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Autore: Hermia    24/07/2006    8 recensioni
Silenziosa e sofferente spettatrice in un mondo ingrato.
Guscio vuoto senza più un’anima, senza più un senso per cui vivere. Perché tutto quello che mi è rimasto di noi è un vivido ricordo di un amore intenso, perché la vita non mi ha permesso di viverlo, ma mi ha tenuta in panchina a restare a guardare.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi ed i relativi diritti su di essi non sono di mia proprietà, ma di J. K. Rowling. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, bensì per un puro sfogo personale.



 

Spettatrice

 

di Hermia

 

 

Ho sempre adorato la dolce musica del pianoforte, l’incredibile dolcezza e fluidità con cui le note scorrono via dai tasti fino ai cuori delle persone. Quella costante sensazione di brivido lungo la schiena che scuote l’animo e blocca il respiro... indescrivibile.

Forse fu quello che la prima volta mi attirò, spingendomi ad avvicinarmi ed entrare. Ad irrompere in quel mondo non mio e sedermi, in disparte. Estranea in quel momento di felicità altrui, che io non avrei vissuto mai.

Troppa sofferenza, immane, perpetua, che non mi aveva ancora abbandonata, mi si strinse al cuore come un nodo.

Erano passati tre anni ed un mese dall’ultima volta che avevo messo piede in una chiesa, lo ricordo perfettamente. Per me fu una violenza, ma non riuscii ad alzarmi e fuggire, non ne ebbi la forza, svuotata com’ero di me stessa, rimasi lì per tutta la durata della cerimonia a rivivere i ricordi. Il volto rigato di lacrime, commozione forse? Di certo non gioia.

Quando arrivò il “ finché morte non vi separi ”, tra i singhiozzi di madri e parenti felici, si levarono anche i miei, di disperazione per quei pezzi di vita che non esistono più. Al termine del rito, raccolsi la mezza dozzina di fazzolettini zuppi di lacrime e mi alzai per avviarmi all’uscita e, pur non conoscendomi, la novella sposa mi sorrise, radiosa.

Non so cosa mi spinse a fare ciò che feci, ma mi avvicinai a lei e le dissi in un sussurro “ Ti auguro tanta felicità.”.

Grazie! Spero che anche tu possa essere così felice!” mi rispose la giovane donna, coinvolgendomi in un umido abbraccio.

Una frase banale, ma che per me aveva un significato inestimabile. Mi si riempirono gli occhi di lacrime e, tra chicchi di riso e risate festose, scappai via.

Da allora, non passa giorno senza che io mi rechi in chiesa per assistere a matrimoni di gente a me sconosciuta, partecipando da estranea ad una gioia, ad una felicità che a me sono state negate.

E’ triste, penoso, lo so. Ma è tutta la mia vita.

 

*****

 

 

Dormitorio di Serpeverde, Hogwarts, 7 Maggio 2001, 11:50 p.m.

 

Il verde e l’argento delle tende si mischiavano tra loro nei miei occhi. Ero furente. In quel momento, se avessi potuto, lo avrei forse schiaffeggiato, solo per togliergli quel ghigno strafottente dal volto.

Te l’ho detto, tra ma e lei non c’è nulla.” disse con voce pacata e al contempo divertita, avvicinandosi alle mie spalle, sfiorandole con la punta delle dita.

Lo so, lo dici sempre.” risposi, con voce irritata a mascherare il pianto, gli occhi persi ormai nel vuoto.

Rimanemmo in silenzio così, il suo respiro sulla mia nuca, le sue mani tra i miei capelli, il suo sguardo sulla mia pelle, nuda.

Perché doveva fare così male? Vederlo accanto a me, ma immaginarlo con un’altra. Faceva male, e non riuscivo a capirne il perchè. Ero arrabbiata con lui, con il suo modo di fare ciò che più lo compiaceva senza chiedere nulla a nessuno, senza uno straccio di spiegazione. Ma, soprattutto, ero arrabbiata con me, perché da stupida ingenua glielo avevo permesso.

Da quando era divenuto così importante? Da quando aveva iniziato a cercarmi, a perseguitarmi con quei suoi modi spocchiosi ed arroganti, legandomi a sé anche in assenza di vincoli?

Era solo insensato bisogno d’affetto ciò che ci univa?

Milioni di domande senza risposta, che avrei voluto porgli, per sedare quel bisogno, per sentirmi meno persa. Ma tanto, sapevo sarebbe stato inutile.

Sei snervante.” sbottai, asciugandomi le lacrime e voltandomi nella mia parte di letto per guardarlo in volto.

Sei gelosa.” rispose lui, sorridendo appena.

Mi specchiai nei suoi occhi divertiti e sbuffai, imbronciata, alzando gli occhi al cielo. Era mai possibile essere presa sul serio almeno una volta?

