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Autore: Martyx1988    03/12/2011    5 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

12- Sovraccarico


La via che si apriva davanti a Milo era anonima, non molto dissimile dalle mille altre che si potevano trovare ad Atene. A livello della strada si aprivano numerosi negozi e botteghe, a quell'ora ormai chiusi, mentre i piani superiori degli edifici erano costituiti da appartamenti. Alcune finestre erano aperte e la luce all'interno delle stanze aiutava i periodici lampioni ad illuminare la strada.

Nulla di quel posto avrebbe potuto attirare l'attenzione di un qualsiasi passante, tranne la bottega abbandonata al centro della via, un buco nero in mezzo a quell'universo di anonima normalità.

Era proprio quella bottega che Psiche stava osservando, ormai, da diversi minuti, seduta sul basso marciapiede di fronte all'entrata chiusa da tre travi di legno, con le ginocchia al petto e il viso affondato tra le braccia conserte di modo che solo gli occhi chiari e lucidi fossero visibili. Dallo stesso tempo Milo la teneva d'occhio da un angolo buio della strada e ne contemplava l'inaspettata fragilità, che la rendeva, ai suoi occhi, ancora più bella.

Quello era il loro negozio” disse una voce alle spalle del Cavaliere. Subito dopo, Georgia gli fu accanto.

Di chi?” domandò Milo, nella speranza che la ragazza fosse disposta a rispondere non solo a quella, ma anche a molte altre domande.

“”Di Psiche e suo padre. Subito a fianco, invece, c'è il nostro bar”. Georgia indicò la saracinesca accanto all'entrata sprangata della bottega.

Come mai è ridotto così?” chiese ancora Milo.

Georgia sospirò, prima di iniziare a raccontare.

È stato dopo la partenza di Psiche. Gli affari per Kostas, per suo padre, hanno iniziato ad andare male. Non che prima navigassero nell'oro, ma riuscivano a vendere abbastanza fiori da permettersi una vita dignitosa. Poi Psiche se n'è andata e Kostas ha cominciato a badare sempre meno al negozio e a perdere clienti, anche tra quelli più affezionati. Dopo un paio d'anni si ammalò gravemente e dovette chiudere l'attività. Mia madre e mia zia si alternarono per settimane al suo capezzale, ma Kostas sembrava non voler guarire. Quando è morto, abbiamo mandato a Psiche una lettera, indirizzandola all'unico recapito che la scuola aveva lasciato, ma lei non si presentò comunque al funerale, né dopo, fino ad oggi”

Milo notò una certa amarezza nel tono di Georgia, ma non si sentì di dare alcuna colpa a Psiche. Sapeva bene cosa volesse dire diventare un guerriero del Santuario di Atene e la totale rinuncia a famiglia e affetti era, probabilmente, il prezzo più alto da pagare. Per questo motivo si prediligevano gli orfani ai bambini con una situazione familiare normale.

Non credo che la sua assenza fosse voluta” disse, infatti, il Cavaliere. “La nostra scuola si trova molto lontana da qualsiasi centro abitato, in un luogo a stento raggiunto dalla rete stradale e dai mezzi di comunicazione in generale. È probabile che la vostra lettera non sia mai arrivata a lei e che Psiche abbia scoperto della morte del padre da poco”

Non era mia intenzione giudicarla, se è questo che pensi” ribattè Georgia. “Ma non posso fare a meno di pensare che la Psiche con cui giocavo da bambina fosse una persona totalmente diversa dalla creatura fredda e silenziosa che ho ritrovato stasera”

Milo pensò istintivamente che il Grande Tempio faceva quell'effetto a molti.

E sua madre?” chiese poi, sfruttando la voglia di raccontare di Georgia.

È morta anche lei, dando alla luce Psiche. Mi hanno detto che non ha ma goduto di una buona salute e la gravidanza le era stata caldamente sconsigliata, ma lei ha voluto portarla avanti a tutti i costi. Psiche è il risultato della sua sofferenza e della sua tenacia”

Un ottimo risultato, direi” si lasciò scappare Milo, per poi voltarsi verso la ragazza, leggermente allarmato. Georgia, però, sorrideva serena.

