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Autore: BellaLuna    02/12/2011    2 recensioni
Dall'ottavo capitolo :
- Ti sembra che Bra abbia qualcosa che non và? -
Pan alza un secondo il sopracciglio destro scettica,fissando lo zio negli occhi per poi alzare con nonchalance le spalle.
- Non che io sappia - risponde,sa che non è esattamente tutta la verità ma non dà peso alla cosa preferendo schizzare via in cielo prima che lo zio proseguisse con altre insolite domande.
Quello si ritenne non proprio soddisfatto al cento per cento ma d'altronde i suoi discorsi con Pan non riuscivano mai a durare per più di due minuti scarsi.
Sospirò, tornandosene in cucina appollaito sul comodo divano,sperando vivamente di non pensare più alla questione : sanità mentale di Bra Brief e company.
La cosa, comunque , non gli fu affatto facile ...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten, Nuovo personaggio, Pan, Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti ^^

Eh sì come potete ben vedere sono ritornata >_< non potevo di certo abbandonare la mia storia in un momento così critico e cruciale, così mi sono arrotolata le maniche, messa a posto le idee, lottato contro la mia ispirazione che non ne voleva sapere proprio di arrivare e mi sono rimessa davanti alle pagine di questa fan fic a cui, essendo stata una delle mie prima “creazioni”, sono ancora molto affezionata.

Solo che fra scuola, amici, altre storie ancora inconcluse e quant’altro non ho avuto molto tempo da dedicargli …

Tutto ciò ovviamente non giustifica il mio madornale ritardo ^^”

Spero di riuscire a farmi perdonare con questo nuovo capitolo, che è scritto al passato in quanto non narrato in prima persona da Bra.

Vi lascio alla lettura ... 

BellaLuna :) 

 

 

Capitolo Undici : Darkness

 

Trunks, dall’alto del suo ufficio, all’interno dell’enorme e illustre azienda di famiglia di cui si era ritrovato ,per volere ereditario, giovane presidente, fissava, con una malcelata preoccupazione, il manto di velluto nero che si estendeva a vista d’occhio al posto del cielo e avvolgeva l’esili forme della città ,non permettendo a nessuna luce di rischiarare quello scenario spettrale e lugubre che però ,solo qualche minuto prima, era stato vivo e luminoso come ogni giorno.

Una strana sensazione di angoscia gli mozzò il fiato in gola e gli occhi non smettevano di saettare da un punto all’altro del cielo, come se da un momento all’altro si aspettassero di vedere apparire qualcosa.

Qualunque cosa che giustificasse quell’improvviso calo di sipario oscuro che faceva arrovellare i suoi - già parecchio esasperati - neuroni alla ricerca di una spiegazione logica e razionale che però, in realtà - e cominciando a pensare più come un terrestre normale che come un indistruttibile guerriero saiyan - non aveva niente di logico o umanamente sensato.

Pertanto ,e forse fu più quella consapevolezza che l’improvviso sentore di pericolo che lo colse prepotentemente in pieno, abbandonò volando ,davanti agli occhi più che sbigottiti della sua assistente, la sua gabbia di cristallo, sfrecciando come un bagliore improvviso nel cielo, verso una meta di cui conosceva a memorie le fattezze.

Una volta raggiunta la rotonda e gialla abitazione targata Capsule Corporation la sua prima – più che stupita - constatazione fu che il padre si trovasse ancora lì e che non fosse andato via anche lui per riuscire a trovare una risposta concreta a tutte quelle domande che sapeva per certo stessero arrovellando anche il cervello del genitore.

Solo un evento poteva comportare l’improvviso buio denso e vorticoso che li stava avvinghiando come spire e non era possibile che ,dopo tante e dure lotte e continui sacrifici, il tutto stesse procedendo così come era iniziato molto tempo prima.

No, non poteva essere.

Quando atterrò in giardino riuscì a percepire la presenza di due aure nuove a cui ,normalmente, associava anche la presenza di una terza, senza ombra di dubbio molto più familiare.

Eppure in quel momento mancava.

Così, la sua seconda constatazione ebbe la capacità di schiaffeggiargli il viso come una folata di vento troppo forte e gelido e rovesciargli addosso tutte le sue più temute paure che in quei giorni non facevano altro che riempirgli la stessa di domande.