Lo vidi avvicinare una mano ed accarezzarmi sulla pelle ancora umida delle guance, poi si sporse leggermente e mi baciò le labbra salate.

Esitai un momento, il pensiero di respingerlo mi balenò nella mente, ma l’istinto ebbe la meglio sul raziocinio, così mi avventurai tra le sue labbra, mi lasciai travolgere dal turbine di emozioni che mai con nessuno prima di lui avevo provato, che mi facevano battere stranamente il cuore.

Per un attimo quel bacio mi fece dimenticare tutto il resto, ma poi l’immagine di lui fra la braccia di un’altra mi fece riscuotere con sgomento. La verità era che non sarei riuscita a sopportare un tradimento da parte sua, non dopo così tanto tempo, non dopo che...cosa, Gin, cosa? Si può tradire qualcosa che non c’è? Noi non eravamo nulla, non esisteva nemmeno un “noi”. C’era lui, c’ero io, ogni notte insieme, ma comunque due persone sole, libere.

Tutta quella situazione mi faceva sentire un po’ spaesata, non riuscivo a concepire quale fosse esattamente il mio ruolo. E mi veniva da chiedermi se fossi l’unica a desiderare maggiore chiarezza, un qualcosa di più definito tra me e lui.

Io, eterna insicura, dovevo sapere. Fu quindi facendo violenza su me stessa che mi staccai dalle sue labbra calde, dal suo torace solido, ancora senza fiato.

Weasley...” disse lui, scocciato per l’interruzione. “Qual è il problema?”

Il problema” risposi facendomi coraggio, alzandomi a sedere, con un lenzuolo drappeggiato alla meno peggio sul seno “è che nemmeno tra noi c’è niente. Giusto?”

Draco mi guardò con uno sguardo indecifrabile, soppesando ciò che doveva dire, poi rispose.

E’ totalmente diverso. Pansy è solo una vecchia amica. Tu dividi il mio letto da oltre cinque mesi.”

E allora?”

E allora è diverso.” sbottò, mettendo a suo modo fine alla conversazione, mentre con una mano mi riattirava a sé.

Spiegami” insistetti io, liberandomi “ se lo fai con me, cosa mi garantisce che tu non lo faccia con un milione di altre ragazze?”.

Io.” disse semplicemente, all’apparenza calmo, ma dai suoi occhi percepii che stava per perdere la pazienza. Tuttavia, da temeraria Grifondoro qual ero, non potei esimermi dal continuare. Avevo bisogno di chiarezza, era una necessità, o la mia già dubbia sanità mentale non avrebbe retto ancora a lungo.

E dovrei crederti?”

Si issò anch’egli a sedere, in modo da guardarmi negli occhi, e percepii che stavo varcando il limite.

Perché?” chiesi, allora, con voce stranamente ferma.

Perché è così e basta.” rispose spazientito. Per un attimo temetti che mi avrebbe cacciata dalla sua stanza, che si fosse arrabbiato. Ma forse non aveva poi tanta voglia di litigare, poiché disse “ Ora sta zitta e baciami.”

Lui, principe delle serpi e re dei presuntuosi. Aveva imposto le sue regole in quell’assurdo gioco tra noi due e preteso che io le rispettassi. Senza domande, senza problemi, senza strani perché.

Le sue risposte non avevano cambiato niente, ma sapevo che da lui non avrei mai ottenuto nulla di più esplicito, sarebbe rimasto sempre un mistero per me. Quindi, rassegnata, mi avvicinai a lui rassicurandomi nel suo abbraccio accogliente.

Ci baciammo e amammo con violenza ed urgenza quella notte, ma forse quello non era ancora il termine più adatto per definire ciò che in realtà quella notte facemmo. Almeno, non per lui.

 

Dormitorio di Serpeverde, Hogwarts, 5 Giugno 2001, 6:00 p.m.

 

L’estate tra il sesto ed il settimo anno era finalmente arrivata. Draco era stato sotto stress per gli ultimi mesi, a causa degli esami finali, ci eravamo visti davvero poco, ma alla fine era andato tutto bene.

A malincuore, mi ero preparata a dirgli addio. Era il suo ultimo anno, probabilmente non ci saremmo visti più, la nostra avventura era terminata. Dopo la storia con Harry, avevo giurato a me stessa che mai, mai più nella mia vita, mi sarei ridotta in pezzi per un ragazzo, eppure...non avevo nemmeno la forza per raccogliere i cocci rotti del mio cuore. Era stato solo cinque mesi nella mia vita, eppure in quel momento immaginare di nuovo una vita senza lui mi sembrava davvero impossibile.

