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Autore: Valery_Ivanov    03/12/2011    3 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction! E' una mia versione alternativa del finale di Beyblade, parte dal momento in cui i Bladebreakers arrivano in Russia!
Dal Terzo Capitolo:
«Fata Bianca! A… aiutami… ti prego…» un bambino di circa cinque anni la stava guardando con occhi imploranti attraverso le inflessibili sbarre della sua prigione. La fata scivolò dentro la cella come prima e i suoi contorni divennero sfocati per pochi istanti, finchè lei non si sedette silenziosamente a terra e poggiò la testa del bambino sulla sua gonna morbida. «Non riesco… a dormire…» singhiozzò il piccolo, aggrappandosi a lei con tutte le sue forze. La creatura schiuse le labbra e parlò per la prima volta, e la sua voce sembrava un soffio di brezza mattutina, fresca e leggera.
«Non preoccuparti…» sussurrò. Kai continuava ad osservare la scena alcuni metri più indietro.
«Grazie Fata Bianca…»
Lei gli accarezzò dolcemente la testa. «Non sono una Fata Bianca…» mormorò, mentre il respiro del bambino si faceva regolare e rilassato. «Puoi chiamarmi… Regina delle Nevi» concluse in un sussurro appena percettibile.
Un istante dopo la porta si spalancò e dei passi si affrettarono verso di loro. Kai fissò spaventato la fata e questa fece lo stesso; dalle profondità del cappuccio due iridi scure brillarono illuminate dal riflesso della luna. Kai si sentì afferrare e trascinare via; oppose resistenza, ma l’altro era più forte – no, gli altri; c’erano tante, troppe mani su di lui. Alzò nuovamente la testa, disperato, e vide la ragazza sillabare una parola. Poi qualcosa lo colpì, e lui perse i sensi.
«Cercami»
REVISIONATA e prossima alla fine!
Genere: Avventura, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehilà, ragazzi! Lo so che volete uccidermi, ma vedete, il fatto è che mi sono trasferita… a Londra!!! Ebbene sì, al momento sono proprio in Inghilterra e mi sono successe parecchie cose negli ultimi mesi. Mi sono trasferita per studiare in una scuola di musica, sto seguendo un vero e proprio corso di Laurea in Canto!! Ho avuto ovviamente tutti i problemi del mondo… mi è persino venuta l’appendicite il primo mese di scuola e sono stata ricoverata in ospedale e operata!

Sono incredibilmente sorry per il ritardo, ma l’importante è che sono qui, ora! Non abbandonerò questa storia, anche perché mancano solo 3 – massimo 4 – capitoli.

Quindi eccovi qui il nuovo capitolo, e vi avviso che sto già scrivendo il prossimo! Purtroppo non so quando avrò tempo di rispondere a tutte le recensioni ma prima o poi ce la farò, non disperate!! Un bacio!

 

 

Capitolo XXV –  Ricordi: Valeriya Ivanov – Act Three

 

Se prima mi sentivo un pochino geloso di Katrina, adesso lo sono del tutto: Valeriya è stata messa in stanza con lei!!! Perché non poteva restare con me e Yuri?? Lo so che ormai ha quasi undici anni e sta diventando una donna sempre più in fretta, ma… non so come farò ad addormentarmi senza la sua presenza rassicurante accanto. Uff, mi sento così… bambino, in confronto a lei e Yu.

Boris è stato trasferito qui nella nostra stanza, sai che felicità. Mi sta davvero antipatico, quello. Yuri dice che non è male, ma – ah! – Yuri riesce a dire che non è male persino Vorkov, per cui la sua opinione non conta. Valeriya dice che è troppo buono e troppo ingenuo, e quando lo dice lui ride, ammettendo che è vero. Ma come si fa a non odiare Vorkov, dico io?? Uno che costringe dei bambini ad allenarsi 14 ore su 24 per non si sa neanche quale scopo (Yuri dice che vuole vincere a tutti i costi il Torneo Mondiale, ma allora perché cavolo non si allena lui stesso??)… non lo so, a volte sono solo molto confuso. Insomma, se non fossi venuto qui al Monastero non avrei mai conosciuto Valeriya e Yuri, né il beyblade, ma a volte la vita qui mi sembra semplicemente insopportabile. Ci sono dei momenti in cui sento tutte le forze abbandonarmi, in cui sento di non potercela fare più… solitamente quelli sono i momenti in cui mi becco una bella punizione, e il mio odio per Vorkov cresce ancora. Purtroppo Valeriya non si allena più con noi spesso quanto prima; adesso il Verme la fa allenare con i ragazzi più grandi e se la tiene bella stretta al suo viscido corpo. A volte mi assale il terrore che lui possa arrivare a chiuderla nella sua stanza e non farla uscire mai più, visto gli sguardi bramosi che le lancia. Yuri dice che la vede semplicemente come la carta vincente per i Mondiali. Secondo me Vorkov la vede come un bel mucchio d’oro, la vede come una bestia da istruire e sfruttare per arricchirsi e diventare più potente e famoso. Ma io non glielo permetterò mai.