Dov’è Bra?

- Trunks! – non appena arrivato il richiamo ,e il seguito sospiro di sollievo di sua madre, lo accolsero insieme all’occhiata impenetrabile che il padre gli stava rivolgendo, nascosto nella penombra delle candele dell’ingresso.

Marron fissava in ansia il nuovo arrivato, poi sbirciava fuori sperando di scorgere ,aldilà delle tende lilla, la figura minuta della propria amica, così come Pan che sembrava si stesse concentrando al massimo per captare qualsiasi segnale potesse rassicurarla e permettere così alle sue paure di tornare a rintanarsi lontane.

Persino la presenza di Trunks ,in quel momento, le appariva di secondaria importanza, schiacciata da una sensazione sgradevole che si divertiva a strisciarle viscida lungo la schiena e a metterle i brividi.

Quasi come un pungente senso di colpa … ma per cosa?

- Hai visto qualcosa lì fuori? – domandò Bulma, rivolgendosi al figlio maggiore che scosse la testa mormorando un “no” con la mente rivolta altrove.

Poi sbuffò e portò una mano a scombinare la chioma glicine in un gesto che esprimeva tutta la sua confusione.

- Mi sarei sorpresa del contrario … - aggiunse sicura la terrestre e tal punto Trunks le rivolse completamente la sua attenzione.

- Che vuoi dire? –

- Ho controllato il radar : le sfere non ci sono più, perciò o siamo di fronte a una eclissi di Sole anticipata e anche parecchio potente aggiungerei, oppure qui c’è qualcosa che non va –

- Purtroppo temo che scarteremo la prima opzione.- rispose in tono esasperato la giovane Son, lo sguardo spento e i sensi totalmente in allerta.

Trunks le rivolse uno sguardo nell’ombra placida che li circondava e stese le labbra a formare un sorriso sterile che sperava riuscisse a tirarla un po’ su di morale.

Pan ricambiò il sorriso allo stesso modo e poi si strofinò le mani sulle spalle.

- Fa così freddo … - mormorò fra sé e sé e una nuvoletta di vapore uscì fuori dalle sue labbra screpolate.

Marron annuì pacatamente e strisciò al muro fino a sedersi a terra.

Non era mai stata una guerriera lei ,ne si era mai lontanamente sentita tale, perciò l’unica cosa che sapeva potesse fare era aspettare.

Aspettare che il tutto venisse risolto da qualcun altro e che la sua vita fosse ritornata a scorrere come di regola.

Solo qualche ora prima, pareva tutto così normale da darle l’impressione di condurre una vita comune ,come tutti gli altri, ma bastava un semplice black-out e un drappo di velluto nero e paralizzante steso al posto del cielo a far precipitare al suolo il suo immaginario castello di carte.

Sentì Pan fremere al suo fianco, mentre Vegeta scivolava via nell’oscurità della casa, Trunks registrava e riordinava mentalmente i vari avvenimenti ,immobile come una perfetta statua di marmo, e Bulma solcava a grandi e ansiose falcate il pavimento della Hall, sperando che da un momento all’altro la porta si aprisse di nuovo e una ragazza dalla chioma turchina e il sorriso impertinente facesse la sua energica irruzione.

Ma erano passati vari minuti, il buio continuava a tenerli prigionieri e di Bra nemmeno l’ombra.

- Vado a cercarla! - proclamò d’un tratto perentoria la giovane Son, l’espressione decisa di una generalessa pronta a dar guerra e i pugni serrati lungo i fianchi.

Marron sorrise, perché ,nonostante quel vestito arancione che aveva costretto Pan ad indossare, la ragazza appariva comunque come una piccola guerriera ,con i denti ben affilati di chi sa bene che attaccare rimane sempre la miglior difesa.

Non era come lei.

Non le bastava aspettare e veder scorrere gli eventi davanti agli occhi.

No, lei doveva agire, doveva contribuire a rendere il loro futuro migliore e a mettere così a repentaglio la sua vita.

Era una saiyan, il tutto rientrava pertanto nel suo DNA.