Avevo cercato di studiare i suoi atteggiamenti, di leggere nel suo sguardo qualcosa che tradisse il suo disinteresse, la sua disinvoltura. Non vi avevo trovato niente, di me non gli importava nulla.

L’ultima notte, prima della partenza, la passammo insieme. Fu lui a cercarmi. Faceva caldo, così avevamo aperto la finestra della sua stanza da Caposcuola, in cielo splendeva la luna.

Il suo respiro era regolare, mentre passavo le dita tra le ciocche bionde sparse sul mio petto, con un magone alla bocca dello stomaco ed il desiderio di stringerlo a me per non farlo andar via.

Era un pensiero stupido, legare a me una persona per la quale non contavo nulla, ma che c’era di male nell’essere un po’ egoisti una volta tanto?

Ebbi la sensazione di stare per sentirmi male, il nervosismo si stava violentemente ripercuotendo sul mio stomaco, così decisi di pensare ad altro. Mi misi a fissare la luna, a contare le stelle.

Stavo quasi per addormentarmi, quando sentii Draco muoversi al mio fianco. Assonnata, lo guardai, scoprendolo a fissarmi.

Timidamente, arrossii. Non mi sarei mai abituata ad essere guardata a quel modo, da lui.

Che c’è?” chiesi con un sorriso sincero, spostandomi un boccolo dietro l’orecchio sinistro.

Devo parlarti, Ginevra.” disse lui, con tono serio.

Il sorriso mi si cancellò dal viso. Sapevo che sarebbe arrivato il momento di mettere la parola “Fine” a quella storia tra noi, ma fino all’ultimo avevo sperato che ciò non accadesse.

Almeno, avrei mantenuto la mia dignità fino alla fine.

Lo so quello che vuoi dirmi. Senti, non ce n’è bisogno... si, insomma, lo sapevo che sarebbe finita, quindi...non c’è bisogno di portarla per le lunghe...ok?” dissi tutto d’un fiato, raccogliendo le mie poche cose che avevo lasciato per comodità nella sua stanza e coprendomi con il mantello della divisa estiva.

Sentii lo sguardo di Draco seguirmi per tutto il mio tragitto, fin quando non lo vidi alzarsi e frapporsi fra me e la porta.

Allora...addio.” dissi con un sorriso tirato e gli occhi umidi, aspettando che mi aprisse la porta per uscire dalla sua stanza e dalla sua vita.

Esattamente” disse, leggermente infastidito “ quale parte del “dobbiamo parlare” non ti è chiara?”

Non mi piacciono gli addii, Malfoy.” dissi spiccia.

Neanche a me.”

Bene, e allora? Lo guardai perplessa, prima che lui mi afferrasse per la vita attirandomi a sé e posasse le sue labbra sulle mie. Fu un bacio intenso, lo assaporai consapevole che sarebbe stato l’ultimo. Respirai il suo odore, incidendolo a fuoco nelle memoria, sapendo già quanto mi sarebbe mancato.

Devo partire.”

Rimasi qualche secondo a fissare quelle iridi gelide, assimilando il significato delle sue parole.

Tac. Il mio cuore si era definitivamente distrutto, abbassai lo sguardo fino al suolo, ma perché mi diceva questo? Non era più semplice, per entrambe, salutarci e dirci addio per sempre? Non capiva che mi stava facendo del male?

Parti con me.” sussurrò appena con un tono di voce carico di emozione.

Il mio cuore ebbe un sussulto.

Co-come?”

Vieni via con me.” disse staccandosi, le sue mani mi tenevano il viso in modo da potermi guardare negli occhi.

Io, ecco” non sapevo cosa dire, non mi sarei mai immaginata...ed ero confusa, cosa avrei detto alla mia famiglia? E perché voleva che partissi con lui? Il mio cuore decise per me, avrei fatto ciò che rendeva felice me una volta tanto, consapevole che la sofferenza sarebbe venuta comunque, prima o poi.

 “...o-ok!” risposi con un mezzo sorriso sconvolto, mentre le sue braccia forti mi abbracciavano e sorreggevano. Perché l’aveva fatto? Significava che a me ci teneva?

 

Malfoy Manor, Inghilerra, 11 Agosto 2001, 6:00 p.m.

 

Da piccola, sognavo di girare il mondo ed imprimere i miei ricordi su di una tela. Col tempo, le mie scarse doti come pittrice avevano infranto una parte del sogno, l’altra l’aveva infranto la povertà della mia famiglia.

Quando accettai di partire con Draco, non pensavo che mi avrebbe realmente fatto girare il mondo, tuttavia lo fece. Stare con lui era una sorpresa continua.

Passeggiammo per le vie di Parigi mano nella mano, assaggiammo il vero cibo Giapponese, facemmo il bagno nel Mar Rosso, ogni giorno in un luogo diverso...Draco diventò rosso come un pomodoro maturo, tanto si era scottato al sole. Non aveva fatto altro che lamentarsi, ma ero sicura che si fosse divertito, così come mi ero divertita io.