La lascio in ottime mani, quindi” disse a Milo, che però non comprese.

Che vuoi dire?”

Ho visto che ha avuto una reazione strana al nostro incontro e mi sono preoccupata, così l'ho seguita per capire che intenzioni avesse. Ma ci sei già tu ad occuparti di lei, quindi posso stare tranquilla”

Sì, beh, farò del mio meglio” si impegnò Milo, leggermente in imbarazzo.

Ne sono sicura” fu l'ultima cosa che disse Georgia, prima di voltarsi e tornare alla festa.

Il Cavaliere tornò a guardare Psiche, che non si era mossa di un millimetro durante tutta la loro conversazione.

Ora sapeva cosa la Sacerdotessa nascondeva dietro quella corazza da guerriera dura e parca di sentimenti e sapeva anche che gli sarebbe stato impossibile rinunciare a lei. Decise che avrebbe seguito il consiglio di Ayame: avrebbe coltivato la sua rosa con cura e dedizione, sfruttando il terreno fertile che i racconti di Georgia gli avevano fornito.

Ma non quella sera. Quella sera avrebbe solamente vegliato su di lei finché fosse stato necessario e poi l'avrebbe riaccompagnata al Santuario.

Si andò a sedere dall'ingresso di un condominio lì vicino, dove avrebbe potuto tenere d'occhio Psiche e contemporaneamente restare nell'ombra, per lasciarla nell'intimità dei suoi ricordi.


Ayame provò ad aprire gli occhi per vedere se il mondo aveva finalmente smesso di girarle attorno. Il volto di Kanon, che la vegliava appoggiato allo schienale della panchina su cui l'aveva fatta sdraiare, ballò ancora per qualche istante, prima di fermarsi del tutto.

Adesso riesci a spiegarmi cos'è successo senza rimettere?” le domandò col suo solito tono monocorde.

Ayame si stropicciò gli occhi e si passò una mano sulla fronte. Sentì il mal di testa incipiente pulsare attraverso la cute.

Credo di essere andata in sovraccarico” spiegò sbrigativamente.

Che intendi dire?”

Da quando Afrodite si è addormentata, sono più sensibile ai sentimenti delle persone. Percepisco l'affetto che provano verso qualcun altro come un formicolio che è più o meno piacevole a seconda delle situazioni. A quanto pare, queste sensazioni sono in grado di ridarmi energia, per questo prima mi sentivo euforica e iperattiva. Se, però, mi espongo a troppe sensazioni contemporaneamente... vado in sovraccarico” concluse Ayame in un sospiro. Chiuse di nuovo gli occhi e si portò le mani al ventre, dove la sensazione di vuoto cominciava a farsi risentire con prepotenza.

Il che avvalora la mia ipotesi secondo la quale lasciarti venire qui è stato un errore madornale” commentò Kanon, velatamente soddisfatto.

Allora perché hai accettato di accompagnarmi?” gli domandò la ragazza, automaticamente.

Il Generale non rispose, ma distolse lo sguardo da lei, cosa che, comunque, non scoraggiò Ayame.

Perchè Shion non vuole che tu abbia a che fare con me?”

È una lunga storia” rispose Kanon, lasciandole intendere che non aveva nessuna voglia di raccontargliela.

La ragazza spostò lo sguardo verso la fetta di cielo che si intravedeva tra le cime dei palazzi. Sporadiche stelle riuscivano a surclassare la diffusa illuminazione artificiale della città.

Hai ragione, sai?” disse Ayame, dopo qualche attimo di silenzio, ricaptando l'attenzione di Kanon.

Riguardo a cosa?”

A me” rispose subito lei, con semplicità, per poi spiegarsi meglio. “Al fatto che provengo da un altro universo. È vero. Fino ad un mese fa il mio universo era molto simile a questa festa, tra chiacchiere superficiali e vestiti della domenica. Poi una divinità si è svegliata in me e sono stata catapultata nel vostro universo, fatto di miti, cosmi, Guerre Sacre e poteri sovrannaturali con un potere distruttivo pari alla bomba atomica.