Un dono o una maledizione che le sarebbe rimasto per sempre nelle vene, portandola ad immischiarsi in delle situazioni che una ragazza comune nemmeno lontanamente immaginerebbe.

Ma era questo a renderla forte e alle volte Marron si ritrova a volerle assomigliare almeno un po’.

Di possedere almeno una misera parte del suo coraggio, per riuscire a rendere se stessa meno vigliacca da doversi sempre nascondere nell’ombra e nel “ ci sarà sempre qualcuno pronto a salvarti ”.

Ma era solo il pensiero di un secondo e la consapevolezza di sapere di non essere abbastanza forte e di rappresentare solo un misero intralcio prendeva presto il sopravvento, spingendola nella banalità di rivolgerle uno sguardo allarmato e preoccupato, seppure il suo viso cercasse di manifestare il solito placido autocontrollo.

- No, … - mormorò Trunks, riserbando loro un’occhiata fugace ma decisa al tempo stesso.

La sua aura calda risplendeva e riscaldava ciò che lo circondava, come una piccola fiammella in un deserto di neve.

- Vado io, voi restate qui, non sappiamo ancora cosa è successo ed è pericoloso mostrarsi senza prima sapere con chi abbiamo a che fare, andrò io … -

- Ma … -

- La ritroverò … - stavolta il sorriso che le rivolse era ricolmo di promesse e Pan si sentì contemporaneamente così in ansia e così riconoscente che non trovò le parole giuste per poter replicare e in un bagliore che profumava di selvatico Trunks sparì oltre la penombra delle candele delle stanza.

 

Inizialmente il giovane presidente volò alla ceca, dirigendosi verso un punto imprecisato della città dell’Ovest.

Più cercava di concentrarsi più gli sembrava che l’aura della sorella svanisse nell’aria come nebbia al mattino.

La città sotto di lui era entrata nel panico, nessuno sapeva spiegarsi l’improvviso Black-out che non aveva risparmiato nessuno.

L’aria era ancora umida e fredda a causa della pioggia che aveva ,solo qualche minuto prima, scosso fortemente il cielo.

Le strade ,viste dall’alto, assomigliavano a un fiume nero in piena.

Trunks respirò a fondo, osservando ogni via possibile con i suoi occhi da cacciatore … eppure della sua preda non vi era traccia.

Non era possibile che si fosse volatilizzata così, nel nulla, non era possibile che non riuscisse a percepire la sua aura!

Bra non aveva di certo una forza spirituale paragonabile a quella di tutti gli altri terrestri e se si fosse cacciata nei guai o avrebbe cercato di combattere sicuramente avrebbe avvertito la sua energia brillare e scuotere l’aria come un piccolo falò.

Eppure era solo buio.

Tutto.

E quella perenne sensazione di pericolo continuava a innervosirlo, facendogli aggrovigliare lo stomaco già parecchio in subbuglio.

“ Lo sapevo, avrei dovuto tenerla d’occhio, quella piccola peste!” pensò, ringhiando al vento e ricordando lo strano comportamento che la sorella minore aveva assunto in quei giorni.

Pareva sempre così distratta, così assente, così … fragile.  

Ma magari aveva ragione Goten e lui si stava solo facendo della paranoie inutili.

Infondo cosa poteva mai c’entrare Bra in tutto quello?

Il suo sesto senso continuava repentino a fischiargli le orecchie mentre il suo razioncino continuava a ripetergli : nulla.

Una folata di vento gelido gli fece battere i denti dal freddo e chiudere di scatto gli occhi.

Fu allora che sentii una voce, debole e fiacca, chiamarlo per nome.

“ Trunks …”

Si bloccò di scatto, guardandosi circospetto in giro, ma non c’era nessuno.

Pensò di esserselo solo immaginato e riprese a volare, ma lo stesso sussurro lo fermò nuovamente.

Gli perforò il cervello violentemente, stordendolo e costringendolo a portarsi le mani alla testa.

“ T-trunks … Trunks … Trunks! ”

Il glicine fece saettare lo sguardo da un punto all’altro della strada, cercando di capire da dove provenisse la voce che lo stava chiamando in tono stravolto e cadenzato.

La tasta aveva preso a pulsargli e tutti i suoi pensieri si mischiarono in un vortice oscuro dentro la sua mente, facendogli venire le vertigini.