Era l’inizio di Agosto quando mi propose di tornare a casa, in Inghilterra. I suoi erano fuori in vacanza, per cui Malfoy Manor era libera.

Una sera, ero seduta in veranda a godere la fresca brezza che mi carezzava la pelle abbronzata, scoperta da un corto vestito di seta, regalo di Draco dopo una visita a Roma, quando udii una dolce melodia provenire dall’interno dell’abitazione.

Incuriosita, seguii il suono fino a trovare Draco seduto davanti ad un antico pianoforte, intento a suonare. Ammaliata, mi avvicinai. Non mi sarei mai aspettata che lui sapesse suonare il pianoforte, e che lo facesse con così tanta passione, ma forse, erano così tante le cose che non sapevo di lui...

Mi avvicinai forse troppo, poiché la musica di colpo cessò ed un paio di occhi grigi mi scrutarono con sorpresa.

Draco mi tese una mano, facendomi sedere accanto a lui per accompagnarlo. Con mano incerta premetti qualche tasto, tuttavia non sapevo suonare, non avevo mai avuto la possibilità di prendere delle lezioni, né tanto meno, la mia famiglia possedeva un pianoforte, così la ritrassi a me.

Non so suonare, Draco.” dissi tristemente, guardandolo in volto. “Suona tu per me.”

Draco allora prese la mia mano tra le sue con dolcezza e la poggiò nuovamente sui tasti.

Ti insegnerò io, ed allora sarai tu a suonare per me.”

 

 

La Tana, Ottery St. Catchpole, 29 Agosto 2001, 11:00 a.m.

 

L’atmosfera alla Tana era tesa. La mia assenza durante le vacanze estive aveva fatto sorgere molti sospetti ai miei genitori e fratelli.

Come hai fatto a pagarti il viaggio? Con chi sei partita? Cosa è stato ad averti cambiata così tanto?

Anche se io non vi avevo fatto caso, la mia vicinanza con Malfoy mi aveva cambiata parecchio, ero più sicura di me, più sprezzante, probabilmente anche convinta di essere la migliore, come lui, ed ero cresciuta. Sarebbe stato difficile che i miei non se ne accorgessero.

Il colpo di grazia era arrivato il giorno del mio compleanno, quando un ammiratore anonimo mi aveva regalato niente meno che un pianoforte, i sospetti si erano fatti più vivi. Ero continuamente sotto interrogatorio, la vita alla Tana si faceva sempre più invivibile.

Una mattina, in cui ero rimasta sola a casa, mi arrivò il segnale. Diedi il via libera e Draco si Materializzò nella mia stanza. Aveva un’espressione grave.

Che è successo?” chiesi preoccupata, avvicinandomi a lui.

Per risposta mi voltò le spalle, osservando il nostro giardino incolto senza in realtà vederlo. Ormai, avevo imparato a comprendere il carattere di Draco, era un ragazzo difficile, non amava parlare di sé, preferiva tenersi tutto dentro e soffrire piuttosto che esternare i suoi timori. Eppure riuscivo a capirlo.

Ehy?” dissi, richiamando la sua attenzione, mentre mi appoggiavo accanto a lui sulla ringhiera arrugginita, guardandolo in viso.

Mio padre vuole che diventi Mangiamorte.”

Rimasi per un attimo interdetta. Cosa? Non potevo crederci. Lui mi fissò dall’alto del suo metro e ottanta, in cerca di una qualche reazione.

Cosa?” diedi voce ai miei pensieri.

Tra poco scoppierà la guerra, Gin. Mio padre vuole che prenda una posizione, la sua, per l’esattezza.”

Mi voltai anch’io verso il giardino, sconvolta.

E tu, cosa vuoi?”

Rimase in silenzio per alcuni istanti, poi mi prese delicatamente un mano, facendomi voltare.

Voglio stare con te.”

Sgranai gli occhi per lo stupore, Draco Malfoy non avrebbe mai finito di stupirmi. Nonostante la notizia devastante, lui pensava a me.

Perché?” chiesi, sempre più sconvolta, incapace di formulare pensieri coerenti.

Perché, cosa?” chiese stizzito.

Perché vuoi stare con me?”

Perché lo voglio.” disse, ricordandomi il bambino presuntuoso e viziato che era un tempo.

Era inutile, non me lo avrebbe detto mai. Alla fin fine era poi così importante? Con un passo avvolsi le mie braccia attorno alle sue spalle in una affettuoso abbraccio.

Anch’io ti amo, Draco.” pensai tra me e me.