Quando stavo iniziando ad abituarmi a tutto questo, a convincermi che Afrodite non è un'entità estranea dentro di me, ma che io sono Afrodite, lei è stata resa inerme e io abbandonata in un limbo a metà tra due mondi, senza appartenere realmente a nessuno dei due”

Ayame strinse gli occhi e lasciò che due lacrime solitarie le rigassero le tempie, per poi tornare a rivolgersi direttamente a Kanon.

Ti starai chiedendo perché ti dico tutto questo. Non lo so, ma avevo bisogno di parlarne con qualcuno e tu mi sei sembrato la persona più adatta, forse perché anche tu mi sei sembrato a cavallo tra due universi... come me” gli confessò timidamente. La determinazione che quelle parole fecero comparire sul volto di Kanon trasparì distintamente anche dalla sua risposta.

Io appartengo ad Atena. Lei è il mio universo e solo a lei rispondo”

La ragazza sorrise. “Saori è fortunata ad avere un guerriero devoto come te fra le sue schiere”

Kanon si sbilanciò in una risata dal retrogusto amaro, per poi risollevare il capo, un'espressione concentrata e allarmata sul volto. Ad Ayame fu subito chiaro che qualcosa non andava.

Kanon?” lo chiamò piano, sollevandosi sugli avambracci. Il Generale alzò una mano per richiederle silenzio.

Rimasero immobili e sul chi vive per istanti interminabili, dopo i quali Kanon tornò a prestare attenzione ad Ayame.

Sei in grado di rimetterti in piedi?”

Penso di sì, ma che succede?”. Ayame non ebbe il tempo di mettere i piedi a terra che Kanon la stava già trascinando in un anfratto buio tra due palazzi, occupato da diversi cassonetti della spazzatura.

Il Generale la nascose nell'ombra e le intimò di fare silenzio, quindi si avvicinò all'imbocco della rientranza e si mise in ascolto.

Dovettero aspettare solo pochi secondi, prima che un lampo azzurro passasse sopra le loro teste. L'Angelo atterrò sulla cima dell'edificio dall'altra parte della strada e spiccò subito il volo, senza apparentemente badare a loro. Aspettarono comunque alcuni istanti prima di riuscire allo scoperto, abbastanza sicuri che la creatura non sarebbe ricomparsa.

Direi che è il momento di tornare a casa” sentenziò Kanon e Ayame si trovò in totale accordo con lui.

Prima che si incamminassero, qualcuno li chiamò dal fondo della strada e videro Camus e Galatea correre nella loro direzione.

State bene?” si sincerò subito il Cavaliere, estremamente allarmato.

Sì, ci siamo nascosti appena in tempo” lo rassicurò Kanon. “Suggerisco comunque di andarcene da qui al più presto”

Camus annuì, ma Galatea fece notare agli altri l'ormai lunga assenza di Psiche e Milo.

Forse dovremmo avvisarli”

Se dovessero incontrarlo, sarebbero in superiorità numerica. Se la caveranno benissimo da soli. La nostra priorità è portare Ayame al sicuro, adesso” disse Kanon, senza darle tempo di replicare.

Galatea acconsentì con la stessa riluttanza dipinta sul volto di Ayame, che non era tranquilla a lasciare la sua Sacerdotessa fuori dal Santuario, sola con l'unico uomo che sembrava renderla eccessivamente emotiva.

Tuttavia le priorità che aveva dato Kanon erano le più ragionevoli. Si tolse le scarpe alte per non essere rallentata lungo rapido cammino verso casa. In pochi minuti furono, infatti, davanti al fioraio. Kanon aprì il negozio con la chiave che il proprietario gli aveva lasciato prima che andassero alla festa e fece entrare tutti dentro, quindi richiuse velocemente l'uscio alle sue spalle e si concesse, insieme agli altri, un sospiro di sollievo.

