta sembrava che non fosse successo
nulla: lei lo ripeteva sempre " se questo è il mio destino, non possiamo
farci nulla".
Non di
fatto la frase in se, ma il modo in cui la pronunciava che ti faceva venire il
magone ogni volta che incontravi i suoi occhi così pieni di vita che ormai si
stavano spegnedo piano, piano.
Loretta
faceva chemio, su chemio. Aveva avuto molte ricadute e molte volte l'ambulanza
era arrivata fin sulla nostra collina per portarla d'urgenza in ospedale.
M
iricorderò sempre una sera, quando ero in terrazza a giocare con Alessandro e
con noi c'era anche mia sorella.
- vado
un'attimo in bagno - mi disse Loretta, lasciandoci soli.
In
lontanaza si sentiva un'ambulanza con le sirene accese.
Notai che
Alessandro si era fermato nel giocare e ascoltava quel suono, ma io lo avevo
chiamato e lui era ritornato spensierato, come prima. Poi la sirena si fece
sempre più forte...sembrava quasi che si stesse avvicinando a noi e Alessandro
arrivò di corsa verso di me, abbracciandomi e piangendo.
- NON
VOGLIO CHE MI PORTINO VIA LA MIA MAMMA!! FAI QUALCOSA ZIA, NON VOGLIO CHE
PORTINO VIA LA MIA MAMMA! - continuava a urlare il piccolo.
Per
fortuna che Loretta tornò e riuscì a calmarlo, ma in quel momento compresi
quanto dolore aveva Alessandro dentro, ogni volta che vedeva l'autobulanza
davanti alla nostra casa.
Massimo
volle che con lui ci fossi anch'io quando andammo ad incontrare il medico per
sapere sul da farsi.
Erano
oramai passati due mesi e i giorni di Loretta erano si potevano contare sulle
dita.
Il
dottore ci fece accomodare nel suo studio e una volta dentro ci guardò
entrambi.
- il
primario mi ha fatto i complimenti...gli ho fatto vedere il video dell'operazione
e mi ha detto che è stato un successo..un'operazione perfetta....gli ho parlato
del caso della signora e come temevo il suo resoconto è indentico al mio: si
potrebbe tentare di operare di nuovo, stavolta però, togliendole tutta la parte
che il tumore le ha colpito, tutta -
Massimo
mi prese la mano e me la strinse: - allora, dottore, possiamo ancora sperare
che viva? -
- per lo
0,01% si...per il 99,99% no...alla signora mancano ancora pochi mesi di vita e
se operiamo c'è il rischio che questi pochi mesi li passi cosciente, ma
invalida, cioè come un vegetale -
Chiusi
gli occhi e piegai la testa.
"
Perchè?" mi chiesi.
- questa
è stata la diagnosi che abbiamo concordato io e il primario..ovviamente se la
signora desidera può essere operata ugualmente, ma non qui -
Massimo
guardò il dottore: - come non qui? -
- Qui,
noi, non la opereremo mai, perchè l'unico che può operarla qui, sono io e mi
rifiuto di rovinare la vita ad una donna così giovane...voglio che viva i suoi
ultimi giorni come se fossero giorni come tanti altri! -
Massimo
parlò Loretta dell'operazione dicendole
che bisognava provarle tuto, ora come ora.
Loretta
l'aveva abbracciato, gli aveva sorriso e l'aveva baciato dicendo: - io non
voglio essere operata, ma se lo faccio e tu stai tranquillo, allora chiama
l'ospedale di Bologna che è l'unico, dopo quello di Verona, che può
operarmi...perchè io mi farò operare per te...-
L'operazione
era riuscita perfettamente e sembrava che quel 0,01% fosse stato favorevole con
noi.
Loretta
era molto debole.
Restava sempre nel suo letto e non si alzava mai.
Parlava
poco e non mangiava molto, ma continuava a sorridere.
Ogni
volta che le chiedevi come stava ti rispondeva " bene, perchè?".
Non
capivo come facesse ad essere così tranquilla e come sorportasse quel dolore,
perchè io sapevo che , dentro, lei soffriva.
Il
piccolo Alessandro le stava sempre accanto e le faceva disegni su disegni.
Per lei
erano come una medicina quei disegni, perchè ogni volta che il piccolo ne
faceva uno nuovo sembrava che le sue condizioni migliorassero, sempre di più.
Io le ero
sempre accanto e non la lasciavo mai sola.
Un giorno
entrai nella sua camera e la trovai intenta a scrivere una lettere che, una
volta finita, me la porse dicendomi: - non aprirla finchè non te lo dice il tuo
cuore...-
Io non
capii quella frase, ma la presi e la misi via, aspettando il momento giusto per
aprirla.
Erano
passati due anni e tre mesi e lei era ancora con noi.
Tutti in
famiglia tirammo un sospiro di sollievo pensando che il peggio se ne era
andato, ma una bella notte, nostro padre, ci lasciò causa ad un infarto
improvviso.
Il giorno
del funerale, c'era quasi tutto il paese in chiesa e mia sorella volle parlare
a nomi di tutti, facendo un discorso.
Si alzò
dal banco dov'era seduta e arrivò davanti al tabernacolo, inginocchiandosi e
andando a prendere posto, dove c'era il microfono.