 

Che farai adesso?” chiesi in un bisbiglio, accoccolata tra le sue braccia.

Devo tornare da mio padre e fare quello che lui mi dice.” disse semplicemente, mentre giocava con i miei riccioli, ma con lo sguardo perso chissà dove.

Quindi...diventerai un...?” non avevo nemmeno la forza per dirlo.

Si...devo.”

Capisco...” non era vero.

Non è vero.” disse, abbandonando il calore del letto per prendere un boccata d’aria.

Già, ma non stava a me decidere. Aveva fatto la sua scelta, io gli sarei stata a fianco, qualsiasi essa fosse, perché lo amavo. Ma non avrei finto di essere felice per lui, non avrei rinnegato me stessa.

Suona per me, Ginevra, suona per me.” mi chiese in un lamento, prendendosi la testa fra le mani.

 

Quando mia madre tornò a casa, mi trovò al pianoforte a suonare alla luna, con il volto rigato di lacrime amare.

 

Hogsmeade, 10 Dicembre 2001, 1:20 p.m.

 

Il primo Settembre arrivò puntuale anche quell’anno, strappandomi contro la mia volontà dalla mia nuova vita.

L’atmosfera ad Hogwarts non era delle migliori, ovunque si respirava la paura che quella guerra imminente potesse coinvolgere anche noi. Quell’anno, molti studenti abbandonarono i corsi per andare a combattere, da una parte della staccionata, o dall’altra. Mi stupii di quanti ragazzi rischiassero la loro vita per perorare le cause che ritenevano giuste. Io, naturalmente, rimasi a scuola.

Non vedevo né sentivo Draco da un paio di mesi ormai, sembrava svanito nel nulla. Oltre la preoccupazione che la guerra avesse travolto anche lui, sentivo il dolore della sua assenza, mi mancava il suo calore, il suo profumo, il suo sguardo. Mi mancava lui.

Non riuscivo a capire perché fosse scomparso dopo ciò che aveva detto, senza una parola, un segnale che mi facesse capire, o anche solo pensare, che non ci saremmo visti più.

E tu, cosa vuoi?”

 “Voglio stare con te.”

Frasi, momenti della nostra storia mi vorticavano in testa, facendomi vivere in un limbo di domande senza risposta. La sua incoerenza mi aveva lasciata ferita e sanguinante.

Avrei voluto portare con me il piano, poiché suonando avrei avuto la sensazione di sentirlo accanto. Purtroppo, non era stato possibile. Mi aggrappai a ciò che mi era rimasto, solo un paio di foto, scattate d’estate da un fotografo a pagamento, nascoste in un cassetto. Cosa avrebbero detto le mie compagne vedendomi in foto abbracciata ad un Mangiamorte?

Mi sentivo così sola. Fu solo grazie alla mia compagna di stanza, Kath, se riuscii a superare l’anno. Fu una grande amica, complice e fedele, anche se naturalmente non le parlai mai di Draco.

Trascorsi tutto il mio tempo libero con lei e, spesso, con il fratello gemello. Erano così legati quei due. Stando con loro, mi sentivo nuovamente alla Tana, con la mia famiglia. Mi volevano bene genuinamente ed io ne volevo a loro, come dei veri fratelli. Ma, comunque, non erano lui.

Il vento freddo di Dicembre aveva portato con sé la solita gita ad Hogsmeade per gli studenti dal terzo anno in su ed a me, una valanga di ricordi. Di lui, con lui, dei primi passi della nostra storia, sbocciata in un freddo pomeriggio dicembrino.

Nonostante il mio costante malumore, Kath insistette affinché uscissi con lei ed il fratello. Tuttavia non ero dell’umore adatto per cui, appena terminato il pranzo, tornai al castello per crologiarmi nella mia consueta desolazione.

Per mia immensa fortuna, mentre mi avvicinavo ai cancelli, iniziò a nevicare. Mi sollevai il cappuccio con un gesto stizzito e tirai dritta verso la scuola, con una certa inquietudine. Stavo infrangendo le regole, andando in giro da sola in un luogo deserto in pieno periodo di guerra.

Credetti di stare per morire, quando qualcosa mi afferrò una spalla, facendomi Smaterializzare.

 

Draco!” dissi, molto emozionata, saltandogli al collo, tra il sollievo e la gioia nel sapere che era stato lui a rapirmi.

Mi strinsi forte a lui, respirando il suo odore. Dio quanto mi era mancato. Lui però rimase immobile, freddo come il ghiaccio tra le mie braccia.

Che stava succedendo?

Corrucciata, mi volsi a lui, per chiedergli cosa gli prendesse, ma lui mi precedette.

Come va, Weasley? Ti sono mancato?” mi chiese con tono acido.

Certo.” risposi, perplessa.