Non sapeva di aver chiuso la porta sotto gli attenti occhi azzurri di Jez, che sorrise soddisfatto e consapevole di aver veramente osservato a sufficienza.


Usciti dal negozio, li accolsero le stradine silenziose e deserte di Rodorio, che percorsero senza proferir parola, ognuno pensando ai singoli eventi che avevano reso quella serata un totale fiasco.

Per Ayame quella doveva essere un'occasione per distrarsi, dopo quanto successo a Tokyo e il malumore che ne era derivato, e invece si era guadagnata un faccia a faccia col bagno chimico più putrido che ricordasse e un alito in bocca che avrebbe ammazzato un elefante. Kanon, dietro di lei, pensava già a quale supplizio l'avrebbe sottoposto Shion solo per aver assecondato la sua curiosità di vedere com'era Ayame al di fuori di quell'universo a lei poco congeniale quale era il Santuario. Galatea rimuginava sulla figura da donzella in pericolo che aveva fatto di fronte a Camus e su cosa in quel momento il Cavaliere stesse pensando di lei, inconsapevole del disagio che, invece, stava provando il ragazzo nel vederla così mogia, in quanto convinto al novanta per cento che fosse per colpa sua.

Sbucarono a passo di processione nello spiazzo antecedente la Casa dell'Ariete Bianco, sulla soglia della quale Mu li attendeva. Il tibetano li intercettò a metà della scalinata per recapitare loro un messaggio che sembrava urgente.

Il Gran Sacerdote vuole vedere Ayame e Kanon, immediatamente” riferì senza giri di parole e senza lasciar trasparire uno sguardo preoccupato.

Ayame alzò gli occhi al cielo, visibilmente scocciata, mentre Kanon annuì impassibile e spinse la ragazza, riluttante ad obbedire, davanti a sé, sordo alle sue proteste. Camus e Galatea li accompagnarono lungo la salita fino all'Undicesima Casa, nell'atrio della quale il Cavaliere si decide ad affrontare la Sacerdotessa, così da avere la giusta privacy.

Galatea, aspetta” le intimò, forse un po' troppo perentorio. Lei si fermò comunque, dandogli, però, le spalle, e rimase in attesa senza rispondere.

Che cos'è successo in città, con l'Angelo?” domandò dopo qualche istante, cercando di essere il più delicato possibile.

Non è successo niente” ribattè lei, brusca.

A me non sembra” Camus usò il suo stesso tono involontariamente, ma ciò non parve intimidire la Sacerdotessa, che si voltò a mostrargli il volto contratto in un'espressione a metà tra il ferito e il furibondo.

E cosa ti sembra allora?”

Mi sembra che tu abbia un problema e vorrei aiutarti a risolverlo, se mi facessi capire qual è”

Galatea rise amaramente e scosse la testa. “Nemmeno tu puoi risolvere un problema vecchio di millenni, Cavaliere di Atena”

Camus rimase un po' interdetto, non capendo cosa volesse dire Galatea con quelle parole. Non potè fare altro che esplicare i suoi dubbi.

Che vuoi dire? Non capisco”

No, come potresti capire? Neanche mi conosci”

Beh, aiutami a capire, allora!” esclamò il Cavaliere, esasperato. “Aiutami a conoscerti” aggiunse poi, più dolcemente, avanzando di qualche passo verso Galatea.

Questa lo scrutò per alcuni secondi, trovando nel suo sguardo determinazione e un'insistente curiosità che decise di soddisfare.

Prima con titubanza, poi con sempre maggior enfasi, gli raccontò la sua incredibile storia. Narrò della statua che era, insieme a suo fratello, e del dono della vita che Afrodite ed Efesto avevano fatto loro, in risposta all'accorata preghiera di loro padre, nonché loro scultore. Rivisse i giorni da Sacerdotessa durante la gloriosa era olimpica, fino al tradimento di suo fratello, al fatale destino di entrambi e al loro risveglio nell'era moderna.