 

I tre anni passati in quel modo furono un periodo davvero difficile per me, perché iniziarono a venire alla luce tutte le debolezze del mio corpo, che non riusciva a reggere gli allenamenti bene come Boris o Kai, entrambi molto più portati per il lavoro fisico di quanto non fossi io. I loro corpi poi crescevano più velocemente del mio, tanto che mi trovai improvvisamente ad essere più basso di loro, più magro e sempre più pallido. A dodici anni iniziarono gli svenimenti e per la prima volta Valeriya, che ne aveva ancora dieci, sembrò terrorizzata da qualcosa. I dottori dissero che non dovevo fare molti sforzi e Vorkov si infuriò come non mai, rinchiudendomi nelle prigioni. Beh, senza dubbio lì non mi affaticai molto.

Quando mi venne a riprendere disse che aveva messo Boris in camera con me e Kai al posto di Valeriya e che i miei due compagni erano incaricati di darmi una mano se mi fossi sentito male di notte. Mi disse anche che aveva deciso che mi avrebbe lasciato un giorno di riposo qualora fossero avvenuti altri svenimenti, ma che si aspettava da me gli stessi risultati di prima, se non anche migliori; in altre parole, fu un anno d’inferno, in cui ogni giorno sentivo che il mio corpo stava per distruggersi in mille pezzetti, ma al tempo stesso sapevo che dovevo andare avanti e non arrendermi. Valeriya cercò di aiutarmi nell’unico modo in cui poteva: diventò ancora più brava, tanto che Vorkov non aveva occhi che per lei e spesso non si accorgeva se non ce la facevo a reggere il ritmo degli altri. Boris divenne un mio buon amico; mi piaceva la sua presenza sempre calma e forte, era come una roccia che nulla poteva spostare o infrangere. Kai invece non andava molto d’accordo con lui a causa della gelosia, ma in qualche modo riuscimmo a cavarcela senza troppi problemi da quel punto di vista. Finché un giorno…

 

Siamo tutti riuniti per i soliti incontri settimanali in cui Vorkov decide quali ragazzi possono rimanere al Monastero e quali… beh, nessuno sa che fine fanno i ragazzi che vengono decretati “non all’altezza”. Spero per loro che vengano semplicemente rimandati dalle loro famiglie, ma sono abbastanza certo che non sia così, purtroppo. Vedo Valeriya e Katrina venirci incontro e capisco subito che c’è qualcosa che non va: Katrina è pallida come un morto e Valeriya la sta praticamente sorreggendo con il suo corpo e le parla con voce ferma e calma. Mi chiedo davvero come faccia ad avere solo undici anni.

Boris va subito loro incontro e mi affretto anch’io, mentre Yuri sta attualmente combattendo con un ragazzino che non ha alcuna speranza.

«Che succede??» chiede Boris agitato, toccando la spalla della sorella, che gli si accascia subito tra le braccia. Io guardo Valeriya interrogativamente ma lei scuote impercettibilmente la testa.

«Ma niente, la nostra amica qui vuole solo dimostrare a tutti che è talmente brava con il beyblade che non può fermarla neanche la febbre!! Vero?» esclama Vale, in un tono assolutamente noncurante. Katrina le offre un piccolo sorriso di rimando. Secondo me sta morendo, ma non c’è verso che Vorkov le permetta di non combattere. Boris poggia una mano sulla fronte della sorella e sgrana gli occhi con orrore, ma Valeriya gli fa un veloce e nascosto cenno di stare zitto e l’amico sembra aver bisogno di tutte le sue forze per poterlo fare.

«Già… Vale ha proprio ragione…» commenta debolmente, e aiuta la sorella a sedersi da qualche parte in attesa del suo turno. Io mi avvicino a Valeriya, e lei finalmente smette di fingere e mi rivolge uno sguardo angosciato.

«Ha 41 di febbre» mi sussurra in un soffio, e io sento la nausea salire a offuscarmi i sensi. Non ce la farà mai a battere il suo avversario, e Vorkov si sbarazzerà di lei… anche perché si vede chiaramente che la considera debole e non la reputa degna di andare avanti, e oltretutto ho paura che non gli piaccia il fatto che sia amica di Valeriya. La guarda sempre come se volesse… ucciderla. Ok, forse esagero, ma… non lo so. Guardo Vale senza sapere che dirle, lo stomaco contratto in una morsa.