Allora era per questo che ti sei consolata con un altro, mi hai rimpiazzato in fretta.”

Ma...che stai dicendo?” ero così sorpresa da non riuscire a comprendere le sue insinuazioni.

Non mentirmi, i miei occhi hanno visto, chiaro?” ringhiò adirato.

E cosa avresti visto, di grazia?”

Tu e quel Grifondoro.” l’ultima parola fu pronunciata quasi con disgusto.

Tom è un mio amico, è come un fratello per me...”

Non mi interessa, non voglio saperlo.” disse, scacciando le mie parole con la mano.

Rimasi allibita di fronte al suo comportamento. Era...assurdo!

Con che coraggio vieni qui, mi rapisci come il più squallido dei Mangiamorte e mi accusi di averti tradito quando sei stato tu a lasciarmi?” lo aggredii, infuriata.

Io non ti ho lasciata!” rispose gelidamente.

Davvero? Effettivamente, come potevo saperlo?! Sei sparito senza dire nulla, niente di niente, Draco!” la mia voce si fece stridula, facendomi quasi cadere in una crisi isterica. Tutto il dolore, che avevo nascosto dentro di me, stava urlando prepotentemente per uscire.

E così hai pensato di consolarti con un altro, giusto?”

Rimasi qualche istante a fissarlo, non credendo alle sue parole.

Tu sei pazzo, Draco! Non hai capito nulla di me, non hai mai capito nulla! Non ti è mai importato, ti piaceva avere il tuo giochetto tutto per te, vero? Beh ora l’hai perso, e non perché c’è qualcun altro!” urlai, esternando tutti i più intimi pensieri.

Io vi ho visti. Come puoi chiedermi di non credere ai miei occhi?!”

Dovevi solo fidarti di me.”

Io mi fidavo di te.” disse, con voce ferita.

Beh hai un modo strano per dimostrarlo!” sbottai irritata.

Questo è l’unico modo che conosco, è il mio modo, prendere o lasciare.”

Non è così semplice, Draco! Come faccio a sapere quello che senti se non me lo dici? Se non lo dimostri, se mi abbandoni per mesi senza farti sentire, se ti basta vedere un ragazzo accanto a me per dubitare della mia fiducia!”

Cosa vuoi da me, esattamente?” chiese con voce sprezzante, al limite della sua sopportazione.

Voglio certezze, voglio che tu una volta per tutte mi dica cosa sono io per te, cosa ti spinge a tornare da me ogni volta! Dimostrami quello che senti, dannazione!” gli urlai, gli occhi lucidi e le guance porpora. Era arrivato il momento di mettere in chiaro le cose.

Lo vuoi dimostrato?” chiese Draco, con aria di sfida. Io annuii col capo, fissandolo.

Bene.”

Rimase a fissarmi per alcuni minuti, che parvero eterni, aprendo e chiudendo le labbra come un pesce. Ogni istante che passava era come un pugno in pieno stomaco.

Visto?” conclusi io per lui “Ci siamo solo presi in giro per quasi un anno. E’ stato un piacere, Malfoy, ti saluto.” e senza aggiungere altro mi Smaterializzai da quella stanza sconosciuta, portando via il mio corpo, ma lasciando lì il mio cuore.

 

Hogwarts, 15 Gennaio 2001, 9:00 p.m.

 

Un gioco che non vinco mai
il mio sbaglio più grande, che rabbia che mi fai
La trappola dei giorni miei, si, il mio sbaglio più grande
ma che rifarei.

Dimmi dimmi come stai, sembri un angelo depresso
che non vola mai, giuro che ti sposerei

ma c'è nascosto un diavolo nelle lacrime che mi dai
E' durato un flash, io mi ero illusa di noi
ma non è giusto farne un dramma, tanto so chi sei

(Il mio sbaglio più grande – Laura Pausini)

 

Aprii la porta del mio dormitorio, senza accendere le luci. Da qualche tempo ero diventata un’amante del buio, i miei occhi si erano abituati all’oscurità in fretta, evitandomi brutte cadute.

Da bambina, il buio mi faceva paura. Quando andavo a dormire, mia madre lasciava sempre una candela accesa per me. Col tempo, avevo imparato ad amarlo, poiché mi dava quel senso di solitudine e vuoto che ritrovavo anche dentro di me. Mi faceva sentire in pace.

Non avrei mai creduto che, lasciando Draco, mi sarei sentita ancora peggio di come stavo prima. Stupidamente, avevo pensato di aver toccato già il fondo. Ed avevo sbagliato.

C’è chi dice che sbagliando, si impara. Ma allora perché io continuavo a sbagliare? E, soprattutto, perché continuavo ad amare il mio errore?