- Non
siamo arrabbiati con te, Signore...- cominciò il suo discorso: - ... non siamo
arrabbiati e non ti chiediamo neanche il perchè ce lo hai portato via, ma ti
ringraziamo per averlo lasciato con noi per tutto questo tempo e ti ringraziamo
di averci fatto conoscere uno dei tuoi più cari angeli...ora, però, io lo
so...lo so che quest'angelo è venuto da te, Signore, non perchè era giuntl a
sua ora di tornare al tuo fianco, ma perchp è venuto a chiederti una cosa...lo
so, papà che sei andat da Dio e hai messo una buona parola per me, ma non ce
n'era bisogno...se lui ha già deciso così, non puoi fargl icambiare idea..è
giusto così...ma non ti preoccupare, papà...tienimi il posto perchè tra poco ci
rivedremo...-
Vidi gli
occhi di mia sorella osservare i miei e quelli di Massimo, poi diventare
bianchi e cadere a terra, svenuti con tutto il resto del corpo.
L'innevitabile
era successo.
Mia
sorella era caduta in coma vegetale.
Quel
discorso che aveva fatto prima di cadere in coma, l'aveva fatto come se sapesse
cose le sarebbe successo.
L'aveva
fatto con la sua solita calma, come sempre e sorrideva mentre parlava.
Il
piccolo Alessandro, che prima era sempre attaccato al letto della mamma, non
voleva vedere in quelle condizioni.Loretta era Sempre stesa sul letto e non
parlava, non mangiava, non rideva, non faceva nulla: muoveva soltanto gli
occhi.
Mi sembrò
che il piccolo Alessandro avesse paura di lei e infatti la voleva vedere
soltanto se c'era il suo papà con lui.
Anche
Massimo passò un bruttissimo periodo: si buttò a capofitto nel lavoro e si
trascurava molto. Mi aveva confidato che se sua moglie era così era stat tutta
colpa sua e mi aveva detto queste parole con le lacrime agl'occhi e
abbracciandomi più forte che mai.
Avevo
capito che Massimo amava mia sorella più di ogni altra cosa al Mondo e mi
pentii di aver dubitato di una così bella persona com'era lui.
Due anni,
tre mesi e tre settimane.
Il
dottore non aveva sbagliato di molto.
La chiesa
era piena e c'era gente anche fuori dai portoni che non riusicva ad entrare.
C'era
gente che conoscevo solo di vista e gente che si era innamorata del sorriso di
quella donna. Gente importante, ma anche gente semplice, di campagna.
Lei era
li, in mezzo alla chiesa, nella sua bara di noce, con addosso un semplice
vestito nero e le mani incrociate sulla pancia.
I suoi
occhi erano chiusi, ma sembrava che la sua bocca sorridesse, ancora, per
l'ultima volta.
Sentii il
parroco chiamarmi e io mi alzai, mi avvicinai al tabernacolo, m'inginocchiai e
raggiunsi il micorfono.
Presi il
foglio dov'era scritto il discorso e guardai tutte le persone in faccia,
mostrandoglielo.
- questo
è il discorso...- iniziai - ...che è stato preparato per il funerale di mia
sorella. Parole, dolci, non c'è che dire, ma non è quello che leggerò...-
Riposi il
foglio al suo posto e tirai fuori un busta bianca, aperta in un lato e la
mostrai a tutti: - questa lettera la scrisse mia sorella esattamente tre giorni
dopo la sua ultima operazione e me l'ha affidata dicendo che l'avrei letta
quando il mio cuore avrebbe deciso....e io, ieri, l'ho letta. Volevamo renderle
omaggio con le nostre ultime parole, ma, ancora una volta, lei ci ha precuduto
-
Tirai
fuori dalla busta, la lettere e cominciai a leggerla.
- cara
Daniela, hai solo 15 anni, ma sei un ragazzina forte, coraggiosa e matura, lo
sai questo? hai letto questa lettera in privato e ora scommetto che l'hai
voluta leggere per il mio funerale...ti ringrazio perchè così mi dai ancora una
volta la possibilità di essere ancora qui, in mezzo a voi...c'è tanta gente?
spero di no, perchè non voglio essere motivo di diturbo a tante buone persone
che magari, proprio in questo giorno, avevano deciso di starsene a letto.
Non
dovete essere tristi per quello che è successo: se Dio mi ha voluto lassù con
lui è perchè così io possa sorvegliarvi e prottegervi sempre, in ogni momento,
più di quando ero li con voi. Sono contenta di vere avuto la possibilità di
vivere per così tanto tempo insieme a una sorella che mi vuole bene, a dei
genitori fantastici a cui devo la vita, a un marito che meritava una moglie
migliore e ad un bambino così dolce e premuroso.
Non
potevo chiedere di meglio se non raggiunere mio padre che ci ha lasciati
qualche settimana fa.
Ringrazio
a tutti coloro che mi hanno voluto bene e chi hanno voluto salvare dal mio
destino: mi riferisco naturalmente i medici, ma anche a tutte quelle persone
che hanno e continuano a pregare per me.
Ringrazio
anche tutti quelli che sono venuti oggi, al mio funerale: non potevate venire
in un altro momento? ora sono inpresentabile!
Scherzo...non
vi preoccupate...però non capisco perchè siate tutti così tristi...io non sono
triste...
Guardatemi!
Sono felice, non voglio che sprechiate le vostre lacrime per me....perchè io
sono felice!
Sono
felice e dovrete essere anche voi felici con me....-
Quando
lessi le ultime parole la chiesa scoppiò in un applauso tutto dedicato a mia
sorella.
Chi era
mia sorella?
Una
ragazza come tutte le altre...
No, mia
sorella era speciale...e solo chi l'ha conosciuta può veramente dire che il
cielo si è ripreso la sua stella più bella.