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Autore: LTL    02/12/2011    1 recensioni
Gus è un diciassettenne con le ginocchia ossute e una madre grassa, non ha mai conosciuto suo padre e non parla quasi mai, se non per dire sì o no. un giorno trova per caso un necrologio che risulta essere quello di suo padre. decide quindi di partire per New York, per presenziare al funerale. Sarà proprio in questa grande città che incontrerà Lince, bellissima e candida ragazza dalla pelle bianco latte e il carattere opposto al suo, che tuttavia risulterà l'unica capace di scatenare in Gus delle dolci e non del tutto caste reazioni.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gus guardò la ragazza che gli sorrideva in quella maniera strana, soffermandosi in particolare sulle labbra color susina e sui lunghi capelli scuri e lisci e lucidi e sui contorni del reggiseno che si intravedevano dal tessuto bianco della camicetta e sulle graziose pieghe della gonnellina e sulle due gambe bianche latte che ne spuntavano e proseguivano lunghe e lisce come un deserto bianco fino ai calzini beige con un piccolo buco e il bordo di pizzo che spuntavano dalle scarpe nere della divisa, e deglutì.
Per la prima volta in vita sua non avere niente da dire gli dispiacque un pò, ma solo un pochino.
-senti, capisco che possa sembrarti strano, ma puoi fingere di parlare con me almeno per un pò? nel senso, come se ci conoscessimo e fossimo usciti un paio di volte e ci fosse del feeling serio tra di noi?
di fronte all’espressione immutata di Gus, che si era limitato ad aprire gli occhi leggermente più di quanto erano aperti di solito, ma considerando che i suoi occhi erano sempre leggermente più aperti del normale, la differenza non si notava affatto, se non per un leggero tremolio della palpebra, che tuttavia sarebbe passato inosservato a chiunque, Lince cercò di darli un motivo valido per dire effettivamente qualcosa che comprendesse aprire la bocca ed emettere un qualche suono.
-ok, vedi quel mercedes nero parcheggiato alle mie spalle? il tizio che c’è dentro l’ho mollato una settimana fa, e da allora tutti i santi giorni è qui fuori, e si piazza lì e non fa assolutamente niente, a parte fissarmi e fumarsi le sue sigarette del cavolo. io voglio che la pianti, ma perchè lui la pianti bisogna che creda che sto uscendo con qualcun altro.
gus non riusciva proprio a trovare niente da dire, neanche dopo quell’eloquente spiegazione detta tutta d’un fiato, che effettivamente poteva in qualche modo giustificare il comportamento della ragazza.
allora Lince sbuffò e si riavviò i capelli con un gesto aggraziato. il profumo che lo inondò di conseguenza fece succedere qualcosa di strano nello stomaco di Gus.
-senti, sono venuta da te perchè probabilmente sei l’unico ragazzo nel raggio di non so quanti chilometri, a parte lui, e di certo non potrei fare questo stupido giochino con lui, ti pare?
Gus riuscì ad annuire.
Lince lo guardò come si guarda una persona quando ci si aspetta che ti dica qualcosa.
-ok, come ti chiami? madonna quanto sei fuori..
Gus non si sentì particolarmente offeso dalla seconda parte della frase, soprattutto perchè era contento che lei le avesse posto una domanda alla quale poteva rispondere abbastanza facilmente.
-Gus
disse con la sua voce sempre leggermente soffocata, probabilmente perchè la usava raramente.
Lince sorrise con le sue labbra color susina.
-bene, piacere di conoscerti Gus, io sono Lince
disse distrattamente, girandosi con finta disinvoltura per vedere se il mercedes era ancora parcheggiato alle sue spalle, e soprattutto se il conducente la stava ancora fissando truce da dietro gli occhiali da sole e il berretto con il logo della sua squadra di football.
fu in quel momento che il povero malcapitato di turno accese rabbiosamente il motore e sfrecciò via.
Lince si girò di scatto verso Gus, facendo arrivare alle sue narici un’altra ondata di profumo, che di nuovo scatenò qualcosa di strano nel suo stomaco, che si era appena ripreso.
Lince sorrise a trentadue denti.
-bene, Jeff, ci vediamo! grazie dell’aiuto!
disse strizzandoli l’occhio verde da gatta per poi voltarsi e tornare ancheggiando verso un gruppetto di ragazze che stava ridendo della scena.
Gus rimase fermo in quella posizione per altri cinque minuti buoni, poi trovò le forze per aprire il portone del palazzo e salire fino alla sua stanza.
e in quel piccolo buco con un frigo un bagno e un materasso, per la prima volta in vita sua, si aggiustò la roba nei pantaloni.

Note: questo capitolo è cortissimo, lo so, ma diciamo che avevo finito l'ispiraione...chiedo scusa per l'attesa, spero piaccia a qualcuno :)
  
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