Mi sdraiai spossata sul letto, dopo due ore di Pozioni, e con un sussulto mi accorsi di qualcosa di vivo accanto a me. Spaventata, accesi le candele, e mi trovai a specchiarmi in un paio di occhi ambrati.

Ares, il gufo di Draco, era appollaiato sul mio cuscino, tenendo fra le zampette un mazzolino di margherite bianche. Era il suo modo per chiedermi scusa. Che sciocco. Non era una sua colpa se per me non provava nulla, semmai era mia, che per tutto quel tempo mi ero illusa, credendo di vedere dei segnali di qualcosa che in realtà non c’era.

Non è così semplice, Ares...” bisbigliai più a me stessa che al gufo, carezzandolo sulla testa, mentre con l’altra mano prendevo i fiori. Non erano nemmeno i miei preferiti, li aveva scelti Draco perché diceva che erano come me, belli nella loro semplicità ed innocenti.

Il gufo, adempito il suo compito, volò via dalla finestra aperta. Distratta com’ero, non me ne accorsi fin quando una sferzata di vento invernale mi arrivò sulla schiena. Stancamente, mi alzai per chiuderla e nel farlo, urtai qualcosa poggiato sul davanzale.

Era un piccolo cofanetto di legno, intarsiato, forse antico, molto bello, ma soprattutto non mio. Con un leggero presentimento, l’aprii, trovandomi davanti un diamante incastonato in una sottile veretta d’oro. Bello nella sua semplicità, sobrio ed elegante.

Nella parte superiore della scatola, una pergamena diceva: Sposami.

 

La Tana, Ottery St. Catchpole, 19 Luglio 2002, 10:30 a.m.

 

Due mani calde mi avvolsero la vita e due labbra iniziarono a tracciare una lunga linea di baci lungo il mio collo, mentre tentavo di allacciare il corpetto.

Non lo sai che porta sfortuna vedere il vestito prima del matrimonio?” chiesi, felice, abbandonandomi sul suo torace.

Allora toglilo, così non dovrò vederlo.” mi bisbigliò all’orecchio con malizia, facendomi arrossire come una scolaretta.

Mi girai verso di lui, baciandolo con passione. Non ci vedevamo da più di una settimana, a causa dei suoi impegni come Mangiamorte. Io ero tornata alla Tana, anche il mio ultimo anno ad Hogwarts era terminato, era di nuovo estate.

Naturalmente, mi ero presa del tempo, per riflettere. Draco venne a trovarmi altre volte, e parlammo. Parlammo come mai avevamo fatto, perché stare insieme senza impegno era un conto, ma sposarsi...

E capii.

Capii il suo essere insicuro, tanto da chiudere ermeticamente le sue emozioni, per non lasciarle uscire, per non restare ferito.

Capii che reprimere i sentimenti lo aveva reso immaturo, incapace di distinguere ciò che provava.

Capii cosa realmente desideravo, e cosa desiderava lui. E che, sorprendentemente, queste due cose coincidevano.

Così, accettai.

Che hanno detto i tuoi?” chiese Draco, mentre slacciava i numerosi nastrini che fermavano il mio abito da sposa. L’avevo scelto da sola, qualche mese prima, durante un pomeriggio a Diagon Alley. Da allora era stato nascosto nella mia stanza, in modo che nessuno potesse scoprirlo.

Non gliel’ho detto.” dissi semplicemente, disfacendo la prova dell’acconciatura.

Glielo dirai?” chiese, guardandomi negli occhi attraverso lo specchio.

Non credo, loro non sarebbero felici per noi, non li voglio al mio matrimonio.” dissi semplicemente, ed era vero, non avrei loro permesso di rovinare il giorno più felice della mia vita.

Draco mi fissò, pensieroso. Sapevo cosa stava pensando, che per me fosse una privazione, non poter avere la mia famiglia accanto all’altare, che fosse colpa sua e di ciò che lui era.

Mi voltai e lo guardai in viso.

Non m’importa, ok? Ci sarai tu, e questo mi basta!” dissi sorridendo. E mai affermazione fu più vera. Draco Malfoy era tutto il mio mondo, ormai.

 

5 Settembre 2002, 9:40 a.m.

 

Io esco!” urlai ormai sulla porta della Tana, prima di chiuderla alle mie spalle. Probabilmente non avrei mai più varcato quella soglia. Dopo il matrimonio sarei fuggita con Draco, lontano dalle nostre famiglie e dalla guerra, forse in Francia, chi lo sa.

Arrivai in chiesa leggermente agitata, un giovane prete mi accolse, portandomi in un luogo dove potessi cambiarmi, Draco non era ancora arrivato.

La scelta di sposarci in chiesa era stata mia, avevo sempre immaginato così il giorno del mio matrimonio. Avevo scelto una piccola chiesetta, in stile romanico, davvero deliziosa. Draco non aveva avuto nulla da ridire, avrebbe fatto di tutto pur di rendermi felice.