«A te com’è andata?» mi chiede lei e io mi limito ad annuire. Rimaniamo in silenzio per un po’, finché lei mi guarda con un’espressione di scuse. Per cosa dovrebbe scusarsi?

«Perdonami, Kai, ma devo farlo… ci ho pensato e ripensato, e non vedo altra soluzione»

Farlo? Cosa deve fare?? Sento il panico assalirmi mentre lei, dopo avermi dato un leggero bacio sulla guancia, si allontana verso la zona dov’è seduto Vorkov con i suoi monaci. La seguo, angosciato più che mai, ma mi fermo a qualche passo di distanza. Lei avanza con sicurezza verso Vorkov e si inchina.

«Maestro, oggi vorrei combattere contro Katrina Lestavjosk. Mi concedete il vostro permesso?»

Perché?

Vorkov sembra pensare la stessa cosa, ma alla fine annuisce come se la questione non fosse di grande importanza. Anzi, forse è anche un po’ compiaciuto. Sa bene che Katrina verrà spazzata via, non ha una sola chance…

Seguo Valeriya mentre torna indietro verso il punto dove abbiamo lasciato i nostri amici e non dico niente, anche se vorrei. Lei ha un piano. Lo so. Lo vedo. Lo sento.

Il problema è che solitamente i suoi piani solo buoni per gli altri e pessimi per se stessa.

 

Quel giorno Valeriya voleva salvare la vita di Katrina, la vita dell’unica altra ragazza che aveva conosciuto nei suoi brevi undici anni. E forse ci sarebbe riuscita, se Vorkov avesse avuto anche solo un briciolo di cuore…

 

Non posso credere a quello che i miei occhi stanno vedendo. Valeriya è entrata nell’arena contro Katrina, che si regge a malapena in piedi, e ha… perso?!

Osservo senza parole il suo beyblade, il suo Dranzer che nessuno è mai riuscito a far uscire dallo stadio, giacere inerte sul terreno e sento come se qualcosa si fosse spezzato. Come se Valeriya fosse diventata, in un certo senso… vulnerabile. Lei sembra pensare la stessa cosa perché vedo una fitta di dolore attraversarle il viso, ma si fa forza e si volta verso Vorkov. Il monaco sta fumando, avendo capito il suo gioco.

«Mi spiace, ho perso» dice lei, e io mi sento attraversare da terrificanti fitte di paura. Ti prego fa che non si arrabbi, ti prego… fa che non le faccia del male… non può farle del male!

Mi sento piangere dentro, anche se è da ormai un anno che ho imparato a non mostrare le mie emozioni. Boris sembra angosciato quanto me e Yuri è semplicemente pietrificato. Vorkov si alza e si dirige verso le due ragazze; Katrina sembra sul punto di svenire.

«Cosa hai fatto?!?» urla irato verso Vale, la quale raccoglie il suo beyblade con nonchalance. Ma io la conosco bene, perché ho passato anni ad osservarla, e posso notare il leggerissimo tremito che scuote la sua mano mentre compie quel gesto. E so anche che quel tremito non è paura per se stessa. E’ paura per la sua amica. E’ in questi momenti che capisco che non smetterò mai di amarla. Sarebbe come chiedermi di smettere di respirare.

«Ho perso» ripete lei, con voce dura. «Mi dispiace. Non ero concentrata e Katrina è riuscita a cogliermi di sorpresa»

Vorkov sbuffa, e la afferra per un braccio. Non ti azzardare a fare del male, brutto…

«Stai davvero cercando di salvare la tua amica con questa patetica bugia??» le chiede con tono… viscido, come altro si può descrivere quell’uomo? Valeriya sostiene stoicamente il suo sguardo e non dice nulla, come a volerlo sfidare a dire che non è una ragione sufficiente.

«Beh, devo dire che allora non vedo altra soluzione» conclude Vorkov con lentezza. La sua voce mi fa drizzare i peli sulle braccia. Katrina sta tremando come una foglia; sembra così minuscola e indifesa, così piccola, così… giovane, che non può essere sbagliato difenderla. Valeriya sta cercando di capire in tutti i modi cosa vuole fare Vorkov, vedo il suo corpo teso nel tentativo di intuire, di anticiparlo…

«Che dici, Yuri, tu sei d’accordo con lei?» chiede l’uomo, prendendoci completamente alla sprovvista. Yuri lo guarda spaesato e poi punta gli occhi su Valeriya, alla ricerca della risposta. Ma stavolta nemmeno lei ce l’ha. Sembra così spaventata… forse lei sa dove vanno a finire i bambini scartati. Forse lo so anch’io, ma non riesco nemmeno a formulare il pensiero.