Camus ascoltò tutta la narrazione rapito ed estasiato. Sentendo la storia triste di Galatea era riuscito a trovare una risposta a molte delle sue domande riguardo la ragazza, dal perché sembrasse sempre così spaesata alla perfezione quasi irreale della sua figura. Ma non erano quelli i punti che la Sacerdotessa aveva voluto mettere in chiaro.

Per tutto questo tempo sono stata la 'piccola Galatea', la creatura bizzarra e inesperta che faticava ad appartenere al mondo reale e, ancor più, a quello dei Sacri Guerrieri, di cui sembrava non possedere nemmeno una qualità. Sono venuta qui per dimostrare di valere qualcosa e mi trovo di fronte un qualsiasi Angelo piovuto dal cielo che non mi ha mai vista e comunque non mi reputa alla sua altezza. Come posso dimostrare quanto valgo se tutti mi reputano un gradino sotto di loro, a partire da mio fratello fino, forse, ad Afrodite stessa?”

Io non credo che Ayame ti reputi l'ultima ruota del carro” rispose Camus, ma capì, dall'espressione che fece Galatea, che non erano propriamente le parole che voleva sentirsi dire. La ragazza lasciò cadere le spalle e si asciugò gli angoli degli occhi, da cui erano cadute alcune lacrime di frustrazione.

Già, probabilmente sono solo mie preoccupazioni inutili. Scusami se ti ho tediato. Buonanotte”

Non attese neanche che il Cavaliere replicasse e scomparve tra le colonne.

Camus la guardò andare via, impotente e solamente in grado di maledirsi per la poca mancanza di tatto che aveva dimostrato, troppo intento a realizzare che la ragazza di fronte a lui era un guerriero del mito, qualcosa di simile ad una divinità per la sua generazione, che dei miti aveva fatto il suo credo. Solo quando Galatea non fu più a portata d'occhio Camus realizzò che lei era una persona reale, nonostante la sua strana storia, che come tale voleva, anzi, desiderava essere trattata e che ciò che aveva cercato quella sera in lui era solamente un po' di conforto. Ed era ancora in tempo per darglielo.

Le corse dietro, sperando che non si fosse già ritirata in camera per la notte. La raggiunse che lei aveva appena abbassato la maniglia della porta della sua stanza.

Mi dispiace, Galatea” si scusò, quando era ancora in cima al corridoio, riuscendo a bloccarla sul posto. “Sono un idiota, lo so”

Galatea lo guardò nella penombra della stanza, sorpresa, ma non fece in tempo a ribattere che il Cavaliere aveva ripreso a parlare.

Non devi credere a quello che pensano gli altri di te. La loro opinione non ha nessuna importanza, conta solo quello che pensi tu di te stessa. Se credi nelle tue capacità, nessun Angelo piovuto dal cielo può tenerti testa”

Mentre parlava, Camus si era avvicinato alla Sacerdotessa un passo alla volta, fino a trovarsi faccia a faccia coi suoi occhi limpidi di mille emozioni. Per la prima volta, quella sera, Galatea si distese in un sorriso ampio e, per la prima volta in tutta la sua vita, Camus sentì una vampata di calore risalirgli dal ventre fino alla testa. Quasi sicuramente gli si erano pure arrossate le guance, ma per fortuna la penombra del corridoio nascose il suo vistoso imbarazzo alla vista della ragazza.

Poi Galatea gli diede un veloce bacio sulla guancia imporporata e gli sussurrò un sentito “Grazie” che, però, non giunse alle sue orecchie. Non la vide nemmeno entrare nella stanza sotto il suo sguardo inebetito, perché era perso in un mondo fantastico dove il sorriso splendente della Sacerdotessa faceva da sfondo a mille immagini di loro due insieme, vicini e sempre persi l'uno negli occhi dell'altra.

Come un automa, Camus uscì dalla sua Casa e discese le scale fino a quella che la precedeva. Qui andò a scontrare contro Shura, che si rovesciò il contenuto effervescente del suo bicchiere addosso.

Attenzione, amigo!” gli intimò, contrariato, per poi preoccuparsi una volta visto il suo sguardo stralunato.