Indossai l’abito con mani tremanti, annodai ad uno ad uno tutti i nastri del corpetto e lisciai la gonna avorio, il mio anello di fidanzamento brillò alla luce della finestra dal mio anulare sinistro. Ebbi qualche difficoltà con i capelli, ero sempre stata negata in queste cose. Avrei voluto che ci fosse qualcuno ad aiutarmi, ma andava bene così. Ero immensamente felice, stavo per sposare l’uomo che amavo!

Qualcuno bussò alla porta. Era ora di andare, la cerimonia stava per iniziare. Presi il mio bouquet di margherite bianche e mi avviai verso l’altare.

Draco era lì, mi aspettava con un sorriso soddisfatto. Lo guardai negli occhi per tutto il tragitto lungo la navata centrale, tra le file di banchi vuoti. In sottofondo, un pianista suonava la marcia nuziale.

Non riuscivo a smettere di sorridere, il cuore mi scoppiava nel petto. Mi porse la mano ed io l’afferrai, avevo lo stomaco chiuso per l’emozione e gli occhi pizzicavano.

Il rito fu breve, fortunatamente, odiavo le cerimonie lunghe. Ci eravamo appena scambiati le fedi ed i voti nuziali, quando la musica del pianoforte di colpo cessò. Non mi resi subito conto di ciò che stava accadendo intorno a me, lo sguardo allarmato di Draco, il sacerdote per terra con gli occhi rivolti al cielo. Qualcuno avanzava verso di me, vestito di nero col volto coperto, era un Mangiamorte.

Rimasi impietrita a fissarlo, fin quando Draco non mi spinse da parte dietro un banco vuoto. Sentii gridare alcuni anatemi e poi più nulla. Mi affacciai dal mio nascondiglio, del Mangiamorte non c’era traccia, si era Smaterializzato.

Mi alzai in fretta, dovevo soccorrere Draco, forse aveva bisogno di me, di sua moglie. In un primo momento non lo vidi, poi lo scorsi verso metà della chiesa, a terra tra un banco e l’altro. Mi si bloccò il respiro mentre correvo verso di lui, inciampando sul vestito troppo lungo o sui tacchi troppo alti.

Lo trovai svenuto, immobile, sembrava sereno. Un brutto taglio gli attraversava la fronte, ma ci avrei pensato io a curarlo. Mi accovacciai accanto al suo viso, carezzandolo e stringendolo a me, cercando di svegliarlo. Ma Draco non si svegliò. Era morto tra le mie braccia, il giorno del nostro matrimonio.

Con un urlo straziante, ruppi quell’aria che sapeva di morte.

 

*****

 

Quella sera tornai a casa, alla Tana, l’abito da sposa avvolto dentro una sacca sportiva, la fede stretta ancora al dito. Raggiunsi la mia stanza e, sotto gli occhi di un Draco abbronzato accanto ad una piramide, mi sedetti al pianoforte e suonai. Suonai e piansi, tenendo dentro di me questo enorme segreto che mi ha logorato l’anima.

Draco Malfoy mi ha insegnato a suonare, ad amare, a vivere. In un paio di mesi è entrato nella mia vita, rendendola sua, senza chiedere nulla, è diventato il mio mondo. E mi piace pensare che anche io ho fatto lo stesso per lui.

 

Erano passati tre anni ed un mese dall’ultima volta che avevo messo piede in una chiesa. Era stato il giorno del mio matrimonio, e del funerale di mio marito. Da allora, non passa giorno senza che io mi rechi in chiesa per assistere a matrimoni di gente a me sconosciuta, partecipando da estranea ad una gioia, ad una felicità che a me sono state negate, rivivendo nella mia mente quel momento, ancora, ancora e ancora. 

Silenziosa e sofferente spettatrice in un mondo ingrato. Guscio vuoto senza più un’anima, senza più un senso per cui vivere. Perché tutto quello che mi è rimasto di noi è un vivido ricordo di un amore intenso, perché la vita non mi ha permesso di viverlo, ma mi ha tenuta in panchina a restare a guardare.

Perché ti ho amato con tutta me stessa, e voglio credere che tu abbia fatto lo stesso.

Perché una vita sola non può bastare per dimenticare quanto si può amare.*

Perché guardando loro, Draco, rivedo te e me, ancora insieme il giorno del nostro matrimonio, quando la tua vita si è fermata, e con la tua anche la mia.



 

Fine

 

 

 

Nell’attesa di un nuovo capitolo di Io§Tu (sono mesi che non aggiorno, sorry!), eccovi questa piccola storia.

Spero vi piaccia!

Hermia

 

* Una storia che vale – Laura Pausini


  
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