Storie originali
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Autore: Sarasvathi    02/12/2011    2 recensioni
Basta una frase per cambiare il pensiero di una persona. Basta uno sguardo per capire le intenzioni altrui. Vita. Morte. Non hanno importanza. La principessa del pianoforte suona sempre. Le persone che incontra sono le mani e lo spartito. Ha i fili. Comanda. Ubbidisce. È la luce. È il buio.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era passato più di un mese dall’inizio della scuola e Hime non aveva avuto la possibilità di parlare per più di cinque minuti con Luigi.
Tutto mi divora l’anima. Vorrei che anche tu mi divorassi.
Luigi fissava morbosamente Hime, sperando un giorno di poterla stringere tra le sue braccia e sentire il suo profumo dentro le viscere, per risvegliarle.
Odiava vederla sorridere con gli altri ragazzi. Voleva essere l’unico a poterla far stare bene, invece le poche volte che si erano ritrovati da soli, lui non aveva fatto altro che parlare di videogiochi, incapace di parlare d’altro mentre lei guardava fisso in terra e sorrideva ogni tanto. Non lo guardava mai in faccia. Non la capiva proprio. Se lei lo odiava non c’era motivo di sorridere e salutarlo. Bastava ignorarlo.
Ma lui l’avrebbe cercata comunque.
Durante l’intervallo Luigi faceva di tutto pur di riuscire a trovare un’angolazione giusta per poter osservare Hime.
Lei stava sempre con le sue amiche o con altri ragazzi.
Hime durante l’intervallo faceva di tutto pur di riuscire a trovare un angolo del viso di Luigi da poter contemplare anche solo per un secondo.
Quando usciva da scuola camminava lenta, battendo il tempo dei suoi passi come un metronomo, sperando che Luigi le venisse incontro e facessero il piccolo pezzo di strada che li accomunava per ritornare a casa. Era successo poche volte, ma quelle poche volte erano bastate a Hime per rendere la giornata perfetta: lui le parlava sempre di videogiochi e lei gli camminava affianco senza riuscire a guardarlo in faccia, per paura che lui potesse sentire i battiti del suo cuore e capire i suoi sentimenti.
A volte, a scuola, in mezzo a tutti i loro amici e le altre persone, capitava che Luigi e Hime si guardassero per alcuni secondi.
Visti oggettivamente sembravano diffidenti di tutto e di tutti, persino di loro stessi; sembrava che in un qualche modo sentissero di completarsi, ma era certo che le cose sarebbero rimaste così per sempre.
Lei non vedeva l’ora di vederlo ogni giorno e salutarlo per non dimenticarne voce e tentare di cogliere un suo sorriso, così difficile da vedere.
Quando Luigi sentiva la voce sempre allegra di Hime traforargli le orecchie e incontrava i suoi occhi, qualcosa gli si muoveva dentro e nell’agitazione più totale diveniva incapace di esprimersi, limitandosi a fissarla, sperando che fosse lei a salutarlo per prima.
Soffriva sempre per questa sua incapacità di non riuscire quasi mai a parlarle di cose banali.
Amava il sorriso che Hime rivolgeva a tutti, anche quando stava male, per non far preoccupare gli altri, anche se il suo sguardo era sempre così trasparente da poterne cogliere ogni minimo cambiamento d’umore.
Luigi non aveva mai chiamato Hime per nome: le poche volte che lui le era corso dietro per parlarle l’aveva chiamata “Hey, tu”.
Ma infondo, che nome aveva Hime in realtà? Se non fosse stato per i suoi documenti se lo sarebbe di certo scordata.
Le amiche di Hime non l’avevano mai supportata affermando che uno come Luigi, anche in caso gli fosse piaciuta Hime, non si sarebbe mai dichiarato.
Lei, d’altro campo non aveva troppe possibilità di parlare con lui, perché Luigi stava sempre in compagnia di altri due ragazzi: Nicola e Filippo.
Nicola, un tempo era stato anche amico di Hime. Anzi, era stato grazie a Nicola che Hime si era potuta avvicinare a Luigi e aveva potuto constatare i suoi veri sentimenti per lui; ma l’amicizia tra Nicola e Hime era passata da una totale confidenza al non salutarsi nemmeno.
Hime non si ricorda il perché; sa soltanto che un giorno Nicola aveva smesso di parlarle e di stare insieme a lei. Così, l’unico ponte tra lei e Luigi era crollato. Tutto era cambiato. Hime non avrebbe più vissuto il Gennaio dell’anno ormai terminante. Le mancava terribilmente quel mese, il ritorno dalle vacanze, il freddo, il caldo, gli alberi, le panchine, le strade, l’inizio di un amore troncato.
Quello che si è perso non potrà più ritornare indietro. Il destino non esiste. Non si può essere legati a qualcosa di simile. È il caso. È tutto il caso. È un caso che io sia nata come che io non sia già morta: le occasioni ci sono state: un passo poteva portarmi via la vita. Se il destino è qualcosa di scritto ed esistesse, e si potesse sapere, la vita non avrebbe senso. Il caso cambia tutto. Un incontro imprevisto ti può salvare. Un incontro imprevisto ti può assassinare.
  
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