Ehi, Camus!” lo scosse, per ottenere la sua attenzione. “Todo bien?

Il Cavaliere sollevò lo sguardo sul compagno d'armi e si lasciò sfuggire una risatina isterica. “Credo di essere innamorato”


I battenti del portone della Sala del Trono erano spalancati e permisero ad Ayame e Kanon di vedere il Gran Sacerdote seduto compostamente sullo scranno in fondo al corridoio, in attesa.

La ragazza non attese l'annuncio delle guardie alla porta per entrare e si diresse verso Shion a passo marziale, seguita a ruota da Kanon che, invece, aveva rispettato il protocollo.

Giunti che furono al cospetto del Celebrante, Kanon si inginocchiò di fronte a lui e attese di essere interpellato, mentre la ragazza gli si piazzò davanti, le mani sui fianchi ed un'espressione scocciata in volto.

Presentiva già cosa sarebbe successo in quella stanza. Shion l'avrebbe rimproverata per la sua incoscienza e le avrebbe limitato ulteriormente i movimenti nei confini del Santuario, il tutto senza ammettere repliche. Ma in quel frangente Ayame avrebbe avuto da replicare eccome.

Avanti, sentiamo: cos'ho fatto di male stavolta?” partì subito all'attacco la ragazza.

Perchè pensi di aver fatto qualcosa di male?” domandò di rimando Shion, fingendosi sorpreso.

Non sei il tipo da convocarmi per fare una semplice chiacchierata”

Esatto, Afrodite. Sono il tipo che ti convoca per chiederti accoratamente di rispettare le misure di sicurezza imposte da me per te. E ti avverto che questa è l'ultima volta che te lo chiedo gentilmente”

Shion aveva ripreso il cipiglio di comando di sempre e, per enfatizzarlo, si era anche alzato in piedi, così da sovrastare Ayame.

Ho rispettato tutte le misure. Mi hai dato il permesso di uscire, stasera, a delle condizioni che ho rispettato. Non hai nessun motivo di riprendermi” obiettò la ragazza, senza lasciarsi intimorire.

Ho motivo di riprenderti ogni qual volta tenti, involontariamente o meno, di rovinare il mio operato. Sto facendo tutto il possibile per soddisfare le richieste di Atena e di Zeus, sto cercando di proteggerti, eppure sembra che tu non veda l'ora di gettarti nelle braccia del nemico, di quello stesso nemico che ti ha reso quella che sei adesso. Non capisco se è solo incoscienza o voglia di mettermi i bastoni tra le ruote”

I toni si stavano alzando e i termini infuocando. Kanon, rimasto in silenzio per tutto il tempo, avrebbe voluto intervenire, ma il suo ruolo gli imponeva di starsene inginocchiato lì ad assistere impotente allo scontro tra due personalità titaniche come quelle di Ayame e Shion.

Ah, allora è questo il problema!” esclamò la ragazza. “Il grande Shion ha paura, in prima istanza, di fare brutta figura coi suoi superiori. E io, ingenua, che pensavo che un minimo tenessi alla mia incolumità, senza secondi fini”

Atena è il mio fine ultimo, e bada a come parli! Sei in presenza del suo Celebrante, non di un uomo qualsiasi, perciò non tollero questa impudenza, Afrodite”

Perchè continui a chiamarmi Afrodite quando nemmeno credi che possa tornare ad esserlo?” esplose alla fine Ayame, definitivamente in lacrime. “Perchè fai finta che ti importi qualcosa di me quando so che mi consideri una scomoda palla al piede e mi vorresti a chilometri di distanza?”

Maledizione, Ayame! Io sto cercando di aiutarti. Sei tu che fai di tutto per rendermi il compito impossibile”

No, tu stai facendo di tutto per non rendermi un problema più grande di quello che, per te, già sono”

Con la vista annebbiata dalle lacrime, Ayame girò i tacchi e corse fuori dalla Sala del Trono in preda ai singhiozzi, che riecheggiarono ancora per qualche istante nel silenzio attonito che si era lasciata dietro. Poi una porta sbattè ed il silenzio fu assoluto.