Poi un singhiozzo lo riscosse.

E il richiamo si trasformò in una supplica rauca che straripava di terrore.

“ Trunks … aiutami! ”    

Inizialmente il ragazzo pensò di essere impazzito del tutto.

Strabuzzò gli occhi azzurri così tanto che quasi non gli uscirono fuori dalle orbite e tese le orecchie ascoltando quella voce che aveva capito si trovasse proprio dentro la sua testa …

“ … aiutami … ti prego …”

… e che ,a quanto pareva, apparteneva proprio alla sua sorellina.

Schizzò veloce via in cielo, come una brillante stella cadente.

La voce di Bra gli martellava il cranio, continuava a vorticargli con i suoi singhiozzi spezzati.

In quel frangente non si fermò a chiedersi come la sorella riuscisse a parlargli telepaticamente.

Non si chiese nemmeno perché avesse scelto di volare proprio nella direzione opposta da dove aveva cominciato le ricerche.

Semplicemente si stava facendo guidare dall’istinto e da una sensazione di estrema paura che non gli apparteneva.

Più andava avanti più la voce diventava concreta e forte, assomigliando a un urlo stridulo e agghiacciante.

Era come se i pensieri della sorella fossero diventati suoi, le sue sensazione si fossero immischiate e aggrovigliate in quelle di lei.

Semplicemente seguì un istinto che non era suo, guidando un corpo che ora pareva muoversi seguendo i fili di un marionettista.

Atterrò al centro di un vicolo largo con l’espressione di chi ha appena messo piede all’inferno.

Le macchine abbandonate ovunque e innumerevoli corpi di persone ,ormai privi di vita, sparsi senza un ordine preciso in mezzo alla strada e sprofondati in un lago di sangue.

In quel palcoscenico nero e rosso Bra pareva essere l’unica protagonista viva di una tragedia.

Toccando terra, Trunks avvertì che aveva ripreso completamente il controllo del suo corpo e della sua mente.

Ma a un caro prezzo.

Lentamente si avvicinò alla figura eretta e rigida della sorella ,che gli dava le spalle e pareva fissare ,scossa da violenti tremori, le sue mani, accanto al corpo squartato di una signora anziana dagli occhi ancora spalancati dal terrore vissuto.

Deglutì amaramente, notando come l’aura della turchina sembrasse diversa in quell’istante.

Era più densa, più letale … più oscura.

- B-bra … - la chiamò sconvolto, il viso pallido come un cencio e un’espressione di terrore tatuata nel viso perfetto.

La ragazza non rispose, come se non avesse neppure sentito il richiamo del fratello a solo un passo da lei.

La sua aura vorticò ,nera e densa come un nuvola di fumo intorno a lei e un bagliore rossastro balenò furtivo nei suoi occhi color del cielo.

Trunks non fece in tempo a notarlo perché quando chiamò nuovamente la sorella quest’ultima gli apparve spossata e nauseata come se si fosse appena svegliata da uno strano stato di catalessi.

Lentamente si voltò vero di lui con il busto.

Gli occhi sbarrati dalla paura, il viso contratto in una smorfia di disperazione e macchiato da piccole gocce scarlatte.

Trunks notò traballante le mani della sorella completamente ricoperte di sangue così come il suo giubbotto grigio.

- T-trunks … - sussurrò a mala pena lei, con gli occhi ricolmi di lacrime e la labbra tremanti.

Il giovane le andò velocemente incontro poggiandole una mano sulla spalla, cercando nel contemplo di rassicurarla e non crollare schiacciato dalle sue stesse emozioni.

- Bra … c-che … che cosa è successo? – la voce gli tremò percettibilmente, mentre calde lacrime avevano cominciato a percorrere la guancia della sorella.

Bra si osservò terrorizzata le mani, scossa da brividi che le scorrevano impetuosi lungo il corpo e non a causa del freddo improvviso.

Singhiozzando, riportò il suo sguardo in quello del fratello.

- N-non … non lo so … - rispose, soffiando quelle poche parole fra i denti, con l’animo inquieto di chi si è appena risvegliato da un incubo …

… E si è ritrovato dentro un altro.    

 

  
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