«Yuri, combatti contro Katrina» ordina Vorkov, ghignando.

Guardo il mio amico mentre entra nell’arena e si prepara a lanciare il beyblade. Katrina sta per svenire da un momento all’altro, lo so, lo vedo. Sposto nuovamente lo sguardo su Yuri. E in questo preciso istante so che lui non perderà. So che non la aiuterà. So che ha troppa paura di perdere sua sorella per poterlo fare. Lo leggo nei suoi occhi. Sento il cuore incastrarmisi in gola mentre mi ripeto di non piangere. Andrà tutto bene, Vale non permetterà mai che succeda niente di male, andrà tutto bene…

 

Fui un codardo, lo so, e non mi pentirò mai abbastanza per quello che ho fatto. Ma so anche che se potessi tornare indietro, lo farei di nuovo. La vita di Valeriya è sempre stata la cosa più importante al mondo per me, fin da quando decisi di rinunciare ai miei sogni ed entrare nel Monastero per permettere a lei di realizzare i suoi. E’ questo che deve fare un fratello maggiore: proteggere sua sorella. Sempre. E ad ogni costo.

 

L’incontro finisce in un attimo. Il bey di Yuri sbalza via quello di Katrina come fosse un fuscello e di nuovo un silenzio orripilato cade sulla sala. Non so come faccia Katrina ad essere ancora in piedi; quando questo incubo sarà finito, e finirà bene, lo so, devo ricordarmi di dirle che è davvero coraggiosa. Non gliel’ho mai detto prima, e invece lo merita. Valeriya guarda Yuri con espressione schifata, ma lui si limita a chinare il capo e tornare accanto a noi. Boris cerca di gelarlo con un’occhiata, ma non gli riesce molto bene visto che è talmente bianco che sembra avere la febbre anche lui. Per la prima volta da quando lo conosco, mi sento vicino a lui, sento di soffrire per lui.

«Come vedi, Yuri è d’accordo con me nel pensare che non si deve perdere un incontro di beyblade di proposito per nessuna ragione al mondo» commenta Vorkov con estrema soddisfazione. Yuri è sempre stato l’unico di noi a cercare di compiacere Vorkov almeno un poco, ma sono sicuro che non c’entra niente in questo caso. Non può.

Valeriya incrocia le braccia al petto e alza la testa per affrontare il monaco, impavida come sempre.

«Beh, io rimango della mia idea. Io penso che la vita di una persona sia più importante di un incontro d beyblade, e rifarei cento volte quello che ho fatto oggi!»

Oddio, quanto la amo.

L’espressione di Vorkov si incattivisce in un istante e sento i ragazzi attorno a noi tremare. L’uomo estrae una pistola da sotto la veste e io mi sento morire. Non può succedere, non può… se le spara giuro che mi lancerò contro di lui e mi farò uccidere anch’io. Non posso pensare di vivere senza di lei.

Valeriya è terrorizzata, ma sta cercando in tutti i modi di calmarsi. Se esiste un Dio, questo è il suo momento per mostrarsi. Intervieni adesso, non far accadere nulla ai miei amici…

Vorkov si avvicina al volto di Vale, gli occhi ridotti a due fessure. La mano con la pistola è abbandonata lungo il suo fianco. Ti prego, non farle del male.

«Se per te questa ragazzina è più importante del beyblade…»

Un rumore fortissimo esplode nella stanza, facendo sobbalzare tutti. C’è un solo istante di confusione, e poi il piccolo corpo di Katrina cade a terra, lentamente, quasi al rallentatore… i miei sensi registrano l’urlo straziante di Boris, l’espressione sconvolta di Yuri, lo sguardo pieno d’orrore di Valeriya, il ghigno di Vorkov, le grida di terrore attorno a me… ma nulla riesce a toccarmi davvero. Mi sento completamente svuotato e incapace di muovermi, di agire, di pensare. Boris si lancia sul corpo della sorella ed è presto imbrattato di sangue, mentre continua a gridare il suo nome. Il corpicino giace immobile fra le sue braccia, il petto non si muove più a mostrare il respiro della bambina, e il pallore è sconvolgente, quel pallore dovuto dalla febbre, quel pallore che adesso non se ne andrà mai più. Bianca come un cadavere. Perché ormai lei è un cadavere.

L’ho sempre saputo in fondo, dentro di me, che Dio non esiste.

 

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Waaaaa, è tutto troppo triste!!! ç___ç lo so, lo so che sono cattiva, ma purtroppo le cose dovevano andare così… in questi ultimi capitoli verranno svelati tutti i misteri, per cui siate pronti a tutto!!

Grazie in anticipo se qualcuno vorrà ancora recensire, lo so che i miei ritardi sono imperdonabili!! T__T

  
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