Kanon rimase impassibilmente inginocchiato, in attesa di ordini che, forse, non sarebbero mai venuti. Teneva lo sguardo basso sul prezioso tappeto rosso, perciò potè solo sentire il fruscio delle vesti di Shion mentre si lasciava cadere sul trono con un sospiro.

Ottimo lavoro, Kanon” si complimentò il Gran Sacerdote, subito dopo, pur senza troppa enfasi. “Pur non condividendo la tua scelta di assecondare il suo capriccio, alla fine è stato un bene che tu fossi lì con lei quando è comparso il nemico. Alzati pure”

Dovere, Eccellenza” rispose il Generale, remissivo, obbedendo all'ordine.

Le tue ricerche hanno fatto progressi?” si informò poi, cercando di dimostrare un minimo interesse.

Purtroppo sono ad un punto morto. Gli indizi che possiedo sono troppo vaghi per poter procedere con una ricerca mirata e la Biblioteca Pubblica di Atene non è famosa per i suoi testi esoterici, se mi permettete”

Shion si sbilanciò in un sorriso divertito, quindi portò una mano alla fronte per massaggiarsi le tempie. Si stropicciò, infine, gli occhi, per poi tornare a rivolgersi al Generale in attesa davanti a lui.

Puoi chiedere informazioni ad Ayame riguardo a suo fratello, se lo ritieni necessario” gli concesse il Celebrante, sorprendendolo. Tutto si sarebbe aspettato, quella sera, tranne quel cambio di idea. Kanon si azzardò ad interpretarlo come un segno di una crescente fiducia nei suoi confronti.

Se sarà necessario, lo farò” ribadì.

Shion lo congedò con un cenno del capo. Una volta fuori dalla Sala del Trono, coi battenti chiusi alle sue spalle, Kanon si concesse di rilassarsi. Abbassando lo sguardo, notò le scarpe rosse che Ayame aveva abbandonato per terra prima di fare la sua prepotente entrata nella stanza. Le raccolse e rimase a fissarle qualche istante.

Non si fidava ad avvicinarsi a lei. Aveva paura che il carattere frizzante e, a volte, irriverente della ragazza andasse ad urtare il suo, burbero ed impulsivo, facendogli perdere il controllo. Già una volta era stato sul punto di causare la morte di una dea indifesa, seppur non direttamente. Non voleva rischiare di ricadere in quell'errore una seconda volta, nonostante non avesse nulla contro Ayame.

Ricordava, tuttavia, come si era sentito affine all'animo della ragazza la sera che l'aveva sorpresa a sbirciare il suo, al promontorio vicino alla Terza Casa. Ayame poteva essere il primo passo verso la riconquista della fiducia nei confronti del mondo e di se stesso.

Si fece dare indicazioni riguardo l'ubicazione della sua stanza e percorse i vari corridoi a passo cadenzato, cercando di non pensare a tutti i motivi che l'avrebbero indotto a fare dietrofront. Poi la porta della camera di Ayame si presentò davanti a lui. Udiva distintamente il pianto sommesso della ragazza dall'altra parte, ma Kanon bussò comunque.

Vattene via”. L'ordine di Ayame somigliò più che altro ad un miagolio, ma, secondo il Generale, non era la giornata giusta per insistere.

Posò le scarpe accanto alla porta e si allontanò, diretto alla sua dimora.

Salve a tutti e perdonate il ritardo! Questo capitolo ha avuto un incidente di percorso, ho perso il manoscritto originale e ho dovuto, quindi, riscriverlo da capo cercando di mantenerlo il più simile possibile all'originale. Spero di esserci riuscita, mi saprete poi dire :) è probabile che non tutti apprezzerete la scenata di Ayame con Shion, ma è un punto cruciale del conflittuale rapporto tra i due, che deve ancora raggiungere il culmine. Per il resto, spero che il capitolo vi piaccia e ringrazio Panenutella per la collaborazione :)

A presto!

   
 
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